Creato da GURU1960 il 27/08/2005

SIGNIFICANDO

GLOBAL HEADLINES

 

 

TUTTI IN SARDEGNA... CHI PUO'

Post n°397 pubblicato il 17 Agosto 2009 da GURU1960
 
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PORTO ROTONDO (Ol­bia- Tempio) — Altro che addio Sardegna. Col passare dei giorni, a Villa Certosa, la famiglia Berlu­sconi si va ritrovando sempre più numerosa. Dopo il sospirato incontro tra le primogenite di primo e secondo letto, Marina e Barbara, festeggiato lunedì scor­so dal Cavaliere addirittura coi fuochi d’artificio, ieri si sono ag­giunti anche Eleonora e Luigino, gli altri due figli avuti da Veroni­ca Lario. A Punta Lada, perciò, adesso manca solo Piersilvio, ri­masto alle Bermuda con la fidan­zata. La famiglia, mogli escluse, è quasi al completo. Un amico del premier, che preferisce resta­re anonimo, confessa: «Silvio mi ha detto di essere contento, per­ché sta risolvendo alcuni proble­mi familiari che lo preoccupava­no». Già, perché in ballo da tem­po c’è il destino dell’impero ber­lusconiano, la definizione dei fu­turi assetti societari. E dopo la riunione di ieri sera potrebbero esserci importanti sviluppi.

Un affare complesso, quello dell’eredità, visto che in seguito all’intervista di Barbara a Vanity Fair erano emerse voci, mai smentite, di forti dissidi tra i fi­gli del primo e del secondo ma­trimonio («A oggi non c'è nessu­na lotta — Barbara dixit —. E se mio padre è uomo giusto ed equo, non ce ne saranno nem­meno in futuro...»). La venticin­quenne primogenita di Veroni­ca Lario, con la sua pepata inter­vista, aveva provocato parecchi malumori specie in Marina, pre­sidente di Mondadori: «Ho la passione per l'editoria — aveva detto —. E mio padre ha sempre visto in me delle qualità che po­tevano essere adeguate per que­sto settore. Lui ha sempre pensa­to che, quando ne avessi avuto le capacità, mi sarei occupata di Mondadori...». Così, il 10 ago­sto, giorno di San Lorenzo, c’è mancato davvero poco che Mari­na per tutta risposta festeggias­se il suo compleanno in Proven­za, lontana cioè anni luce da Vil­la Certosa, dove intanto era arri­vata Barbara per stare al mare con il compagno Giorgio e i due figli piccoli, Alessandro ed Edo­ardo. Invece, poi, soprattutto per amore del padre, Martina è salpata sul suo «Besame» e ha at­traccato a Porto Rotondo per brindare insieme.

Così, rinfrancato anche per il cessare del torcicollo, il pre­mier, ieri, prima di abbracciare Eleonora e Luigino a Villa Certo­sa, è volato in elicottero alla Maddalena, dove insieme a Ma­rina ha visitato le strutture che avrebbero dovuto ospitare il G8 di luglio (poi trasferito a L’Aqui­la) e che ora serviranno invece per il G8 dell’Ambiente, in pro­gramma ad ottobre. Dopo un pa­io d'ore, Berlusconi è tornato a La Certosa mentre Marina, che era giù sull’isola a Nord della Sardegna a bordo del suo yacht, è risalita sul «Besame» e ha pranzato in rada. Non è dato sa­pere se abbia poi raggiunto gli altri fratelli in villa. Di sicuro, però, c’è che la decisione di pas­sare quest’estate in famiglia ha contribuito di molto a rassere­nare l’umore del Cavaliere dopo tante polemiche. Addirittura, ie­ri sera, si era sparsa la voce del­la presenza in villa di Veronica Lario: «Non mi consta», ha ta­gliato corto il legale del pre­mier, Niccolò Ghedini. È certo, invece, che il parroco di Porto Rotondo, don Lionello Dal Mo­lin, ha inviato un biglietto a Ber­lusconi per chiedergli di poter celebrare una messa a Villa Cer­tosa in suffragio di mamma Ro­sa alla quale, dice, era molto le­gato. È in attesa, da tre giorni, di una risposta.

Fabrizio Caccia
17 agosto 2009 - CORRIERE DELLA SERA

 
 
 

BENIGNI FRA I TERREMOTATI A L'AQUILA

Post n°395 pubblicato il 17 Agosto 2009 da GURU1960
 
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Benigni tra i terremotati di Onna
«Le promesse vengano mantenute»

L'attore in tendopoli. Messaggi di speranza ma anche ironia: «Peccato non essere qui con Silvio»

ONNA (L'Aquila) - Un invito all'impegno e alla speranza rivolto alla popolazione di Onna, poi il pranzo nella tendopoli di Paganica, infine un applauditissimo show nella caserma della Guardia di Finanza a Coppito. Il tutto condito dalle immancabili battute su Silvio Berlusconi. Roberto Benigni abbraccia così i terremotati d'Abruzzo. «Controlleremo che le promesse vengano mantenute: se le cose non accadono, urlate e chiedete» dice l'attore agli abitanti di Onna, il paese simbolo del terremoto che ha colpito l'Abruzzo il 6 aprile. Accompagnato dal capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, e dal capo di Gabinetto del ministero dei Beni Culturali, Salvo Nastasi, Benigni visita i resti del paese martoriato dal sisma, ma anche i cantieri delle nuove costruzioni e i primi prefabbricati già allestiti. Ad accoglierlo, con la moglie, Giustino Parisse, il vice caporedattore del Centro che nel terremoto ha perso due figli e il padre. Con Parisse, l'attore fa una breve sosta davanti all'«albero della memoria», l'acero sotto il quale sono stati depositati i corpi delle quaranta vittime di Onna.

 
 
 

AMMINISTRATIVE 2009

Post n°394 pubblicato il 23 Giugno 2009 da GURU1960
 

Il Partito democratico tiene nelle sue roccaforti e il centrodestra, rispetto ai risultati del primo turno, complice l'astenzionismo del secondo, ridimensiona la portata della sua affermazione.
Ma subentra in numerose province precedentemente guidate dal centrosinistra.
Restano nelle mani del Partito democratico i comuni di Bologna e Firenze, le province di Torino e Arezzo. Il centrodestra vince aVenezia e Belluno e si riprende Milano, dove il risultato è stato in bilico fino all'ultimo minuto: il candidato Pdl Guido Podestà ha vinto con il 50,2% delle preferenze, contro il 49,8% del presidente uscente Filippo Penati. E il Pdl espugna, per un soffio anche l'amministrazione provinciale di Prato, con Roberto Cenni che si è imposto su Massimo Calvesi.

Il centrosinistra conferma i comuni di Ferrara e Forlì, ma viene battuto a Cremona.
Tiene Terni ed Ancona, mentre il Pdl si conferma ad Ascoli Piceno.
Al sud il Pd conserva Bari, con l'ex magistrato Michele Emiliano che ottiene il 59,8% delle preferenze. Stesso risultato a Foggia dove Gianni Mongelli batte il candidato di centrodestra Enrico Santaniello. A Brindisi è invece il Pdl a confermare Domenico Mennitti con il 52,4% dei voti. Ad Avelinno il centrosinistra tiene con un buon margine di vantaggio con Giuseppe Galasso (61,6%). E lo stesso fa a Potenza con Vito Santarsiero 59,3% .
Il Pdl trionfa in Sicilia e a Caltanissetta vince con Michele Campisi (55,21%).

Ma il centrodestra è soddisfatto soprattutto per il risultato delle provinciali.
Per Milano prima di tutto, ma anche per Venezia dove il presidente uscente del centrosinistra Davide Zoggia verrà sostituito dalla pidiellina Francesca Zaccariotto (51,8%). Cambia colore anche l'amministrazione provinciale di Belluno: Gianpaolo Bottacin (51,1%), candidato da Pdl e Lega sostituisce Sergio Reolon (48,9%). Identica sorte a Savona, dove il centrodesta si impone con Angelo Vaccarezza (52,1%) e a Prato dove il candidato di Pdl e Lega, Roberto Cenni vince sul candidato di centrosinistra Massimo Calvesi.
Restano dunque al Pd le amministrazioni provinciali di Torino, Alessandria e Rovigo. Nel capoluogo piemontese Antonino Saitta si riconferma presidente con il 57,4%. Ad Alessandria Paolo Filippi con il 51,3%, a Rovigo Tiziana Virgili arriva al 52,3 per cento. Il centrosinistra conferma anche le province di Ferrara, Parma, Rimini, Arezzo e Grosseto. A Ferrara Tiziano Tagliani supera con il 56,8% il candidato di Pdl e Lega Giorgio Dragotto. A Parma confermato Vincenzo Bernazzoli con il 60,8%. A Rimini Stefano Vitali arriva al 53,6 per cento, ad Arezzo Roberto Vasai è al 60,6% e a Grosseto Leonardo Marras al 56,8 per cento.
Vanno al centrodestra le province di Ascoli Piceno, Frosinone, Lecce e Crotone. Ad Ascoli Piceno con Piero Celani 52,6%, a Frosinone vince Antonello Iannarilli, a Lecce Antonio Gabellone (51,1%) e a Crotone Stanislao Zurlo con il 52 per cento.

