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Suonno d'ajere

Post n°14 pubblicato il 08 Luglio 2005 da partenopeAA
 
Tag: Anima
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Troppe parole si sono sprecate per un evento che ancora una volta ci ha ricordato la nostra infinitesima piccolezza, troppe ancora sono le dita puntate pronte a giustificare o condannare...

Tanti i commenti che avrei preferito non leggere, pochi per fortuna i momenti della mia vita che avrei preferito non vivere


Pulecenella mio
Comme sì' cagnato
Sta maschera nera t'à si' levata
Quanta dulure
E quanta suonno d'ajere
Ce sta chi dice
Ca nun viene cchiù
Ma nun è overo
Ca ie so' fernuto
E allucco pe' tantö dulore
Pe' tantö dulore
Tu nun si' cchiù Pulecenella
Facive ridere e pazzià'
Mo t'arragge e pienze a' guerra
E nce parle 'e libertà
I' allucco ogne minuto
Ncoppa 'e vocche d'e criature
Ncoppa 'e mane d'e signure 'e 'sta città
Pe chesta miseria ca nce sta' 'nzino a dinto 'e recchie
E nun ce lassa manco 'o tiempo
E nce guardà
Ma a chi stammo aspettanne
Pe stennere 'sti pannë
'E parole nun fanne rummore
Nun fanne rummore
Tu nun si' cchiù Pulecenella
Facive ridere e pazzià'
Mo t'arragge e pienze a' guerra
E nce parle 'e libertà

 
 
 

Lo Studio Commerciale

Post n°13 pubblicato il 07 Luglio 2005 da partenopeAA
 
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- "Pronto, Radio Crc?"

Era la decima volta che la nostra segretaria riceveva quella telefonata, evidentemente un errore nel numero, ad ogni modo le telefonate dirette alla Radio locale venivano deviate al nostro Studio Commerciale. Io ed Enzo, “il giullare dello studio”, ci trovavamo nella sua stanza quando questa con fare lamentoso ci informò della nuova telefonata. In un attimo si accese negli occhi di Enzo un lampo di genio: “la prossima che arriva per la radio, mettila in attesa, avvisa gli altri nella stanza dei pc di accendere l’altoparlante del telefono, stamattina si ride!”.

La stanza denominata “dei pc” era occupata dalle persone più giovani dello studio commerciale dove lavoravo, quelli per intenderci che coniugavano l’impegno lavorativo al divertimento collaborativo

Inutile dire che in breve la notizia arrivò nella stanza e si attendeva solo il segnale di avvertimento per avviarsi secondo programma.

Dopo due falsi allarmi, una telefonata del commercialista responsabile dello studio che ci comunicava il suo ritardo, notizia questa che incrementava in noi ulteriore tranquillità per l’attuazione del piano, arrivò la telefonata che attendevamo.

Voce maschile: -“ Pronto, Radio Crc?”

E la segretaria: - “Certo caro.”

“Vorrei dedicare una canzone…”

"Un attimo che ti passo lo speaker"

Arrivò il segnale e noi nella stanza ad ascoltare la telefonata

Enzo che oramai era entrato nel personaggio con voce impostata gli chiese: “Ciao amico, sei su Radio Crc, come ti chiami?”

“Mi chiamo Mario e vorrei dedicare una canzone di De Crescenzo, “Ancora”, alla mia ex fidanzata con la speranza che possa ritornare con me”

Noi intanto ascoltavamo già sicuri che Enzo non si sarebbe fermato alla dedica ed infatti non rimanemmo delusi. Come in un copione già scritto Enzo chiese al ragazzo i motivi della separazione e questi lo informò del tradimento da parte della sua ragazza che ad ogni modo egli amava ancora.

“Non preoccuparti Mario, “ancora” è già in scaletta ma credo che la canzone più adatta per la tua ex sia “bella stronza”.”

Nella stanza del pc. delirio di risate.

Questa fu la prima di tante telefonate divertenti che durante quella giornata fecero assumere al lavoro aspetto molto marginale.

..ed anche per il ripetersi di giornate come queste i ricordi degli anni trascorsi allo studio sono sempre vivi.

 
 
 

Dal dentista

Post n°12 pubblicato il 05 Luglio 2005 da partenopeAA
 
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“Una paziente esemplare…magari ce ne fossero sempre come te, il più delle volte ci tocca inventare una miriade di scemenze per rassicurare di volta in volta le persone che si siedono su questa poltrona”. Questo è il commento dello staff, un dentista e tre assistenti (ma dato il grande numero di frequentazione direi tre amici) che ieri mi hanno estratto il secondo dei quattro previsti “morali del giudizi, altrimenti detto “ottavi”.

