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Appello per il Comune di Luni.

Post n°317 pubblicato il 10 Giugno 2013 da ortonovo
Foto di ortonovo

Sono, ormai, quasi trent’anni che ragioniamo per e  sul Comune di Luni.

Anni in cui abbiamo vissuto forti accelerazioni intellettuali e storiche, scomodando quasi sempre la “Città antica di Luni” e brusche frenate politiche, colpevolmente ancorate allo status-quo.

La normativa statale è stata recentemente oggetto di modifiche e prevede che ai Comuni istituiti a seguito di un processo di fusione realizzato negli anni 2012 e successivi spetti, a decorrere dall’anno 2013 e per un periodo di 10 anni, un contributo straordinario che è commisurato al 20% dei trasferimenti erariali attribuiti per l’anno 2010 nel limite degli stanziamenti finanziari previsti. Oltre agli incentivi statali le Regioni hanno messo in campo propri sistemi di incentivazione economico-finanziaria a favore dei progetti di fusione.  

Agli incentivi finanziari specificatamente dati per la fusione, va sottolineato che il Comune unico, date le sue più ampie dimensioni, e nel nostro caso ci troveremmo ad essere il terzo Comune di quella che era la provincia di La Spezia, assume la possibilità di accedere con maggiore facilità a finanziamenti statali e regionali per specifiche politiche che risultano spesso preclusi ai singoli Comuni date le loro più limitate capacità di progettazione.

Il  processo di fusione dei Comuni, a differenza della Unione o della Associazione di Comuni, è una scelta politico-culturale, indubbiamente legata alle condizioni economiche di partenza e di prospettiva ma non determinata. Nel nostro caso, trattandosi di solamente due Comuni che si basano su una  comune identità territoriale, che deriva dall’essere  comuni con grandi affinità nascenti dalle “peculiari situazioni culturali e storiche”  e soprattutto dalla loro complementarietà economica e funzionale il processo di fusione è senz’altro favorito.

Non meno importante il fatto che entrambi i nostri Comuni si attestano su un ugual numero di abitanti che scongiura di fatto quello che in molti casi le comunità locali potrebbero percepire come  rischio di annessione al comune maggiore e di annullamento della loro identità storica.

Identità storica menzionata in recenti studi ( 2011) che ragionando di “unione” e “fusione” di comuni cita il Comune di Luni con queste parole: “peculiari situazioni culturali e storiche è il caso, in Liguria, del costituendo “Comune di Luni” e ancora: “Al momento frazione di Ortonovo, in provincia di La Spezia, Luni ha origini antichissime (colonia romana, fu fondata nel 177 a.C. come avamposto militare). Il progetto di fusione, proposto nel mese di giugno di quest’anno, riguarda gli attuali due comuni di Ortonovo e Castelnuovo Magra (per un totale di 16.000 abitanti).Il nuovo (ma, per l’importanza storica rivestita, anche “vecchio”) Comune di Luni costituirebbe, allo stato, l’unico esempio in Liguria ed anche a livello nazionale di fusione con più di 6.000 abitanti.”

A tale proposito non possiamo che ricordare quanto scritto nel preambolo dello Statuto Comunale di Castelnuovo Magra:

"Una storia che Castelnuovo Magra ha lungamente condiviso con le altre comunità sorte dal discioglimento dell'Antica Luni, ma tale da offrire a tutti i Castelnovesi alcuni momenti alti di riferimento e di ispirazione ideale. Capitale politica e religiosa per più di un secolo dell'antico dominio del lunense vescovo-conte, che emanava i suoi decreti dall'alto della "turris magna" fatta erigere verso l'anno 1272 e i cui sontuosi resti abbelliscono ancora la piazza della Querciola". 


La rivendicazione del nobile nome di Luni, non solo per Castelnuovo, ma anche per Ortonovo poggia anch'essa su solide fondamenta. Antichi documenti del secolo XII ci attestano che tutti i villaggi collinari disseminati tra i torrenti Bettigna e Parmignola appartenevano alla Corte di S. Martino di Iliolo (Casano), sottoposti ad un unico Gastaldo vescovile. Nel 1263 era eletto podestà di Castelnuovo e Serravalle (ossia Nicola e Ortonovo) Ser Oddone Cagnoli, e questa fusione amministrativa si protrarrà anche nel corso del '300 sotto il dominio dei lucchesi prima, e poi dei Visconti.  Solo all'inizio del secolo XV con l'irrompere nella nostra vallata di nuovi soggetti politici le tre comunità di Ortonovo, Castelnuovo e Nicola si troveranno divise, amministrate rispettivamente da Lucca, Genova e Firenze. Colla successiva unificazione sotto la Repubblica di Genova, i due borghi  pur reggendosi con consoli ed ordinamenti propri, si troveranno spesso uniti per difendere il territorio dalle alluvioni e per combattere battaglie legali contro i sarzanesi per il possesso della Marinella. Dopo l'Unità d'Italia i due Comuni intrapresero diverse iniziative concordate, a partire dalla costruzione della Stazione di Luni, autorizzata proprio in previsione di una possibile fusione. Non si può dimenticare poi che l'unità della nostra gente è confermata da molte tradizioni religiose comuni,  che hanno portato alla creazione di un unico Vicariato foraneo.

