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« Que reste-t-il de nos soupcons.Se 'l mar fusse de tocio »

Sognare è gratis.

Post n°924 pubblicato il 16 Luglio 2019 da fedechiara
 

 

 

Quei fedeli prostrati davanti al Verbo - 16 luglio 2018

E quando si dice 'infiammazioni' le prendiamo in considerazione tutte, anche quelle che colpiscono i mitici 'intellettuali di sinistra' – che la sinistra se la sono persa nel transito degli accadimenti feroci del presente, ma sognare è lecito e, perdipiù, è gratis.

E abbiamo Moni Ovadia che ci rappresenta le Supplici quali antesignane dei post moderni supplicanti sui barconi – e l'autore è bravo, ca va sans dire, e il suo è buon teatro – ma queste equiparazioni da passato a presente sono ideologiche e 'per partito preso' e hanno il difetto di andare a spanne. 
E chissà quante erano le Supplici allora, al tempo delle arcaiche narrazioni, a fronte dei 600.000 ingressi illegali degli ultimi due anni e degli stipamenti nelle banlieues parigine e belghe e nelle nostre periferie urbane di folle islamiche nemiche. 
Genti non più supplici, bensì pretendono di imporre la sharia nei territori e nelle enclaves che hanno conquistato per via demografica; leggetevi i reportages giornalistici da Malmoe, Svezia e il bel romanzo di Houellebecq: 'Soumission' – per capire come il dieci e più per cento della popolazione immigrata è sufficiente a fare un partito politico e cambiare gli scenari identitari di una Europa che fa harakiri con scenografica e teatrale lentezza e ha lasciato sui marciapiedi delle sue città e negli aeroporti e nei supermercati e nei teatri dove si teneva un concerto un numero davvero troppo alto di morti ammazzati 'allah u akbar': immolati sull'altare e sulla predicazione fiabesca del melting pot universale in cui riconoscersi come fratelli globali.

E anche Paolini, nel suo rappresentare i tormenti di un Ulisse redivivo e post Odissea, assume il remo dei migranti quale cifra denotativa e predicazione para buonista che ci mostra il passato delle migrazioni comparate con quelle odierne di folle a fiumi e stormi e banchi e tracimazioni catastrofiche da un continente all'altro. 
E la pietas offerta al pubblico senza altre aggiunte di sensatezza e 'conti della serva' e senza le narrazioni successive dei conflitti in terra europea tra gli indigeni e gli affluenti che non si integrano e non trovano lavoro è pietanza indigeribile e avvelenata - e magari si dovrebbe aprire un dibattito post spettacolo per aprire il guscio ideologico degli autori e degli attori e mostrare che non galleggia, non tiene l'onda delle contraddizioni, bensì affonda nelle acque delle drammatiche migrazioni odierne con affogamenti progressivi e certificati.

La parola agli spettatori, please. Nella speranza che quei loro spettacoli preconfezionati e ideologicamente chiusi non attirino solo i fedeli prostrati al Verbo misericordioso e buonista.

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