23 giugno 2009
 
 
 

CON TUTTE LE NOSTRE FORZE

Post n°393 pubblicato il 23 Giugno 2009 da GURU1960
 
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Alessandria. Paolo Filippi è stato confermato presidente della Provincia di Alessandria. Al ballottaggio ha ottenuto 88.849 voti pari al 51,3 % contro il 48,7% di Franco Stradella (84.283 voti), ribaltando il risultato del primo turno che vedeva lo sfidante davanti di oltre tre punti. In forte calo i votanti, passati dal 71,27 di quindici giorni fa al 48,59 per cento con punte minime (meno del trenta a Cabella) e massime (oltre il 55 a Castelletto d’Erro), ovviamente senza contare i centri-zona dove si doveva eleggere anche il sindaco. Dai risultati dei primi piccoli comuni sembrava profilarsi un testa a testa sino all’ultimo voto, poi Filippi è passato in testa e la situazione non è più cambiata se non con scarti decimali. Un lungo pomeriggio per entrambi i competitori tra telefonate, lettura dei risultati man mano che arrivavano dalle varie zone. Filippi nella sede provinciale Pd della Pacto, Stradella in quella del Pdl di via Mazzini. In sala consiglio di palazzo Ghilini, assessori della giunta uscente insieme a rappresentanti dei partiti della coalizione di centrosinistra. La tensione ha cominciato a sciogliersi verso le 17,30 quando i dati delle città, pur non definitivi, hanno fatto capire che il risultato si stava cristallizzando. Filippi, per scaramanzia, non ha voluto commentare sino alla fine. Poi ha detto: «Dopo un’ora si era capito perché abbiamo recuperato dove avevamo perso. Abbiamo fatto un grande risultato in Alessandria, Acqui, Ovada e Novi, dimezzando lo scarto nelle altre città. Il mio pensiero va a tutti quelli che mi hanno votato e a chi ci ha creduto fin dall’inizio». Pacato il commento di Stradella: «Sono mancati i voti perché evidentemente la gente non si è convinta della nostra proposta, c’è stata una diminuzione dell’affluenza ma questo penso possa essere ripartito tra le due coalizioni. La scelta della continuità amministrativa forse è quella che ha premiato. Al risultato elettorale non c’è che da inchinarsi». Deluso da qualche città in particolare? «Ci sono aree dove la sinistra è più insediata di noi, in altre noi siamo più presenti e quindi abbiamo fatto il risultato. Alessandria è sempre stata molto incerta, con esclusione dell’elezione del sindaco Fabbio, ha avuto comportamenti alterni nelle fasi elettorali. In questo caso ha premiato il centrosinistra. Ne prendo atto. Io quello che potevo fare l’ho fatto, posso rimproverarmi di avere accettato un’impresa che adesso è risultata non realizzabile, di avere tarpato le ali a qualche amico di partito che magari poteva avere più opportunità di me ed avere un risultato migliore. Mi dispiace per tutti quelli che hanno lavorato e aiutato in questa campagna elettorale. Però io, francamente, ho fatto tutto quello che potevo. Ci ho messo la faccia e la buona volontà, ho rifiutato la passerella di ministri e sottosegretari perché volevamo dare un segno forte di presenza e impegno elettorale. Gli elettori hanno detto no. Ha vinto Filippi, viva Filippi». L’assessore regionale ai Trasporti, Daniele Borioli, ha seguito l’andamento dello spoglio in Provincia con Rocchino Muliere, capogruppo Pd a palazzo Lascaris. «Il secondo turno è meno politico, gli elettori hanno dato un giudizio sul lavoro svolto in questi cinque anni e un incoraggiamento a proseguire». Soddisfatto Gianfranco Comaschi, assessore nella precedente giunta e che nel collegio Acqui III-Rocca Grimalda quindici giorni fa ha ottenuto oltre il 33 per cento dei voti: «Siamo una delle poche province in cui il centrosinistra ha resistito. Un premio per il lavoro svolto e, avendo fatto parte della giunta, non posso che considerarlo positivo». Per Comaschi l’apparentamento al ballottaggio con l’Udc è stato importante «per il significato politico anche in prospettiva futura».

 
 
 

L'UTILIZZATORE FINALE

Post n°392 pubblicato il 18 Giugno 2009 da GURU1960
 
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UNA vita disordinata spinge sempre di più e sempre più in basso la leadership di Silvio Berlusconi. In un tunnel da cui il premier non riesce a venir fuori con decoro. Nel caleidoscopio delle verità rovesciate le ugole obbedienti accennano al consueto e oggi inefficace gioco mimetico. Creano "in vitro" un nuovo "caso" nella speranza che possa oscurare la realtà. S'inventano così artificialmente un "affare D'Alema" per alzare il polverone che confonda la vista. Complice il telegiornale più visto della Rai che, con la nuova direzione di un dipendente di Berlusconi, ha sostituito alle pulsioni gregarie di sempre una funzione più schiettamente servile.

Dicono i corifei e il Tg1: è stato lui, D'Alema, a parlare di possibili "scosse" in arrivo per il governo, come sapeva dell'inchiesta di Bari? Il ragionamento di D'Alema era con tutta evidenza soltanto politico. Chiunque peraltro avrebbe potuto cogliere lo stato di incertezza e vulnerabilità in cui è precipitata la leadership di Berlusconi che vede diminuire la fiducia che lo circonda a petto del maggiore consenso che raccoglie non lui personalmente - come ci ha abituato da quindici anni a questa parte - ma l'offerta politica della destra.

Legittimo attendersi che quel nuovo equilibrio - inatteso fino a sette settimane fa, fino alla sua visita a Casoria - avrebbe prodotto ai vertici di quel campo un disordine, quindi un riassestamento. In una formula, sussulti, tensioni, una nuova stabilità che avrebbe ridimensionato il gusto del plebiscito, un cesarismo amorfo che, come è stato scritto qui, ha creduto di sostituire "lo Stato con un uomo, il governo con il comando, la politica con il potere assoluto e carismatico".


Era questa idea di politica, questa fenomenologia del potere che, suggeriva D'Alema, riceverà presto delle "scosse" e gli esiti potrebbero essere drammatici.

Vediamo come questa storia trasmuta nella propaganda che manipola e distrae, ora che salta fuori come a Palazzo Grazioli, dove garrisce al vento il tricolore degli edifici di Stato, siano invitate per le cene e le feste di Berlusconi donne a pagamento, prostitute. Le maschere salmodiano la solita litania: l'opposizione, e il suo leader, più le immarcescibili toghe rosse di Magistratura democratica aggrediscono ancora il presidente del Consiglio. Ma è così?

I fatti fluttuano soltanto se la memoria deperisce. Se si ha a mente che è stato il ministro Raffaele Fitto, per primo, a suggerire che Berlusconi poteva essere coinvolto a Bari in un'inchiesta giudiziaria, si può concludere che non D'Alema, ma il governo sapeva del pericolo che incombeva sul premier e oggi lo rovescia in arma contro l'opposizione e, quel che conta di più, in nebbia per abbuiare quel che tutti hanno dinanzi agli occhi: Berlusconi è pericolosamente - per il Paese, per il governo, per le istituzioni, per i nostri alleati - vulnerabile. Le sue abitudini di vita e ossessioni personali (qual è il suo stato di salute?) lo espongono a pressioni e tensioni. A ricatti che il capo del governo è ormai palesemente incapace di prevedere e controllare, come ha fatto sempre in passato immaginando per se stesso un'eterna impunità.

È soltanto malinconico il tentativo del presidente del Consiglio e degli obbedienti corifei di liquidare questo affare come "spazzatura", come violazione della privacy presidenziale. Se il presidente riceve prostitute nelle sue residenze private diventate sedi del governo (è così per Villa Certosa e Palazzo Grazioli), la faccenda è pubblica, il "caso" è politico. Non lo si può più nascondere sotto il tappeto come fosse trascurabile polvere fino a quando ci sarà un giornalismo in grado di informare con decenza il Paese. Di raccontare che la vulnerabilità di Berlusconi è ormai una questione che interpella la credibilità delle istituzioni e minaccia la sicurezza nazionale.

Quante sono le ragazze che possono umiliare pubblicamente il capo del governo? Dove finiscono o dove possono finire le informazioni - e magari le registrazioni e le immagini - in loro possesso?

Da sette settimane (e a tre dal G8) non accade altro che un lento e progressivo disvelamento della vita disordinata del premier e della sua fragilità privata che si fa debolezza e indegnità della sfera pubblica. La festa di Casoria; le rivelazioni degli incontri con Noemi allora minorenne che lo costringono a mentire in tv; i book fotografici che gli vengono consegnati per scegliere i "volti angelici"; la cerchia di prosseneti che gli riempie palazzi e ville di donne a pagamento; migliaia di foto che lo ritraggono, solo, circondato da decine di ragazze di volta in volta diverse; i ricordi imbarazzati e imbarazzanti di capi di Stato che gli hanno fatto visita.

E ora, svelata dal Corriere della Sera, anche la confessione di una donna che è stata pagata per una cena e per una notte con in più la promessa di una candidatura alle Europee e poi in consiglio comunale. La storia può essere liquidata, come fa l'avvocato Ghedini, dicendo Berlusconi comunque non colpevole e in ogni caso soltanto "utilizzatore finale" come se una donna fosse sempre e soltanto un corpo e mai una persona?

Che cosa deve ancora accadere perché la politica, a cominciare da chi ha sempre sostenuto la leadership di Berlusconi, prenda atto che il capo del governo è vittima soltanto di se stesso? Che il suo silenzio non potrà durare in eterno? Che presto il capo del governo, trasformatosi in una sola notte da cigno in anatra zoppa, non è più la soluzione della crisi italiana, ma un problema in più per il Paese. Forse, il dilemma più grave e più drammatico se non si riuscirà a evitare che la crisi personale di una leadership divenga la tragedia di una nazione.

(18 giugno 2009) LA REPUBBLICA

 
 
 

Le trame e i segreti della corte imperiale

Post n°391 pubblicato il 10 Maggio 2009 da GURU1960
 
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di EUGENIO SCALFARI

E' PASSATA poco più d'una settimana da quando la signora Veronica Lario in Berlusconi ha rotto il velo del "Mulino bianco" collocato tra le ville di Arcore e Macherio, scatenando una "tempesta perfetta" registrata con ampiezza dai giornali e dalle televisioni di tutto il mondo. Viene in mente il "Truman Show", quel libro e quel film di grande successo che raccontarono qualche anno fa di un giovane scelto fin dalla nascita da una grande catena televisiva, protagonista a sua insaputa di un "reality" seguito da un immenso pubblico fino a quando la barriera che chiudeva lo spazio del "set" venne varcata e il giovane acquistò coscienza ed entrò finalmente nel mondo reale.