Il mio percorso “dentistico” ha dei trascorsi da fare invidia a “E.R. medici in prima linea” tante sono le operazioni/terapie alle quali mi sono sottoposta pur di ripristinare in modo assolutamente naturale un sorriso degno di chiamarsi tale, ovvero senza protesi ma solo “riaggiustando” quello che madre natura mi ha donato.

Da piccola mi dovettero estrarre i denti da latte che avevano radici ben impiantate e che non volevano saperne di cadere per lasciare spazio alla nuova generazione. Ricordo che già allora il dentista di turno ad ogni seduta per l’estrazione mi faceva trovare un pubblico di 3 o 4 bambini a cui io dovevo dare prova di coraggio e dovevo testimoniare che l’estrazione di un dente non comportava alcuna sofferenza. I nuovi denti tuttavia stanchi dell’attesa con fare vendicativo decisero di venire fuori storti e così dopo un percorso ortodontico adolescenziale privo di costanza e dunque di efficacia all’età di 22 anni decisi di “mettere le cose a posto” una volta e per tutte. Nel giro di tre anni mi hanno dovuto estrarre altri 4 denti (premolari) per creare dello spazio e per impiantare il nuovo apparecchio ortodontico che ho poi tolto e che mi ha portato a godere di un sorriso del quale vado orgogliosa perché frutto di assoluta forza di volontà e per certi versi direi spirito di abnegazione.

Diventa difficile credere che la stessa persona che a detta di tutti i conoscenti in fatto di denti “è curaggiosa assaje” poi va in escandescenza se nelle sue vicinanze si presenta un’ape o un ragno, una lucertola o una rana. Misteri della psiche

 

 
 
 

La convalescenza

Post n°11 pubblicato il 01 Luglio 2005 da partenopeAA
 
Tag: Anima
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Mi ero ripromessa di non riportare versi o poesie sul blog per “allungà ‘o broro”, come si dice dalle mie parti, tuttavia c’è un passo di un libro noto, “il piacere di Gabriele D’Annunzio” che come in un ferma-immagine riproduce un periodo della mia vita, nel quale ho compreso che in tutti noi c’è un istinto alla sopravvivenza più forte della stessa ragione.

“La convalescenza è una purificazione e un rinascimento. Non mai il senso della vita è soave come dopo l'angoscia del male; e non mai l'anima umana più inclina alla bontà e alla fede come dopo aver guardato negli abissi della morte. Comprende l'uomo, nel guarire, che il pensiero, il desiderio, la volontà, la conscienza della vita non sono la vita. Qualche cosa è in lui più vigile del pensiero, più continua del desiderio, più potente della volontà, più profonda anche della conscienza; ed è la sostanza, la natura dell'essere suo. Comprende egli che la sua vita reale è quella, dirò così, non vissuta da lui; è il complesso delle sensazioni involontarie, spontanee, incoscienti, istintive; è l'attività armoniosa e misteriosa della vegetazione animale; è l'impercettibile sviluppo di tutte le metamorfosi e di tutte le rinnovellazioni. Quella vita appunto in lui compie i miracoli della convalescenza: richiude le piaghe, ripara le perdite, riallaccia le trame infrante, rammenda i tessuti lacerati, ristaura i congegni degli organi, rinfonde nelle vene la ricchezza del sangue, riannoda su gli occhi la benda dell'amore, rintreccia d'intorno al capo la corona de' sogni, riaccende nel cuore la fiamma della speranza, riapre le ali alle chimere della fantasia.”

 
 
 

Notte di lacrime e preghiere

Post n°10 pubblicato il 29 Giugno 2005 da partenopeAA
 
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“Io mi ricordo, 4 ragazzi con la chitarra e il pianoforte sulla spalla”

Inizia così una delle canzoni in cui si identificano gli studenti che si apprestano a vivere la magica avventura degli esami di stato. Ma mi chiedo: questa canzone ha ancora presa sui giovani o la sua carica emotiva è terminata con il passaggio del millennio? Ehm, sospiro di riflessione

Complice lo strano sogno vissuto stanotte (ero a sfogliare album di foto con alcuni miei amici del quinto anno di itc che tra l’altro non vedo da tantissimo tempo), stamattina ho avvertito una leggera malinconia in ricordo della mia, nostra (eravamo in cinque) notte prima degli esami.