Concludiamo senza dimenticare che la fusione dei Comuni deve sempre e comunque passare per un referendum popolare che può avvenire secondo due modalità: per  iniziativa istituzionale, da parte dei vertici politici dei Comuni di Ortonovo e Castelnuovo Magra oppure per iniziativa dal basso, da parte di settori della società civile e/o forme organizzate di cittadini, passaggio politico cruciale della “fusione”  che ancorché a carattere consultivo, vista la posta in gioco e la sua obbligatorietà, è innegabile che abbia un forte peso politico nel processo decisionale.

Noi lavoreremo e ci impegneremo per la riuscita del  referendum.

Primi firmatari:

Tarcisio Andreani, Adriano Antognetti, Paolo Antonelli, Rizieri Castagna, Anna Cervi, Paolo Bosoni, Piero Donati, Elio Gentili, Andrea Gianfranchi, Augusto Gianfranchi, Mario Orlandi, Giovanni Pampana, Alessandro Poletti, Claudio Pugnana, Federico Sebastiani, Gianni Tendola, Paolo Zanetti 

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Comune di Luni e “studio di fattibilità”…

Post n°316 pubblicato il 30 Maggio 2013 da ortonovo
 
Foto di ortonovo

Il dibattito sulla “fusione” fra i comuni di Castelnuovo Magra e Ortonovo sta animandosi sia fra i cittadini che nel “web”.

Come sempre e come in tutte le occasioni, non si riesce a fare a meno sia della “giusta voglia” di capire di più che della “facile polemica”.

Una delle affermazioni che mi capita di ascoltare con maggiore insistenza :”…ci vuole uno studio di fattibilità”. Come non essere d’accordo, ma non bisogna dimenticare che il  processo di fusione dei Comuni, a differenza della Unione o della Associazione di Comuni, è una scelta politico-culturale prima che tecnico-economica, indubbiamente legata alle condizioni economiche di partenza e di prospettiva ma non determinata. Nel nostro caso, trattandosi di solamente due Comuni che si basano su una  comune identità territoriale, che deriva dall’essere  comuni con grandi affinità nascenti dalle peculiari situazioni culturali e storiche”  e soprattutto dalla loro complementarietà economica e funzionale il processo di “fusione” è senz’altro favorito.

Non meno importante il fatto che entrambi i Comuni si attestano su un ugual numero di abitanti che scongiura di fatto quello che in molti casi le comunità locali potrebbero percepire come  rischio di annessione al comune maggiore e di annullamento della loro identità storica.

Di conseguenza nella nostra situazione più della “fattibilità” sono i risultati attesi dalla fusione  che fanno la differenza e che mi permetto  di semplificare e sicuramente non in maniera esauriente:

·         Mantenimento e miglioramento del livello di servizio ai cittadini, nuovi investimenti e attivazione di nuovi servizi con un utilizzo più efficiente delle risorse disponibili passando attraverso l’ottimizzazione della gestione.

·         Diffusione dei servizi nel territorio, tramite sportelli decentrati dei servizi di prossimità.

·         Superamento delle difficoltà finanziarie, unendo le forze.

·         Maggiore potere di mercato verso i fornitori.

·         Specializzazione e motivazione del personale, mediante la formazione e l’offerta di opportunità di sviluppo professionale.

·         Gestione centralizzata del back-office e delle funzioni di direzione dei servizi con il mantenimento delle sedi comunali, come punto di riferimento per i cittadini.

·         Possibilità di elaborare strategie di sviluppo del territorio su una scala più ampia, valorizzando le specificità e le complementarietà.

·         Maggior peso politico a livello provinciale e verso gli enti di gestione dei servizi di pubblica utilità.

·         Semplificazione del quadro istituzionale.

·         Diminuzione dei “costi della politica“.