Qui è accaduto e sta accadendo qualche cosa di analogo con la differenza, certo non di poco conto, che il "reality" non è immaginario ma reale, è reale il protagonista che è il capo del governo ed è reale lo spazio in cui l'azione si svolge, i comprimari che lo circondano, i cortigiani, i ministri, il popolo. Tutto è tremendamente reale, eppure è nello stesso tempo immaginario, mediatico, politico. In Italia va dunque in scena un "Truman Show" e tutti noi ne siamo gli attori. Non so se riderne o disperarsene. Scegliete voi cari lettori.

Attorno a questa situazione a dir poco anomala si sono accese molte discussioni e sono emersi molti temi distinti uno dall'altro e tuttavia interdipendenti. Uno di questi riguarda il modo d'essere e per conseguenza il modo di vivere di Silvio Berlusconi.

Non è certo la prima volta che questo tema sale al centro dell'attenzione pubblica ma mai come in questo caso che ha mescolato la politica e il "corpo del re" al gossip più pruriginoso che coinvolge i rapporti tra il pubblico e il privato.


Il secondo tema riguarda il corpo delle donne, il rispetto che gli si deve e le offese che gli si recano nonché i modi con i quali lo si usa. "Mode d'emploi".

Il terzo tema riguarda la sensibilità (o l'insensibilità) dei cattolici, dei loro pastori, della Chiesa su questo complesso di questioni etiche e al tempo stesso politiche.

C'è poi il tema concernente gli effetti o i mancati effetti di queste vicende sulla pubblica opinione e sulle intenzioni di voto che ne derivano. Questa discussione mette anche in causa il ruolo dei "media", la loro oggettività e la loro faziosità.

I vari temi sono da tempo sotto esame da parte dei giornali e delle televisioni ma è nell'ultima settimana che la temperatura è salita e la tensione ha raggiunto il massimo.

Il pubblico è abbastanza frastornato e le posizioni si vanno rapidamente radicalizzando. Ma è anche vero che per la prima volta si è aperta una crepa nel muro fin qui compatto del consenso berlusconiano. La crepa è visibile ma è ancora presto per stabilirne la profondità. Se riguarda soltanto l'intonaco non avrà conseguenze sulla solidità dell'edificio. Oppure si estenderà intaccando le fondamenta, i muri maestri e il tetto. I sondaggi già effettuati a ridosso dei fatti non hanno ancora l'attendibilità necessaria per far capire la natura delle lesioni che quell'edificio ha subìto.

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Comincio con un'osservazione che riguarda i rapporti tra la sfera pubblica e quella privata. Sulla "Stampa" di mercoledì Barbara Spinelli ha approfondito questo tema ed ha scritto: "Sarebbe bello se gli uomini politici appendessero all'attaccapanni tutte le loro questioni private prima di entrare nell'agorà della politica" ed ha aggiunto: "Si vorrebbe non saper nulla dell'uomo politico se non quel che riguarda il bene comune, nulla delle sue notti o delle sue vacanze, nulla delle sue barche, delle sue tribù parentali, nulla neanche del suo credere o non credere in Dio. La cosa pubblica sarebbe bello che fosse un piccolo lembo di terra dove l'umanità fa politica".

Cara Barbara, sarebbe bello? Una volta tanto non concordo con te, se non altro perché non è mai accaduto, neppure nella polis di Pericle, di Socrate, di Alcibiade. Non è mai accaduto nella storia antica e tanto meno in quella moderna. Soprattutto non è mai accaduto quando il potere raggiunge livelli di spinto autoritarismo o addirittura diventa potere assoluto.

In tempi di democrazia una sottile distanza tra pubblico e privato può sussistere, ma in regimi autoritari o assoluti quella tenda divisoria cade del tutto.

L'esempio più eloquente si ha guardando alla Francia del re Sole che dette il tono per 150 anni a tutte le corti d'Europa. Lo Stato era il re, proprietà e patrimonio del re, e così l'esercizio della giustizia e dell'amministrazione, la pace e la guerra. Nulla era privato nella vita del re, ogni suo gesto, ogni sua frequentazione, ogni suo attimo si svolgeva al cospetto del pubblico, a cominciare dal suo risveglio, delle sue funzioni corporali, del suo più intimo "nettoyage" cui era adibito un ciambellano di nobile famiglia che aveva il privilegio di "pulire il re".

Le amanti del re abitavano a corte e apparivano al braccio del sovrano senza alcuna mistificazione.

In tempi moderni qualche ipocrisia in più ha attenuato queste esibizioni ma non molto. Mussolini si esibiva a dorso nudo tra i contadini e i muratori, ma nascondeva Claretta nonostante si vivesse in tempi di potere assoluto. Voglio qui ricordare la battuta recente di Alessandra sua nipote: a chi gli domandava quali fossero le differenze tra suo nonno e Berlusconi in tema di frequentazioni femminili, ha risposto: "Mio nonno non ha mai fatto ministro la Petacci". In effetti la differenza è notevole, anzi è una delle materie del contendere e la si trova esplicitamente indicata nella dichiarazione all'agenzia Ansa di Veronica Lario.

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Nella trasmissione di Bruno Vespa dedicata a Berlusconi e alla sua rottura con la moglie il titolo che campeggiava sul telone di fondo era: "Oggi parlo io". Infatti così è stato per oltre due ore, ha parlato soltanto lui anche se, oltre al conduttore come sempre abilissimo, c'erano tre "figuranti" nelle persone del direttore del "Corriere della Sera", del direttore del "Messaggero" e dell'estroso Sansonetti, già direttore di "Liberazione".

Sono amico di Ferruccio De Bortoli e ho stima di lui sicché uso con disagio la parola "figurante" ma non ne trovo altre più appropriate. La loquela berlusconiana ha letteralmente sommerso i tre colleghi. Il direttore del "Corriere" ha avuto soltanto la possibilità di raccomandare al premier maggior sobrietà nell'esercizio delle sue pubbliche funzioni, ma si è preso un rimbrotto immediato perché il Protagonista ha rivendicato il suo modo d'essere come un irrinunciabile esempio di democrazia popolare. Lui è fatto così e va preso così, dicono i suoi amici e ricordano la canzone da lui preferita nel suo repertorio canoro: "Je suis comme je suis" di Juliette Gréco, che lui canta spesso con molta grazia.

Per il resto i tre colleghi hanno ascoltato silenti il suo lunghissimo monologo. Forse sarebbe stato meglio se avessero rinunciato ad una presenza alquanto umiliante.

E' andato così in scena un processo in contumacia contro la moglie Veronica di fronte a quattro milioni di spettatori. Lui ha negato tutti gli addebiti come a suo tempo fece Bill Clinton, fino a quando dovette smentirsi platealmente per evitare l'"impeachment".

Clinton aveva cominciato col negare qualsiasi rapporto sessuale con la stagista della Casa Bianca e continuò imperterrito a ripetere questa sua verità pur di fronte all'immenso clamore dei "media" di tutto il mondo. Il tambureggiamento dei giornali e delle televisioni durò a lungo; Clinton dovette ripetere le sue affermazioni di innocenza davanti ad un Grand Jury fino a quando Monica Lewinsky confidò la sua verità ad un'amica che vuotò il sacco con la stampa. A quel punto l'ipotesi d'un impeachment per aver mentito al congresso diventò incombente e Clinton confessò per evitare un giudizio che si sarebbe probabilmente risolto con la sua infamante rimozione dalla carica.

Confrontare le normative italiane in proposito con quelle americane sarebbe umiliante. Aggiungo soltanto che nella sua lettera all'Ansa la signora Berlusconi-Lario denuncia il clima di omertà che circonda e protegge le malefatte dell'"imperatore". Ne abbiamo avuto una prova eloquente durante la trasmissione di Santoro con la prestazione dell'avvocato e deputato Niccolò Ghedini. Non avevo mai visto un avvocato difensore comportarsi non come un professionista libero anche se impegnato a proteggere gli interessi del suo cliente, ma come un servitore addestrato a picchiare mettendosi sotto i piedi la logica oltre che la verità.

Il vero spettacolo di quella trasmissione è stato lui, Niccolò Ghedini; nella sua doppia qualifica di avvocato di un solo cliente e di rappresentante del popolo e legislatore molto si è detto e scritto ma non abbastanza. E' perfino peggio di Previti che nelle sue malefatte ostentava almeno una sua grandezza. Il suo più giovane collega sembra piuttosto un pretoriano, perfettamente appropriato all'aria di basso impero che circola con tutte le sue flatulenze nei palazzi del potere.

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Un'altra osservazione che bisogna fare riguarda la ricattabilità: Berlusconi è una persona ricattabile perché nega alcune circostanze che sembrano evidenti e che sono a conoscenza diretta di altre persone. Queste persone sono state e saranno colmate di benefici, ma dei loro servizi egli non può disfarsi quand'anche lo volesse poiché sono al corrente di segreti piccoli o grandi che potrebbero offuscare o addirittura interrompere i suoi successi e il suo potere.

Spesso è accaduto che tra queste persone si verificassero contrasti e che la loro riservatezza fosse dunque a rischio. Finora il leader è riuscito a mediare, a conciliare, a tacitare, ma il rischio è ricorrente e spiega anche alcune vicende altrimenti incomprensibili.

Una di esse, la più recente, è l'amicizia tra il premier e Elio Letizia, padre di Noemi. Non si sa come sia nata quell'amicizia né quando, una spessa coltre di reticenza ne copre l'origine e la natura alla stregua di un vero e proprio segreto di Stato. Basta leggere o ascoltare le interviste del signor Letizia - personaggio con non lievi trascorsi penali - per rendersi conto di reticenze a dir poco inquietanti.

La stampa ha tra gli altri suoi compiti quello di controllare il potere e cercare la verità bucando il velo della reticenza. E' dunque comprensibile anche se abominevole che la stampa sia una delle principali preoccupazioni di chi detiene il potere. Preoccupazioni "pelose" che si esercitano sulle proprietà dei giornali, sui direttori, sui giornalisti con compiti di rilievo. Gli editti di persecuzione contro giornalisti scomodi servono a metterli fuorigioco, i premi servono invece a favorirne la conversione.

Sarebbe impietoso farne l'elenco ed anche non necessario: basta infatti seguirne i percorsi e le carriere determinate dal Palazzo e gli effetti "deontologici" che ne derivano per averne contezza.