Ricordo come fosse ieri gli ultimi preparativi delle cartucciere, della selezione dei componimenti, dello scarto dietro consiglio di un mio amico dell’unico tema che poi risultò essere oggetto nella prova d’italiano e del tentativo di linciaggio virtuale di questi mentre in aula ne prendevamo atto.

Ricordo la serata leggermente euforica trascorsa in una delle piazze della mia città,”San Domenico Maggiore” ad alto coinvolgimento giovanile, a raccontarci tra una birra e una pizzetta (senza fumare perché all’epoca nessuno tra noi lo faceva) le nostre sensazione dei 5 anni trascorsi insieme. Momenti di emozioni profonde vissuti con la consapevolezza che si sarebbe a breve completato un cilco, quello dell’assoluta spensieratezza, quello del “ci penso dopo il diploma”.

 
 
 

Animazione...forzata

Post n°9 pubblicato il 27 Giugno 2005 da partenopeAA
 
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Discutevo stamane con un’amica sulle prossime vacanze e sulla meta da raggiungere nell’assolato periodo di ferie. Le ho comunicato che quest’anno, salvo imprevisti dell’ultim’ora e con il lavoro del mio fidanzato non c’è mai da stare tranquilli, (ricordo indelebile rimarrà quello che nei progetti doveva essere un fine settimana in pieno relax al mare e che invece diventò per lui un turno interminabile a disposizione dei seggi elettorali e per me una “sauna” forzata in città), ritorneremo con un’altra coppia di amici nel magico salento, terra a cui sono legata da un amore smisurato per il paesaggio e per le tradizioni ancora molto vive e che l’ accomunano per certi versi al mio paese.

Ella invece mi ha detto che quest’anno, vuoi per provare un’esperienza nuova consigliatale da un’amica comune, vuoi per rilassarsi dopo un anno di duro lavoro e per usufruire di comodità e della convenienza del “tutto organizzato” si sarebbe recata in un villaggio turistico.

Nooooooo! è stato il mio urlo alla notizia. Ancora scorrono davanti agli occhi le immagini della mia esperienza di qualche anno fa (nove)  a riguardo.

Ero reduce dagli esami di Stato, avevo dato il massimo negli studi e nella preparazione delle prove finali per conseguire un punteggio che mi avrebbe permesso più opportunità lavorative, a quei tempi (mi suona di anziano sta frase) credevo ancora che i posti di lavoro venissero assegnati per meritocrazia e senza aiuti d’altro genere, che idealista che ero!!

Bene, dicevamo, dopo lo sprint finale degli orali accettai con immenso piacere l’invito di un’amica a recarmi con la sua famiglia in uno dei più rinomati villaggi turistici della penisola per trascorrere quello che nei miei pensieri era un agosto rilassante.

La smentita arrivò già all’arrivo, fummo accolte da un coro festante di scalmanati che seppi poi essere gli animatori del villaggio, i quali ci aggiornarono del programma del centro “benessere” simile ad un tour per la lotta alla sopravvivenza, dalle 9.00 di mattino in poi ogni ora era impegnata: lezioni di acqua gim, aerobica, vela, windsurf, equitazione, tiro con l’arco, tennis, balli latino americani…

Mal si coniugava la mia vacanza con la presenza degli animatori che a più riprese cercavano di coinvolgermi nelle loro assurde imprese e comunque a nulla sembravano valere i loro continui sforzi per convertirmi alla loro visione di divertimento  Io, che della pigrizia ho fatto uno status vivendi e che trovo il massimo del languore in una sdraio a bordo piscina con un coctail in mano e magari per essere più audace accompagnata da due “indigeni” che mi sventagliano con le palme, non sopportavo le loro invadenze e pur di liberarmi dalla loro presenza asfissiante accettai la proposta di uno di questi, Mike, che tra l’altro mi disse apertamente che per lui ero una sfida, in quanto nella sua lunga esperienza non aveva mai trovato una persona come me che lo demotivasse professionalmente.

Egli mi assicurò di lasciarmi in pace se io avessi partecipato perlomeno ad una delle tante attività offerte dal villaggio e ricordo il suo sorriso a metà tra l’incredulo e il divertito per la prova “agonistica” da me scelta e che mi vide anche vincente: il torneo di scala 40.