·         Costruzione di una nuova classe politica locale, con una nuova idea dell’amministrazione e una visione dello sviluppo del territorio che sappia andare oltre i confini e gli steccati.

 Ritengo quindi che oltre le necessarie valutazioni tecnico-economiche la “fusione” sia il frutto di una scelta politica degli amministratori locali, che devono credere fermamente nel progetto e  assumersene la responsabilità di fronte ai cittadini, il cui consenso è indispensabile per realizzare la “fusione” e ai quali devono saper comunicare più le convenienze e le opportunità e ad essi devono renderne conto. Le eventuali differenze iniziali dovranno essere oggetto di uniformazione verso l’alto, anche in virtù dei contributi che il nuovo comune potrà ottenere e delle economie che saprà realizzare.

Senza dimenticare che il passaggio politico cruciale della “fusione” è il referendum popolare, che ancorché a carattere consultivo, vista la posta in gioco e la sua obbligatorietà, è innegabile che abbia un forte peso politico nel processo decisionale.

Quindi, credo, che la proposta di fusione sarà valutata dai cittadini per i vantaggi concreti che porterà in termini di servizi e per la possibilità di essere ascoltati e ricevere risposte dagli amministratori che hanno eletto. I cittadini devono percepire chiaramente i vantaggi della “fusione” più e oltre i tecnicismi e per  questo sarà necessario assicurare rappresentanza politica alle comunità di origine e forme di decentramento dei servizi ai cittadini, con una giusta ripartizione dei rappresentanti fra le comunità originarie e l’istituzione di municipi negli ex-comuni, con l’elezione di organi consultivi e forme di partecipazione dei cittadini alle scelte fondamentali del Comune.

Ai cittadini interessano i risultati, non come ci si organizza per raggiungerli. 

Il nome e i simboli del nuovo comune devono rispecchiare l’identità dell’area quindi…Comune di Luni…avanti tutta…

 
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Comune di Luni…avanti tutta…

Post n°315 pubblicato il 25 Maggio 2013 da ortonovo
 
Foto di ortonovo

Ho partecipato ieri sera alla riunione “Verso il Comune di Luni”  e devo dire che il titolo non era, a mio giudizio, molto stimolante e faceva presagire a qualche “distinguo-politico” che non sempre sono forieri di buone notizie. Ma il centinaio di persone presenti, a parte qualche intervento, mi ha restituito speranza.

Avrei preferito semplicemente “Il Comune di Luni” in quanto sono, ormai, quasi trent’anni che ragioniamo per e  verso il Comune di Luni. Anni in cui abbiamo vissuto forti accelerazioni intellettuali e storiche, scomodando quasi sempre la “Città antica di Luni” e brusche frenate politiche, colpevolmente ancorate allo status-quo.

Non voglio, riconoscendo i miei limiti, entrare nel merito delle vicende storiche potrei, senz’altro,  scrivere qualcosa di più sulle vicende politiche di questi anni che però spero e ritengo superate dalle attuali situazioni.

Semplifico utilizzando quanto scritto in uno “studio” del 2011 che ragionando di “unione” e “fusione” di comuni cita il Comune di Luni con queste parole: peculiari situazioni culturali e storiche è il caso, in Liguria, del costituendo “Comune di Luni” e ancora: Al momento frazione di Ortonovo, in provincia di La Spezia, Luni ha origini antichissime (colonia romana, fu fondata nel 177 a.C. come avamposto militare). Il progetto di fusione, proposto nel mese di giugno di quest’anno, riguarda gli attuali due comuni di Ortonovo e Castelnuovo Magra (per un totale di 16.000 abitanti).Il nuovo (ma, per l’importanza storica rivestita, anche “vecchio”) Comune di Luni costituirebbe, allo stato, l’unico esempio in Liguria ed anche a livello nazionale di fusione con più di 6.000 abitanti.”

Dagli anni ‘80 abbiamo visto passare tanta acqua sotto i nostri ponti, e in alcuni casi forse troppa.

Riferimento non casuale, pensando al novembre scorso dove l’alluvione ha messo  in ginocchio prima di tutto i cittadini, che l'hanno subita, ma anche le già “abbastanza impegnate” casse comunali ortonovesi,  ma neppure artificiosamente “retorico” per confermare la necessità di andare velocemente alla “fusione” dove potremmo trovare, evitando di polemizzare con qualche intervento ascoltato ieri sera,  le risorse economiche ed umane da investire nella sistemazione e mantenimento del territorio soprattutto dal punto di vista della prevenzione e tutela del bacino idro-geologico, intervenendo per eliminare o lenire gli effetti delle piogge e degli alluvioni. 

