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Reclusori e rocciose solitudini talebane.

Post n°3693 pubblicato il 07 Luglio 2025 da fedechiara
 

Viaggiare richiede un atteggiamento adeguato ai luoghi in cui si viaggia, un atto di sottomissione a partire dalla richiesta dei visti (che già affermano un limite temporale al viaggio) e dal laborioso/odioso rito di ingresso con l'occhiuto controllo dei documenti ed il controllo bagagli - e l'eventuale sequestro delle cose proibite/sconosciute in loco, a volte medicinali della cui funzione salvifica fatichiamo a dar conto ai severi militari incaricati dei controlli. Guai ai diabetici di tipo 2.
Si entra in un mondo chiuso, religione e costumi sociali altri e diversi, evitiamo contaminazioni, si raccomanda nei libri-guida, e le esibizioni sfrontate sulle spiagge candide e solitarie.
I figli dell'Occidente sbracato limitino le loro licenze all'interno dei 5 stelle prenotati in patria e off limits per gli indigeni - veri e propri reclusori per turisti. I 'viaggiatori' sono altra cosa.
A questo mi è capitato di pensare, guardando il bel documentario sull'Afghanistan mandato in onda ieri da Monica Maggioni. Un ritorno sul luogo del delitto degli sbracati Occidentali che hanno osato credere di poter dominare un popolo di fieri talebani, - barbuti fedeli dell'islam del Corano e della sharia, quasi tutti muniti del loro kalashnikov di riferimento con il quale hanno sconfitto le iper tecnologiche truppe americane alla loro seconda disfatta, dopo la vergognosa partenza dal Vietnam e l'abbandono in loco di tonnellate di armamenti.
'La democrazia non è per noi.' afferma tetragono un talebano intervistato a caso.
Corano e democrazia occidentale sono nozze oltraggiose – e questo dovrebbe far insorgere più di qualche dubbio nelle menti bacate degli oltranzisti 'no borders' e dei loro vanesi supporters politici, i giudici di prima e seconda istanza e gli avvocati di patrocinio gratuito inclusi che svuotano i Cpr in nome di una malintesa libertà.
Non poteva mancare la lunga geremiade sul capitolo 'donne afghane' recluse nelle case del loro tormento di escluse dalla vita pubblica e dalle scuole – fatta eccezione per qualche scuola privata sorvegliata a vista e guai a sgarrare. Un 'mondo a parte', quello del talebani, arido e secco come le loro montagne e come i versetti che invocano a presidio delle loro vite ossute e dei loro sonni privi di sogni.
E tutta la costosissima avventura occidentale di 'enforcing democracy' in quei luoghi mille volte maledetti dagli sventati semidei occidentali ci appare tentativo demoniaco di malintesa 'liberazione', a fronte delle facce e le barbe lunghe degli intervistati e dei loro minacciosi kalashikov appesi alla spalla e nessuna donna in giro, bensì recluse ai domiciliari del loro supposto tormento. Chissà come si fa all'amore in quelle prigioni domestiche. Afghanistan 3-il Ritorno.
E il vento degli altopiani in sottofondo quale sola colonna sonora di secolari solitudini e rocciose clausure di montanari fieri delle loro povere cose e della loro asfittica lingua coranica – che si sono permessi il lusso di estirpare per intero tutte le coltivazioni di oppio dalle quali ostinati peccatori contadini ricavavano gruzzoli sostanziosi, complici gli occupanti americani.
Viaggiate in Afghanistan, dove il tempo si è fermato e nessun nemico è più all'orizzonte – e non dimenticate di indossare le palandrane di rito e di ascoltare il canto dei muezzin, la notte.
Potrebbe essere un'immagine raffigurante 3 persone e motocicletta

 
 
 

Uomini duri e donne vere.

