Creato da: diefrogdie il 27/09/2007
Diario politicamete scorretto di un catto-democratico.
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DIEFROGDIE?Perchè DIEFROGDIE? La storia è lunga. La si può sintetizzare nel modo seguente: tutto sembra nascere da un verso di una poesia (l'immortale "Se questo è un uomo" di Primo Levi). Il verso è "Vuoti gli occhi / e freddo il grembo / come una rana d'inverno", verso successivamente ripreso nella poesia di Scardanelli "Canto di Azatoth II" (http://blog.libero.it/scardanelli), nella quale poesia la rana diviene il simbolo della morte, della sconfitta, del tradimento. Allora muori (DIE) rana (FROG) muori (DIE), perchè la vita nonostante tutto deve continuare. Il curatore del blog
Post n°180 pubblicato il 17 Dicembre 2010 da diefrogdie
EDEN Metà dei cristiani in Iraq è già in esilio. Si ripete la storia degli ebrei fuggiti dai paesi arabi dopo il 1948. La storia della persecuzione cristiana in medio oriente è proibita in Europa, nelle scuole nessuno ne parla e in Vaticano c'è tanta codardia. La famosa eterogeneità mediorientale si sta riducendo alla piatta monotonia di un’unica religione. Lo sfregio dell'Iraq è angosciante perché quella è la terra di cui si narra la presenza dell’Eden e dell'albero di Adamo che cambiò la storia dell'uomo, da Ur proveniva Abramo e Ninive, l’antico nome di Mosul, è la città del profeta biblico Jonah, qui è passato il profeta Daniele, qui riposa il profeta Ezechiele, quello della visione della valle di ossa che rivivono.
Post n°179 pubblicato il 04 Dicembre 2010 da diefrogdie
Post n°178 pubblicato il 10 Novembre 2010 da diefrogdie
Tag: cristiani in Iraq, iraq INSENSIBILITA' (MENEFREGHISMO?) RIGUARDO I CRISTIANI IN IRAQ Riporto una parte di un bellissimo articolo di Toni Capuozzo sulla insensibilità (menefreghismo?) della stampa e dell'opinione pubblica italiana riguardo la drammatica situazione dei Cristiani in Iraq Vorrei, come spesso mi accade, saltare sul carro di qualche perdente. In questo caso: i cristiani d’Iraq [..] Tutto l’ardore che nasce contro l’occupazione israeliana, responsabile di ogni male, evapora quando a calare la mannaia è il fondamentalismo terrorista. E allora se giustamente il ministro degli Esteri Franco Frattini e il buon vecchio Marco Pannella andranno a Baghdad per evitare la condanna a morte di Tareq Aziz, diano un’occhiata anche ai quattro superstiti che non ambiscono al martirio. Ecco due biglietti che mi giungono da San Vittore Olona, da due sorelle irachene cristiane, che non sono tipe da salire su una gru, e nessuno le sta a sentire: Quattro anni fa, con grande fatica e solo dopo molta insistenza da parte di mio marito con l’ufficio visti dell’Ambasciata d’Italia a Baghdad, eravamo riusciti a ottenere un visto turistico per lui che doveva accompagnare mia madre che, colpita da cancrena, aveva subito l’amputazione della gamba destra. Il visto era finalmente stato concesso, dopo più mesi dalla richiesta, dietro la minaccia che, in caso di mancato rientro a Baghdad, mio marito sarebbe stato denunciato per favoreggiamento di immigrazione clandestina. Ora, dopo il recente massacro di cristiani, è ancor più pressante la necessità di poter svolgere le pratiche necessarie a ottenere il ricongiungimento nel più breve tempo possibile, e questo è lo scopo della mia richiesta di aiuto”.
Toni Capuozzo - http://www.ilfoglio.it/soloqui/6773
Post n°177 pubblicato il 02 Novembre 2010 da diefrogdie
MARTIRI All'indomani della barbara uccisione di cristiani a Baghdad, monsignor Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro ha parlato così ai fedeli nella cattedrale di Pennabilli: «Si vede chiaro ogni giorno che passa, in barba a tutti gli irenismi e a tutte le ricerche delle moderazioni, che il terrorismo internazionale ha un obiettivo esplicito: la conquista islamica del mondo e, all’interno di questo obiettivo che certamente sarà a più lunga scadenza, un obiettivo più immediato cioè la distruzione del cristianesimo in Terra Santa, nel Medio Oriente e poi, più o meno, in tutti i Paesi anche di antica tradizione cristiana».
