Angelo Ribelle
La Via Che Conduce All'Inferno E' Lastricata Di Buone Intenzioni? Piacere, Io Sono Il Pavimentatore...
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Post n°208 pubblicato il 18 Marzo 2013 da Solo_Vita
E' nell'alternanza delle giornate qualsiasi che si sperimenta la vera guerra. Guerra di sogni, che si scontrano l'uno con l'altro frangendosi come nubi e scagliando poi saette elettriche sino alle punte degli abeti che rivestono la collina. Guerra di sguardi, che ora si inseguono e ora fuggono, prima scaldano come fornaci e poi gelano come azoto liquido. Un impasto di sogni e delusione usato per stuccare il tetto della capanna che utilizzi per ripararti dai temporali più forti e fragorosi, di quelli che riescono ad infradiciare persino l'anima coi loro lucenti goccioloni di piombo fuso. Attesa, tremenda attesa. Parole scritte con la penna colorata su un foglio di carta non sbiancata con l'acido e poi affidate al vento di primavera, anche se l'aria non cessa di essere fredda e l'orizzonte pare più basso di quello che realmente è. In assenza di sole le batterie dell'anima tentano di ricaricarsi con tutto ciò che capita a tiro: musica, film, una poesia di Hikmet, un pettirosso che fa capolino da un ramo. Tutto è inutile. Familiare come lo stornello di un cantastorie ed affilata come litania di sirena. Mentre mi piove tutto marzo addosso non cerco riparo: cerco la polmonite con la stessa foga con cui bramavo la tua pelle. Voglio una febbre altissima, delirante. Voglio riuscire a vederti mentre massicce dosi di paracetamolo nulla possono contro la temperatura scatenata dai focolai nei polmoni. Sei nascosta dappertutto. Sogno ormai precluso, virus letale. Dolce come la marachella di un bambino impiastricciato di marmellata ma mortale neppure le tue labbra fossero state cosparse di curaro. Ho gettato le chiavi del Paradiso dentro al sogno di qualcun altro, ho capito troppo tardi che siamo noi stessi i nostri peggiori aguzzini. Adoro questo marzo piovoso. Buona fortuna. |
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INFERNO, CANTO V, VV. 127-138
Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lanciallotto, come amor lo strinse:
soli eravamo e sanza alcun sospetto.
Per più fïate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemmo il disiato riso
esser baciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi baciò tutto tremante.
Galeotto fu il libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante.
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