Ho ascoltato riproporre la necessità di passare attraverso una maggiore “associazione” di servizi evocando  la legge 142/1990, nella sua formulazione originaria, al fine di evitare la conseguente perdita d’identità politico-istituzionale, sociale e culturale, della popolazione dei due Comuni. In questi anni però il semplice “associare servizi” così come l’ Unione di Comuni, dove realizzata nei fatti, ha mostrato grandi limiti nella sua generale funzione di governo su “area vasta” permettendo di mantenere ai singoli Comuni regole operative, costi e tariffe di servizio e imposte (IMU e addizionali) diverse fra loro e non ha quasi mai portato a forme di governo unitario nell’area di riferimento – in particolar modo nella gestione del territorio – ed ha solo parzialmente facilitato una effettiva armonizzazione delle norme di indirizzo e di controllo per i beni comuni.

Gli studi di fattibilità al riguardo mettono “in evidenza che il superamento della forma Unione con la fusione permette di migliorare ulteriormente le economie di scala e, nel medio-lungo periodo, il miglioramento della qualità delle prestazioni di servizio, grazie all’attivazione di un processo di qualificazione e specializzazione del personale del nuovo Comune”.  Senza dimenticare l’immediata riduzione dei costi legati sia alla macchina amministrativa, nelle sue figure apicali che potrebbe portare, nel nostro caso, ad una riduzione pari al dimezzamento dei costi attuali, così come nei costi della politica, con particolare riferimento alla riduzione strutturale ed immediata degli amministratori politici: un Sindaco, cinque assessori e sedici consiglieri.

Infatti, dopo che con la legge 265/1999, recepita poi nel Tuel, l’istituto della Fusione e quello della Unione dei Comuni vengono separati, divenendo due strumenti di riordino territoriale distinti, la normativa statale è stata recentemente oggetto di modifiche (spending review) si prevede che ai Comuni istituiti a seguito di un processo di fusione realizzato negli anni 2012 e successivi spetti, a decorrere dall’anno 2013 e per un periodo di 10 anni, un contributo straordinario che è commisurato al 20% dei trasferimenti erariali attribuiti per l’anno 2010 che si può facilmente quantificare oltre i 700.000 euro annui, anche se nel limite degli stanziamenti finanziari previsti. Oltre agli incentivi statali le Regioni hanno messo in campo propri sistemi di incentivazione economico-finanziaria a favore dei progetti di fusione. Agli incentivi finanziari specificatamente dati per la fusione, va sottolineato che il Comune unico, date le sue più ampie dimensioni, e nel nostro caso ci troveremmo ad essere il terzo Comune di quella che era la provincia di La Spezia, assume la possibilità di accedere con maggiore facilità a finanziamenti statali e regionali per specifiche politiche che risultano spesso preclusi ai singoli Comuni date le loro più limitate capacità di progettazione.

Concludo senza dimenticare che la fusione dei Comuni deve sempre e comunque passare per un referendum popolare che può avvenire secondo due modalità. Per  iniziativa istituzionale, da parte dei vertici politici dei Comuni di Ortonovo e Castelnuovo Magra oppure per iniziativa dal basso, da parte di settori della società civile e/o forme organizzate di cittadini … in ogni caso: Comune di Luni…avanti tutta…

 
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Nessuna “pasqua”…

Post n°314 pubblicato il 04 Maggio 2013 da ortonovo

 

… cari compagni del PD, e non solo, è ormai parecchio tempo che avevo voglia di scrivervi.

Come tanti, anche di voi, mi sono lasciato prendere la mano su facebook e su altri social-network, ma non riuscivo, o non volevo, andare oltre facili esternazioni. 

Dopo aver ascoltato, e provato a riascoltare quanto detto da Marina Sereni a “porta a porta”:“ …il PD non voleva  governo con Grillo…” e aver dovuto ascoltare ieri sera, su La7, l’arroganza e la supponenza di Stefano Menichini - non un giornalista qualsiasi bensì il direttore di Europa vostro “organo ufficiale”- nei confronti di Rodotà mi rivolgo direttamente a voi, per ricordarvi che con le proprie scelte il vostro partito ha tradito 10.000.000 di elettori, e in democrazia questo non è un peccato veniale.

Non è la prima volta che il vostro partito tradisce l’elettorato. E’ già successo con i referendum sui “beni comuni”.

