Creato da valeriosampieri il 01/05/2011

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I tuoi Capricci

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Neil Sedaka - I tuoi Capricci (1963)

Vedendo il nome di Neil Sedaka, la folla oceanica dei miei affezionati lettori avrà subito pensato al brano "The King of Clowns", ovvero "Il Re dei pagliacci" (traduco ad uso e consumo di chi ha difficoltà ad articolare suoni lievemente dissimili da "miao": scherzo ovviamente. La traduzione ho saputo farla perché l'ho trovata già scritta e, per quante laboriose ricerche io abbia eseguito, il traduttore di google non riporta la lingua gattese nel suo elenco), esclamando: "Oh, no! Un altro post dedicato a Rattazzi!"

Naturalmente questa è una pura e semplice malignità della folla oceanica dei miei affezionati lettori, in quanto Rattazzi è certamente un pagliaccio, ma non ne è di sicuro il re.

Torniamo a bomba, come disse Bakunin, famoso anarchico bombarolo (ma non è l'unico; anche tra gli amici del blog ci sono accaniti bombaroli, tipo una romana ed una napoletana delle quali non faccio il nome per ovvie ragioni di privacy. Costoro -o essendo femmine si dirà costore? bah?- peraltro non si limitano alle sole bombe, ma sono aduse fare frequente e ripetuto ricorso anche a ciambelle, cornetti, maritozzi con la panna, ecceccecc).

Apro una nuova breve parentesi ad uso e consumo di chi mai abbia avuto il piacere, l'onore ed il privilegio di abbeverarsi ai Sacri Testi del blog "Quid Novi?", autentica Gemma della Conoscenza e Fonte del Sapere, Reliquia gnoseologica e Panacea per gli Spiriti Afflitti. L'espressione "Torniamo a bomba" fu resa da Jules Renard, nel suo "Poil de Carote" (Pel di Carota, sempre per venire in ausilio ai lettori di lingua miagolese) con "Révenons a nos moutons", vale a dire "torniamo ai nostri montoni". Non ve ne frega niente, ma dato che ormai mi leggo soltanto io, posso cantarmela e suonarmela come mi pare e piace. Pertanto decreto che l'inciso di cui sopra riveste una essenziale importanza per la perpetuazione della specie umana (ed anche subumana, dai, non dimentichiamoci mai del buon Rattazzi). Ma che dico? Soltanto essenziale? No, di più, molto di più: esiziale addirittura!

Neil Sedaka ottenne negli anni 60 un grande successo in Italia e trovo la faccenda alquanto misteriosa. Tanto era bella la sua voce allorché cantava nella sua lingua natia, tanto era gracchiante e sgraziata allorché usava la lingua italiana. Eppure fu proprio grazie alle canzoni in italiano che Neil Sedaka ottenne il maggior successo (strano fenomeno ripetutosi più o meno nello stesso periodo con la buonanima di Gene Pittney che riuscì a cantare decentemente in italiano soltanto il suo primo successo del 1962, "Un soldino").

Ma non era in realtà di Neil Sedaka che avrei voluto parlare, sibbene della ragazza che appare nel video. Il suo nome era Mary Di Pietro ed era la cantante e percussionista del gruppo "La Nuova Cricca", sorto dalle ceneri del precedente "La Cricca", sempre capitanato da Enrico Ciacci -del quale Mary era fidanzata-, meglio noto come Il Fratello di Little Tony (Ciacci è in ogni caso un quotato ed ottimo chitarrista). Il gruppo, così come il predecessore, ebbe un moderato successo giustificato soltanto dall'allegria ed anticonformismo dei propri pezzi, peraltro di una bruttezza colossale. Se volessi dare un voto al valore dei brani, darei uno zero spaccato: peggio di quel voto, c'è soltanto Rattazzi.

Mary morì giovanissima in un incidente stradale nel 1967, se ben ricordo, ed il gruppo si sciolse. Più vado avanti con gli anni, avvicinandomi al momento fatidico, più mi rendo conto di come sia ingiusto che le nostre vite finiscano nel dimenticatoio. Ma questa è, secondo me, la dimostrazione di come non sia la ricerca dell'effimero lo scopo della nostra esistenza. Poi, chi ci crede ci crede e chi non ci crede ha da schiattà lo stesso. Come cantante non aveva grandi meriti Mary, ma la voglio ricordare come essere umano, perché almeno un barlume di una giovane vita finita prematuramente riaffiori nella memoria di eventuali viandanti del blog.

E visto che ci troviamo coinvolti in una caleidoscopica orgia di necrologi, mandiamo un sorriso di saluto anche al buon Gene Pitney, che di anni ne aveva 66 quando se ne è andato. Un tempo avrei detto che era un vecchio: chissà perché, adesso, lo considero un quasi ragazzo.

Gene Pitney - Un soldino - 1962

Per questa volta, non metto i testi delle canzoni. Anche se non sembra, questo voleva essere un post serio... è che mi sono perso per strada!

 
 
 
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