* * *

Questa fitta rete di premi, benefici, ricatti potenziali, lotte di potere, è stata messa in crisi da una donna, da una moglie, dalla sua denuncia pubblica, dall'assunzione di un rischio altissimo e personale.

La denuncia riguarda vizi pubblici e vizi privati che tuttavia costituiscono, come già detto, un contesto unico e non scindibile. Tutta la discussione sulle cosiddette veline assume, nelle parole di Veronica Lario, un significato preciso: la selezione distorta della classe dirigente, ormai interamente rimessa alle scelte capricciose dell'"imperatore".

Lo scandalo non proviene dal reclutamento privilegiato nel mondo dello spettacolo né dall'età né dal sesso delle prescelte, ma dalla preparazione politica sulla quale purtroppo circolano idee improprie.

La politica come tutti la vorremmo ha come premessa una adeguata formazione culturale coltivata in famiglia, a scuola e con letture che contribuiscano a svegliare la fantasia e a far crescere coscienza, carattere e senso di responsabilità.

I giovani che acquisiscono questa preparazione culturale sentono talvolta dentro di loro una vocazione politica, il desiderio di occuparsi del bene comune e di rappresentare interessi legittimi e valori congeniali al loro modo di essere e di pensare. Il seguito è affidato alla capacità individuale, agli incontri, ai punti di riferimento che la società esprime e alla competitività individuale.

Questo è il solo modo adatto a selezionare i talenti politici. Va detto purtroppo che è caduto in disuso in un'epoca di portaborse e di "yes-men".

* * *

Resta da parlare dei cattolici, della Chiesa e delle reazioni che questa vicenda ha suscitato. Se fosse ancora tra noi Pietro Scoppola intervenire su questo tema gli spetterebbe di diritto: si tratta di etica, un valore che coinvolge in modi diversi ma egualmente intensi sia il pensiero laico sia il mondo cattolico, con in più per quest'ultimo che l'etica è strettamente intrecciata al sentimento religioso e quindi impedisce il cinismo dell'indifferenza o almeno così dovrebbe.

Per quel che emerge da alcuni segnali il mondo cattolico, o per esser più precisi il laicato cattolico, vive con molto disagio il paganesimo berlusconiano abbinato ad una "devozione" di natura commerciale agli interessi della Chiesa. Proprio perché questo disagio è forte ed esercita una pressione intensa nelle Comunità e negli Oratori, la Conferenza episcopale l'ha assunto come proprio e il suo giornale, l'"Avvenire", ne ha dato conto.

Le reazioni della Santa Sede, manifestate tre giorni fa dal Segretario di Stato vaticano al plenipotenziario berlusconiano Gianni Letta, sono state invece di ben diversa natura. Si è raccomandata prudenza, maggior riserbo, abbassamento dei toni, offrendo in contropartita il silenzio della Santa Sede su quanto è accaduto. Il tema del possibile divorzio riguarderebbe un matrimonio civile e quindi non interessa la Chiesa. Semmai e paradossalmente quel divorzio sanerebbe lo strappo del primo divorzio, invalido per il diritto canonico poiché scioglieva un matrimonio celebrato religiosamente.

Un paradosso che riduce l'etica cattolica ad una ripugnante casistica, spiegata e condivisa da Francesco Cossiga che si era recato a solidarizzare col premier e poi, interrogato dai giornalisti, ha così risposto: "Alla Chiesa importa molto dei comportamenti privati, ma tra un devoto monogamo che contesta certe sue direttive ed uno sciupafemmine che le dà invece una mano concreta, la Chiesa dice bravo allo sciupafemmine. Sant'Ambrogio disse non a caso "Ecclesia casta et meretrix"".

Se è per questo, Dante disse assai di peggio. Era ghibellino e non si faceva certo intimidire.

(10 maggio 2009) Eugenio Scalfari - La Repubblica

 
 
 

"La fonte AQUILANA" di Dario Fo

Post n°390 pubblicato il 03 Maggio 2009 da GURU1960
 

La fonte AQUILANA
L'Aquila è la storia dei suoi terremoti, epidemie, guerre e volontà di ricostruire, secondo il poeta medioevale Buccio di Ranallo che ha cantato la fondazione della città. Ora il poema viene riproposto dal premio Nobel per la letteratura in un nuovo «contrasto» e con ulteriori scoperte

