Creato da: diefrogdie il 27/09/2007
Diario politicamete scorretto di un catto-democratico.
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DIEFROGDIE?Perchè DIEFROGDIE? La storia è lunga. La si può sintetizzare nel modo seguente: tutto sembra nascere da un verso di una poesia (l'immortale "Se questo è un uomo" di Primo Levi). Il verso è "Vuoti gli occhi / e freddo il grembo / come una rana d'inverno", verso successivamente ripreso nella poesia di Scardanelli "Canto di Azatoth II" (http://blog.libero.it/scardanelli), nella quale poesia la rana diviene il simbolo della morte, della sconfitta, del tradimento. Allora muori (DIE) rana (FROG) muori (DIE), perchè la vita nonostante tutto deve continuare. Il curatore del blog
Post n°129 pubblicato il 14 Ottobre 2009 da diefrogdie
LA MICRO-CELLULA Una brutta notizia è quella del primo kamikaze che si fa esplodere in Italia. Inizialmente si è parlato del gesto di un isolato fanatico, probabilmente psicopatico e con problemi economici alle spalle. Poi è venuto fuori che si trattava di un terzetto, poco organizzato, ma tale da costituire quello che gli esperti chiamano cellula terroristica autonoma o meglio spontanea. Non è detto che l'inchiesta riservi altre brutte sorprese una volta esaminato il materiale trovato durante le perquisizioni. Gli inquirenti devono accertare cosa ha trasformato tre insospettabili in militanti attivi. Quindi capire se sono realmente "autonomi". I nord africani si sono ispirati a quello che hanno letto ho visto in tv? O qualcuno, pur senza far parte della micro-cellula, li ha istigati intuendo la loro voglia di fare qualcosa? Certamente Mohammed Game, con i suoi problemi personali, è diventato il candidato ideale per un gesto disperato e amatoriale. Forse voleva trasformarsi in uno “shahid”, un martire per chiudere con i suoi guai. Augurando buon lavoro a polizia e carabinieri, ho scovato su internet (http://www.ilfoglio.it/zakor) una bella notizia: Geert Wilders ha vinto la causa contro il governo di Sua Maestà che lo aveva bandito dal territorio inglese. Eppure le migliaia di minacce di morte che gli sono arrivate in questi anni, la vita "piombata" che conduce, il fatto che fosse in cima alla lista di persone da eliminare ficcata al petto di Theo van Gogh, tutto questo ne fa il principale simbolo della libertà d'espressione in Europa. Non saranno l'appeasement, la fine della libera circolazione delle idee, l'asservimento e la compiacenza a fermare chi vuole distruggere il più grande tesoro della civiltà occidentale: la libertà di parola e di espressione. Qualcosa per cui l'Europa è stata seminata e concimata col sangue di decine di milioni di esseri umani. Per questo Wilders doveva potere entrare in Inghilterra. Questo è quel che avrebbe detto se lo avessero lasciato parlare:
Post n°128 pubblicato il 09 Ottobre 2009 da diefrogdie
GLI INSULTI ALLA BINDI E IL CORPO DELLE DONNE Nella estrema volgarità di Berlusconi c’era, ieri sera, qualcosa di più del suo connaturato disprezzo per le donne che è incapace di vedere se non attraverso le lenti deformanti della sua patologia: donne giovani, belle e innocue, da chiamare a sé e usare a fini sessuali, politici, ornamentali; donne che lo assecondano, onorate dalla sua attenzione e dai benefici che ne possono derivare. Ieri sera nelle parole e nel tono di Berlusconi traspariva tutto lo sconcerto e la rabbia di trovarsi di fronte una donna pensante che lo contrastava politicamente. Per lui infatti, e lo ha ampiamente dimostrato in tante esternazione, la donna è un “corpo” e l’unico modo che ha di interagire con una donna è quello di ridurla semplicemente al suo corpo.