 
 
 

Terra mia

Post n°8 pubblicato il 23 Giugno 2005 da partenopeAA
 
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Libera e piacevole consuetudine è diventato scriverti ad intervalli regolari di tempo per non permettere alla distanza di fare ulteriori danni di quelli già commessi..

Così esordiva una lettera inviata ad un caro amico tempo fa. Nello specifico era per un mio ex collega di lavoro trasferitosi in una delle città del nord perché vincitore di un’offerta lavorativa che gli garantiva una crescita professionale ed economica che nella mia città purtroppo è difficile avere. Uno di quei casi di emigrazione che ci sembrano così lontano quando leggiamo le cronache degli sbarchi sulle coste siciliane ed invece così presenti nelle nostre esperienze di vita. Mi direte, “ma il tuo amico non è clandestino”, è italiano, nei dettagli è napoletano che per una buona fetta di persone ancora alimenta pregiudizio, egli era in cerca di un lavoro pulito, vero anche questo, ma spinto dallo stessa voglia di miglioramento che anima i tanti disperati che approdano sulle nostre terre.

Sono trascorsi oramai 4 anni che ha cambiato città e  seppure entrambi alimentati dal  proposito di voler conservare il solido rapporto d’amicizia che avevamo ai ” tempi dello studio commerciale” è divenuto nei giorni, nei mesi, negli anni sempre più difficile tener fede alle promesse. Non credo sia la distanza quanto il fatto di non vivere più la stessa realtà a separarci, fortunatamente egli superato il trauma iniziale e quella sorta di appucundria (malinconia, saudade) caratteristica di ogni napoletano che si rispetti si è completamente ambientato nella nuova città e pur considerando la diversità delle abitudini si è adeguato e con il tempo amalgamato alla società circostante.

Penso a lui e rifletto sulla simile scelta che mi appresto a compiere, dettata però non dall’esigenza lavorativa ma dall’amore per il mio uomo. A breve (max dicembre) mi trasferirò in altra città, raggiungerò il mio fidanzato che oramai ci vive già da un anno e che in quanto appartenente alle forze dell’ordine è un po’ abituato a questa sorta di vagabondaggio lungo lo stivale, in quattro anni ha cambiato 3 città ed ha trovato, salvo decisioni personali, in Toscana la sua destinazione definitiva.

Non sono i sentimenti ad inquietarmi, il mio cuore è innamorato e non infatuato, la scelta di voler condividere il percorso di vita con un uomo al quale mi sento incatenata da un amore interminabile è stata presa da tempo tuttavia lasciando la mia città mi sembra quasi di fare un torto alle mie radici. Io vivo la mia napoletanità a 360°, sono legata da una sorte di odio-amore per questa terra che maltratta i suoi figli più cari e da sempre lascia maggiore notorietà a chi vuole trasformarla in campo di battaglia con continui soprusi e criminalità. Il timore è  di ritrovarmi anch’io tra qualche anno, come il mio amico, pienamente incorporata in altra cultura anche se ad allietarmi in questo cammino interiore c’è la forte convinzione di portare dentro una tradizione incancellabile fatta di drammi e commedie, musiche e poesie…miseria e nobiltà.

 
 
 

Alternativa....a pezzi

Post n°7 pubblicato il 22 Giugno 2005 da partenopeAA
 
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Uffa ci risiamo, sto elemosinando una parete libera a mia sorella, forse si decide a cedermela ma vuole entrare nel merito della scelta…no, non avete letto male, è per colpa del mio passatempo preferito che sta diventando digggiamolo una vera ossessione: la composizione di puzzle. Avete presente quelle scatole con tante tesserine che ad incastro compongono un quadro? Ecco, quelle.

Casa mia oramai ne è invasa! Ho iniziato con una figura da 3000 pezzi che rappresentava il porto di Palma di Maiorca…che tra l’altro non ho mai visto e per dirla tutta mi ricorda in più punti quello di Gaeta, non che mi faccia estasiare ma mi addolora deporlo, oramai è diventato parte integrante della mia camera e mi dispiacerebbe abbandonarlo anche se tra qualche mese sarò io ad andare via…ma questa è un’altra storia.

“Ma chi t’ o fa fa, ma nun s’attaccano e cerevelle?”  è il commento solito delle persone che mi osservano mentre con fare rilassato mi dedico al mio svago senza comprendere che la stessa attività sortisce effetto differente a seconda del valore che diamo alla parola “distensione”. Il mio hobby infatti mi permette di coniugare due delle componenti per me fondamentali per raggiungere lo stato di quiete e magari per riprendermi da distrazioni esterne: attenzione ai particolari e silenzio. 