E’ bene ricordare, non l’atteggiamento di molti di voi che eravate con noi, e noi con voi, prima ai banchetti per la raccolta delle firme poi nella campagna referendaria che ha portato la maggioranza dei cittadini ad esprimersi a favore dei nostri quesiti ( … scritti da Stefano Rodotà) ma quello attendista, se non addirittura contrario, del vostro gruppo dirigente sia nazionale e ancora di più di quello locale che, dove amministrava, sarebbe potuto intervenire immediatamente in applicazione del risultato “referendario”, e non l’ha fatto.

Quel risultato, però, non poteva e non doveva continuare ad essere eluso ed ecco quindi l’altisonante nome della nostra coalizione, e oggi possiamo e dobbiamo dire solo per mero calcolo utilitaristico, “Italia bene comune”

La “brutta”, mi concedo questo eufemismo, campagna elettorale oscillante fra il “senso di responsabilità” e il “cambiamento” ha portato 8.000.000 di elettori, e credo già elettori di quei referendum, a votare per un non partito: il M5S… e possiamo continuare pure a dire che si tratta di un voto di protesta ma così è… e la responsabilità è tutta e solamente del PD. Di quel PD nato malamente come fusione fra partiti del secolo scorso (una maggioranza del PCI e una minoranza della DC) non su le positività dell’esperienza dell’Ulivo ma rifiutandole e il voto sull’elezione di Prodi, alla Presidenza della Repubblica, ne è la plastica dimostrazione.

Ho dovuto anche ascoltare amenità e banalità sul tradimento di SEL. Io che ho partecipato alle “primarie” e ho votato SEL permettendo con il mio voto di accedere al “premio di maggioranza” mi sento tradito due volte. Senza i nostri voti alla coalizione, SEL non sarebbe in parlamento ma la responsabilità della sconfitta sarebbe stata tutta e solamente del PD. 

In conclusione, i vostri dirigenti hanno permesso la “resurrezione” di Silvio Berlusconi ma spero, per voi e le vostre idee, che il più delle volte condivido, che per il vostro partito non si celebri nessuna “pasqua”comunque la pensiate ... a presto...

 

 
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...25 APRILE

Post n°313 pubblicato il 25 Aprile 2013 da ortonovo

 
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...il 25 APRILE...

Post n°312 pubblicato il 22 Aprile 2013 da ortonovo

 
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Excusatio non petita accusatio manifesta …

Post n°310 pubblicato il 04 Gennaio 2013 da ortonovo
 

Ho letto con estrema meraviglia questa nota stampa di SEL ("Non si creino ombre sulle primarie solo perché il risultato non piace"), sono andato a cercare gli articoli che possono “creare ombre sulle primarie” e ho trovato, assieme a qualche lancio "critico" su FB (compresi i miei), solo questo (“Petriccioli risponde a Cavatorti”) che pur con qualche contraddizione sembra una lucida analisi di queste “false primarie liguri” in cui qualcuno ha avuto la capacità di "decidere per gli altri dentro a una stanza e sapersi organizzare con molta efficienza" … efficienza che La Spezia lascia però a desiderare: si scrive 7 schede nulle e sommando i seggi sono 8 si comunicano a Genova 240 voti per Quaranta (... quelli che fanno 1160) e invece sono 233 si scrive 330 votanti e sommando i voti comprese l'alto numero di “bianche e nulle” di ogni singolo seggio così non sembra e tutto ciò più che alla “festa della partecipazione” lascia pensare alla “fiera dell'ipocrisia”...

...comunque la pensiate ...a presto...

P.S.... al Senato voterò senza alcuna esitazione Francesco Forgione alla Camera ???il mio voto sarà all'interno della coalizione di Centro Sinistra, sperando che da qui al 24 Febbraio il PD abbia, non dico risolto ma almeno migliorato il suo “strabismo” centrista … il 2008 e l'esperienza di Sinistra Arcobaleno mi brucia ancora … cinque anni senza “sinistra” in Parlamento abbiamo visto dove ha portato: nel paese sono cresciuti problemi e contraddizioni non la sinistra ...

 

 
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...primarie, solo un voto a sinistra: NICHI VENDOLA...

Post n°308 pubblicato il 24 Novembre 2012 da ortonovo

 e QUI  TROVI LE MOTIVAZIONI E ANCHE  ALTRI che domenica saranno ... CON NICHI.

Ricordo che a ORTONOVO i seggi saranno 2:
seggio 1 a Casano ARCI CPO per le sezioni elettorali 1-2-3-5
seggio 2 a Dogana Bar Rustichini per le sezioni elettorali 4-6-7-8
i seggi saranno aperti dalle 8 alle 20.

 

 
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