Post n°3692 pubblicato il 06 Luglio 2025 da fedechiara
 


Noi uomini duri - 6 luglio 2012  · 
Condiviso con Tuttinoi uomini duri
Tornano gli 'uomini duri' anche su f/b -ultima frontiera della comunicazione scarnificata, ridotta a scopiazzature tra un sito e l'altro e 'mi piace' a mille -e la frasetta buttata là al mattino, prima del trucco o la barba e di cui ci si pente la sera perché, magari, ha suscitato un vespaio.
www.vespaio.it : provate a cliccare e magari vi apparirà un sito nuovo e interessante e spumeggiante di gossip e cavolate assortite per la gioia e il diletto della Grande Comunicazione Globale del terzo millennio.
Per i più refrattari suggerisco, invece: www.chepalle.it dove non mancheranno gli spunti per un ritorno alle origini e allo spirito dei pionieri e agli 'uomini duri' che non dicono le parolette cretine nelle orecchie delle tanghére e le illudono di dolcezze effimere - e, la tanda dopo, giusto due giri di vals distratti e un abbraccio di maniera e gli occhi da predatori incalliti già puntati altrove.
Gli 'uomini duri', già. Duri e puri? O 'uomini veri'? No, perché le care signore ce lo dovrebbero spiegare che significa per loro l'essere uomini. Che è già una complicazione non da poco, di questi tempi. 'Veri' e 'duri', poi! Che vogliono le donne dagli uomini per apprezzarli e uscire dallo stiracchiato adagio 'non ci sono più gli uomini di una volta' - e pare che sia geremiade assai diffusa nell'Altra Metà del Cielo, e la categoria dovrà costituirsi in sindacato o associazione che rivendichi il d.o.p., la denominazione di origine protetta.
Magari ne uscirà un profumo o una griffe: www.uominiduri.it. Così, giusto per verificare e registrare il marchio.
Poi, magari, nel prossimo capitolo, andremo ad analizzare le donnevere.com e chissà che non se ne traggano indicazioni interessanti per un 'ritorno alle origini'. Magari si scoprirà che esiste un decalogo, un manuale a cui attingere l'auspicata durezza o, forse, constateremo che il modello più ambìto dalle signore é quello atavico de: 'Wilmaaa! Dammi la clava!' e a quel punto 'ce n'est plus question' - troppi secoli ci separano dal modello e l'evoluzione della specie non consente Grandi Ritorni.
Non così grandi, perlomeno.
Nessuna descrizione della foto disponibile.

 
 
 

Vizietti, peccati e decreti.

Post n°3691 pubblicato il 06 Luglio 2025 da fedechiara
 

Vizietti e peccati d'antan. 06 luglio 2021
Come cambia il mondo! Non vi sembri una osservazione peregrina. Pensate all'Italia religiosissima dei miei Cinquanta (nacqui nel 49, l'anno della Repubblica popolare cinese contadina ben descritta da Mo Yan nel romanzo 'Grande seno, fianchi larghi' – e guardate cos'è oggi la Cina ).
Vigeva, in quegli anni, il 'comune senso del pudore', e nelle parrocchie era in bella vista la lista dei films vietatissimi e quella dei films 'per tutti', (striminzita assai, giusto qualche western e la vita di Maria Goretti) e la magistratura emetteva severe sentenze in suo nome.
E l'aver ricevuto una 'educazione cattolica' era motivo di vanto per una quantità innumerabile dei miei connazionali e il matrimonio, ca va sans dire, era riservato agli uomini e alle donne – queste ultime in bianco, per dire l'illibata virtù e si festeggiavano i cinquantenari di nozze – che tenerezza.
Poi venne la televisione, anch'essa vigilatissima da Santa Madre Chiesa, ma il monolito della occhiuta Dottrina e l'istituto della confessione cominciarono un bel giorno a scricchiolare e le chiese divennero sempre più deserte e il 'peccato' si affermò e trionfò nelle vite degli uomini e delle donne a partire dal rifiuto di 'lasciar entrare il prete in camera da letto'.
E' sul sesso, sempre lui, che franò l'impero della occhiuta Dottrina - e le mazzate gemelle del divorzio e dell'aborto dettero il colpo di grazia ad una Chiesa il cui capo, solo l'altro ieri, diceva a proposito della questione gay: 'Chi sono io per giudicare'.
Ma il papa, Santità, l'uomo del dogma e dell'infallibilità, che diamine e perdirindindina!
E oggi il ddl Zan sanziona a rovescio (se andrà in porto la legge) chiunque, figlio del suo tempo e dei condizionamenti religiosi e biblici di ieri, esprima pubblico disgusto per eventuali comportamenti lascivi e pubbliche licenze lgbt+il resto della truppa delle identità sessuali nuove. Una sconfitta storica per cardinali, vescovi e prelati, non c'è che dire, una Waterloo con relativo confinamento all'Elba e lode manzoniana lapidea : 'Ei fu, siccome immobile...'
E l'aprire la porta del sesso libero già nelle scuole con annessa educazione lgbt fa tremare le vene ai polsi e chissà che statistiche ne usciranno, nei decenni a venire, di maschi-femmine-lgbt e varia compagnia libertina. Che già la Serenissima, ai tempi suoi, preoccupata per il dilagare del 'vizietto' (si potrà ancora dire dopo l'approvazione del ddl in questione?) tra le calli, i campielli e le fondamenta, diede licenza alle donne di bel seno di mostrarlo provocatoriamente ai davanzali (il ponte delle tette) – pare perché il rischio di una decadenza demografica era all'ordine del giorno già allora e mancavano i marinai ai remi nelle galere.
Appuntamento al Senato della repubblica fra qualche giorno per la ferale notizia. Io tifo contro.
Il comune senso del pudore - Film (1975) (comingsoon.it)
Nessuna descrizione della foto disponibile.