Vorrei però aggiungere una mia spiacevole impressione personale, che mi auguro non risponda del tutto al vero. La reazione del mondo politico oggi è stata unanime, tutte le donne e gli uomini del Pd, e anche di altri partiti, hanno offerto solidarietà alla Bindi e si sono detti sdegnati per il tono sguaiato di Berlusconi. Nessuno che abbia fatto notare come Berlusconi sia uscito sconfitto dallo scontro con un politico dell’opposizione che ha saputo fronteggiarlo con gli argomenti della politica e che ha suscitato in lui proprio per questo una reazione furiosa. Questa dimenticanza non è un bel segno. Fa tristemente sospettare che la visione del mondo di tipo berlusconiano abbia ormai permeato anche coloro che si ritengono - e che in effetti sono - suoi antagonisti. STEFANIA ROSSINI - L'ESPRESSO
Post n°127 pubblicato il 02 Ottobre 2009 da diefrogdie
Chi si ricorda di Gilad Shalit? Chi si ricorda di Gilad Shalit? Tre anni fa veniva rapito, in un atto di guerra, il caporale israeliano Gilad Shalit. Ogni giorno che passa peggiorano le condizioni del caporale israeliano nelle mani di Hamas. E’ la regola che vale per ogni soldato israeliano rapito dai terroristi. Soldati gettati in una fossa senza luce e in pessime condizioni, vessati dalla propaganda islamica. La scorsa estate, il comune di Roma, in segno di solidarietà con Israele, ha concesso la cittadinanza onoraria a Gilad Shalit.
Lo scambio è previsto per oggi venerdì 2 ottobre. La notizia, proveniente da fonti della sicurezza egiziana, è confermata sia da Hamas sia da una nota dell’ufficio del premier israeliano Binyamin Netanyahu. Da da pensare un po’ che, in concreto, si tratta di uno scambio fra un video, di pochi istanti, contro venti combattenti dedite al terrorismo. Ma tant’è. I mediatori egiziani e tedeschi, coinvolti nelle trattative per la liberazione di Shalit, considerano lo scambio un piccolo passo, ma importante verso la liberazione del soldato, sequestrato dai guerriglieri di Hamas. Israele rilascerà le 20 donne dopo aver ricevuto il videotape, della durata di un minuto, e dopo la pubblicazione dell’elenco dei loro nomi motivata dalla necessità di concedere ai cittadini israeliani di manifestare eventuali obiezioni. Concludo con una piccola considerazione: chi continua a parlare di “occupazione”, si è forse dimenticato che Shalit è l’unico ebreo rimasto in tutta la Striscia di Gaza.
Post n°126 pubblicato il 23 Settembre 2009 da diefrogdie
HANNO VINTO I BUONI - SULLA NOMINA ALLA DIREZIONE DELL'UNESCO Era assolutamente inattesa, fino a pochi giorni fa, l’elezione di Irina Gueorguieva Bokova alla direzione dell’Unesco. E ancor di più la cocente sconfitta di Farouk Hosni, sostenuto da uno schieramento internazionale cementato dalla realpolitik. Sarà perché la soglia dell’accettabilità era stata ampiamente oltrepassata, sarà per la resipiscenza di chi pensava si potesse sorvolare sulla smodatezza con cui Hosni aveva auspicato di «bruciare» personalmente i libri israeliani, fatto sta che la candidatura di una donna impegnata sul fronte dei diritti umani, sulla difesa della democrazia, sulla battaglia per l’eguaglianza tra i sessi, la bulgara Bokova, è apparsa più credibile, più adatta a quel ruolo così delicato e cruciale. Ha perso l’arroganza di chi ha voluto imporre un candidato dalla biografia impresentabile. Da Parigi arriva perciò una buona notizia. E si rafforza, finalmente, la convinzione che non si possa pronunciare qualunque nefandezza senza doverne pagare dazio. Ora a Irina Bokova la responsabilità di rappresentare non la diga per arginare il peggio, ma la scelta giusta nel posto giusto. La sua biografia, a differenza di quella di Hosni, induce all’ottimismo. Pierluigi Battista - www.corriere.it
Post n°125 pubblicato il 18 Settembre 2009 da diefrogdie