Sembro una bambina quando con sorriso stampato sulle labbra mi dirigo verso gli scaffali e mi consumo nella scelta della figura rappresentata sulla scatola e cerco come aiuto di riportarla con l’immaginazione sulla parete. Nell’ultimo periodo mi sono dedicata ai dipinti del Canaletto e di Botticelli ed ora, dopo numerose richieste ai vari rivenditori, ho finalmente trovato uno dei miei quadri preferiti “l’urlo” di Munch ma conoscendo i gusti di mia sorella difficilmente mi concederà l’onore di vederlo esposto, liquiderà la mia preferenza con una frase del tipo “me fa impressione” e magari propenderà per “i cherubini” di Raffaello che nonostante sia ugualmente famoso, in tutta sincerità, trovo orribile.

p.s. si accettano eventuali consigli

 
 
 

Dettagli.....intimi

Post n°6 pubblicato il 20 Giugno 2005 da partenopeAA
 
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Mai ritorno a lavoro dopo la pausa del week end è stato meno traumatico di stamani ed i motivi sono da ritrovare nelle belle giornate trascorse e principalmente nel ritorno, dopo un mese di assenza, del mio fidanzato. E’ proprio vero che quando i momenti sono ricercati e frutto di sofferenze dovute alla distanza che ci separa acquisiscono maggiore valore e i piccoli gesti, magari quelli che spesso diamo per scontato vengono invece cullati e racchiusi nello scrigno degli attimi più cari. Ovvio che non posso continuare per tutto il blog a raccontarvi del mio amore senza rischiare ai lettori un attacco di diabete visto l’alto tasso di zuccheri contenuti ed anche perché sono del parere che i sentimenti non vadano ostentati.

Un episodio significativo della nostra storia però ho piacere di raccontare. Magari la stragrande maggioranza può ricordare il primo bacio, la prima serata al chiaro di luna, io invece ricordo il primo incontro con un… "capo di abbigliamento".Comprendo il disorientamento provocato da questa affermazione e proverò ad essere maggiormente chiara nell’esposizione dei fatti.

Ho sempre dato importanza ai particolari, sia caratteriali che fisici. Una persona per catturare la mia attenzione non deve essere per forza bella ma deve avere un segno distintivo che la differenzi dagli altri, magari quasi impercettibile alla folla ma che diventa per me punto di attrazione.

Da premettere che amo tantissimo l’uomo che cura il proprio abbigliamento intimo, ritengo che aumenti il magnetismo e la virilità dunque diventa quasi difficile credere che il marchio che abbia trasformato il mio uomo in speciale sia, reggetevi forte, l’antiestestica, casta, demotivante canottiera a righe.

La scoperta ha avuto su di me un effetto devastante perché mi ha fatto comprendere se ancora ce ne fosse bisogno di essere realmente innamorata per tramutare un particolare che in altro momento avrebbe avuto effetto frenante.

Sono da sempre consapevole che l’amore si manifesta attraverso le sfumature, i dettagli, le rifiniture e la canottiera a righe è forse una delle prove più evidenti.

 
 
 

Tanto Tanto Tanto. . per perdere il tempo

Post n°5 pubblicato il 16 Giugno 2005 da partenopeAA
 
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Stamattina nel percorso casa-lavoro, non completamente connessa con il mondo circostante, ascoltavo la radio che trasmetteva quello che si preveda essere il nuovo tormentone estivo: “Tanto” di Jovanotti ed ho percepito essere una di quelle canzoni che o la si ama o la si odia (ma non erano le scarpe della Superga? mah, meglio non approfondire)..ad ogni modo,vuoi per rincoglionimento mattutino, vuoi per riprendere coscienza della nascita del nuovo giorno ho simpaticamente risposto alle domande che Il buon Lorenzo si pone nella canzone e così ho deciso di riportare il testo “personalizzato” (in grassetto ci sono i miei interventi) 

Che stai facendo? Provavo a dormire fino ad un attimo prima che tu cantavi

Che cosa cerchi? La strada per andare a lavoro

Hai uno scopo? Si, di ammazzare questo cretino nella macchina davanti che strombazza da 10 minuti

Dove ti trovi? Nel traffico, non si era capito?

E come vivi? Na meza schifezza (dai che non è vero!)

