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Creato da: ilpasquino.controinf il 02/01/2012
giornale di controinformazione

Messaggi di Febbraio 2015

 

Bancarotta fraudolenta

Post n°683 pubblicato il 27 Febbraio 2015 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

Con questa accusa sono stati arrestati i vertici della Getek: Enzo Zavaroni, Alessandra Zavaroni, Danilo Pilo e Massimo Ciccolini. Contestati  177 milioni di ammanchi ed un debito tributario di 127milioni di euro.

Chi scrive presentò, da rappresentante sindacale dello Slai cobas, almeno 7 anni fa, una serie di denunce sugli strani movimenti societari e sul continuo ricorso alla cassa integrazione ed alla mobilità, alla Procura della Repubblica di Napoli…rimasti, inspiegabilmente, carta straccia.

Nel frattempo centinaia di lavoratori hanno perso il posto, compreso chi scrive, licenziato per primo e denunciato per diffamazione. Tre colleghi hanno perso la vita, forse per le conseguenze delle difficoltà economiche derivanti dai provvedimenti aziendali.

In questi anni Fiom, Fim e Uilm non hanno mai fatto mancare il loro incondizionato appoggio a tutte le scelte aziendali, benché fossero palesemente irregolari, benché i continui cambi di nome, i passaggi societari, le vendite di parte dell’azienda a fantomatiche imprese di Madera, paradiso fiscale, facessero intravedere, con chiarezza, i veri motivi di questi  “stravolgimenti” che toccavano, nel profondo, la vita delle persone.

Chi si opponeva, come il sindacato Slai cobas, era tacciato di fare il male dei lavoratori, indicato come il responsabile delle difficoltà aziendali, lasciato in minoranza, perennemente, a tutti i tavoli istituzionali, dove si continuava nello stillicidio, nel giocare sulla pelle delle persone, nell’accettare l’inaccettabile.

Vicende, come quella che vede oggi sotto accusa i vertici dell’azienda d’informatica romana, sono all’ordine del giorno nel nostro paese. Chi si oppone alla “dittatura” di sindacati che hanno, nelle loro fila, dirigenti nazionali con i figli impiegati nelle aziende dove avvengono le trattative, che cerca di difendere i posti di lavoro difronte a veri e propri furti, ha il benservito con il plauso dei confederali, che non fecero un giorno di sciopero al mio licenziamento chiaramente illegale.

Ora i nodi vengono al pettine, i responsabili non vanno cercati solo nei vertici aziendali, ma tra quei sindacalisti che firmarono accordi vergogna, in quelle Istituzioni che fecero passare richieste assurde, in quelle Procure che, allertate, nulla fecero per fermare lo scempio.

Quei lavoratori che ancora oggi non hanno visto pagato il loro TFR, che ancora attendono, dall’azienda fallita in modo truffaldino, come denuncia la GDF, quanto gli spettava per gli accordi sottoscritti, hanno il dovere morale e civile di costituirsi parte civile contro chi ha distrutto il futuro loro e delle loro famiglie e di ricordare a tutti, anche a chi ancora gira la testa dall’altra parte avendo conservato il “posto” con il proprio silenzio, di chi sono le responsabilità e su quali coscienze pesa la vergogna di questo infame imbroglio.

All’epoca scrivemmo, come sindacato: “Se riusciremo a provare quanto diciamo, metteremo il presidente nel posto che merita, cioè dietro le sbarre”…il tempo ci ha dato ragione.

 
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Regione Campania: tagli all’assistenza per i disabili

Post n°682 pubblicato il 26 Febbraio 2015 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

Sembra non ci sia limite alla vergogna, da parte della giunta Caldoro, per i continui attacchi ai diritti dei più deboli.

Si vanta, il centrodestra campano, di aver risanato la Sanità, ma tace sul modo in cui ha operato, chiudendo i rubinetti per gli ammalti ogni anno verso settembre e costringendo, per gli esami che l’Asl non è in grado di svolgere, o per le enormi liste di attesa o per mancanza dei macchinari adatti, ad esborsi enormi chi non riesce neanche più a mangiare e spesso deve rinunciare alle dovute cure.