Post n°124 pubblicato il 17 Settembre 2009 da diefrogdie
Tag: Italia
Post n°123 pubblicato il 16 Settembre 2009 da diefrogdie
AIUTO, NON CI SIAMO INTEGRATI! Apprendo ora una notizia che mi sconvolge: un cittadino italiano, probabilmente un estremista cristiano, immigrato in Egitto ha ucciso a coltellate la figlia 18enne, colpevole unicamente di mantenere una relazione con un ragazzo mussulmano di qualche anno più grande. Sembra che, alla base del folle gesto, ci siano motivazioni religiose e di odio etnico. Fine dell'incubo. La notizia vera è questa: MILANO - È stata accoltellata dal padre mentre si trovava in auto con il fidanzato. La ragazza, una 18enne di origine marocchina, è morta dissanguata in un boschetto di Montereale Valcellina, in provincia di Pordenone, dove cercava di sfuggire alla furia del genitore. Una tragedia dietro alla quale potrebbero esserci anche dei motivi religiosi. La vittima si chiama Sanaa Dafani e da quattro-cinque mesi stava con Massimo De Biasio, 31 anni. El Katawi Dafani, il padre, un aiuto cuoco di 45 anni che lavora a Pordenone, di quella relazione non ne voleva neppure sentir parlare. Poco prima delle 19 di ieri ha sorpreso i due giovani in automobile nella frazione Grizzo di Montereale Valcellina. Stavano andando alla «Spia», il ristorante di cui De Biasio è socio e dove lei lavorava come cameriera. Si è avvicinato all’Audi con un coltello in mano. La figlia è schizzata fuori, ha tentato di scappare ma uno dei fendenti le ha reciso la gola. Il ragazzo si è salvato: non è in gravi condizioni ed è stato lui a lanciare l’allarme. Alcuni amici della coppia raccontano che la differenza di età, 13 anni, non era l’unico motivo per il quale l’uomo non voleva accettare il fidanzamento. Quell’italiano cattolico doveva stare lontano da una ragazza musulmana. Per questo li aveva minacciati più volte e, nell’ultimo periodo, la situazione si era fatta sempre più tesa. Saana si era trasferita da Massimo solo da qualche settimana. Quando ieri sera i carabinieri della compagnia di Sacile hanno fermato El Katawi, l’uomo si stava cambiando, cercando di far sparire le tracce di sangue di sua figlia. Il sindaco di Azzano Decimo, il leghista Enzo Bortolotti, si dice sdegnato: «Un altro caso Hina che dimostra l’impossibilità di integrazione con la cultura islamica».
Post n°122 pubblicato il 11 Settembre 2009 da diefrogdie
Oggi anniversario della data che ha cambiato la storia del mondo. Senza alcuna ipocrisia e con forte orgoglio, ripeto il grido che fu urlato da tutti subito dopo l'orrendo attacco all'Occidente tutto, anche se dopo troppo spesso dimenticato in nome del politicamente - islamicamente? - corretto. Il grido: Cosa resta dell'11 settembre Otto anni dopo, il mondo sta dimenticando perché siamo in guerra Oggi è l’ottavo anniversario degli attacchi islamisti dell’11 settembre 2001, ma le recenti polemiche sulle cosiddette “torture” ai prigionieri di al Qaida, che in realtà nascondono una critica alla strategia politica, militare e liberatrice scelta da Washington subito dopo il crollo delle Torri, rischiano di far dimenticare quale sia il vero motivo per cui una vasta coalizione internazionale da otto anni è impegnata a cacciare i talebani dall’Afghanistan e da sei a costruire un nuovo Iraq privo del despota Saddam. Otto anni sono tanti. C’è la fisiologica tendenza a rimuovere il ricordo delle stragi di New York e Washington, favorita da un periodo di relativa serenità occidentale – con le eccezioni degli attacchi a Londra e Madrid – resa possibile proprio dalla strategia adottata dalla Casa Bianca e oggi messa in discussione. Politici e commentatori di destra e sinistra chiedono di fare un passo indietro, si accapigliano su aspetti burocratici che non tengono conto delle ragioni della missione in Afghanistan e anticipano così l’annunciata offensiva di autunno del fronte neopacifista. Il paradosso è che a non cedere, e a far rivivere lo spirito post 11 settembre, al momento c’è proprio Barack Obama, il presidente che secondo il pensiero unico vigente nelle redazioni occidentali avrebbe dovuto cancellare con un tratto di penna le sporche avventure mediorientali di Bush. Christian Rocca - www.ilfoglio.it