Di dove sei?  Di Napoli..a città d’o sole e d’o mare..e ci aggiungerei “del traffico”

Qual è il tuo aspetto? Ma intendi stamane?..meglio che rimango sul vago

A cosa pensi? A quando finisce sta strunzata

Qual è il tuo impegno? Ehm..’spe che ci penso

Ed il tuo tempo? Ma intendi quello meteorologico o interiore? Oilloc mi dovevo prima o poi “marzulliare”

CHe risultati hai? Non pervenuti

CHe risultati hai? Wue ma li vuoi sapere “a’ fforza”, ma che te ne importa a te dei miei risultati, saranno pure fatti miei

Rido di me, di te, di tutto ciò che di mortale c'è e che mi piace Tanto tanto tanto tanto tantoTanto tanto tanto tanto tantoTanto tanto tanto tanto tantoTanto tanto tanto tanto tanto “e fatta nata risatella allora”

Come va il mondo? Na chiavica (non bene)

Come va il mondo? Come sopra

Come va il mondo? Ma allora nun siente ( non senti)

Come va il mondo? ..e nun saje nemmeno leggere (non sai leggere)

Rido di me, di te, di tutto ciò che di mortale c'è e che mi piaceTanto tanto tanto tanto tantoTanto tanto tanto tanto tantoTanto tanto tanto tanto tantoTanto tanto tanto tanto tanto  oilloc mo se fa nata risata (ecco, ride un’altra volta)

Che cosa fai? Mi hai svegliato completamente, contento?!

Quando sei in forma? ..allora famme pensà l’ultima volta che sono stata in forma

Innamorato? Molto

E lei ti ama? Veramente è un lui, si molto

Come va il mondo? Wue ma allora la tua è una fissazione, te l’ho già scrittoooo

Come va il mondo? Ma vafangul, quanno ce vo ce vo

Che dice il cielo? Aspè che glielo chiedo

E la chitarra...suona!!! ..effetto delle canne eh?

Sei felice? Lo ero prima di rispondere a ‘sto interrogatorio

Hai distrazioni? Assaje .ma pe’ ppiacere

E la salute? Quanno ce sta quella…

E la chitarra...suona!!! e sona

Cosa ti piace? Amare..questa è l’unica certezza

Tra il dire e il fare? “e il”

Cosa ti piace? A MA RE

Tra il dire e il fare? O’ sapevo che non capivi la battuta

Cosa ti piace? A M A R E

Tra il dire e il fare? Te la devo spiegare??

Cosa ti piace? Segui il labiale, non è difficile, ripeti con me A M A R E

Tra il dire e il fare?  Ma i neuroni sono tutti presenti, sicuro??

Tanto tanto tanto tanto tantoTanto tanto tanto tanto tantoTanto tanto tanto tanto tantoTanto tanto tanto tanto tanto   se se ed io sono Rita Levi Montalcini…statte buono cià

 
 
 

Arriva il tornado...

Post n°4 pubblicato il 14 Giugno 2005 da partenopeAA
 
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Da qualche giorno, causa partenza del marito per lavoro, mia sorella si è trasferita a casa mia e si tratterrà per l’intera settimana. Con lei, naturalmente, è venuta la mia nipotina di 2 anni e ½: Federica, soprannominata Attila….e non credo ci sia da motivarne la scelta.

Nei giorni immediatamente precedenti, avevo provveduto a prepararmi per l’assetto anti-sommossa con tanto di imballaggio di libri, cornici e quanto altro presente sui ripiani della mia stanza e sulle mensole raggiungibili attraverso “arrampicamenti” vari . Avevo rischiato perfino di apparire insensibile e snaturata in quanto stavo, a detta dei nonni, i miei genitori, criminalizzando quella che tutto sommato “è na creatura, n’anema ‘e Dio” (un’infante, un’innocente creatura di Nostro Signore). Quanto mai provvidenziale invece è stato il mio intervento e a darmene prova, stamane, è stata la bomboniera andata in frantumi presente sul comodino, unico residuo dell’esodo, lasciata forse con la consapevolezza di volersene liberare.

