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Giuseppe La Ginestra

Post n°203 pubblicato il 25 Aprile 2012 da valerio.sampieri
 
Foto di valeriosampieri

Ho ritrovato, tra le carte di famiglia, un opuscoletto dattiloscritto di 16 pagine, intitolato "Cenno storico politico della Famiglia La Ginestra", scritto in data imprecisata, probabilmente, dal mio bisnonno materno, Giuseppe La Ginestra, a sua volta nipote del personaggio al quale il post si riferisce. Anche il mio bisnonno, a quanto sembra, al pari del padre Nicola e del nonno Giuseppe, fu vittima di persecuzioni politiche, seppur meno gravi di quelle subite dai suoi ascendenti, in quanto fervente "patriota". Al di là di ogni giudizio sulla persona e sul suo operato, quello che emerge è l'enorme tensione morale che ha portato Giuseppe La Ginestra a sacrificare ogni suo avere per i suoi ideali. Ecco perciò perché anche io sono così fesso: deve essere una questione ereditaria da generazioni e generazioni.

L'opuscoletto è corredato dalla trascrizione, che occupa nove pagine, di documenti storici relativi ai pubblici riconoscimenti ottenuti dal protagonista del post, che svolse intensa attività politica, venendo eletto Sindaco ed anche Deputato, il che non valse ad evitargli dure persecuzioni.

"Altri 25 Deputati della Dieta furono rimessi innanzi al Regio Giudice e i 500 componenti il Circolo Nazionale furono assolti. E perché i soli condannati ai ferri pagar dovevano le spese dell'intera processura fu il La Ginestra come più odiato dalla polizia, costretto ed espropriato di tutti i suoi beni del valore di circa mezzo milione di lire, oltre L. 70.000,= circa nel 1850 e L. 26.000,= nel 1852 pagate dal figlio Nicola vendendosi proprietà del doppio del valore, mentre vi erano di quelli più doviziosi di lui.

Il Barone Ruggieri però era nipote al Colonnello Palmieri, marito della Marchesa Monferrata, servi della casa Borbone,, così, per di costoro mezzo, fu la pena commutata a 10 anni di relegazione da scontarsi nell' isola di Ventotene, ed è inutile ricordare che la Polizia per maggiormente umiliarli, li incatenò in unione di malfattori, la maggior parte ladri. Terminata la pena per i varii indulti che ricevevano mediante oro, ritirossi nel seno della famiglia, non trovando però l'amata sua consorte, che fu vittima dei dolori del marito, ma fu per ben tre volte arrestato, ed infine esiliato sotto gli ordini dell'esecrato Santoro, che lo ritenne fino al 1850 di modo che Giuseppe La Ginestra, dal 1813 al 1859 passò la sua vita tra esili, galere, prigioni e latitanza, cospirando sempre per la libertà ed unità della Patria ciò che gli cagionarono i più atroci dolori, nonché il sacrifizio dell'intera sua proprietà, senza mai dolersi e giulivo di veder la patria libera, trapassava a miglior vita nel 1868; benché da ricco proprietario finì col vivere a spese di suo nipote, che ereditò diverse proprietà dai suoi parenti. Non dissimili principii poteva avere l'unico suo figlio Nicola, educato in una famiglia che il loro Santuario si era la libertà".

 

 
 
 
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