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Sono solo canzonette?

Post n°582 pubblicato il 18 Agosto 2018 da fedechiara
 

 

Ci sono canzoni per tutti gli eventi e gli stati d'animo e le stagioni e il sole, la pioggia, la rabbia, l'ira, l'abbandono, la pietà, la militanza. Insomma le canzoni siamo noi, sono la nostra umanità, a volte buona a volte malata, sono la trama sonora del tessuto quotidiano delle nostre vite.

E se è vero che c'è chi sosteneva che 'sono solo canzonette', giusto per mettere fine a una polemica assassina e che nuoceva gravemente alla salute del business discografico miliardario - e per mettere a tacere i soloni che invitavano, invece, a leggere e meditare (mumble, mumble) le più corpose e concettualmente strutturate poesie dei poeti e a meglio nutrire con esse i neuroni - è vero anche che ci sono canzoni per tutti gli stati d'animo e le occasioni della nostra vita e gli amori, (ah, gli amori!) e le illusioni/disillusioni e i dolori e le solitudini e le depressioni.

Ma, l'altra sera, ad una festa con amici, mi è capitato di riflettere sul senso di una canzone un po' 'fuori le righe', ma sopratutto sull'entusiasmo, direi quasi il tifo, il prendere parte solidale delle donne presenti con una tale che si affannava a cantare a gola spiegata che voleva: 'andare ad Alghero / in compagnia di uno straniero (uhu!)' e che quella sua strana e frettolosa decisione non la si doveva raccontare alla povera madre che 'non lo deve sapere / non lo deve sapere!'.

Ed io ero curioso di sapere, invece, il perché di quella corale partecipazione delle signore presenti (un vero coro entusiasta quasi di 'baccanti'), di quel loro sostegno morale e piena solidarietà di femmine alla controversa decisione di quella tale che aveva scelto Alghero - invero non la migliore destinazione possibile, che fosse questione di faticosa rima? - e proprio, tu vedi l'insistenza e il capriccio! con 'uno straniero'.

Che, se quella canzone fosse stata scritta ai giorni nostri, supporremmo che si tratti di un islamico, che so, o un nero, data la recente abbondanza in cronaca degli sbarchi - e si capirebbe l'affanno della madre che 'non lo deve sapere' perché già in tempi non sospetti il bel film 'Indovina chi viene a cena' ci informava delle difficoltà che conseguono ai matrimoni melting pot, figuriamoci oggi che sospettiamo di ogni islamico sedicente 'moderato' che nasconda, invece, un affiliato all'Isis in sonno, - pronto a rivelarsi e prendere parte militare non appena quell'armata islamica sia alle porte dell'Europa. E, se dovesse accadere, apriti cielo! Povere le nostre donne liberate e femministe - che farebbero la fine delle poverette yazide rapite e in schiavitù e oppresse dal nero burqa con affaccio dalla finestrella, carcere e tortura peggiore di ogni altra.

A tutto questo pensavo mentre sorridevo al coro delle baccanti che ballavano dionisiacamente intonando le laudi a quell'improvvida e impudica loro ava che iterava: 'Non lo deve sapere / non lo deve sapere', - povera madre protettiva dei mitici nostri Settanta.

 
 
 
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