E il 'tren de las nubes' poteva diventare percorso ferroviario altrettanto mitico quanto la transiberiana, ma il progetto si è arenato sui costi da sostenere per estendere il viaggio fino alle vette coloratissime di questi altopiani delle meraviglie e per costruire gli alberghi per il pernottamento – e forse è stata una grazia fattaci dagli dei del paesaggio; quegli dei che gli avi individuavano nelle grotte e nei pertugi dove il vento canta, come avveniva ai marinai di Ulisse dentro alle grotte marine e le popolavano di ninfe e Nereidi e ne nutrivano i sogni mentre la nave dondolava sul mare azzurrissimo e trasparente e fitto di coralli fossili.
E il villaggio di san Antonio de los Cobres è meta di un turismo asfissiante e provo a immaginarmi che cosa avvenga e quanta gente vi si raccolga tra queste basse case e il mercato di carabattole tipiche il primo di agosto, quando vi si festeggia la 'Pachamama', fantasiosa divinità della tartassata Madreterra, asfissiata dai sette e passa miliardi di androidi turisti che siamo e che viaggiamo e modifichiamo i paesaggi e ci facciamo i selfie che sostituiscono le offerte alle divinità ormai scomparse e dimenticate.
E tuttavia la luna bussa ancora sopra i monti e sopra gli affanni e le miserie degli uomini e delle donne e, quando torreggia piena sopra il monte, fa la sua porca figura di grande satellite capace di influenzare le maree e di dare specialissimo segnale ai coralli di riprodursi con nubi di uova e sperma che imbiancano il blu notte abissale.
E, forse, la Luna influenza anche i sogni – non solo quelli dei licantropi - e ci ricorda quanto siamo piccoli e insensatamente formicanti sopra un pianeta che non meritiamo di abitare.
E viene in mente il finale del Canto di pastore errante per l'Asia:
Forse s'avess'io l'ale
Da volar su le nubi,
E noverar le stelle ad una ad una,
O come il tuono errar di giogo in giogo,
Più felice sarei, dolce mia greggia,
Più felice sarei, candida luna.
O forse erra dal vero,
Mirando all'altrui sorte, il mio pensiero:
Forse in qual forma, in quale
Stato che sia, dentro covile o cuna,
E' funesto a chi nasce il dì natale.
Funesto? Beh, dai, Giacomo, non esageriamo. Qualcosa di buono riusciamo sempre a cavarci da questo nostro transito mortale, al di là delle guerre, le malattie, le carestie e le migrazioni di massa.
Pensa al cibo, all'amore e, perchè no? all'infinito viaggiare.
Inviato da: LewisCannon
il 15/08/2024 alle 09:09
Inviato da: cassetta2
il 29/07/2024 alle 22:19
Inviato da: ARCAN020
il 29/06/2024 alle 12:34
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il 24/06/2024 alle 06:56
Inviato da: VIOLA_DIMARZO
il 23/06/2024 alle 16:38