 
 
 

Altri tempi.

Post n°3690 pubblicato il 05 Luglio 2025 da fedechiara
 

Arridatece Fanfani e Rumor. 05/07/2020
Il segno dell'età che mi ritrovo addosso, più che dal numero rotondo che la convalida e le rughe del mattino che invano provo a distendere è dato dal fatto che mi riconosco – riconosco tracce del mio vissuto - nei documentari in bianco e nero stinto di Raistoria – con Fanfani o Rumor che tagliano i nastri di inaugurazione delle tratte autostradali (chissà se anche quello del Ponte Morandi) e tutta una fila di italiani in vacanza stivati in cinque o sei (se bambini) dentro le mitiche Cinquecento e le più lussuose Seicento. Multiple nel caso di figliolanza copiosa e parti plurigemellari o 'truccate Abarth' per i giovanotti in vena di conquiste.
'Tutti al mare a mostrar le chiappe chiare.' Che anno era?
E sono quasi contemporaneo di Umberto Eco buonanima, di cui leggevo le gustosissime 'bustine di Minerva' sull'Espresso in formato lenzuolo e so chi era (e ne ho ascoltato la strana voce pastosa in apertura di adolescenza) Edith Piaf e Josephine Baker, cinta nelle banane, ed ho imparato a memoria e so cantare discretamente bene 'Les feuilles mortes' di Yves Montand su testo poetico di Jacques Prèvert con effetto vibrato commovente e voce bassa e profonda.
E ricordo mia cugina vergine (all'epoca si andava al matrimonio, uno solo, in cotal stato e il vestito bianco lo testimoniava, bei tempi!) che cantava con voce sopranile, a gola spiegata, 'Il cielo in una stanza' e la madre-zia mi preparava certi gnocchi di patate impastati davanti a me con un ragù fisso 'da capottarse' – come scrive delle sue fragole e ciliege il fruttivendolo di via Roma qui a Mogliano.
E taccio di quando, avevo tredici anni, decisi di tifare per la 'grande Inter' di Sarti-Burgnich-Facchetti, perchè 'così fa(ceva)n tutti', ma presto mi stufai di quei ventidue giovanotti in affanno dietro a una palla che non si doveva toccare con le mani.
Dunque sono un 'testimone del tempo' quasi leggendario e vanto pure qualche record - come quello di non avere mai ballato alcun ballo, giuro, prima dei fatali cinquanta e mai una volta in discoteca. Ma ho capitolato, di poi, negli abbracci del tango-pensiero-triste-che-si-balla fino al drammatico epilogo del corona virus che ha sterilizzato e distanziato ogni cosa - e si torna a ballare solo se 'congiunti' da almeno un decennio e con autocertificazione obbligatoria che scagiona i maestri di tango spaventati di perdere la licenza e finire ai domiciliari in caso di focolaio milonghero.
Si stava meglio quando c'era Fanfani, mannaggia.