Non contento il Presidente della Regione, davanti ad un’aula più che distratta, nella quale le opposizioni sembra facciano solo atto di presenza per il gettone, con il decreto 108/14 cancella, di colpo, per 1530 disabili mentali, il semiconvitto, stabilendo, solo per loro, un tetto di spesa.

Teo Nocchetti, presidente dell’associazione “tutti a scuola onlus”, presente con le famiglie ed i loro figli disabili a Santa Lucia, Napoli, sotto la sede della giunta regionale campana, è chiaro: “La Regione confonde, o fa finta di confondere, le residenze sanitarie assistenziali, che sono per gli anziani, con i centri per i disabili. Viene messo un tetto di spesa ed estromesse 1530 famiglie dal percorso assistenziale. Sino a quando la Regione non ritirerà questo decreto non abbiamo alcuna intenzione di confrontarci. Sono pronte altre iniziative. Confidiamo nel Vescovo di Napoli e nel Papa. Chi cancella i diritti dei più deboli cancella la democrazia e la Costituzione”.

Sotto una pioggia battente centinaia le persone presenti, dalle mamme ai padri dei bambini disabili, agli stessi ragazzi, cittadini e fisioterapisti dei centri interessati. Vari cartelli a significare lo sdegno per un provvedimento che guarda al bilancio penalizzando i più deboli.

“Da che parte state?”…è scritto su uno degli striscioni esposti sotto la Regione Campana…prova a dare una risposta un anziano che, preso il megafono in mano: “Anche voi avete dei figli, come fate a togliere ai nostri i loro diritti…vergognatevi !”

L’associazione preannuncia altre iniziative che culmineranno il 21 Marzo con l’arrivo di Papa Francesco a Napoli, al quale consegneranno la denuncia di quanto sta accadendo ricordandone le parole dallo stesso pronunciate: “ Respingere i malati (i disabili) è una forma di terrorismo di Stato”.

 
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Mal di lavoro

Post n°681 pubblicato il 25 Febbraio 2015 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

Un libro di Renato Curcio

Da utilizzatore di mezzi per produrre merci a mero strumento e merce egli stesso. Questa la trasformazione dell’uomo “lavoratore” nel millennio della globalizzazione.

La precarizzazione come processo di isolamento, di cancellazione progressiva della propria identità, individuale e di classe, inserito nel “concetto” odierno che fa del profitto l’unica meta da raggiungere, a scapito di ogni pulsione personale, di ogni bisogno, anche fisico, nel ribaltamento dell’idea della produzione come bene comune e motivo di crescita collettiva.

Un controllo sempre più pressante sull’operato del lavoratore, con apparecchi sempre più avanzati, che ne monitorano i movimenti, anche le pause fisiologiche, tutto sottomesso all’interesse primario, a quel mercato reale o virtuale che sia, che detta le leggi, che condiziona la vita di chi lavora e di chi compra, in una comunità fittizia di scambio di cose, ma non più di emozioni, né di sentimenti, né di esistenze.

Non solo estromesso, ma anche malato colui che non riesce ad adeguarsi ai ritmi, alle esigenze, ai tempi della macchina, alla richiesta di un utente spesso neanche mai visto, e quindi da “rottamare”, da indicare come cattivo esempio, come colui che impedisce che tutto fili liscio anche per gli altri, in quella accesa competizione che mette chi lavora uno contro l’altro, disposti a tutto, anche a regalare, gratis, ore della propria vita pur di essere “accettati” a divenire oggetti di sfruttamento.  

Nel libro viene riportato l’esempio degli operai dell’Ilva, contrari al demansionamento e ad una decurtazione dello stipendio o, in alternativa, all’auto licenziamento, come accaduto agli operai della Fiat di Pomigliano deportati a Nola, che vengono relegati in una parte della fabbrica a non far nulla.

Accusati di sfruttare il lavoro altrui, indicati, agli altri operai della fabbrica, come esempi da non seguire e persone da non frequentare, pena licenziamento, ridotti a nascondere, alle loro stesse famiglie, le condizioni in cui erano ridotti…alcuni di loro sceglieranno il suicidio.