L'Aquila è forse l'unica città importante, capoluogo di regione che i romani non riuscirono a conquistare e porre sotto il proprio dominio per la semplice ragione che al tempo di Roma L'Aquila non esisteva ancora.
L'aquila come rapace non c'entra niente col carattere del popolo di indole tutt'altro
aggressiva e grinfànte che la abita.
Oltretutto questo non è il nome originale della città, capoluogo d'Abruzzo. La sua radice etimologica si riferiva senz'altro all'acqua chiara e spumeggiante che riga i terreni della valle; quindi l'acqua fu trasformato in L'Aquila per compiacere all'imperatore Federico II nipote del Barbarossa che favorì la nascita della città e teneva come simbolo della casata appunto il grintoso rapace.
L'Aquila è città particolare, unica nel Medioevo italiano, nata non per una casualità ma per progetto secondo un disegno armonico che non trova precedenti nella storia dell'architettura urbana: in poche parole la città fu costruita secondo un progetto rigorosamente urbanistico che teneva conto non solo di case e palazzi, ma di un impianto fognario ben distinto da quello delle acque potabili e dai percorsi canalizzati per mulini e servizi alla popolazione.
Contro i maggiori
Nella valle dell'Aterno (fiume più lungo d'Abruzzo) non esistevano che piccoli borghi popolati da contadini e artigiani. La nascita vera e propria della città si concretizza nel 1254 ad opera degli abitanti dei villaggi del territorio circostante fin da allora autonomi: costoro, proprio in quell'anno, si ribellarono alle continue vessazioni dei baroni feudali che imperversavano su tutto il territorio e decisero di unirsi in una confederazione di reciproca difesa che riuniva i vari agglomerati di uomini liberi. Così gli originali borghi si trasformano in quartieri organizzati della nascente città. Naturalmente essi a ricordo dei Longobardi che occuparono per molti secoli l'intera vallata dell'Aterno costituirono un brolo, cioè un centro logistico amministrativo dove si riunivano i rappresentanti non solo della città, ma anche dell'intero contado. Essi non solo in quella forma di giurisdizione mantenevano il diritto civile di una democrazia, ma sviluppavano l'uso comunitario delle proprietà collettive di pascoli, acque e boschi.
La storia di questo straordinario evento e delle sanguinose lotte a cui dovettero partecipare i minori associati per ottenere e difendere la loro autonomia sono narrate da un geniale poeta a mezzo fra lo storico e il giullare in un'opera chiamata «Cronache» che ci è pervenuta quasi intatta e che egli stesso chiamò «La mordacchia e la libertà». Nella sua testimonianza spesso satirica Buccio si scaglia ferocemente contro i maggiori e le loro scorrerie, i delitti immancabilmente impuniti a cui fanno ricorso per riottenere potere perduto né, nei suoi interventi di sarcastica denuncia, si tira indietro quando si trova a dover coinvolgere principi, cardinali, nonché lo stesso Papa e imperatore. Per questo rischia assai e puntualmente ecco spuntare la più pesante delle censure dove gli immancabili servi del potere si scagliano in difesa della potestà e vanno cantando la risaputa litania del «è indegno, non si può fare! Mancar di rispetto al Santo Padre e all'egualmente Santissimo Imperator!».
Bosch, disastri e promesse
«È vergogna imperdonabile!» si grida mentre si assiste al precipitare dalle finestre - fatto accidentale - dei soliti reprobi e degli immancabili blasfemi e laggiù come in un dipinto di Bosch bruciano interi villaggi e qualche chiesa gestita da frati in odore di eresia.
Poi scoppia la peste, naturalmente mandata dall'Altissimo per punire quell'umanità indegna che sventola il vessillo della parità dei diritti. E a chiudere l'arcata del castigo ecco esplodere nel 1315 un tremendo terremoto con crollo di case, palazzi e perfino una chiesa: quella dedicata a San Francesco. I morti, su una città di diecimila abitanti, sono ottocento, i feriti non si contano. Ben poche sono le case rimaste in piedi. Le vie di comunicazione sono interrotte in centinaia di passi, a cominciare dai ponti crollati e dalle strade montane franate a valle.
Dopo quest'ultimo terremoto ne seguono altri e con loro si alternano i nuovi governanti della città. Ognuno di loro abbattendo il rivale promette un governo di libertà e progresso e aggiunge: «Certo dovrete darmi del tempo e collaborare...», ma il tempo è breve e ne sale su un altro. Signori d'ogni regione e razza: ognuno viene a far visita dopo ogni funerale, porta vivande, qualche tenda, abbraccia e bacia le vedove delle vittime davanti alle bare, sempre ordinatamente disposte e ogni volta, lancia l'immancabile promessa: «Ricostruiremo di nuovo questa città, più bella di prima!».
Biblico, come Gerico
Lo strano è che ognuno dei despoti visitatori, svolazzando in giravolte come avvoltoi sui feretri, si susseguono sbrodolanti parole di speranza e conforto... dopo un po' vengono colpiti da una sorte feroce che li elimina dal gioco del potere. C'è chi subisce attentati, chi incidenti di viaggio, tanto in carrozza che su vascelli e addirittura facendo l'amore con donne piacenti, travolte da tanta pomposa autorità.
Dire L'Aquila e pensare al terremoto, col tempo diventa quasi luogo comune. Nei secoli a seguire, si ripetono immancabili scosse e disastri, ma sempre la città e i suoi cittadini dimostrano una forza straordinaria nel riuscire caparbiamente a ricostruire, nonostante che ad ogni cinquantennio si verifichino scosse disastrose, finché si giunge a cavallo fra il Sei-Settecento. Si tratta di un «cavallo davvero scatenato che va scaraventandosi di dosso ogni cosa gli stia sul groppo». Caracolla per giorni interi finché nulla rimanga più in piedi: gli storici parlano di scosse che raggiungono i 10 gradi della Scala Mercalli. Tutte le chiese danneggiate, alcune crollano completamente quasi ridotti in polvere. Sempre gli storici stimano che nelle varie scosse i morti in quel cataclisma raggiungono oltre 6.000 vittime. I sopravvissuti non erano nemmeno in grado di salvare qualche oggetto, delle loro case non restavano che detriti, perciò la maggior parte delle famiglie era costretta ad abbandonare la città.
Si assisteva a qualcosa di tragicamente biblico, pari all'esodo dalla città di Gerico abbattuta dalle trombe di Giosuè. Solo un gran pulviscolo che saliva a dismisura, non si leggevano nemmeno i profili delle montagne né il declinare delle valli, tanto era fitta e intensa la polvere che il vento portava roteando intorno al flagello.
La scelta di Clemente XI
Ma Papa Clemente XI, sant'uomo di straordinaria tempra e caricato di un impeto a dir poco sacrale, impose che L'Aquila dovesse ritornare a risorgere.
«Ma come può una città rivivere senza la presenza di cittadini ricchi di prole?» gli contestarono vescovi e cardinali.
E di rimando il pontefice: «Vi si conducano giovani uomini e donne, in grado di formare famiglie in grande quantità».
«E dove pensate di raccogliere, Santità, un numero sufficiente di nuovi abitanti procreatori?».
«Facciamo razzia? - azzardò un chierico screanzato - Magari presso gli indigeni delle coste africane?».
«No, nessuna razzia. Ci rivolgeremo ai nostri più stretti collaboratori. La Chiesa è ricca di giovani suore e di seminaristi, nonché preti appena consacrati: saranno loro la nuova linfa di Gerusalemme... sì, voglio dire de L'Aquila!»
«Cioè, pensate di unire anche sessualmente suore consacrate e converse con giovani sacerdoti creando famiglie?!... E come la mettete Santo Padre con il sacro vincolo della castità?». Il Papa lo guardò con espressione d'odio e pensò a una risposta addirittura triviale, ma giacchè era un uomo risoluto sì, ma saggio e paziente rispose: «Fortunatamente noi, grazie allo Spirito Santo, abbiamo la facoltà di dire e anche di disdire... quindi come consacriamo sorelle e giovani fratelli alla castità possiamo ancora dispensarli, toglierli dai loro doveri corporali in obbedienza alla priorità dello spirituale e scioglierli da ogni voto... liberi da ogni vincolo... salvo quello di accoppiarsi per procreare con feconda continuità. Quindi selezioniamo giovani religiosi adatti al compito e spediamoli sul luogo del disastro con l'ordine di ricostruire e di creare amandosi con la giusta passione perché continui la vita in quella città».
Da non crederci
Stupefacente, no? C'è da non crederci! Voi ne eravate al corrente? No? Nessuno? Ebbene, nemmeno io. E vi dirò che subito mi sono dato alla verifica su più di un volume di storia patria... niente! Vuoi vedere che quel cronista che ci ha fornito 'sta folle testimonianza se l'è del tutto inventata... così per allocchirci di scalpore... tant'è che s'è tenuto anonimo! Però c'è un particolare non da poco che mi ha sorpreso e che mi fa pensare. Sfogliando le cronache aquilane del '700 mi ha stupito constatare che prima di tutto le notizie del cataclisma di quell'inizio di secolo sono tutte concordi nel denunciare l'alto numero di vittime, (oltre diecimila, e più di trecentomila feriti) che per venir curati in mancanza di ospitali agibili, furono costretti ad essere traslocati in ricoveri della regione non colpiti dal cataclisma. Altro dato certo è che vi sia rimasto un gran numero di superstiti privi di abitazioni: circa il 50% dei sopravvissuti si è deciso a emigrare in luoghi non soggetti a perturbazioni sismiche continue. In poche parole fra le macerie erano rimasti come statuette di coccio di un orrendo presepe solo vecchi e qualche tapino che la violenta aggressione del terremoto aveva reso attonito, quasi demente. Quindi è più che attendibile la notizia dello svuotamento della città ridotta a reperto fantasma.
Eppure, sempre le cronache di quel secolo ci danno testimonianza di una seguente avvenuta ripresa sia mercatale che manufattiera: ecco riapparire le tessiture e le imprese edili, nonché i mercati e perfino un carnevale strabordante di gente che si dà allo sgamàzzo e gran risate da far tremare il terreno.
E da dove viene tutta 'sta popolazione? E nota bene, nessuno parla di immigrazioni più o meno forzate, quindi ecco che la testimonianza del cronista anonimo prende decisamente tono veritiero. I nuovi aquilani son figli di suore converse e preti amorosi. Frati e sante hanno fatto il miracolo della ripopolazione.
E qui devo confessarvi che 'st'idea di trasformare queste desolate terre aquilane in un Eden gioioso e stracarico di creature, Clemente XI non l'ha partorita solo grazie al suo fecondo cervello, ma da uomo colto ed erudito qual era s'è rivolto ai poeti. Certo Clemente doveva di sicuro conoscere i grandi lirici e umanisti del Rinascimento: Petrarca, Bembo e naturalmente soprattutto Ruzzante. Ed ecco che è proprio da lui, dal Beolco, che ha tratto la pensata del travolgere d'amore anche i parroci e le monachelle. E ve ne voglio dare dimostrazione con un brano tratto dall'orazione al Cardinal Cornaro declamato personalmente da Ruzzante in persona davanti al sommo prelato.
Parla il contadino del Ruzzante
Siamo nel paradosso: è il contadino Ruzzante che dà consigli al gran Cornaro e il sant'uomo lo ascolta con molta attenzione e con mossa giocondità.
Eccovi il brano tradotto in italianesco perché tutti possiate capire:
Vui ben savéte, signor 'lustrìssimo Cornaro, che anco Deo Santissimo in lo creàr lo creato ha ordenàto che bisognàsse farse ragion dell'amore. Ah, l'Amore! Se non ce fodèsse l'amore! Non naserèbbe nissùno en 'sto onervèrso grando, e pégore, cavàgli e criàture de tuto lo rovèrso mondo non facerèbbero mai fructo.
Oh, l'Amor! Inspécie lo quello naturale... Illo è la meglio cosa che ci sta nello monno. E viene senza dover enventàrse marchingegni strambi come quello de dondolàrse su doe altalene: una per la femmina e l'altra de contro per el màstcio. Or li vedìte: se van sfiorando in nel dondolo. El vento maligno suléva la vèsta de la filiola. Per colpa de un ramo allo zóvine se strazza le braghe. El vento virgola l'altalena: un de qua, l'altro de là se van scontrando in del mezzo e... sciàff!, restano inchiavardàdi! Oh che piasér! Illa remàn gravida, illu tutto sderenà! Oh che pecà!
No, non hai besógno d'esti smachinaménti svolànti.
L'amor, chillo veràce, zónze col vento, si ficca in lo profondo per farce innamorare la terra... nutrire le biade, il frumento, le rape... e dentro al mare fa innamorare pesci che zompano in branco come fontane. Ah s'è morirèsse tutti senza 'sta amore!
La majór de tute 'ste nove regole, è che ogni prévete, curato, frate o cappellano, possa prendere moglie... e le converse sòre... maridàrse. E così andrà pure a ramengo 'sta maledetta fragilità della carne!
Perloché 'sto foco pija anche i préveti che, sebbene coperti di religione, immersi nell'incenso che sfumàzza dai turiboli, quando gli accatta 'sto fremito della carne, non sanno in che buco cacciàrse. Ché, d'accordo che so' préveti ma so' anco uòmmeni come noàltri, e qualcuno è pur anco più maschio de nui.
E per il fatto che non hanno femmine sottomano quando lo spiffero amoroso si infila deréntro al suo aspersorio, appena si imbatte in una delle nostre femmine... alla prima botta benedetta di fatto le ha già ingravidate. E noi poveretti facciamo le spese dei suoi figlioli... ci tocca mantenerli, crescerli, allevarli 'sti figli d'un curato! Al contrario, se saranno castrati, noi non avremo questa bega sulle spalle. E meglio, se avranno moglie... non saranno di continuo con gli orpelli infuocati... e in eterno il perno in calore!... Che, 'ste loro mogli, li terranno costantemente ben munti.
E se anche continueranno a ingravidare le nostre femmine, nui alla stessa manéra, engravidarémo anche quelle de loro.
E alla fine se sarebbe alla pari... che d'accordo che dovarèmmo far le spese di allevàrglie e crescere i loro figliuoli... ma anche loro dovranno crescere e mantenere i nostri... e per giunta dovranno non soltanto nutrigàre l'anima a 'sti figli, ma dovranno darce da magnàre anco al corpo, se no quelli ce màgnano il Vangelo, la Bibbia, le candele e il sacrestano!
In 'sta manéra, a la fine, se sarebbe tutti una stessa cosa, non ce potrà stare più invidia né inimicizia... per il fatto che saremo tutti un parentado. E tutte le donne sante o non troppo saranno piene gravide, e si adempirà infine la legge del signor Jesus-Dio Cristo che dice: "Crescete e moltiplicatevi!".
Così, di sicuro, non ce avremo giammai orrendo spavento né de tempeste e ne manco de' tremammòti che fa stragge, per la razÓn che n'avrèm di rencàlzi per 'na razza nova da covrìr coi figlioli ogni nostro terretòrio fino al ziélo.
Ecco da chi s'è arrubbato l'idea per regenerare L'Aquila il Santo Papa Clemente XI! Di qui, dall'orazione del Ruzzante! E poi dìcheno la conoscenza non è necessaria! Forse per i minchioni, ma a chi tocca governare le femmene, l'uommini e l'animaccia loro e l'è issinziàle!
www.dariofo.it

 
 
 

Se Veronica diventa preda

Post n°389 pubblicato il 03 Maggio 2009 da GURU1960
 
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IL COMMENTO

di ADRIANO SOFRI

 

Gentile Silvio B., le dirò alcune cose sincere, da uomo a uomo. Noi uomini non siamo abituati a dirle, e tanto meno ad ascoltarle. Vale per quasi tutti noi, non solo per i bugiardi più spericolati come lei. Noi (con qualche rarissima eccezione: ci sono anche uomini davvero nobili d'animo, ma non ci riguarda) sappiamo bene di che porcherie si tratti, sia che le pratichiamo, come lei ostenta di fare, sia che ci rinunciamo, perché abbiamo imparato a vergognarcene, o semplicemente perché non abbiamo il fisico. Lo sa lei, lo so io.

