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« Ha 'dda passà 'a nuttata.Popoli mendicanti. »

Sermoni per i giorni di nebbia.

Post n°2938 pubblicato il 28 Dicembre 2023 da fedechiara
 

L'inutile sacrificio di Prometeo. (Sermoni per i giorni di nebbia).

Continuo a credere che ci sia un fondo di verità nella frase di Albert Camus (La Peste): '(…) ciò che si apprende nel vorticare dei flagelli: che, nel mondo degli uomini e donne ci sono più cose da ammirare che da disprezzare.'
Scrivo questo da un angolo di mondo in cui non esplodono bombe (non ancora), non impazzano con i coltelli e le asce e i kalashnikov gli assassini seriali e gli orchi 'natural born killers' di ispirazione islamo-terroristica (non in grandissimi numeri come nei kibbutz israeliani di frontiera il 7 di ottobre u.s.) e siamo ancora esentati dal 'mettere gli scarponi sul terreno' in Ucraina - in quella maledetta guerra per procura che la mitica America democratica ha scatenato e foraggiato con folle determinazione bellicista con la passiva condiscendenza e il masochismo stupido delle sanzioni imposte dai paesi della cintura Nato e dalla Commissione e il parlamento europeo.
I flagelli della umana contesa bellica dei pazzi nazionalisti Azov e degli Stranamore criminali d'Oltreatlantico vorticano (per il momento) nella fascia bassa dell'atmosfera ad est dei nostri confini e le bombe dei droni e dei missili non distruggono le nostre meravigliose città.
Viviamo pericolosamente e armiamo i soldati ucraini morituri, sperando (forse solo ' (…) i generali che si fregiarono delle battaglie / con cimiteri di croci sul petto') in una impossibile vittoria delle nostre democrazie occidentali – le presenti e quelle che sono state imposte con i golpe (vedi 'Maidan' e dintorni su Wikipedia) nei paesi che fanno corona all'impero russo, ma non muoviamo gli eserciti dei paesi Nato (non ancora) contro la Russia.
Qui da noi, in Europa, ancora si fa ricerca, si fa buona imprenditoria – con qualche vistosa eccezione - si affinano le tecnologie mirabolanti di un futuro prossimo (la I.A. per dirne una).
Qui da noi ancora agiscono gli echi illuministici delle 'magnifiche sorti e progressive' e gli uomini e le donne di scienza e tutta la filiera del lavoro che vi si collega danno il meglio di sé malgrado le guerre in corso e quelle annunciate.
E forse 'ce la faremo', ne usciremo in piedi da questa temperie di guerre e conflitti continui all'ombra della Bomba termonucleare (rivedetevi: 'Il dottor Stranamore – ovvero: 'Come imparai ad amare la bomba, ecc.' di Stanley Kubrik).
Forse l'umanità sta correndo il suo ennesimo rischio di distruzione collettiva e totale – come è accaduto nel corso del primo e del secondo conflitto bellico del 'secolo breve', concluso con gli immani massacri di Dresda, Hiroshima e Nagasaki – ma tornerà '(…) ancora a cantare / a farci fare l'amore dalle infermiere', chissà.
La lotta atavica tra il Bene e il Male è invischiata nel caos e nell'entropia degli universi che hanno generato quella strana cosa che chiamiamo 'vita' e quella sua superfetazione che nominiamo 'umanità' e non ci è chiaro quale opzione sarà prevalente nel futuro prossimo e in quello remoto: se riusciremo nell'impresa dell'uscire a riveder le stelle e ad ordinarne i moti caotici a nostro vantaggio o se ci autodistruggeremo con l'esplosione congiunta di cento e cento bombe termonucleari della guerra annunciata che ci spaventa, ma ci resta l'ammirazione – nel vorticare dei presenti flagelli - per tutto quanto di intelligente e di 'progressivo' abbiamo prodotto fin qua, malgrado i milioni di morti che abbiamo lasciato sul terreno della nostra storia conflittuale nel corso del secolo breve e del convulso inizio del terzo millennio.
E, forse, una qualche intelligenza aliena che atterrerà sul pianeta Terra deserto di vita e di umanità raccoglierà i lacerti e leggerà le nostre storie nei brandelli di memoria che vi abbiamo disperso e scriverà il nostro epitaffio cosmico a monito di quanto a noi umani non è riuscito di fare: di vivere in pace e tenere accesa la fiamma della vita che discende dal vorticare caotico delle stelle.
Potrebbe essere un disegno raffigurante il Partenone

 
 
 
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