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Gli interismi di Severgnini su Calciopoli
Post n°349 pubblicato il 04 Aprile 2010 da nick66
Siamo dei bianconeri ingenui e romantici o dei furbetti? Gli juventini che guardano al passato, cercando verità e giustizia, sono bollati così, non senza controsenso, da Beppe Severgnini nell’articolo pubblicato nel numero pasquale del Corsera. Un intellettuale del ventunesimo secolo già passato alla storia come autore del Manuale del perfetto interista. Addirittura un trittico di pubblicazioni per l’articolista del quotidiano di Via Solferino. Calciopoli è un’ossessione tossica per i tifosi juventini, scrive forse più il tifoso interista che l’intellettuale. Severgnini ritiene improponibile il confronto fra “quattro chiacchiere piuttosto formali” del suo presidente con il designatore Bergamo rispetto a tutte le presunte colpe di cui si sono macchiati Moggi e gli affiliati alla Cupola ipotizzata da quell’attento lettore di gazzette rosa che risponde al nome del tenente colonnello Auricchio. Non scendiamo nel particolare delle “quattro chiacchiere” anche se impressiona la fede ultrà che Severgnini manifesta sul fatto che siano stati solo pochi scambi di inopportune ma innocenti battute quelle fra i dirigenti interisti e Bergamo. Allo scrittore che tifa Inter forse sono sfuggiti i richiami a “partite da vincere insieme”, arbitri catechizzati dai designatori, strizzate d’occhio dei guardalinee, posteggi di auto sotto la casa del designatore per incontri e intercettazioni fra le massime cariche dell’Inter e lo stesso Bergamo, fino a ieri taciuti dagli Onesti e negati dagli inquirenti di Calciopoli. Questo ci sembra un fatto grave e che pone degli interrogativi per chi ha voglia di porseli. Visto che l’autore di besteseller, che vanno dal turismo agli interismi, è pure prodigo di consigli nei confronti di gente che ha la colpa di volere andare oltre alle verità di comodo, anche noi consiglieremmo a Severgnini di andare oltre al fumo del “camion di tritolo” di cui accenna nell’articolo, un fumo che forse finisce per annebbiargli la vista e da cui lo scrittore estrapola le sentenze sportive e quelle di primo grado del rito abbreviato come se si trattasse di oro colato, non riuscendo ad andare oltre per verificare in che cosa le stesse effettivamente consistano. Chissà se Severgnini ha avuto la curiosità di seguire qualche udienza del Processo che si sta svolgendo a Napoli. Forse sì ma evidentemente con scarsa attenzione. E per quanto riguarda il processo sportivo, lo sa Severgnini che cosa si sono inventati i giudici sportivi in assenza di illeciti pur di condannare la Juventus, cercando di sintonizzarsi sul sentimento popolare che si fece sentenza? Non è vero, come scrive Severgnini, che “ci hanno sporcato i sogni”; quella Juventus morta ammazzata nell’estate di Calciopoli è stata una straordinaria realtà che ha vinto in Italia e che in Europa ha raggiunto per quattro volte in dieci anni la finale di Champions League, giocata il più delle volte con poca fortuna. Non abbiamo ceduto improvvisamente al risentimento e alla rivendicazione come nei sentimenti che ci appiccica l’articolo, ma abbiamo cercato di saperne di più leggendo le carte processuali e quelle delle indagini cercando i riscontri alla ricerca solo di verità e giustizia. E’ normale che in camera di consiglio ci si inventi che la somma di comportamenti ritenuti sleali formi un illecito strutturato? Attenzione perché seguendo questo criterio sarebbe pericoloso sommare un paio di telefonate sconvenienti di Moratti con Bergamo con altre due di Facchetti. E quando si parla di schede svizzere, come se si trattasse di un fatto accertato, bisognerebbe essere consapevoli che certe dinamiche sono ancora tutte da dimostrare da parte di un’accusa già scivolata in modo rovinoso sul contro esame di quello che veniva considerato l’accusatore principe. Chissà poi se Severgnini è al corrente dell’andamento del processo Telecom, occultato dai principali media, e se è a conoscenza dell’attività portata avanti da Tavaroli e Cipriani proprio negli anni in cui si stava fabbricando quella farsa battezzata “Moggiopoli” per individuare il capro espiatorio ed indirizzare in un solo senso le indagini. E la “pratica Como”? Difficile che nelle letture di Severgnini ci sia stato evidentemente qualcosa del genere visto il fumo di certe consapevolezze. Gli lasciamo tutte le sue convinzioni nel ritenere Moggi il genio del male (o genio “non del bene” come scritto nell’articolo con sottile ipocrisia) e gli lasciamo tutta l’illibata certezza di tifare per una Banda degli Onesti. Ma che almeno abbia il buon gusto di astenersi dal fornire consigli non richiesti ai tifosi juventini dedicandosi pure liberamente ai suoi interismi. E chissà se l’intellettuale riuscirà a prevalere sul tifoso andando un tantino più in là di certi pensieri da salotti della Milano bene trasportati così banalmente sul Corsera. Gli ricordiamo quello che disse Enzo Biagi a proposito di Calciopoli, un intellettuale vero, che a metà agosto dell’estate del 2006 così commento la sentenza sportiva: “Una sentenza pazzesca, e non perché il calcio sia un ambiente pulito. Una sentenza pazzesca perché costruita sul nulla, su intercettazioni difficilmente interpretabili e non proponibili in un procedimento degno di tal nome.Una sentenza pazzesca perché punisce chi era colpevole solo di vivere in un certo ambiente, il tutto condito da un processo che era una riedizione della Santa Inquisizione in chiave moderna. E mi chiedo: cui prodest? A chi giova il tutto? Perché tutto è uscito fuori in un determinato momento? Proprio quando, tra Laziogate di Storace, la lista nera di Telecom, poi Calciopoli, poi l’ex Re d’Italia ed ora, ultimo ma non ultimo, la compagnia telefonica Vodafone che ha denunciato Telecom per aver messo sotto controllo i suoi clienti. Vuoi vedere che per coprire uno scandalo di dimensioni ciclopiche hanno individuato in Luciano Moggi il cattivo da dare in pasto al popolino?" Cui Prodest Severgnini?
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