Effetto collaterale della presenza di mia sorella a casa è l’invasione dei miei spazi e la coalizione silenziosa (..e mica poi tanto) con mia madre. In 27 anni ho maturato una certa autonomia che mi ha portato a prendere decisioni che spesso si sono trovate in forte contrasto con quelle dei miei genitori, sia chiaro, voglio ad entrambi un mondo di bene e non ho mai commesso “pazzie” o cose che mi abbiano portato poi lontano dal loro mondo…tuttavia ho sempre cercato di analizzare ogni particolare senza lasciarmi influenzare in qualsiasi decisione da prendere. Mia sorella invece si è sempre trovata in sintonia in ogni scelta con mia madre. Sembrano vivere in simbiosi e se questo da un lato non nascondo mi ha portato in un passato non “troppo passato” qualche gelosia, non riuscivo in effetti a comprendere quel loro modo di interagire, dall’altro ha contribuito a rafforzare la mia personalità e ad avere cura e rispetto per quelli che amo definire “i miei spazi di silenzio”. La mamma di mia mamma qualche tempo fa mi definì “l’inquilina” non considerando che la ricerca di solitudine da parte mia è frutto della decisione di voler partecipare alla vita familiare per scelta e mai per inerzia.

Evidente che in questi giorni i miei spazi hanno subito una drastica riduzione e questo ha alimentato non poche discussioni sia con le due “alleate”, difficile e logorante controbattere pensieri così diversi quando si nota che alla base non vuole esserci confronto, sia con il mio fidanzato che vive per lavoro temporaneamente lontano da me e che amo definire “la mia camomilla” in quanto riesce sempre a placare i miei istinti distruttivi ;-))

..E a lui vuole andare questa poesia finale, scritta e musicata dal grande Pinuccio (sì lo so, è una canzone)

E so' cuntento 'e stà' cu te pecchè
pecchè me faje guardà' senza vedè'
e mi sopporti pe chello che so'
forse un po' di più
i' cu te ce sto buono e tu…



 
 
 

Domenica al mare

Post n°3 pubblicato il 13 Giugno 2005 da partenopeAA
 
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Ieri mattina alle 9.00,(praticamente la domenica era ai suoi albori), ero nella fase detta scientificamente “tra veglia e suonno” (ultima fase del sonno prima del risveglio) dove basta poco per perdere quei 5 minuti di tranquillità e indisporsi per tutta la giornata, quando sento una scampanellata di porta che si sarebbe classificata sicuramente tra i primi posti al concorso “Fra Martino 2005” : e’ mio cugino Fabio che con inganno si lascia aprire da mio padre. Ha avuto la brillante idea di andare a mare e di coinvolgermi insieme ad altri poveretti per quella che di lì a poco sarebbe diventata un’odiessea. Sento in cucina la voce di mia madre che lo invita praticamente a fiondarsi in camera mia per svegliarmi, ovvio che il sadico non se lo lascia ripetere nemmeno una seconda volta ed è già a scoprirmi le lenzuola per risvegliarmi dal mondo dei sogni promettendomi un’abbronzatura super…”fuori ce sta nu sole che spacca le pietre” recita più falso degli occhiali di Gucci che gli venderanno di lì a poco sulla spiaggia. Oramai avevo compreso che nulla lo avrebbe fatto desistere dai suoi propositi e cerco perlomeno di guadagnare tempo e di giungere all’accordo di prepararmi il caffè mentre provo a prendere coscienza del mondo intorno. Mai preparazione del caffè fu più veloce, in poco tempo dunque mi ritrovo con costume, asciugamano e borsa pronta per andare al mare.

Uscita dal palazzo delle nostre abitazioni non avevo previsto due incontri: il primo con le nuvole che prepotentemente coprivano il sole così da mettere in dubbio l’abbronzatura promessa seguita da uno mio sguardo inceneritore all’indirizzo di mio cugino, il secondo con amici del parco che non potendo andare a mare gufavano sul fatto che avremmo trovato ad attenderci sul lido un bell’acquazzone. Nonostante l’avvertimento decidiamo di dirigerci ugualmente, passiamo a prendere gli altri tre componenti e in pochissimo tempo causa strade sgombre da traffico (..e già questo avrebbe dovuto preoccuparci) ci ritroviamo sulla spiaggia. Il sole poco a poco spunta tra le nuvole ed io rinfrancata mi stendo come una lucertola cercando di monopolizzare i raggi sul mio corpo. Mio cugino insieme ad un amico scarta dalla borsa “colazioni”dei tramezzini con la salsa tonnata che alle 10.30 di mattina diventano un toccasana per i loro stomaci..ehm..

