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GENOA

 

UN AMORE GRANDE

La sera di giovedì 7 settembre, il portone del civico numero 10 di via Palestro, nel nuovo cuore della città di Genova edificato poco più di una decina d'anni prima, era aperto. Alla spicciolata arrivarono dei singolari personaggi che, a vederli oggi, si sarebbe detto fossero appartenuti al Circolo Pickwick. Se l'aspetto tradiva la loro provenienza, i loro cognomi - come si seppe più tardi - non potevano che confermarla: Charles De Grave Sells, S.Green, G.Blake, W.Riley, D.G.Fawcus, Sandys, E.De Thierry, Jonathan Summerhill Senior e Junior, e soprattutto Charles Alfred Payton. Questi, futuro baronetto dell'Impero Britannico, era il Console generale di S.M. la Regina Vittoria a Genova. E l'appartamento (all'interno 4) che accolse l'allegra compagnia d'Albione era proprio la sede del Consolato inglese nella Superba. La cerimonia che stava per andare in scena era l'ufficializzazione del circolo sportivo che da oltre un anno svolgeva una indefessa attività, àuspici e protagonisti i residenti britannici nel capoluogo ligure: il Genoa Cricket and Athletic Club.

 

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« FASCISTA30 anni impuniti »

Ritroviamoci a Genova...

Post n°344 pubblicato il 06 Novembre 2007 da riddik61
Foto di riddik61

È risuonato in questi giorni uno spontaneo appello: tutti a Genova il 17 novembre. A mio avviso è ancora una volta indispensabile una unità di intenti,voglia di linguaggi comprensibili, voglia di sentirsi comunità, la parola non è solo «compagni» ma spesso si usa anche «fratelli».
C'è voglia di solidarietà e di larga partecipazione.

La parola speranza è come se modificasse la vecchia utopia al vivere precario dei nostri giorni.
C'è un bisogno impellente di trovare nuovi sbocchi di costruzione della polis democratica, perché la violenza e la distruzione la stanno mettendo in atto i potenti.
Certamente 300.000 persone, Carlo ucciso e archiviato, un mese di terrorismo mediatico, i lenti processi, le richieste di condanne esemplari ai 25 capri espiatori, la promozione di molti funzionari, la bocciatura della commisione parlamentare (addio articolo 82 della Costituzione), e il rumore ossessivo delle catene (repressione e galera) proveniente dal Palazzo in queste ore, ci chiedono una risposta a dimensione umana, una risposta chiara, lucida, senza tentennamenti e distinguo inopportuni.
Una risposta a chi vuol isolare per renderci individui individualizzati, sempre più individualisti facili prede da colpire.
L'unità non è solo questione di strategia, è profondo desiderio di ricomposizione, che non è calcolata, una volontà intrinseca di una moltitudine di solitudini.
Chi se non chi era a Genova può rilanciare la politica dell'inclusione partecipativa per opporsi al meccanismo produttivo globale che ci esclude non solo dai diritti, ma dalla nostra stessa vita e di quella di miliardi di persone in tutto il mondo. Ritroviamoci gioiosi a Genova.
Nel 2001 Genova umiliata, militarizzata. Porto chiuso, aeroporto presidiato, stazioni ferroviarie bloccate, negozi barricati.
E soprattutto è saltata la «legalità» con numerosi e inaspettati episodi di «squadrismo di stato» culminato nella tortura degli arrestati.
Riscopriamo Genova con cortei,dibatti incontri musica...ecologia,lavoro, precarietà, rapporti umani controllo dei media, controllo delle menti, la pace, la giustizia, la verità.
Un movimento che si globalizza e si interroga ormai in tante parti del mondo: la resistenza indio-afro-popolare.
Vogliamo tornare a parlarci, a raccontarci, a organizzarsi, dove le differenze si riconoscano legittime, in cui la pluralità sia esplicitata per edificare gioiosi divenire collettivi.
Sia ben chiaro: la consapevolezza di partire da un momento di grande indignazione e di resistenza attiva.
La «gente» di Genova non può perdere questa grande opportunita'!
Donne, uomini, ragazze, ragazzi che non vogliono più sentire parlare dell'onnipotenza del mercato, dei valori di scambio e della guerra continua.
Vogliamo con tutto il cuore impegnarci nello stare insieme, sperimentando il costruire comune: l'essere comuni e pacifici.
Questo vecchio prete partigiano, persuaso di far cosa utile, invita per martedì 6 novembre alle ore 10.30 nella comunità San Benedetto in Genova gli animatori di quelle giornate per mettere le basi dell'organizzazione.
Se questa condizione è condizione di molti dobbiamo parlare fra molti.

