Creato da fedechiara il 14/11/2014
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Lucciole e lanterne filosofiche.

Post n°2610 pubblicato il 01 Giugno 2023 da fedechiara
 

Di lucciole e filosofiche lanterne - 01 giugno 2018

Sono tornate le lucciole. Il che ci pone un grave dilemma filosofico – alla luce di quanto scriveva il Pasolini nel 1975. Sono tornate perché hanno deciso, dopo decenni di un sonno profondo simile alla morte, di convivere con la società dei consumi – la grande corruttrice/meretrice di quel popolo ante 1975 che Pasolini tanto amava? O sono tornate per dirci che un più luminoso futuro ci attende – oggi che il popolo è finalmente al potere, sia pure in veste salvinian-populista?
Per la verità ci sarebbe anche una terza e quarta ipotesi – una resurrezione legata al minor uso di pesticidi in agricoltura o quella, più cerebrale, che contempla le lucciole quali avanguardie di energia pulita del 'm'illumino di meno' del movimento politico dei Verdi. Contatteremo presto un entomologo per averne contezza, ma queste ultime ipotesi, ve lo devo dire, spazzerebbero via tutta la poesia legata allo sfogo filosofico del grande regista – così deluso dal nuovo che avanzava ai tempi suoi e dalle visioni delle classi sociali involgarite delle borgate romane che andavano seppellendo il mito contadino e la società agricola che aveva offerto vita e buio all'effimera luce delle lucciole.
E chissà cosa penserebbe Pasolini di questa nostra società post moderna - mutata al punto da aver sostituito gli amatissimi borgatari dei suoi films con gli extra comunitari e i clandestini e i profughi che si avviano a sostituire per intero le popolazioni indigene – e forse le lucciole spariranno di bel nuovo per protesta, sostituite da altre 'lucciole' che si guadagnano il pane, la notte, lungo le arterie periferiche delle città.
Forse si stava meglio quando si stava peggio, vien fatto di pensare - posti di fronte a tanta mutazione globale che seppellisce definitivamente le filosofie ingenue di quegli anni. Però le lucciole, in questo tratto di campagna che congeda le ultime case della cittadina in cui abito, sono davvero un bello spettacolo e danzano sul limitare del riflesso lunare di un fossato che ospita le rane di cui si nutre un airone stanziale. Stanziale forse per poco. Può essere che anch'esso verrà presto sostituito da una specie tropicale migrata qui da poco.
I tempi cambiano e con essi le classi sociali indigene e perfino gli animali. Non sarà che anche le lucciole tropicali siano clandestinamente migrate qui, dandoci l'illusione effimera di una rinascita?

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Argini e progetti nell'Europa degli imbelli s-governanti sinistri.

Post n°2609 pubblicato il 01 Giugno 2023 da fedechiara
 

Gli hotspots galleggianti e il ratto delle Sabine. - 01 giugno 2016

Un monsignore, dicono alla radio, si ribella ai propositi dell'ineffabile Alfano di voler costruire hotpots galleggianti in mare aperto – novella frontiera dei ghetti per i migranti che a sciami, a nugoli, a folate incessanti tentano l'arrembaggio nel solo paese europeo che ha liquida frontiera aperta e nessun accordo o intesa alle viste con Libia ed Egitto, da dove partono i maledetti barconi della morte e dell'affanno immigratorio che ci perseguita.
E il monsignore invoca un 'liberi tutti' e tutti accolti, - litania e geremiade caratteristica dell'abito e della predicazione che fa il monaco, ma che fa a pugni coi sindaci che respingono quotidianamente gli appelli dei prefetti perché prima erano venti da sistemare, oggi settanta, domani novanta o centoventi.
L'infinito affanno tra noi leggero e il mendicismo ad ogni angolo di giovani neri robusti e atletici che hanno sostituito le zingare prone, perché lavoro non ne trovano e non ne troveranno e sono destinati a ingrossare le fila dei disoccupati a vita che già abbondano tra gli indigeni - e le 'banlieues' delle metropoli europee partoriscono e partoriranno i terroristi assassini di cui ci danno avviso i servizi segreti americani perché il 'disagio sociale' degli immigrati non diminuisce bensì si incrementa delle cifre dei nuovi arrivi di 'sans papiers' e 'sans espoir'.
E stamattina lo speaker di 'radiotremondo' dava conto di un nuovo assalto sessuale in una città tedesca dove si teneva un festival musicale e, tra gli assalitori, sono stati identificati e arrestati, tra gli altri, tre profughi che avevano da poco ottenuto asilo politico. Torna, dopo il maledetto Capodanno di Colonia e di altre metropoli europee, il 'ratto delle Sabine' di disperati affamati di sesso facile? Fenomeni catastrofici che costituiscono l'evidenza delle cattive cronache dell'orda immigratoria s-governata da decenni di infamia politica e foriera di prossime catastrofi anche maggiori - malgrado gli incessanti appelli all'accoglienza e all'integrazione da parte dei sinistri vertici politici europei e della fitta schiera di 'buonisti' che riempiono i giornali di ponderose e inutili perorazioni e illusioni pie.
Chi vivrà vedrà e, forse, voterà quei partiti che provano a mettere argine e freno e progetto per governare, finalmente, l'epocale fenomeno.
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L'informe concretezza del Caos.

