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« Come eravamo. Cronache d...Il tempo delle preghiere. »

Come eravamo. Cronache dalla nuova peste. (Part two)

Post n°2463 pubblicato il 25 Febbraio 2023 da fedechiara
 

Cronache dalla nuova peste. (Part two.)
Venezia sposa macchiata 22 febbraio 2020 ore 07.50
E quando ti alzi la mattina e ti vesti e ti lavi le mani ti soccorre il pensiero improvviso e la domanda spontanea de: 'Ma con tutto 'sto dover lavarsi le mani ben oltre i 20 secondi sanitari di rito e 'non toccarsi la bocca e gli occhi', come si farà a lavarsi il viso? A mani pulite, si può?'. E invidi le signore che ricorrono a batuffoli e ostie di cotone per struccarsi e 'scrubbare' le amorevoli gote per poi spalmarle di creme miracolose di nova giovanezza.
E sarà per l'ora presta, sarà per tutto quel battage dei telegiornali di ieri sera su morti e feriti e dispersi del corona virus spettrale e subdolo le calli sono sgombre di gente e pare che, i datori di lavoro consenzienti, tutti si siano consegnati nelle case-caserme fino a nuovo ordine e guardino fuori delle finestre curiosi dell'audace che si avventura in zona di guerra mal equipaggiato e privo di mascherina.
E quando arrivi in piazza ti rendi conto che la città strana e soleggiata ha dinamiche tutte sue e che nessun ospite di case in affitto e B§B ha avvisato i festosi turisti che gira tutto attorno alla città una epidemia che 'lèvati e torna al paese' finché sei in tempo. Forse perché il lucroso giocattolo turistico ha già subito il dramma delle acque alte incontrastate dal Mo.se tecnicamente inadeguato e se gli aggiungi la nuova peste del terzo millennio è un 'uno-due' da knock out e conta al tappeto fino a dieci.
E il distico di una vecchia barcarola dice che : 'Venezia rassomiglia ad una sposa / vestita di broccati e di velluti...' ma qui la sposa ha l'abito macchiato e gote smunte e, davanti alla basilica, ci sono solo brutte maschere (per le più belle bisogna aspettare oltre le dieci) e cinesine (o orientali, chi le distingue?) festose e cinguettanti coi loro selfies smorfiosetti e boccucce a cuore, beata gioventù!
E i bar sono tutti aperti mentre nelle zone del contagio conclamato sono stati i primi esercizi commerciali a chiudere e affiggere di fuori i cartelli: 'Ascoltate i telegiornali, ci si vede dopo la buriana.' E perfino io prendo fiducia e, prima di valicare il grande ponte di legno che mena alla stazione, ordino il classico cornetto croccante e macchiato con caffè lungo. Come scommetteva Pascal sulla fede: 'Fai come se ci credessi e la fede verrà come d'incanto.'
E se non sarà incanto pazienza, si farà senza.
E Mogliano Veneto, al sol della calda primavera, sembra un paese franco, coi suoi larghi marciapiedi dove ti puoi scansare facile e mantenere le doverose distanze sanitarie di rito e la gente si ferma a parlare come se niente fosse e hai l'impressione che qui abitino i coraggiosi che si oppongono allo spettro pestifero e offrono il petto come soldati e 'Fatti sotto, marrano!' ma è meglio dotarsi degli strumenti del caso e, anche qui, le mascherine sono esaurite e la paura cova sotto, ma sembra primavera e – chissà perché – abbiamo l'impressione che la stagione nuova sia come la Madonna della Salute che scaccia la peste sull'altare della chiesa veneziana omonima.
Tutto sta a crederci; intanto, una volta a casa, mi tolgo i vestiti e butto tutto quello che è stato in contatto con treni e autobus in lavatrice con, di base, quel liquido magico che promette di abbattere il 99,999 di batteri e lieviticidi.
Che saranno mai i 'lieviticidi'?
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