Post n°176 pubblicato il 30 Ottobre 2010 da diefrogdie
Già qualche tempo fa, avevo riportato un articolo di Famiglia Cristiana fortemente critico nei confronti della moralità di colui che è chiamato a governare il Paese. Malattia cronica o semplice esibizionismo? Una cosa è certa: non voglio essere governato da questo tizio! Berlusconi di nuovo nello scandalo!!! La moglie, Veronica Lario, lo aveva già segnalato: uno stato di malattia, qualcosa di incontrollabile. Incredibile che un uomo di simile livello non abbia il necessario autocontrollo.
29/10/2010 L’ultima bufera su Berlusconi e la sua corte di ragazze sta provocando ondate di reazioni, una diversa dall’altra. C’è chi, con linguaggio sprezzante, lo esorta a dimettersi. Chi già apertamente lo insulta nelle rubriche tv, con termini da trivio. Chi vede solo l’aspetto etico e chi tenta analisi politiche a freddo, interrogandosi sule conseguenze. Chi tende a ingigantire e chi tenta di arginare: però nel secondo caso, vedi stampa di destra, con titoloni su tutta la prima pagina. Per una vicenda che si voleva sopire, strana tecnica. E siamo solo all’inizio. Come sa chi ha un minimo di esperienza sul gossip e le sue diramazioni, aspettiamoci il peggio. Giorgio Vecchiato - www.famigliacristiana.it
Post n°175 pubblicato il 26 Ottobre 2010 da diefrogdie
Tag: Uomini di Dio La fede cristiana martoriata è un segreto vincente o una resa alla storia? Quando il Papa fu aggredito per il discorso di Ratisbona, per quel passaggio di elementare buon senso storico e teologico sul nesso tra fede e conversione forzata nella religione maomettana, e nessuno lo difese come si doveva, e il Vaticano si impegolò in gesti di scusa e di correzione non persuasivi perché insinceri mentre i fanatici islamisti chiamavano a raccolta folle vocianti, una suora veniva assassinata, e altri delitti venivano compiuti in nome dell’intolleranza in ogni parte del mondo, ebbi un brivido di paura e un senso di rivolta. La questione non è se vinciamo o perdiamo contro l’Islam, ma se riusciamo o non riusciamo a essere ancora cristiani nel III millennio, vale a dire nella nostra vita. Benedetto XVI sta dicendo che si può. I musulmani si accolgono, infatti, non per pietà o per reciprocità. E tanto meno si ama e si perdona se stessi, prima ancora degli altri, per convenienza o interesse. E’ la fede cristiana stessa che, in definitiva, impone interiormente e pubblicamente di accettare, perdonare e agire virtuosamente, anche quando non vi è nessuna motivata ragione umana e sentimentale per farlo. Il segreto di Ratzinger è la fedeltà e l’autenticità della sua fede, eroica, razionale e trionfante, anche quando non è politicamente in grado d’imporsi, ed è costretta all’umiliazione. La convinzione ultima è che così la Chiesa vincerà alla fine non solo in Cielo, ma anche sulla Terra. La domanda che mi nasce spontanea e che mi tormenta – soprattutto dopa la visione del film “Uomini di Dio” – è se la fede cristiana martoriata è un segreto vincente o una resa alla storia? Riporto uno stralcio del testamento spirituale di Frére Christian, “Quando si profila un addio”:
Se mi capitasse un giorno (e potrebbe essere oggi) di essere vittima del terrorismo che sembra voler coinvolgere ora tutti gli stranieri che vivono in Algeria, vorrei che la mia comunità, la mia chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era donata a Dio e a questo paese. Che essi accettassero che l’unico Padrone di ogni vita non potrebbe essere estraneo a questa dipartita brutale. Che pagassero per me: come potrei essere trovato degno di una tale offerta? Che sapessero associare questa morte a tante altre ugualmente violente, lasciate nell’indifferenza dell’anonimato. la mia vita non ha più senso di un’altra. Non ne ha neanche meno. In ogni caso non ha l’innocenza dell’infanzia. Ho vissuto abbastanza per sapermi complice del male che sembra, ahimè, prevalere nel mondo, e anche di quello che potrebbe colpirmi alla cieca. venuto il momento, vorrei avere quell’attimo di lucidità che mi permettesse di sollecitare il perdono di Dio o quello dei miei fratelli in umanità, e nel tempo stesso di perdonare con tutto il cuore chi mi avesse colpito. non potrei auspicare una tale morte. Mi sembra importante dichiararlo. Non vedo, infatti, come potrei rallegrarmi del fatto che questo popolo che amo sia indistintamente accusato del mio assassinio. Sarebbe un presso troppo caro, per quella che, forse, chiameranno “la grazia del martirio”, il doverla a un algerino, chiunque egli sia, soprattutto se dice agire in