I giorni passavano, e la mia decisione di arruolarmi prendeva sempre più forma. Ero anche già stato al distretto militare per avere informazioni e, con un certo timore, avevo appreso che cercavano giusto dei volontari per il Libano, una terra martoriata da una guerra assurda. La paga era dieci volte superiore a quella di qualsiasi operaio o impiegato, ma era la cosa che m'importava di meno in quel momento. Sapevo benissimo che il mio desiderio d'andarmene era legato a Danila, alla paura che non mi amasse abbastanza. Complici i suoi continui rifiuti infatti, mi convinsi che fosse realmente così. Inutili anche le sue scuse riguardo al fatto che cercasse di evitarmi in continuazione. La più gettonata restava quella di Simona, al fatto che una volta sposato l'americano se ne sarebbe andata per sempre. L'ultima sera al casolare poi fu drammatica. Le comunicai la mia decisione tutto d'un fiato, cercando di leggerle negli occhi una minima traccia di scoramento o di sollievo, volevo sapere veramente. La sua reazione mi lasciò senza fiato e, d'un tratto, il Libano mi apparve una cosa lontana e assurda. Pensai veramente che quella sera mi si sarebbe concessa, i nostri giovani corpi erano talmente avvinghiati da risultare un tutt'uno. Ma poi lei parlò e tutto crollò di nuovo. Si sarebbe pentita? E di cosa santo Dio! Pentita d'amarmi? Pentita di desiderarmi quanto e forse più di me.
La lasciai sola fuggendo dal casolare con la testa in fiamme e il cuore a pezzi. L'indomani stesso mi sarei recato al distretto, non potevo più aspettare. Ma la decisione di non andare subito a casa mi riservò una sorpresa. Una di quelle cose che possono cambiare per sempre la tua vita, e quella degli altri. Come vi arrivai non lo ricordo bene, so solo che dopo aver camminato a lungo a testa bassa, mi ritrovai sulla sponda del torrente che scorre poco lontano dal paese. La luna si rifletteva nell'acqua limpida facendole assumere una colorazione strana e ammaliante, ne restai ipnotizzato. Un pensiero subdolo e sino a quel momento a me sconosciuto mi procurò brividi lungo la spina dorsale. Come sarebbe stato immergersi in quelle acque fredde e lasciarsi semplicemente andare? Sarebbe durato molto? Ma un fruscio dietro le mie spalle mi distolse da quegli insani pensieri. Voltandomi lentamente, vidi Serena avanzare verso di me. Col passare del tempo la ragazza si era trasformata in una splendida donna, i lineamenti infantili erano spariti del tutto ed ogni lembo della sua pelle emanava un fascino incredibile. In un attimo mi fu di fronte, il suo profumo a stordirmi completamente. Alzò un braccio e mi accarezzò dolcemente la guancia.- Non ne vale la pena Davide...- Sussurrò piano. Anche la voce era cambiata, più profonda e più sensuale che mai.- Non per una come Danila. So tutto di voi, non ti ama, anzi è gelosa di Simona e sbava dietro a quel vecchio americano, e tu meriti ben altro...- Incapace di rispondere, tanto meno di muovermi, l'osservai togliersi il leggero abito estivo restando completamente nuda. Mio malgrado, non potei evitare di osservare i seni perfetti e le curve dei suoi fianchi snelli e ben modellati, sino alle minuscole mutandine che lasciavano intravedere una leggera peluria. Un istante dopo iniziò a spogliare me. La mia mente cercò invano di protestare, ma i comandi che il mio cervello inviava ai miei arti venivano semplicemente ignorati. Il pensiero di Danila mi attraversò la mente come un dardo infuocato, ma quando Serena si distese nell'erba umida attirandomi a se tutto scomparve...
C@nt@storie.
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il 22/08/2016 alle 13:33
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