Creato da MabelRock il 05/04/2005

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Gocce di pioggia in uno stagno di provincia

Post n°211 pubblicato il 04 Ottobre 2007 da MabelRock
Foto di MabelRock

Ascolto il mio ritmo.
Rispetto il mio tempo giocando a non esserci.
Nascondendomi negli anfratti delle cose che mi diletto a fare, nella vita che vivo.
Scrivere e ridere.
Non rispondo al telefono invece, lascio che squilli mentre mi concentro nel pensare ad altro, roteando con la lingua intorno al mio punto metallico. Poi mi vedo con persone che sono troppo di tutto o tutto di niente e che comunque non hanno tempo/voglia per/di tenermi stretta.
Io lo so cos’è l’amore. E non è questo.
Non è un lento affezionarsi agli occhi di qualcuno.
Non è non sapere cosa pensare, pensandolo.
Io affittavo ogni volta un paio di ali pesanti per raggiungerlo lassù, dov’era barricato, insieme ai suoi demoni, in quel frenetico susseguirsi di illusioni temporanee e magnifiche che tutto possedevano della fortuna nella sua eccezione più eccelsa.
Mi hanno riempito l’esistenza tanto e così a lungo che, ormai sparite, lasciano in pegno vorticosi mulinelli di vuoto che mi risucchiano da dentro.
Gli errori commessi invece, quasi indipendentemente dalla mia volontà, hanno lasciato ferite profondissime e sanguinanti che ora bruciano.
Ieri sera ci ho rovesciato su un po’ di disinfettante rosa confetto riuscendo a peggiorarne lo stato, poi sono andata a letto.
Quando mi sono svegliata non ero più la stessa.
Così oggi tutti notano cambiamenti di me che io non trovo.
Tutti conoscono qualcosa di me che io non so.
Trascorro il mio tempo grattando la mia superficie pruriginosa cercando risposte, lasciando che tutto cada in pezzi, mentre si alternano nella mente immagini sovrapposte di speranze disfatte e aspettative fallite in un addio senza eco.


 
 
 
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Puntualizzazione ultima:
IO NON SONO UNA MAB.
IO SONO MAB.

 

Se stai per metterti a leggere, evita. Tra un paio di pagine vorrai essere da un'altra parte. Perciò lascia perdere. Vattene. Sparisci, finchè sei ancora intero. salvati. Ci sarà pure qualcosa di meglio alla tv. Oppure, se proprio hai del tempo da buttare, che so, potresti iscriverti ad un corso serale. Diventare un dottore. Così magari riesci a tirar su due soldi. Ti regali una cena fuori, ti tingi i capelli. Tanto, ringiovanire non ringiovanisci. Quello che succede qui, all'inizio ti farà incazzare. E poi sarà sempre peggio.

 

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A volte penso sia stata la luna a partorirmi tra spasmi di cosce pallide sapientemente allargate tra le stelle proprio in alto.
Così appesa sopra un concerto di David Bowie lei si apriva lasciandomi cadere.
Io sono Demon e la luna è mia madre

 

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REVOLVER - Isabella Santacroce

"L'abbandono che sento. Ora. Dopo quanto è successo.
Il senso d'esserne vittima. D'essere orribile.
L'amplificazione a dilatarmi la solitudine.
Diventa una macchia indelebile.
La vesti quasi fosse il tuo abito della domenica.
Quello coi nastri nel collo. T'appende. T'impicca lontano da tutti.
Nel regno dei crocifissi. Hai il marchio.
Quasi fossi una vacca da carne in attesa del boia che ti costringe in ginocchio. Ti spara alla testa.
Senti ciò che per te è stato scelto.
Nascere e sentire in maniera costante la morte".


 

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OCEANO MARE - A. BARICCO
Io ti ho amato, André, e non saprei immaginare come si possa amare di più. Avevo una vita, che mi rendeva felice, e ho lasciato che andasse in pezzi pur di stare con te. Non ti ho amato per noia, o per solitudine, o per capriccio. Ti ho amato perché il desiderio di te era più forte di qualsiasi felicità. E lo sapevo che poi la vita non è abbastanza grande per tenere insieme tutto quello che riesce ad immaginarsi il desiderio. Ma non ho cercato di fermarmi, né di fermarti. Sapevo che lo avrebbe fatto lei. E lo ha fatto. E' scoppiata tutto d'un colpo. C'erano cocci ovunque, e tagliavano come lame.

 

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... forse, sempre, e per tutti, altro non è mai, lèggere, che fissare un punto per non essere sedotti, e rovinati, dall'incontrollabile strisciare via del mondo. Non si leggerebbe, nulla, se non fosse per paura. O per rimandare la tentazione di un rovinoso desiderio a cui, si sa, non si saprà resistere. Si legge per non alzare lo sguardo verso il finestrino, questa è la verità. Un libro aperto è sempre la
certificazione della presenza di un vile - gli occhi inchiodati su quelle righe per non farsi rubare lo sguardo dal bruciore del mondo - le parole che a una ad una
stringono il fragore del mondo in un imbuto opaco fino a farlo colare in formine di vetro che chiamano libri - la più raffinata delle ritirate, questa è la verità. Una sporcheria. Però: dolcissima ... lèggere è una sporcheria dolcissima. Chi può capire qualcosa della dolcezza se non ha mai chinato la propria vita, tutta quanta, sulla prima riga della prima pagina di un libro ? No, quella è la sola e più dolce custodia di ogni paura - un libro che inizia ... [A.B.]
 

 
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