fedeltà a ciò che crede essere l’Islam. so il disprezzo col quale si è arrivati a circondare gli algerini globalmente presi. So anche le caricature dell’Islam che un cero islamismo incoraggia. È troppo facile mettersi a posto la coscienza identificando questa via religiosa con gli integralismi dei suoi estremisti. L’Algeria e l’Islam, per me, sono un’altra cosa: sono un corpo e un’anima. L’ho proclamato abbastanza, credo, in base a quanto ne ho concretamente ricevuto, ritrovandovi così spesso il filo conduttore dell’evangelo imparato sulle ginocchia di mia madre, la mia primissima chiesa, proprio in Algeria e, già allora, nel rispetto dei credenti mussulmani. evidentemente, la mia morte sembrerà dar ragione a quelli che mi hanno rapidamente trattato da ingenuo o da idealista.. “Dica adesso quel che ne pensa!”. Ma costoro devono sapere che sarà finalmente la mia più lancinante curiosità. Ecco che potrò, se piace a Dio, immergere il mio sguardo in quello del Padre, per contemplare con lui i suoi figli dell’Islam come lui li vede, totalmente illuminati dalla gloria di Cristo, frutti della sua passione, investiti del dono dello spirito, la cui gioia segreta sarà sempre lo stabilire la comunione e ristabilire la somiglianza, giocando con le differenze. in questo grazie in cui tutto è detto, ormai, della mia vita, includo certamente voi, amici di ieri e di oggi, e voi, amici di qui, accanto a mia madre e a mio padre, alle mie sorelle e ai miei fratelli, e ai loro, centuplo, accordato come promesso! e anche te, amico dell’ultimo minuto, che non avrai saputo quel che facevi. Sì, anche per te voglio questo grazie e questo ad-Dio da te previsto. E che ci sia dato di ritrovarci, ladroni beati, in paradiso, se piace a Dio, Padre nostro, di tutti e due. Amen! Insciallah
Post n°174 pubblicato il 23 Ottobre 2010 da diefrogdie
Un vescovo libanese critica l’islam. E la segreteria di stato lo purga Qui sotto è riprodotto il testo integrale dell’intervento al sinodo per il Medio Oriente consegnato per iscritto dal vescovo libanese di Antiochia dei siri Raboula Antoine Beylouni, così come è apparso sul bollettino italiano n. 21 del 21 ottobre. L’originale è in francese e si trova nel bollettino in questa lingua. Il 22 ottobre, anche “L’Osservatore Romano” ha stampato l’intervento del vescovo. Ma con notevoli tagli, ordinati dalla segreteria di stato. Le parti tagliate sono quelle evidenziate in neretto. Il titolo è quello del giornale della Santa Sede. * LA MADRE DI DIO E L’ISLAM di Raboula Antoine Beylouni In Libano abbiamo un comitato nazionale per il dialogo islamo-cristiano da diversi anni. Esisteva anche una commissione episcopale, istituita in seguito all’assemblea dei patriarchi e dei vescovi cattolici in Libano, incaricata del dialogo islamo-cristiano. È stata soppressa ultimamente per conferire maggiore importanza all’altro comitato; per di più non aveva ottenuto risultati tangibili. Talvolta vengono portati avanti in diversi luoghi vari dialoghi nei paesi arabi, come ad esempio quello del Qatar in cui l’emiro stesso invita, a sue spese, personalità di diversi paesi delle tre religioni: cristiana, musulmana ed ebraica. In Libano, alcuni canali televisivi come “Télé-lumière” e “Noursat” trasmettono programmi sul dialogo islamo-cristiano. Spesso viene scelto un tema e ogni parte lo spiega e lo interpreta secondo la sua religione. Queste trasmissioni sono di solito molto istruttive. Vorrei con questo intervento richiamare l’attenzione sui punti che rendono difficili e spesso inefficaci questi incontri o dialoghi. Ovviamente non si discute sui dogmi, ma anche gli altri temi d’ordine pratico e sociale sono difficilmente affrontabili quando sono inseriti nel Corano o nella Sunna. Ecco le difficoltà con cui ci confrontiamo. Il Corano inculca al musulmano l’orgoglio di possedere la sola religione vera e completa, religione insegnata dal più grande profeta, poiché è l’ultimo venuto. Il musulmano fa parte della nazione privilegiata e parla la lingua di Dio, la lingua del paradiso, l’arabo. Per questo affronta il dialogo con questa superiorità e con la certezza della vittoria. Il Corano, che si suppone scritto da Dio stesso da cima a fondo, dà lo stesso valore a tutto ciò che vi è scritto: il dogma come qualunque altra legge o pratica. Nel Corano non c’è uguaglianza tra uomo e donna, né nel matrimonio stesso in cui l’uomo può avere più donne e divorziare a suo piacimento, né nell’eredità in cui l’uomo ha diritto a una doppia parte, né nella testimonianza davanti ai giudici in cui la voce