Post n°121 pubblicato il 10 Settembre 2009 da diefrogdie
PD ED IMMIGRAZIONE Un'intelligente analisi politica di Angelo Panebianco in merito alla proposta politica del Partito Democratico in materia di immigrazione, e circa la necessità per il bene del Paese di proporre soluzioni realistiche per risolvere quello che - a mio modesto parere - è e sarà sempre di più il problema dei problemi, il problema su cui la credibilità di ogni governo e di ogni proposta politica sta o cade. [...] Faccio solo l’esempio di un problema nel quale la debolezza, di visione e di proposte, del Pd è evidente: la questione dell'immigrazione. I punti di criticità sono due: il problema dell'immigrazione clandestina e quello dell'immigrazione islamica. C'è poi la questione dell'immigrazione islamica. Bisognerebbe smetterla di gridare all'islamofobia tutte le volte che qualcuno ricorda che l'immigrazione islamica è quella che comporta le maggiori difficoltà di integrazione e, in prospettiva, i rischi più seri. Come dovrebbero insegnarci le imprudenti politiche della Gran Bretagna e dell'Olanda, «dialogo» e «accoglienza» non risolvono il problema. di ANGELO PANEBIANCO
Post n°120 pubblicato il 04 Settembre 2009 da diefrogdie
CON DINO BOFFO CONTRO I NEMICI DELLA LIBERTA' “RABBRIVIDII A SENTIR PARLARE DEL SANGUE CHE DOVEVA COLARE, ORA SORRIDO” Lo scorso 31 agosto, avevo riportato un commento sulla vicenda Boffo-veltri che ora mi accorgo essere sbagliato, perchè troppo ottimista: credevo che il mulo veltrico e il suo cavaliere pelato sarebbero presto battuti in ritirata. "Da sette giorni la mia persona è al centro di una bufera di proporzioni gigantesche che ha invaso giornali, televisioni, radio, web, e che non accenna a smorzarsi, anzi. La mia vita e quella della mia famiglia, le mie redazioni, sono state violentate con una volontà dissacratoria che non immaginavo potesse esistere. L'attacco smisurato, capzioso, irritualmente feroce che è stato sferrato contro di me dal quotidiano «Il Giornale» guidato da Feltri e Sallusti, e subito spalleggiato da «Libero» e dal «Tempo», non ha alcuna plausibile, ragionevole, civile motivazione : un opaco blocco di potere laicista si è mosso contro chi il potere, come loro lo intendono, non ce l'ha oggi e non l'avrà domani. Qualcuno, un giorno, dovrà pur spiegare perchè ad un quotidiano - Avvenire - che ha fatto dell'autonomia culturale e politica la propria divisa, che ha sempre riservato alle istituzioni civili l'atteggiamento di dialogo e di attenta verifica che è loro dovuto, che ha doverosamente cercato di onorare i diritti di tutti e sempre rispettato il responso elettorale espresso dai cittadini, non mettendo in campo mai pregiudizi negativi, neppure nei confronti dei governi presieduti dall'onorevole Berlusconi, dovrà spiegare - dicevo ? Perchè a un libero cronista, è stato riservato questo inaudito trattamento. E domando: se si fa così con i giornalisti indipendenti, onesti, e per quanto possibile - nella dialettica del giudizio - collaborativi, quale futuro di libertà e di responsabilità ci potrà mai essere per la nostra informazione?
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Inviato da: Nicole
il 10/05/2011 alle 21:04
Inviato da: claudio
il 02/03/2011 alle 16:36
Inviato da: Antonio
il 14/01/2011 alle 23:28
Inviato da: luca
il 16/11/2010 alle 21:59
Inviato da: luca
il 26/10/2010 alle 17:24