La non accettazione delle regole imposte, della riduzione della propria vita ai tempi ed ai desideri della produzione e del padrone, da ribellione diviene malattia da curare, in gergo medico “depressione”, da affrontare con la somministrazione continua di farmaci, che ne conferma lo stato “anormale” e ne acuisce l'isolamento.

Con gli strumenti di controllo a distanza, vigenti in alcuni paesi, in grado di misurare l’attività lavorativa di ogni singola persona, si individuano, con il massimo di precisione, le pause dal lavoro effettuate durante la giornata. Il licenziamento, e la successiva denuncia penale per furto all’azienda, scatta immediatamente ad ogni infrazione, anche minima, frutto di quel “pensiero” che non concede più nulla di umano, non lascia alla vita del lavoratore più nessuno spazio di libertà personale, neanche conseguiti i risultati richiesti.

Stravolgimento del senso e del significato stesso delle parole, un incasellamento in categorie che prescindono dai bisogni, dai sentimenti, dalla vita stessa di ognuno di noi, una catalogazione in “utile” e “non utile” ad esigenze non scritte nel Dna di ogni essere umano.

Il riappropriarsi del vero significato delle parole, riannodare il filo con la nostra umanità, con quel senso di socialità e comunità oppresso e schiacciato dall’idea imperante che mercifica ogni atomo dell’esistente, ritrovare e riscoprire i giusti termini del senso stesso del nostro esistere, sono le uniche armi a disposizione di chi ancora ritiene che la propria vita non sia solo una merce in vendita.

 
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Quel riformismo servo del capitale

Post n°680 pubblicato il 23 Febbraio 2015 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

Non si chiama più troika, ma istituzione, non si chiama più austerity e impoverimento del popolo, ma vittoria del governo greco, non si chiama più diktat ma “accordo”.

Queste le bugie dello sconfitto governo greco di Tsipras e del suo ministro dell’economia, a chiacchiere marxista, Varoufakis. Un arrampicamento sugli specchi dopo l’aver ceduto su tutto alle minacce della BCE, del FMI e del governo tedesco, senza aver mantenuto quel contatto creato con la propria gente, che li ha votati in massa, senza aver avuto quel coraggio che imponeva scelte drastiche nell’interesse di quella parte del popolo greco impoverito e massacrato da un’ Europa nemica della gente onesta, serva dei capitali, instradata, da una leadership folle, verso il massacro dei diritti dei più deboli, come la stessa Syriza aveva denunciato.

Manolis Glezos, eroe partigiano ellenico di 92 anni, chiede scusa al suo popolo per l’ennesimo inganno subito, per aver fatto votare un partito che ha dimostrato, da subito, la sua natura ingannatrice, che non ha mantenuto nessuna delle promesse fatte in campagna elettorale, che si accinge a proseguire nel programma di risanamento che altri decideranno per lui.

E’ la sconfitta di quel “riformismo” che a furia di voler cambiare il capitale ne è divenuto stampella portante, che, come dice in una sua lettera aperta lo stesso Varoufakis, si è fatto abbagliare, avvolgere, abbindolare, a spese della gente che è scesa in piazza credendo che la politica potesse risolvere quelle ingiustizie palesi, vergognose, potesse fermare quel massacro di diritti e di speranze di cui i “grandi” del mondo si sentono in diritto di compiere.

Una parabola perdente da sempre, come Marx e Lenin denunciarono da subito, un inganno delle speranze delle classi più deboli, un continuo arretramento difronte alle richieste dei più forti, con l’illusione che un giorno sarà diverso che, a piccoli passi, si possa cambiare l’anima marcia di un potere assassino, come se essere più servi aiutasse a divenire più liberi.

Godono i profanatori di ogni democrazia, i piddini renziani che stanno affondando paese e Costituzione, che non guardano ai suicidi ed alla povertà, ma impegnano il loro tempo a ricopiare quanto la troika gli detta, per venir poi a raccontarci che domani, un domani ora spostato nel 2020, tutto sarà migliore.

