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I BTp tornano agli anni della lira

Post n°140 pubblicato il 03 Novembre 2008 da Mr.Jhons

La crisi finanziaria globale fa tornare l'Italia ai tempi della lira. Al 1997, quando il Governo lavorava per portare il Paese nell'euro. Ieri il rendimento titoli di Stato italiani decennali (BTp) ha infatti superato di un punto percentuale quello dei corrispettivi titoli tedeschi (Bund): l'Italia, insomma, è costretta a pagare l'1,02% di interessi in più della Germania per trovare qualche investitore disposto a comprare i suoi titoli di Stato. Non era mai accaduto da quando esiste l'euro. E anche i credit default swap, cioè le polizze che gli investitori usano per assicurarsi contro l'insolvenza di qualunque emittente obbligazionario, hanno raggiunto il record per il nostro Paese: 128 punti base lunedì e 115 ieri. Secondo i calcoli di StatPro, questo significa che gli investitori implicitamente calcolano una probabilità di insolvenza della Repubblica italiana del 2% nell'arco di un anno e del 10% nell'arco dei prossimi 5 anni. Segno, da un lato, che l'Italia è percepita sempre più rischiosa. Dall'altro, che il panico sta spingendo gli investitori verso i titoli più sicuri.
Andiamo con ordine. L'allargamento della forbice tra i rendimenti di Italia e Germania, che i tecnici chiamano spread, ha due ordini di ragioni. Innanzitutto c'è una motivazione di carattere generale. I Bund tedeschi sono storicamente considerati i titoli di Stato più sicuri d'Europa, soprattutto perché sono molto liquidi e hanno un contratto futures molto efficiente. In momenti d'incertezza, dunque, gli investitori hanno sempre acquistato più Bund che titoli italiani, spagnoli o anche francesi. Per questo la Germania ha sempre pagato, per emettere titoli di Stato, i rendimenti più bassi d'Europa. È dunque normale che in questi giorni di grande incertezza la corsa all'acquisto di Bund sia aumentata. E, di conseguenza, è normale che i rendimenti tedeschi siano scesi più degli altri.
L'allargamento del cosiddetto spread, dunque, è in gran parte frutto di un movimento del mercato dettato dal panico degli investitori. E riguarda tutti i Paesi "periferici" d'Europa, non solo l'Italia: la Grecia paga oggi l'1,25% più della Germania, la Spagna lo 0,61% e il Portogallo lo 0,72%. L'1% pagato in più dall'Italia, insomma, è in bella compagnia. «Questo movimento riflette la percezione, da parte del mercato, di un elevato rischio sistemico», osserva Vincenzo Guzzo, senior strategist di Morgan Stanley. Eppure, secondo alcuni economisti, questa spiegazione non è sufficiente per giustificare il divario record tra Italia e Germania. E qui si entra nella seconda motivazione: il nostro Paese paga lo scotto di conti pubblici zavorrati da una montagna di debiti. Con un rapporto sul Pil al 103,2% (dati di Standard & Poor's), l'Italia è il Paese con il debito pubblico più elevato d'Europa. E questo pesa, soprattutto ora che i Governi hanno annunciato massicci interventi a sostegno del sistema bancario e finanziario. Già ora, prima che il Tesoro italiano abbia effettuato alcun intervento nel capitale delle banche, le emissioni di titoli di Stato italiani (vedere articolo a pag.47) sono stimate in aumento per l'anno prossimo. Morgan Stanley prevede che nel 2009 l'Italia debba emettere BTp, CcT e CTz per 198 miliardi di euro: più dei 183 previsti nel 2008 e più dei 169 emessi nel 2007. Cifra ben più elevata dei 57 miliardi previsti in Spagna, dei 135 in Francia e dei 173 in Germania. Ebbene: l'andamento dello spread tra BTp e Bund tiene conto anche di questi dati. «Siamo in un momento – osserva un economista – in cui il mercato cerca di testare la capacità degli Stati di mettere mano al portafoglio».
Morale: il peggioramento del rischio-Italia è il frutto sia di motivi internazionali (legati al panico degli investitori) sia di considerazioni sui conti pubblici. Purtroppo l'Italia ne pagherà le conseguenze. È vero che in termini assoluti i rendimenti sono scesi (i BTp decennali ieri rendevano il 4,76%), ma è anche vero che rispetto alla Germania l'Italia viaggia con il freno a mano tirato. Assumendo che l'anno prossimo emetterà 198 miliardi di debito, il Tesoro pagherà interessi – considerando le varie scadenze – di circa 1,5 miliardi di euro in più di quelli che pagherebbe la Germania.(ilsole24ore)

 
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