Mi hanno raccomandato di non perdermi i giornali a lei vicini: non li ho persi. Ho scorso gli editoriali, ho guardato le fotografie. Sa che cosa ho pensato? No, non che mi trovavo di fronte a qualche colonna infame, questo era ovvio, l'ha pensato chiunque. Ho guardato le fotografie - una giovane donna, un'attrice, che si scopre il seno - e mi sono chiesto come sia stato possibile che una giovane donna così bella dedicasse la propria vita a uno come lei. E' successo anche a me, mi interrogo anch'io: come sia possibile che giovani donne così belle e intelligenti dedichino la propria vita a uomini come noi. Naturalmente, un po' lo sappiamo come succede. Che carte abbiamo in mano, per barare.

Siamo volgari abbastanza per riconoscere la reciproca volgarità. Semplicemente, ci teniamo a bada un po' di più di quanto faccia lei. Dicono tutti che gli italiani la invidiino. Sinceramente, nemmeno a questo credo. La guardo, dalla testa ai piedi, e non ci credo. Gli italiani hanno, come tanti maschi del mondo, un problema con la caduta dei capelli. Ma sanno bene che la sua non è la soluzione. Lei stesso lo sa, e non deve farsi troppe illusioni. Il cosiddetto populismo è traditore. Uno crede di aver sostituito ai cittadini un popolo, al popolo un pubblico, al pubblico una plebe: ed ecco, proprio mentre passa sotto l'arco di trionfo del suo impero di cartapesta e lancia gettoni d'oro, parte un solo fischio, e la plebe d'un tratto si rivolta e lo precipita nel fango.

L'Italia è il paese di Maramaldo, e io non voglio maramaldeggiare su lei: benché sia ora di rovesciare le parti di quel vecchio scurrile episodio, e avvertire, dal suolo su cui si giace, al prepotente che gl'incombe sopra che è un uomo morto. Noi c'intendiamo: abbiamo gli stessi trucchi, dimissionari o no, pentiti o no. Siamo capaci di molto. Di esibire le nostre liste alle europee, e vantarcene: "Dove sono le famigerate veline?" dopo aver fatto fare le ore piccole ai nostri esasperati luogotenenti a depennare capigliature bionde. Di dire: "La signora" (non so se lei ci metterebbe la maiuscola: fino a questa introspezione non arrivo), sapendo che la signora di noi sa tutto, e anche delle liste elettorali prima della purga. Magari la signora la lascerà, finalmente, e lei le scioglierà addosso la muta dei suoi cani. Diventerà la loro preda prediletta. Ma nel Parlamento Europeo (le maiuscole ce le metto io: un tocco di solennità non fa male) ci si ricorderà di Veronica. Capaci perfino di chiamare "maleodoranti e malvestite" le deputate dell'altro schieramento: ci ho pensato, e le dirò che almeno a questo non credo che avrei saputo spingermi. In fondo lei è fortunato: le circostanze le permetteranno fino alla fine di restare soprattutto un poveruomo desideroso di essere vezzeggiato e invidiato e lusingato da ammiccamenti e colpi di gomito dei suoi sudditi, a Palazzo Chigi o sul prossimo colle, mentre padri di famiglia minacciano di darsi fuoco perché la loro bellissima bambina non è stata candidata, e vanno via contenti con la sua camicia di ricambio. In altre circostanze avrebbero potuto succederle cose terribili.

Nel giro d'anni in cui lei e io nascevamo morirono chiusi in due distanti manicomii, perfettamente sani di mente, la signora Ida Dalser e suo figlio Benitino, che facevano ombra al capo del governo. Allora lo Stato era più efficiente di oggi, e misero mano a quella soluzione medici, infermieri, direttori di ospedali, questori, prefetti, commissari di polizia, segretari di fiducia. Altro che lo scherzo delle belle ragazze nelle liste elettorali. Dipende tutto dall'anagrafe.

Per ora molti italiani (e anche parecchie italiane: le è riuscito il gioco di far passare la cosa come una rivalità fra giovani e belle e attempate e risentite) ricantano ancora il vecchio ritornello: "Tra moglie e marito...". Di tutti i vizi nostri, quello è il peggiore. E' la incrollabile Protezione civile dei panni sporchi da tenere sporchi in famiglia, delle botte e delle violenze a mogli e bambini, delle malefatte di padri spirituali al segreto del confessionale, fino a esploderci nelle mani quando il delitto d'onore appena cancellato dal nostro codice si ripresenta nelle figlia ammazzata in nome di qualche sharia. Non mettere il dito: no, a condizione che non si sentano pianti troppo forti uscire dalle pareti domestiche. O, anche quando la casa è così ricca e i muri così spessi, non sia la moglie a far sapere che cosa pensa. Che né il denaro né il soffio della Storia (Dio ci perdoni) le basta a tacere il suo disgusto.

Invidiarla, gentile presidente? Mah. Ammetterò che, reietto come sono, una tentazione l'ho avuta. Non mi dispiacerebbe avere un ruolo importante nell'Italia pubblica di oggi, per le nuove opportunità che si offrono a chi sappia pensare in grande. E' da quando ero bambino che desidero fare cavallo uno dei miei senatori.

(1 maggio 2009) LA REPUBBLICA

 
 
 

Post N° 388

Post n°388 pubblicato il 28 Aprile 2009 da GURU1960
 
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L'AQUILA - Gli abruzzesi, anche in nome delle persone morte sotto le macerie, "attendono di veder rinascere questa loro terra, che deve tornare ad ornarsi di case e di chiese, belle e solide. Dopo quanto accaduto in Abruzzo, la comunità civile deve fare un serio esame di coscienza, affinchè il livello delle responsabilità, in ogni momento, mai venga meno". Lo ha detto Benedetto XVI durante la visita alle zone colpite dal sisma. Giunto in auto e non in elicottero a causa del maltempo, accompagnato dal sottosegretario Gianni Letta e dal capo della Protezione civile Guido Bertolaso, il Papa ha stretto le mani di tanti cittadini, ha accarezzato i bambini e ha visitato l'area, che accoglie centinaia di sfollati.

"Sono finalmente con voi, in questa terra splendida e ferita - ha detto - che sta vivendo giorni di grande dolore e precarietà. Vi sono stato accanto fin dal primo momento", "ho seguito con apprensione le notizie condividendo il vostro sgomento e le vostre lacrime...", "vorrei abbracciarvi con affetto ad uno ad uno". Parole non convenzionali dunque quelle del Papa. Che ha poi continuato: "La Chiesa tutta è qui con me, accanto alle vostre sofferenze, partecipe del vostro dolore per la perdita di familiari ed amici, desiderosa di aiutarvi nel ricostruire case, chiese, aziende crollate o gravemente danneggiate dal sisma. Ho ammirato il coraggio, la dignità e la fede con cui avete affrontato anche questa dura prova. Ora, come in passato, non vi siete arresi; non vi siete persi d'animo. C'è in voi una forza d'animo che suscita speranza".

Dopo Onna, Ratzinger si è trasferito all'Aquila, dove ha pregato davanti all'urna di Celestino V - nella basilica di Collemaggio, chiusa dopo la terribile scossa del 6 aprile - e ha donato il suo pallio, la stola indossata il giorno della sua proclamazione a pontefice. Poi è andato davanti alle macerie della Casa dello studente, incontrando dodici universitari: a ognugno dei ragazzi ha tenuto a lungo la mano, a tutti ha detto qualcosa. Loro, invece, gli hanno consegnato una lettera. Benedetto si è intrattenuto anche coi vigili del fuoco, ringraziandoli per il lavoro svolto e si è poi congedato dall'Aquila incontrando un'ultima volta i terremotati nella caserma della guardia di Finanza.

(28 aprile 2009) REPUBBLICA:IT

 
 
 

IL DECRETO ABRUZZO

Post n°387 pubblicato il 24 Aprile 2009 da GURU1960
 

Il governo, riunito nel capoluogo abruzzese, approva il decreto legge sul terremoto
1,5 miliardi serviranno a fronteggiare l'emergenza e 6,5 per la ricostruzioneIl Cdm stanzia 8 miliardi per l'Abruzzo
Berlusconi: "Non ci saranno nuove tasse"Tremonti: "Se la casa è crollata, il contributo sarà di 150.000 euro"
Occupata dai cittadini di tre Comuni esclusi dal Dl una strada statale

L'AQUILA - Il Consiglio dei ministri, che stamane si è eccezionalmente riunito all'Aquila, ha dato via libera al decreto legge per stanziare le risorse in favore delle zone terremotate dell'Abruzzo e ha approvato la decisione di spostare il G8 della Maddalena all'Aquila, fermo restando che per dare seguito alla decisione bisognerà sentire i Capi di Stato degli altri paesi partecipanti. Il provvedimento mette a disposizione un totale di otto miliardi di euro in tre anni, di cui 1,5 per fronteggiare l'emergenza e 6,5 miliardi per la ricostruzione.

Alle famiglie che hanno perso la casa, per ricostruirla verrà dato un contributo a fondo perduto di 150.000 euro; se invece la casa è soltanto danneggiata, ha detto il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, la somma data dallo Stato sarà invece di 80.000 euro. Nel decreto non è previsto alcun aumento delle accise nè nuove tasse: "Si risponde al terremoto senza aumento della pressione fiscale e senza mettere le mani in tasca agli italiani", ha precisato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. E Tremonti ha assicurato che sono stati "evitati aumenti fiscali e delle accise su benzina e sigarette".

Possibile cedere mutuo (e terreno) allo Stato. Le famiglie dei terremotati avranno la possibilità di liberarsi del mutuo, e in questo caso nel rapporto con la banca subentra lo Stato con Fintecna spa, che si accolla il mutuo subentrando nella titolarità dell'immobile distrutto (terreno compreso); o di mantenere il mutuo, accedendo agli aiuti previsti per chi vuole ricostruire la propria abitazione. Anche nella prima ipotesi il proprietario potrà accedere ai contributi.