dell’uomo equivale a quella di due donne ecc. Il Corano permette al musulmano di nascondere la verità al cristiano e di parlare e agire in contrasto con ciò che pensa e crede. Nel Corano vi sono versetti contraddittori e versetti annullati da altri, cosa che permette al musulmano di usare l’uno o l’altro a suo vantaggio; così può considerare il cristiano umile, pio e credente in Dio ma anche considerarlo empio, rinnegato e idolatra. Il Corano dà al musulmano il diritto di giudicare i cristiani e di ucciderli con la jihad (guerra santa). Ordina di imporre la religione con la forza, con la spada. La storia delle invasioni lo testimonia. Per questo i musulmani non riconoscono la libertà religiosa, né per loro né per gli altri. Non stupisce vedere tutti i paesi arabi e musulmani rifiutarsi di applicare integralmente i “Diritti umani” sanciti dalle Nazioni Unite. Di fronte a tutti questi divieti e simili argomenti dobbiamo eliminare il dialogo? No, sicuramente no. Ma occorre scegliere i temi da affrontare e gli interlocutori cristiani capaci e ben formati, coraggiosi e pii, saggi e prudenti, che dicano la verità con chiarezza e convinzione. Deploriamo talvolta alcuni dialoghi in televisione in cui l’interlocutore cristiano non è all’altezza del compito e non riesce a esprimere tutta la bellezza e la spiritualità della religione cristiana, cosa che scandalizza gli ascoltatori. Peggio ancora, talvolta ci sono interlocutori del clero che, nel dialogo, per guadagnarsi la simpatia del musulmano chiamano Maometto profeta e aggiungono la famosa invocazione musulmana spesso ripetuta “Salla lahou alayhi wa sallam” (che la pace e la benedizione di Dio siano su di lui). Per concludere suggerisco quanto segue. Dato che il Corano ha parlato bene della Vergine Maria, insistendo sulla verginità perpetua e sulla sua concezione miracolosa e unica, che ci ha dato Cristo, e dato che i musulmani la considerano molto e chiedono la sua intercessione, dobbiamo ricorrere a lei in ogni dialogo e in ogni incontro con i musulmani. Essendo la Madre di tutti, Ella ci guiderà nei nostri rapporti con i musulmani per mostrare loro il vero volto di suo Figlio Gesù, Redentore del genere umano. Voglia Dio che la festa dell’Annunciazione, dichiarata in Libano festa nazionale per i cristiani e i musulmani, divenga festa nazionale anche negli altri paesi arabi.
Post n°173 pubblicato il 25 Settembre 2010 da diefrogdie
L'ENNESIMO OLTRAGGIO DI AHMADINEJAD Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha creato l’ennesimo incidente all’Onu, suggerendo ieri che dietro l’attentato dell’11 settembre alle Torri Gemelle vi sono “elementi all’interno del governo americano”. A queste parole diversi delegati hanno abbandonato la sala. Poche ore prima, il presidente Usa, Barack Obama, aveva lasciato la porta aperta alla diplomazia con Teheran. Il tutto è avvenuto nella cornice della 65ma sessione annuale dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Sull’attentato dell’11 settembre 2001, che ha fatto oltre 3 mila morti, parlando dalla tribuna, Ahmadinejad ha evocato una teoria secondo cui “elementi all’interno del governo americano hanno orchestrato l’attentato per invertire la discesa dell’economia americana e della sua influenza nel Medio oriente, così da salvare il regime sionista [cioè Israele – ndr]”. Subito le delegazioni di Usa, Gran Bretagna, Ue e di altre 30 nazioni hanno abbandonato l’aula. Rappresentanti di Washington hanno definito le parole del presidente iraniano “detestabili e deliranti”. L'assurda teoria del complotto - che tanto attira cervellini giovani e iper-ideologizzati - è l'erba marcia che nasce sotto le ampie fronde del grande albero della libertà di espressione. Con l'aggravante che nel caso in esame è formulata da un pazzo che considera come un'invenzione pure lo sterminio di sei milioni di ebrei durante la seconda guerra mondiale.
Post n°172 pubblicato il 20 Settembre 2010 da diefrogdie
QUALCOSA NON VA A IKEA ...forse che qualcosa in Europa sta cambiando e si dice finalmente basta all'immigrazione incontrollata, al filo-islamismo iper-ideologizzato e al rifiuto delle nostre libertà? Speriamo.
Post n°171 pubblicato il 06 Settembre 2010 da diefrogdie
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Inviato da: Nicole
il 10/05/2011 alle 21:04
Inviato da: claudio
il 02/03/2011 alle 16:36
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il 14/01/2011 alle 23:28
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il 16/11/2010 alle 21:59
Inviato da: luca
il 26/10/2010 alle 17:24