Pensavamo a quel punto di averla scampata bella, che la giornata si stava riaggiustando tantochè decidiamo di tuffarci a mare..ma alle 13.00 il cielo si oscura del tutto, le nuvole spadroneggiamo eliminando anche le poche speranze rimaste e con aria desolata riprendiamo le nostre cose e ritorniamo a casa con in mente un solo pensiero: “cogliono chhiù l’uocchie ca e scuppiettate” (fanno maggiore bersaglio gli occhi delle persone che i colpi di fucile )

 
 
 

Le colonne sonore

Post n°2 pubblicato il 10 Giugno 2005 da partenopeAA
 
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Stamane leggevo un intervento sul forum in riferimento ai film di Dario Argento e ripensavo all'effetto che su di me ebbe la visione di Profondo Rosso, beh in tutta sincerità credo che per il suo genere sia uno dei film più riusciti..ma l'aspetto che volevo sottolineare è che, nei giorni immediatamente successivi alla visione, continuavo a sentire nelle orecchie il motivetto del carillon che l’assassino azionava prima di compiere i suoi delitti. Mi veniva da pensare quanto sia importante la scelta delle musiche in un film e quanto esse possano incidere nei nostri ricordi. Dello stesso film non posso non ricordare il tema dominante che poi negli anni è diventata una delle musiche cult.

Le colonne sonore mitiche sembrano appartenere però ai film del passato, sarà che venivano curati in tutti i particolari, sarà che nel tempo sono state maggiormente riproposte: credo che i western e le musiche di Morricone avranno sempre un posto predominante rispetto alle altre.

Un altro aspetto che tenevo a sottolineare è l’evoluzione che le musiche hanno avuto su di me ma credo sul grande pubblico in seguito alla varietà dell’utilizzo, provo ad approfondire avvalendomi di qualche esempio dimostrativo per rendere con maggiore chiarezza il mio pensiero.

Provate ad ascoltare la colonna sonora di uno dei film più noti della storia del cinema: “Via Col Vento” quale sensazioni prevarranno? L’importanza dell’amore, la prepotenza dei sentimenti, la sofferenza della guerra, l’attaccamento alla propria terra, Tara  o….il disgusto per i politici, il debito pubblico e il contratto con gli italiani?..e nell’ascoltare le musiche de “il Gladiatore” evocherete le gesta di questo eroe, ammirerete nel ricordo la beltà di Russel Crowe o penserete a Tonino Guerra che invita Gianni ad essere ottimista?

..e sulle note del Postino di Luis Bacalov vi lascio alle vostre riflessioni

 

 
 
 

Benvenuti!

Post n°1 pubblicato il 09 Giugno 2005 da partenopeAA
 
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..Era da un po’ di giorni che mi frullava nella testa l’idea di creare un blog, ti ritagliarmi uno spazio anch’io in questo mondo “virtuale”, non che non lo facessi già, i miei interventi regolari nel forum di libero mi hanno dato la possibilità di esternare i miei pensieri..ma il blog è una sorte di casa propria dove chi viene a leggere è un po’ come se venisse a prendere un caffè a casa tua (magari meglio un centro commerciale, con i tempi che corrono non si può essere sicuri ;-))

Una delle perplessità che mi portavano a desistere dall’iniziativa era legata alla “sindrome del foglio bianco” della quale sono affetta da tempo immemore. Anche a scuola mi capitava di frequente, magari ero capace di scrivere temi che superavano le quattro pagine e senza furberie varie come scrivere a righe alterne..ma dovevo trovare come escamotage qualcosa che non mi facesse pensare all’inaugurazione del foglio..e dopo vari espedienti quello più efficace era scrivere frasi senza senso che poi a lavoro ultimato cancellavo (per la serie “che se fa pe' illudere 'a mente”). Sembra chiaro dunque che anche in questo caso avrei voluto utilizzare il “trucchetto scolastico” per il debutto nel blog ma ho scoperto di essere affetta per l’occasione dalla “sindrome da assenza di frasi senza senso”, giuro, non me ne veniva una in mente tantochè stavo pensando seriamente di abbandonare “la missione blog”, quando, oramai in zona Cesarini, in soccorso mi è venuto il testo di una canzone..che poi oltre ad avere un senso ben definito nella mia vita, sarà anche mia compagna in questo percorso, magari attraverso il racconto di aneddoti, esperienze di una “sirena” (visto il nick, concedetemelo) che sente tutto quanto il peso delle sue radici, l’attaccamento alla sua terra tra l'inferno e il cielo. A presto

 

(Napule è na' camminata int' e viche miezo all'ate. Napule è tutto nu suonno e a' sape tutto o' munno ma nun sanno a' verità.)

 

 
 
 
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