Berlusconi: "Case nuove in cinque mesi". "Abbiamo individuato 15 aree dove intervenire con le piastre per costruire le nuove case sicurissime e contro ogni scossa. - ha annunciato Berlusconi - Io, con la mia visionaria follia, ho pensato la formula di case intorno ad un centro verde e con tutti i servizi: Tremonti ci ha messo a disposizione 700 milioni di euro, ma io credo che le potremo costruire con 500 milioni. E la sfida e che le vogliamo costruire prima che arrivi il freddo per ospitare gli sfollati nel tempo record di 5 mesi".


"In futuro i nuovi alloggi diventeranno campus". Quando poi ogni famiglia avrà completato la ricostruzione della propria casa, ha aggiunto il premier, questi nuovi alloggi antisismici "potranno essere occupate da giovani che si faranno una famiglia o da studenti universitari. Le case saranno progettate come campus. Per il primo periodo saranno adattate per le famiglie ma in un secondo tempo diventeranno campus capaci di attirare qui studenti da tutto il mondo. Oggi studenti da fuori non verrebbero qui dopo il terremoto. Noi realizzeremo per loro case sicurissime. Da un male può arrivare un bene"

Contributi per imprese, negozi e anche seconde case. Nel decreto sono previsti contributi ed indennizzi per le imprese colpite dal sisma, ma anche per le strutture adibite alle attività sociali, ricreative, sportive e religiose, come, ad esempio, gli oratori. Ma anche bonus fiscali per ricostruire negozi e seconde case. Sono inoltre previsti indennizzi a favore delle imprese che hanno subito conseguenze economiche sfavorevoli per effetto degli eventi sismici e per quelle che dovranno riparare o ricostruire beni mobili distrutti o ripristinare le scorte.

Ottanta milioni per straordinari pompieri e forze ordine. Per proseguire gli interventi di soccorso in Abruzzo il governo ha autorizzato uno stanziamento di 80 milioni dal primo giugno per i vigili del fuoco e le forze di polizia. Aumenta inoltre il tetto di straordinari per il personale impegnato, fino ad un massimo di 75 ore mensili pro-capite.

Gelmini: 110 milioni per l'edilizia scolastica. Il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini ha annunciato lo stanziamento di 110 milioni per l'edilizia scolastica e di 70 per la ricostruzione dell'Università dell'Aquila, i cui studenti quest'anno non pagheranno le tasse. I nuovi alloggi per gli studenti, ha sottolineato Berlusconi, saranno supersicuri: "Dopo il terremoto - ha detto, con una battuta - se mio figlio mi dicesse vado a studiare all'Aquila, gli direi sei matto, e lo chiuderei nel cesso. Ma con le nuove case siamo degli Speedy Gonzales...Il rettore ha detto una battuta infelice e sbagliata".

Le risorse: prevista anche una nuova lotteria. La maggior parte delle risorse destinate ala ricostruzione (circa 5 miliardi), provengono da tre fondi: il cosiddetto 'Fondo letta' attivato presso la presidenza del Consiglio, il fondo infrastrutture e quello per gli ammortizzatori sociali. Un miliardo ciascuno saranno mesi a disposizione dagli enti previdenziali e dalla Cassa Depositi e Prestiti (si tratta di mutui autorizzati e non utilizzati). Parte degli 1,5 miliardi destinati all'emergenza sarà ricavata da una nuova lotteria istituita per l'occasione.

Ma escluso il 5 per mille. "Non useremo il 5 per mille per reperire le risorse per il dopo terremoto", ha chiarito il ministro Tremonti, ponendo fine alle polemiche seguite all'annuncio da lui anticipato qualche giorno fa. Per il titolare di via XX settembre
l'ipotesi che lui stesso aveva fatto "non era per togliere al volontariato ma per aggiungere qualcosa per l'Abruzzo. Dopo abbiamo deciso di rinunciare vista la vena polemica che ha radicalizzato il tutto. Se alla fine ci potevano essere più soldi e ce ne saranno meno si ringrazino i polemici signori della politica".

Appello di Berlusconi alla Ue: "Sia generosa". L'Europa deve essere generosa'' con le aree abruzzesi colpite dal sisma, ha auspicato Berlusconi. Il premier ha spiegato che il contributo Ue ''dovrebbe superare i 500 milioni di euro''.

Comuni esclusi, occupata per protesta una strada. Intanto alcuni cittadini di tre dei Comuni esclusi dai contributi per la ricostruzione, e cioè Capitignano, Montereale e Cagnano Amiterno, hanno occupato per protesta una strada statale di collegamento all'Aquila.

Domani all'Aquila il procuratore Grasso. Sulla ricostruzione, e sulle sorveglianza per prevenire il rischio di infiltrazioni antimafia, è stato confermato per domani l'arrivo del procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, che incontrerà all'Aquila il procuratore della repubblica Alfredo Rossini per i primi contatti ufficiali sulle questioni aperte dal terremoto. Lo ha confermato Olga Capasso, uno dei quattro magistrati del pool antimafia, già oggi nel capoluogo abruzzese. L'attenzione dei magistrati, secondo quanto appreso, sarà incentrata sulle aziende locali che potrebbero essere avvicinate da organizzazioni mafiose.

(23 aprile 2009)

 
 
 

TERREMOTO - CDM a L'AQUILA

Post n°386 pubblicato il 23 Aprile 2009 da GURU1960
 

L'AQUILA - Il Consiglio dei ministri, che stamane si è eccezionalmente riunito all'Aquila, ha dato via libera al decreto legge per stanziare le risorse in favore delle zone terremotate dell'Abruzzo e ha approvato la decisione di spostare il G8 della Maddalena all'Aquila, fermo restando che per dare seguito alla decisione bisognerà sentire i Capi di Stato degli altri paesi partecipanti. Il provvedimento mette a disposizione un totale di otto miliardi di euro in tre anni, di cui 1,5 per fronteggiare l'emergenza e 6,5 miliardi per la ricostruzione. Nel decreto non è previsto alcun aumento delle accise nè nuove tasse: "Si risponde al terremoto senza aumento della pressione fiscale e senza mettere le mani in tasca agli italiani".

Aumenti fisco sigarette e nuove lotterie. Per la ricostruzione in Abruzzo è stato previsto un aumento degli incassi fiscali dalle sigarette e l'istituzione di nuove lotterie. E' previsto l'aumento dell'aliquota base del prelievo sulle sigarette, che si calcola in base agli aumenti decisi dalle società produttrici: da questo si conta di ottenere entrate aggiuntive per 150 milioni nel 2009 e per 200 milioni annui a decorrere dall'anno prossimo. Per quanto riguarda i giochi il ministero del Tesoro potrà indire nuove lotterie a estrazione istantanea, i 'gratta e vinci', adottare nuove modalità di gioco del Lotto (più estrazioni settimanali) e infine consentire l'apertura delle tabaccherie anche nei giorni festivi.

Contributi per imprese, negozi e anche seconde case. Nel decreto sono previsti contributi ed indennizzi per le imprese colpite dal sisma, ma anche per le strutture adibite alle attività sociali, ricreative, sportive e religiose, come, ad esempio, gli oratori. Ma anche bonus fiscali per ricostruire negozi e seconde case. Sono inoltre previsti indennizzi a favore delle imprese che hanno subito conseguenze economiche sfavorevoli per effetto degli eventi sismici e per quelle che dovranno riparare o ricostruire beni mobili distrutti o ripristinare le scorte.


Via libera al G8 all'Aquila. Il premier, sempre secondo quanto riferito da fonti governative, ha espresso la volontà di tenere il vertice dei Grandi nella città colpita dal sisma, motivando questa decisione con il fatto che in questo modo si risparmierebbero denaro e risorse che potrebbero essere utilizzati per la ricostruzione. In questo modo, ha aggiunto Berlusconi, sempre secondo quanto riferito dai presenti, si porterebbe l'Abruzzo al centro dell'attenzione mondiale.

L'ipotesi è stata accolta con favore anche dagli amministratori locali. E tuttavia stamane la maggior parte dei ministri interpellati dalle agenzie di stampa aveva espresso forti perplessità. "Non mi sembra assolutamente plausibile l'idea di spostare all'Aquila il G8 fissato per quest'estate in Sardegna", ha detto infatti a Sky Tg24 il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli. "Quello che è stato speso, anche per volontà del precedente governo - ha sottolineato il ministro - mi pare difficile che oggi possa essere spostato. Francamente credo che sia difficile a meno che qualcuno ci dimostri il contrario".

Si mostra invece entusiasta all'idea il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente: "Siamo pronti ad accogliere il G8 all'Aquila, - ha detto - Sarà un grande impegno, soprattutto per la Protezione Civile e per questa scuola (Gdf, ndr) che ci ospita e che diventerebbe una delle aree più sensibili. Certo organizzare il G8 è molto complesso ma la città e l'Abruzzo sono pronti a riceverlo per come possono. Ci piacerebbe essere vestiti a festa, ma ci troveranno con la tuta da lavoro".

Per il sindaco il G8, sarà anche l'occasione "per mostrare a tutti i capi di stato il nostro patrimonio artistico nella speranza di poter ricostruire subito anche mettendo in atto quel meccanismo che abbiamo pensato con il premier Berlusconi dell'adozione dei monumenti da parte dei vari paesi".

Scettico il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro: "Magari si potesse fare il G8 all'Aquila, ci mancherebbe. Ma in questo momento, con tutti i problemi che ci sono, aggiungerebbe confusione a confusione. Ho l'impressione che sia una delle solite marchette politiche di Berlusconi", ha detto nel corso di un videoforum su Repubblica Tv.

Sulle risorse necessarie per la ricostruzione dell'Abruzzo, Matteoli ha spiegato: "C'è una bozza di decreto che verrà discusso in Cdm. Di ufficiale ancora non c'è nulla. Comunque le risorse saranno sufficienti per garantire agli abruzzesi una ricostruzione in tempi brevi, ne sono ne sono certissimo. Abbiamo un quadro preciso di quello che dobbiamo fare all'Aquila - ha concluso il ministro - e abbiamo inserito nel decreto alcuni provvedimenti che ci consentiranno di snellire le procedure e non perdere tempo con la burocrazia, cercando di arrivare direttamente alla ricostruzione".