Post n°2608 pubblicato il 01 Giugno 2023 da fedechiara
 

Andare per mostre (2) - 31 maggio 2016

...ed è come un excursus storico di grande respiro e 'preso alla lontana'. Come se, per dare un senso alle architetture post moderne dovessimo sempre rapportarci alle origini. Da dove veniamo per capire dove andiamo, - se davvero andiamo da qualche parte e un qualche 'progresso' connota il nostro andare a tentoni nella Storia.
E c'è chi ci rappresenta l'informe concretezza del caos come una nuvola rappresa che l'uomo domina da par suo ed esplora le sue caverne e interne concrezioni e gruviera speleologici e chi ci ricorda l'opera e l'ingegno di ricercatrice di Maria Reiche – la cui suggestiva foto di schiena in piedi su una scala di alluminio e di fronte l'arido deserto delle 'linee di Nazca' campeggia nel manifesto della Mostra.
Foto emblematica che ci dice che ogni opera geniale e meritevole di attenzione nasce dalle piccole cose: la sua scala di alluminio di ricercatrice così come i paletti e le corde degli architetti della civiltà Nazca che servirono a disegnare quelle enormi figure che dovevano essere viste dal Cielo, secondo alcuni ricercatori, e segna(la)re una comune 'via delle stelle' (da dove veniamo e dove andiamo), ma, secondo altri, servivano piuttosto a un progetto di irrigazione, - buffa ipotesi per un deserto così arido e privo di vento che ci ha conservato i meravigliosi disegni aero-terrestri per secoli.
Per le antiche scale - 01 giugno 2016
Le scale, si sa, sono fondamentali nelle nostre e altrui vite. Trascurando la 'scala al Fattore' del nostro Sommo – uno dei più alti esempi di un uso strumentale del corpo e della figura della Donna – e il suo tardo e doloroso 'scendere e salir per l'altrui scale' che sapevan di sale, le scale sono la fatica improba che devono affrontare gli anziani che non hanno provveduto per tempo a trasferirsi al piano terra, ma anche le ardite infissioni sulla roccia di alcune vie ferrate che ci portano brevemente in cima alla montagna ( con lo spaventoso vuoto alle nostre spalle) - e da lì osserviamo il mondo sottostante improvvisamente chetato e non più conflittuale nelle limpide giornate dell'estate di alta quota. Ubi maior minor cessat.
E Maria Reiche, grande studiosa delle 'linee di Nazca' (Perù), - che interpretava quali antiche raffigurazioni ispirate alle costellazioni celesti – saliva su una leggera scala mobile di metallo per riuscire a meglio vedere i particolari delle linee tracciate da popoli misteriosi rimuovendo le pietre superficiali di quel deserto privo di vento e di piogge che ce le ha conservate.
E costruttore di meravigliose ed elegantissime scale in pietra era l'architetto Carlo Scarpa, pura intelligenza nostrana, che le progettava e faceva costruire prive di ringhiera e quel suo vezzo e segno distintivo architettonico gli costò la vita, - il giorno che scivolò sul gradino di un anonima scala di un albergo e non si afferrò alla ringhiera forse per deformazione professionale e batté la testa e ci privò del suo immenso genio.

 
 
 

Trentatre trentini.