 
 
 

Apocalittici mai integrati.

Post n°3689 pubblicato il 03 Luglio 2025 da fedechiara
 

03 luglio 2023
Dovremmo riconsiderare la forza. Che la forza sia con noi - e con i nostri spiriti e con i valori in ombra dell'Occidente. Dovremmo fare come in Israele – che la forza, armata, la usa e ne ha massima cura, contro i maledetti terroristi palestinesi che, di quando in quando, alzano le loro teste di serpe e fanno gli attentati miserabili contro i civili inermi, ma vengono schiacciate sotto il tallone degli anfibi dei militari ben addestrati. La continuazione della politica con altri mezzi – fino al momento in cui (nel 3023?) subentrerà la ragionevolezza e l'amara constatazione nelle teste dei capi palestinesi che è stupido mandare figli e nipoti a morire nella perpetua mattanza – e un accordo di pace maturerà obtorto collo.
E le enclaves europee nemiche fitte di islamo-radicali somigliano tanto ai campi profughi di Jenin – con la differenza che noi europei, ahinoi, non coltiviamo il culto della forza come fanno gli israeliani. Masada. Difendersi o perire.
Non ci è bastata la maledetta 'rivolta delle banlieues' del 2005 che ci ha rivelato la guerra intestina e i 'territori (irrimediabilmente) perduti' di Europa. Non ci è bastata la mattanza di civili inermi del Bataclan e la strage dei tir a Nizza e quella del mercatino di Natale a Berlino - e tutto il seguito di attentati in franchising delle troppe serpi in seno che ospitiamo in Europa, terra di colonizzazione islamo-radicale e di rinnegati cittadini. E territorio franco per ogni futura scorreria terroristica e/o sommosse di soldati-bambini e incendi e distruzioni di negozi e scuole e municipi e agenti feriti nelle battaglie.
Il mito della forza è importante, se usata 'comme-il-faut' come la si insegna nelle scuole di polizia. La forza ci difende, difende la vita dei cittadini tutti. La forza armata. Le forze dell'ordine.
Un ruolo che nessuno si è mai sognato di mettere in discussione prima della aperta dichiarazione di guerra allo stato-ospite da parte dei rinnegati cittadini di seconda e terza e quarta generazione di immigrati.
E, se c'è abuso o un errore di giudizio nell'azione repressiva ci sono i giudici e c'è la giustizia dei tribunali della Repubblica. Che non sono ciecamente schierati a favore dei 'bianchi razzisti', come pretendono gli imbecilli notori e gli imam che soffiano sul fuoco della rivolta.
Al contrario, troppe sono le sentenze a favore degli immigrati che ricorrono contro i decreti di espulsione e trovano riparo e ricetto nelle tristi 'banlieues' delle ricorrenti rivolte dove la polizia non osa mettere piede.
A radio3 ho ascoltato il giornalismo fazioso della sinistra-delle-cause-perse menare pregiudiziale scandalo per la cifra altissima delle donazioni pervenute al poliziotto arrestato – in carcere per aver sparato al 17nne magrebino fermato alla guida di una Mercedes con targa polacca (l'ultimo dei reati a lui, recidivo di una lunga lista, imputato).
5 volte di più di quanto raggranellato dalla famiglia dell'ucciso e destinata in gran parte, suppongo, alle spese legali. Perché, anche in Francia, vale la mitica 'presunzione di innocenza' – violata e rinnegata apertis verbis dalle orde dei bambini-soldato nel corso della sommossa e della guerra civile.
E il quadro, preoccupante, nella lotta di fazione che contrappone la ex 'douce France' delle felici frequentazioni turistiche alle 'banlieues' dell'odio degli immigrati male o mai integrati è proprio questo pregiudiziale denegare che possa esserci una giustizia super partes e che il processo che verrà saprà accertare le colpe e punire il colpevole. Nessun riconoscimento istituzionale viene, né verrà da chi non si è mai integrato.
Non c'è riconoscimento di giustizia condiviso nei territori occupati, nelle enclaves di Europa ormai in mano nemica, bensì fazioni combattenti, pronte alla prossima guerra non appena pronunciata una sentenza a loro dire 'razzista' e xenofoba'.
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