L’insofferenza per lo scatto d’orgoglio del popolo greco, l’indifferenza per le sofferenze di più di metà dell’Europa, il perseguimento di un sistema che privilegi speculazioni sulla vita e sulle terre dei popoli è il metro del “valore” di questa feccia che ci sta, pian piano, uccidendo nel corpo e nell’anima.

La sconfitta del popolo greco è la sconfitta della democrazia, nei suoi valori portanti, la sconfitta delle conquiste di intere generazioni, la sconfitta di quella ragione e di quel pensiero che ritiene la vita degli uomini ed i loro diritti gli unici “indici” da dover far crescere.  

 
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L’età dei barbari

Post n°679 pubblicato il 22 Febbraio 2015 da ilpasquino.controinf
 
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La fontana della barcaccia del Bernini. Un pezzo di storia e d’arte, di cultura e di memoria.

Quando si colpisce al cuore la vita di un paese è giusto che ci si ribelli, che si chieda conto dell’oltraggio, di quella barbarie che, volutamente, sfregiando un simbolo, ha voluto colpirne la dignità.

500 ubriachi, giunti dall’Olanda con tanto di segnalazioni, sono riusciti ad arrivare al centro di Roma senza nessun controllo, unica scusante, da parte di quelle forze dell’ordine che massacrano studenti ed operai, che picchiano i cittadini della Val di Susa che difendono la loro terra, è che non se ne sono accorti.

Vista piazza di Spagna invasa, per evitare quel morto, che in circostanze analoghe, contro cittadini italiani, non hanno minimamente pensato di “risparmiare” (caso Cucchi, Aldrovandi, Uva e via di seguito), hanno preferito che la barbarie si impadronisse della città.

Patetiche le parole del prefetto, che sorvola sui mancati controlli agli arrivi dei segnalati: “Ho preferito le lattine ad un morto”.

L’Italia si sveglia e scopre la barbarie, scopre che distruggere la propria storia è un’offesa, scopre che il proprio patrimonio fa parte di quella memoria ormai cancellata, ma ridestata dai commenti dei TG e dal fatto che chi compie queste nefandezze non è italiano, bensì straniero.

Lo scopre ipocritamente, come è tipico del nostro paese, che non si indigna altrettanto per lo scempio di Pompei, per il degrado dell’acquedotto romano di Pianura (dove sono stati sversati, da italiani, migliaia di rifiuti tossici), per l’avvelenamento della Campania, di Taranto, del basso Lazio e di tutte quelle terre utilizzate per sversare quei rifiuti che uccidono i figli dei nostri concittadini, che cancellano la storia di quelle terre, che impediscono alla gente di vivere, di respirare, di mangiare.

E’ lo straniero il nemico da combattere, sempre e comunque, facendo finta di non vedere che la barbarie fa parte, ormai, del nostro Dna, di un paese non più in grado di difendere i suoi valori costituzionali, che fa finta di non vedere i disabili abbandonati a se stessi (il 25 mattina ore 10.00, a Santa Lucia a Napoli, le famiglie dei bambini disabili protesteranno contro l’ulteriore taglio ai diritti dei loro figli), le proprie ricchezze storiche crollare sotto la corruzione di una politica marcia, le proprie terre avvelenate da collusi e silenti, da gente, come Napolitano, che ha taciuto per oltre 20 anni su un omicidio di massa, i propri tutori dell’ordine, pagati dalle nostre tasse, massacrare i nostri figli e godere per la morte di qualche detenuto, i propri figli stuprare le nostre bambine e filmarle, la Lega, e quelli come loro, chiedere, a gran voce, che chi scappa da fame e guerre sia rimandato indietro, sia mitragliato, sia affondato in mare.

Quel limite invalicabile tra civiltà e barbarie il nostro paese l’ha abbondantemente superato nell’abbandono di quella solidarietà, non materiale, ma ideale, con i più deboli,  nell’accettazione, supina, della cancellazione della propria Costituzione, della propria storia, della propria dignità, della propria memoria, dei propri morti, di quel passato ormai dimenticato per un “bilancio” di Stato, per una “svolta” che puzza di corruzione ed arroganza, di indecenza ed ignoranza…per quel degrado umano che la parola “barbaro” non comprende del tutto.

 
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