Post n°2607 pubblicato il 29 Maggio 2023 da fedechiara
 

Ho in mente 'le storie dell'orso'. Espressione particolare che sta per 'fiabesco', 'inverosimile', 'lunare'.
Anche un po' stupido, in verità, se considerate la 'storia dell'orso' che si racconta dell'Università di Mainz. https://destitempi.org/home/la-storia-dellorso/
Ma ce le racconteranno, invece, vedrete, ascolterete sui tiggi, all'apertura della stagione calda di giugno e luglio e dei rifugi di montagna che già paventano il lutto di striminzite presenze a causa della paura che attanaglia gli ospiti meno arditi e che sanno, per intuizione elementare e puro buon senso, che l'incontro con l'orso non è mai fiabesco e conviviale, bensì fatale: di zampate e unghioni che ti stendono e anneghi nel tuo sangue che ti allaga la gola squarciata.
Vedi il caso del 'runner' trentino che correva nel bosco di casa.
E non è chi non sappia, tra le persone di minimo buonsenso, che tutte le stupide raccomandazioni degli animalisti: di zufolare e 'fare rumore' ed arretrare e far finta di niente e 'passavo di qua per caso' e 'ci scusi signor orso dell'invasione nei boschi a lei dedicati' non servono ad un emerito c.... e che gli avvistamenti dei bestioni assassini fino alle soglie dei più frequentati luoghi di vacanza sono un 'avviso ai naviganti' che la montagna – fino a ieri libera da fiere e belve – sarà, da oggi e nel futuro prossimo, un 'luogo ad alto rischio' e, in aggiunta alle cadute accidentali nei dirupi, avremo quest'altra causa di morte: l'incontro fatale con la belva assassina.
Si attendono i reports giornalistici in merito e le infuocate polemiche che ne conseguiranno.
Per la cronaca: ad onta delle dilazioni incomprensibili del tar trentino sull'abbattimento richiesto per l'orsa assassina un sondaggio che la stampa mainstream tiene rigorosamente segreto dice che il 53/54 per cento dei trentini chiede a gran voce l'abbattimento della belva e severissime misure di contenzione dei plantigradi in rapidissima riproduzione. Same per i lupi.
Mi sa che entreranno ripetutamente in Trento, questi trentatre trentini moltiplicato trenta, se nei palazzi della regione non si prenderanno al più presto le misure necessarie affinché sia restituita la montagna agli uomini e ai rifugi di montagna i loro legittimi ospiti.
La storia dell’orso – Destitempi
DESTITEMPI.ORG
La storia dell’orso – Destitempi
“Raccontare la storia dell’orso” È un modo di dire, riferito a un trucco che si usa per stordire l’ascoltatore ed impossibilitarlo a pensare e a capire. Si rifà ad alcune metafore delle fiabe dei fratelli Grimm (ne “Il sarto astuto”, il piccolo sarto inganna l’orso con cui è costret...
Alle origini dell'animalismo.
Potrebbe essere un'immagine raffigurante giocattolo

 
 
 

Guerre di bassa intensità.

Post n°2606 pubblicato il 29 Maggio 2023 da fedechiara
 

La legge di Murphy e le sanzioni. 29 maggio 2022

Prima o poi l'avremo un conto stimato realistico dei morti-feriti-dispersi di quest'altra guerra di Ucraina che, vista e ascoltata in televisione, sembra un'eco lontana e inverosimile delle vere guerre che si sono combattute nella Storia.
Non ci sono stime verosimili dell'assedio degli Achei ad Ilio, durato anni, ma già Waterloo e Stalingrado e le Ardenne sono ben altra cosa da questi reports stitici di giornalisti embedded al Verbo filo Nato che ci ragguagliano sulle bombe assassine, ma sempre a qualche chilometro di prudente distanza dal fronte, e in redazione ci dicono tutto sui missili Harpoon che sarebbero in grado di stecchire l'intera flotta russa del mar Nero, ma chissà come non lo fanno.
E chissà perché attendono a farlo, se sono in grado di farlo, ci chiediamo, forse il placet degli Stranamore d'Oltreatlantico che misurano con oculatezza omeopatica fino a dove può spingersi la guerra per procura Nato contro lo storico e geo strategico nemico russo?
Non ci sono più le gloriose guerre di una volta, perbacco: di quelle che osservavamo appassionati e faziosi nei films: con le fila contrapposte dei prodi combattenti che andavano al massacro al suono delle cornamuse (Braveheart) o le prime file degli Inglesi, elegantissimi nelle loro divise bianche e rosse, che venivano decimati dalla prima salva dei fucili prima di prendere la rincorsa con la baionetta in canna – e i Francesi non erano da meno per non deludere il loro amatissimo imperatore.
E tutta questa lentezza nel procedere dei Russi – che tecnicamente potrebbero seppellire l'Ucraina sotto tonnellate di bombe - non sarà che per davvero risponda, come afferma Putin, ad un desiderio pio di non fare troppo danno ai civili, considerata la storia comune e le recenti fratellanze sovietiche - e la necessità di ristabilire relazioni di civile convivenza, una volta terminata la guerra e stipulati di trattati di pace?
Tutto questo non sono in grado di dircelo (credibilmente) i nostri inviati e gli 'esperti' dei talk show e vi confesso che un vago alone di noia e una nebbiolina di noncuranza si sta alzando sopra questi fatti bellici giunti al loro trimestre – e la sola cosa che sappiamo è che le sanzioni che dovrebbero far finire la guerra le stiamo pagando noi, invece, popolo grasso e meno grasso che paga e pagherà le bollette stellari dell'energia gonfiate dalle scelte avventate degli s-governanti di turno.
Che fanno a gara per dire le noiose cose di sempre e garantirci di ben interpretare e al massimo grado di efficienza la legge di Murphy: se una qualsiasi cosa negativa può accadere accadrà, sotto il loro mitico s-governo.
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