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Il giudizio di Dio nelle aule di giustizia.

Post n°1803 pubblicato il 25 Ottobre 2021 da fedechiara
 

Il giudizio di Dio nelle aule di giustizia.
Se riuscite ad accettare il buffo prestito della faccia di Jason Bourne al tracagnotto Jean de Carrouges e l'improbabile Ben Affleck nel ruolo del conte Pierre, aristocratico del 14simo secolo che decide, col modo odioso e imperativo degli aristocratici, del destino dei suoi sottoposti e dei leccapiedi di corte, è fatta: 'The last duel' di Ridley Scott vi piacerà un sacco.
E non solo per le meravigliose cavalcate in quei paesaggi brumosi della Normandia di cavalieri e soldati pesantemente bardati e gli sfondi grigi e marrone che riescono a ricostruirci l'aspetto delle città di allora e i costumi delle donne e dei mercanti tra i banchi dei mercati e gli interni dei castelli medioevali e delle grosse torri che bene ci ragguagliano su come vivessero quei tali protagonisti di 'una storia vera' - i nostri progenitori che la vita media non superava i 45 anni di età e morivano come mosche di peste, di fame, di saccheggi e di Inquisizione.
E' una efficace ricostruzione delle vite e del 'sentire' comune dell'uomo medioevale, obbediente a Dio e ai suoi re (e ai conti e ai marchesi), che ci viene restituito da Scott e dai suoi attori – e si sarebbe potuto far di meglio, mostrando il dettaglio del lavoro sui campi e il sudore dei contadini e gli interni delle misere capanne e la quotidiana fatica delle mogli-madri – ma il soggetto del film era il conflitto tra un soldato 'duro e puro', valente e micidiale sui campi di battaglia e fin troppo ligio al senso dell'onore ereditato dalla casata dei Carrouges, e un soldato 'cortigiano', un bellone, un 'figo' opportunista e capace di far crescere il proprio patrimonio di terre ed onori alla corte del conte Pierre anche a danno dell'amico-rivale de Carrouges.
E lo spirito e il 'comune sentire' dell'uomo medioevale comprende anche la donna, di converso, onesta e pura e gentile, come si conveniva nelle chansons dei 'troubadors' a quei tempi, ma solo ai piani alti della scala sociale, perché in basso erano le grida di dolore e gli accenti d'ira della miseria urbana e contadina e i gemiti delle prostitute e le grida inascoltate delle vittime degli stupri di guerra e di saccheggio.
Ma lo stupro clamoroso di Marguerite de Carrouges non è uno stupro di guerra, bensì una sanguinosa, premeditata offesa all'onore dell'amico-rivale partito in guerra, un inganno mascherato da irresistibile brama amorosa e giustificato dallo stupratore cortigiano con la frase: 'Non potevamo resistere al nostro impulso.' - che coinvolgeva falsamente la donna stuprata come oggi tentano di fare tutti i post moderni stupratori in cronaca con l'ausilio dei valenti avvocati e la difesa d'ufficio dei cattivi padri e delle madri.
'Se l'è andata a cercare.', per intenderci, oppure 'era consenziente' – e scusate se c'è scappato qualche gemito di troppo in corso d'opera che lo proverebbe, secondo i cinici avvocati degli imputati che mostrano in aula i video dell'infamia. E viene in mente la frase di quel ricercatore universitario immigrato da noi qualche anno fa che, a un tal proposito, diceva ammiccante: 'Il brutto è solo all'inizio, poi la donna gode.' Armiamo un drone o proviamo a ben dirigere la traiettoria di caduta di un meteorite.
E la nobiltà d'animo della donna, il suo coraggio leonino, è quello di affrontare, insieme, l'ira terribile del marito offeso e di sostenere in pubblico l'accusa di stupro contro tutto e tutti. Fino all'appello finale al re e l'invocazione del 'giudizio di Dio' - obsoleto nel secolo 14esimo che si apriva ai lumi della Rinascenza.
E il marito le crede, è con lei, la sostiene in giudizio e si accolla l'onere della suprema prova del sanguinosissimo duello e supera l'ira sorda contro la moglie e, malgrado il malanimo dell'onta subita tenga aperta la ferita, non demorde dalla sua richiesta di fronte al re e ai giudici che mette a repentaglio la vita e l'onore di entrambi i coniugi.
E assistiamo allo snocciolarsi delle frasi odiose dei giudici in veste di religiosi che insinuano, con le frasi subdole di un Medioevo mai sopito nei nostri animi, la seduzione da parte della donna e il suo attivo coinvolgimento e colpa e la conseguente falsità della sua accusa.
Ma Marguerite non demorde e si offre alla morte sul rogo, se il marito dovesse soccombere in duello, pur di affermare l'unica e sola verità dell'onta subita e dell'onore ferito.
E la catarsi finale del duello è l'epica, meravigliosa conclusione che la vede vincente; e partecipiamo con uguale ferocia e immedesimazione all'infiggersi profondo del pugnale nella gola dello stupratore e l'onore finalmente restituito ai coniugi de Carrouges, - come sempre dovrebbe essere, e passi che per ottenerlo si debba invocare l'improbabile e rischiosissimo 'giudizio di Dio' , fortemente raccomandato anche nelle presenti, post moderne aule di giustizia perché il giudizio degli uomini sgomenta.

 
 
 
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