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Vasi comunicanti

Post n°1270 pubblicato il 14 Giugno 2020 da fedechiara
 


 

 

Qui Radio Londra 13 giugno 2018

Forse il Caos contiene in sé tutto il possibile, una polla di acqua di mare che contiene 'in nuce' tutta la vita possibile futura, ma è certo che quel suo sviluppo potenziale e affascinante brulichio lo propone in forme a volte spaventose, al punto che l'umanità, in certe svolte della sua Storia, teme di non poterlo governare e presente la Fine ormai prossima – com'è accaduto nei lunghi anni di guerra contro il nazifascismo: che niente di sicuro era prevedibile e predicibile fino al congiungimento delle armate alleate coi soldati russi a Berlino e la morte nel bunker del Mostro, la personificazione del Male assoluto: il caporale Hitler.

E oggi non sappiamo che accadrà di questo mondo rotto: un big bang sociale che proietta le sue schegge impazzite per ogni dove - e a farla da padrone in cronaca sono i numeri altissimi dei migranti che andiamo a raccogliere nel Mare Lorum e li stipiamo dove possiamo. E i sindaci siciliani si mettono le mani sui capelli e lamentano che le strutture di accoglienza scoppiano e non bastano i soldi - e gli uomini del presente s-governo ripropongono il mantra e la geremiade che 'Ci lasciano soli e l'Europa non fa la sua parte.'

E non è chiaro che parte dovrebbe fare l'Europa: se accogliere tutti i profughi e i rifugiati che si affollano a migliaia sulle coste libiche o patteggiare coi governi africani un vallo di contenimento, una politica della dissuasione che pare cosa lunare, dato che le notizie che arrivano a chi resta in Africa e nel Medio Oriente da parte di coloro che 'ce l'hanno fatta' sono il detonatore di altre migliaia di arrivi di un esodo incontenibile e 'biblico', come lo definiscono gli stessi telegiornali.

'Si sta / come d'autunno / sugli alberi le foglie.' scriveva un nostro poeta dal fronte di guerra e, invero, non pare che la presente guerra delle migrazioni pacifiche e invasioni consegni sensazioni più leggere e armoniche note di speranza. E resta la curiosità, davvero massima, di sapere come evolverà questa nostra Europa i cui connotati vanno cambiando di anno in anno sotto la spinta di una migrazione epocale che somiglia, nel suo travaso incontenibile, alla crisi globale del lavoro e della produzione che si sposta dove minori sono i costi. 
Un travaso che non cesserà se non quando i vasi comunicanti avranno pareggiato i volumi e sarà allora, davvero, un altro mondo da questo che ci affanna e ci sgomenta.

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