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Patate pittoriche.

Post n°2791 pubblicato il 23 Settembre 2023 da fedechiara
 

23 settembre 2023

Ho comprato quattro patate. A decidermi é stato uno sguardo laterale, uno sguardo 'pittorico' : patate grosse nel loro sacco di iuta, intinte di terra nera, strappate all'amnio buio che le fa crescere e che mostrano senza pudori reverenziali i brani di pelle color avorio e le larghe chiazze di terra grassa della placenta di pachamama.
Le dicono 'olandesi' e quella terra nera aggrumata a chiazze mi fa venire in mente il sangue sparso dagli ugonotti delle 'guerre di religione', le fiere Fiandre delle contese dinastiche e i tulipani della spaventosa bolla dei bulbi che fece crollare una fiorente economia, i pittori fiamminghi che contendono ai nostri del Rinascimento italiano la palma dei migliori.
E non hanno nulla da invidiare alle consorelle pulite e insacchettate di lato. Il 'fine avorio delle patate' di cui ad un verso di Pablo Neruda ce le consegna in una nudità asettica che nulla dice delle loro qualità organolettiche – e gli amanti del gustoso tubero sanno quante sono le diverse qualità e le provenienze, inclusa la 'patata di montagna' il cui gusto ci estasia e ci raffigura la schiera delle crode ad ogni boccone.
E non so dire se gli gnocchi di una mia zia paterna fossero impastati con le mitiche 'olandesi' ma nel ricordo assumono la sublimità dei 'migliori piatti delle nostre vite', secondi solo al 'risotto di gò' che non usa più perché il tempo che dedichiamo ai fornelli è sempre minore (e i gò sono scomparsi dai banchi del mercato del pesce da lunga pezza) e ci accontentiamo di guardare gli 'chef in tivù' e i loro speciali intingoli e le pietanze elaboratissime che mai assaggeremo nei loro ristoranti.
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