Don Andrea Gallo

Lettera pubblicata su Il Manifesto di sabato 3 novembre 2007 

 
 
 
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Un blog di: riddik61
Data di creazione: 28/06/2005
 

CHE GUEVARA

 

HO SENTITO CHE NON VOLETE IMPARARE NIENTE

Ho sentito che non volete imparare niente.
Deduco: siete milionari.
Il vostro futuro è assicurato - esso è
Davanti a voi in piena luce. I vostri genitori
Hanno fatto sì che i vostri piedi
Non urtino nessuna pietra. Allora non devi
Imparare niente. Così come sei
Puoi rimanere.

E se, nonostante ciò, ci sono delle difficoltà, dato che i tempi,
Come ho sentito, sono insicuri
Hai i tuoi capi che ti dicono esattamente
Ciò che devi fare affinché stiate bene.

Essi hanno letto i libri di quelli
Che sanno le verità
Che hanno validità in tutti i tempi
E le ricette che aiutano sempre.

Dato che ci sono così tanti che pensano per te
Non devi muovere un dito.
Però, se non fosse così
Allora dovresti studiare.

-Bertolt Brecht

 

UN DOVEROSO RICORDO

immagine

www.uaar.it

Campagna di “sbattezzo”


Il più importante riconoscimento giuridico ottenuto dall’UAAR.

In risposta all’arroganza delle gerarchie ecclesiastiche, abituate a millantare cifre fantasiose sul numero dei proprî fedeli basate sui battesimi, l’UAAR ha sensibilizzato i proprî soci a chiedere alle parrocchie la cancellazione del proprio nome dai registri dei battezzati.

L’indisponibilità dimostrata dal clero cattolico ad accogliere questa richiesta ha spinto l’UAAR a presentare un’istanza al Garante per la tutela della privacy: quest’ultimo, nel settembre 1999, si è pronunciato sull’argomento riconoscendo il diritto di ogni cittadino a veder annotata la propria volontà di non essere più considerato un fedele della Chiesa cattolica. Il 21 novembre 2002 la Conferenza Episcopale Italiana, riunita in seduta plenaria, ha preso ufficialmente atto della legittimità delle richieste di cancellazione degli effetti civili del battesimo formulate dai soci UAAR.

Da allora, migliaia di cittadini italiani si sono “sbattezzati”, anche se nel frattempo l’obiettivo “statistico” è venuto meno (le cifre diffuse sui battesimi sono comunque non vere).

Il timore di subìre pratiche religiose quando non si hanno più le forze per impedirle; la spinta a uscire da un’organizzazione sempre meno religiosa e sempre più politicizzata, mandandole un segnale molto forte; la volontà di non essere più considerato, da un punto di vista legale, subordinato alle gerarchie ecclesiastiche; la scelta di essere coerenti fino in fondo; l’orgoglio di rivendicare la propria identità atea: tutte queste motivazioni hanno creato un vero e proprio fenomeno di costume, che ha attirato l’attenzione di diversi media.

Per maggiori dettagli consultate la scheda relativa: troverete anche un modulo pro-forma da compilare e spedire per cancellare ogni effetto civile derivante dall’appartenenza alla Chiesa cattolica.

 

QUARCöSA


Aldo Gennaro

Ho bezëugno de credde
in quarcösa
co no segge lontan
comme o çê.
Quarcösa co segge ciù vixin,
ciù concreto,
co me parle, co me stagghe a sentî.
Co me dagghe amicizia, emoziôin, amô.
Co me fasse sognà.
Che insemme se posse
giöi, soffrî
de tûtto quello che o futuro
da vitta o l'avià da parte pe noî.
E questo quarcösa
vêuriae che ti fosci tì.

 
 

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