Comuni esclusi, occupata per protesta una strada. Intanto alcuni cittadini di tre dei Comuni esclusi dai contributi per la ricostruzione, e cioè Capitignano, Montereale e Cagnano Amiterno, hanno occupato per protesta una strada statale di collegamento all'Aquila.

Domani all'Aquila il procuratore Grasso. Sulla ricostruzione, e sulle sorveglianza per prevenire il rischio di infiltrazioni antimafia, è stato confermato per domani l'arrivo del procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, che incontrerà all'Aquila il procuratore della repubblica Alfredo Rossini per i primi contatti ufficiali sulle questioni aperte dal terremoto. Lo ha confermato Olga Capasso, uno dei quattro magistrati del pool antimafia, già oggi nel capoluogo abruzzese. L'attenzione dei magistrati, secondo quanto appreso, sarà incentrata sulle aziende locali che potrebbero essere avvicinate da organizzazioni mafiose.

(23 aprile 2009) REPUBBLICA.IT

 
 
 

E' LA TUA SCELTA

Post n°385 pubblicato il 24 Marzo 2009 da GURU1960
 

venerdì 20 marzo 2009

"È LA TUA SCELTA". AL VIA LA CAMPAGNA DI INFORMAZIONE SULLE ELEZIONI EUROPEE

In vista delle elezioni europee del giugno prossimo il Parlamento ha presentato la sua strategia d'informazione. La preoccupazione di fondo, in merito all'affluenza dei cittadini per il rinnovo dell'assemblea di Strasburgo, è stata la motivazione che ha portato l'istituzione parlamentare a presentare una propria campagna d'informazione sull'utilità del voto europeo. Alla presenza della direttrice della direzione generale per l'informazione, Francesca Ratti (unica direttrice italiana nelle istituzioni europee) e di due vice presidenti, il popolare spagnolo Vidal Quadras e la socialista tedesca Metschilde Rothe, sono state presentate alla stampa accreditata le tematiche della campagna che sotto il lemma "è la tua scelta", in forma di manifesti o di installazioni vere e proprie, saranno presenti su tutto il territorio dell'Unione, o quasi. Non si sa ancora, infatti, se gli italiani vedranno nelle piazze delle loro città i manifesti della campagna del Parlamento europeo. Il ministro per le politiche comunitarie, Andrea Ronchi, ha fatto sapere, tramite un laconico comunicato stampa, che il governo italiano non sosterrà la campagna istituzionale in quanto" ritiene che i contenuti della campagna di comunicazione promossa dal Parlamento europeo, nella sua attuale formulazione, non siano idonei a migliorare la percezione e la conoscenza dei valori e delle opportunità derivanti dall'appartenenza all'Unione europea." Una prima forte reazione al comunicato del Ministro Ronchi è venuta dal presidente della delegazione italiana nel Gruppo PSE, Gianni Pittella, che ha denunciato la scelta del governo come non europea e ha manifestato la preoccupazione che tale scelta non sia in realtà che la conferma delle intenzioni del governo Berlusconi di effettuare una campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo incentrata esclusivamente sugli affari interni del Paese e non sulle scelte europee da compiere. L'acuirsi del dibattito sulla tematica ha fatto sì che durante la presentazione a Bruxelles la stampa italiana presente rivolgesse domande sulla non adesione della campagna da parte del governo ai due vicepresidenti. Nel rispondere, Vidal Quadras, del partito di Jose Maria Aznar, ha ironicamente ringraziato il governo italiano perché suo malgrado ha fatto già pubblicità alla campagna di informazione aggiungendo che al Parlamento Europeo, più che ai governi, interessa avere il sostegno dei cittadini. I temi scelti dalla prestigiosa società di comunicazione Scholtz and Friends con base a Berlino, vanno dalla sicurezza alimentare alla conciliazione tra vita privata e vita lavorativa, alla sicurezza dei cittadini, alle tematiche relative ai mercati finanziari e alla loro regolamentazione. Durante la presentazione, il vice presidente spagnolo ha aggiunto che la campagna: "si rivolge deliberatamente a tutta la gamma di opinioni politiche, da quelle più integrazioniste a quelle più preoccupate per la salvaguardia della sovranità nazionale". Non sarà mica troppo libera per l'Italia?

Alberto Corsini

 
 
 

PRINCIPE DEL BALLO

Post n°384 pubblicato il 22 Marzo 2009 da GURU1960
 

Roma - "Ho avuto la possibilità di poter essere me stesso, questa è la mia vera vittoria....". Parola del "principe" dei ballerini (dilettanti ma impegnati a imparare). Già, perché Emanuele Filiberto, principe di Savoia, figlio di Vittorio Emanuele e nipote dell'ultimo re d'Italia Umberto II, ha vinto la finale di Ballando con le stelle, il programma di Milly Carlucci che alleva vip ballerini (e aspiranti tali).

Dopo la vittoria televisiva (a furor di telespettatori, tanto che se fosse stato un referendum per la monarchia non ci sarebbe stati problemi...), Enabuele Filiberto è partito per raggiungere la famiglia a Parigi, la moglie attrice Clotilde Coreau e le due figlie Vittoria e Luisa di sei e tre anni e partire per la Normandia.

Reale senza trono, Emanuele Filiberto, nato a Ginevra nel '72, ha conquistato le simpatie dei telespettatori puntata dopo puntata: per lui e Natalia Titova (bravissima a "guidare" il principe sulla pista della finale), con un televoto da quasi 1 milione di telefonate, c'é stato un plebiscito con il 75% di preferenze, 25% per la coppia finalista rivale con Alessio Montovoli giovane sulla rampa di lancio grazie a Ballando e la brava Ola Karieva. E il programma di Raiuno ha fatto record: con il 60% nel finale e oltre il 33% di media.

Il valzer, visto il sangue reale, ce l'ha avuto nel sangue sin dall'inizio, per il resto, per dirla con uno dei giurati del programma, lo stilista Guglielmo Mariotto, Emanuele Filiberto era un "piripicchio". La sua partecipazione a Ballando è stata coraggiosa ma alla fine si è anche rfivelata unìottima operazione d'immagine, "un'operazione simpatia" che fa dire al principe: "Sono veramente felice per questa vittoria assolutamente inaspettata. Ho partecipato al programma per la stima nei confronti di Milly e per la possibilità che mi veniva offerta di poter essere me stesso. Dal profondo del cuore ringrazio tutti gli italiani che mi hanno sostenuto e votato, questo successo lo devo soprattutto a loro".

Il futuro di Emanuele Filiberto sarà tra la moda (una linea d'abbigliamento intitolata Principe d'Italia), la tv e forse la politica. Non ha smentito infatti l'ipotesi di una sua candidatura alle prossime europee. Da Londra, dove è appena arrivata per raggiungere il figlio liceale Patrick, Milly Carlucci conferma "la grande determinazione di Emanuele Filiberto a fare bene. Si giocava molto partecipando a Ballando, invece è stato apprezzato per essere un ragazzo come tanti, senza spocchia, con una grande voglia di amicizia, consapevole di essere personaggio in vista e quindi desideroso di essere all'altezza".

 
 
 

My Father's Eyes

Post n°383 pubblicato il 21 Marzo 2009 da GURU1960
 
Tag: padre

by Eric Clapton

Sailing down behind the sun,
Waiting for my prince to come.
Praying for the healing rain
To restore my soul again.

Just a toerag on the run.
How did I get here?
What have I done?
When will all my hopes arise?
How will I know him?
When I look in my father's eyes.
My father's eyes.
When I look in my father's eyes.
My father's eyes.

Then the light begins to shine
And I hear those ancient lullabies.
And as I watch this seedling grow,
Feel my heart start to overflow.

Where do I find the words to say?
How do I teach him?
What do we play?
Bit by bit, I've realized
That's when I need them,
That's when I need my father's eyes.
My father's eyes.
That's when I need my father's eyes.
My father's eyes.

Then the jagged edge appears
Through the distant clouds of tears.
I'm like a bridge that was washed away;
My foundations were made of clay.

As my soul slides down to die.
How could I lose him?
What did I try?
Bit by bit, I've realized
That he was here with me;
I looked into my father's eyes.
My father's eyes.
I looked into my father's eyes.
My father's eyes.

My father's eyes.
My father's eyes.
I looked into my father's eyes.
My father's eyes.

 
 
 

IL CANNOCCHIALE

Post n°382 pubblicato il 13 Marzo 2009 da GURU1960
 
Foto di GURU1960

 
 
 

Wall street crash

Post n°381 pubblicato il 07 Marzo 2009 da GURU1960
 

Wall Street ha speso 5 miliardi per suicidarsi

L'ha affossata il successo dei suoi lobbisti

di Maurizio Molinari (LA STAMPA)

Cinque miliardi e duecento milioni di dollari. Tanto ha speso Wall Street per il proprio funerale. A rivelare la dinamica di un suicidio finanziario che ha azzerato un secolo di capitalismo è il centro studi «Wall Street Watch» pubblicando un rapporto che documenta come hanno lavorato migliaia di lobbisti. Assoldati da banche, hedge funds, assicurazioni e società finanziarie sono riusciti a convincere il Congresso di Washington a porre le basi per l’avverarsi del peggiore crac dalla Grande Depressione. E’ stato il successo dei lobbisti di Wall Street ad uccidere Wall Street perché la loro missione di ridurre sempre più le regole dei mercati ha portato all’attuale Far West. Dal 1998 al 2008 aziende grandi e piccole di Wall Street hanno versato 1,7 miliardi di dollari in contributi elettorali - circa il 55% ai repubblicani e il 45 ai democratici - e speso altri 3,4 miliardi di dollari per mantenere un agguerrito esercito di lobbisti pronti a tutto. La massa d’urto delle falangi di ambasciatori di interessi particolari unita alla malleabilità di deputati e senatori bisognosi di fondi ha creato quella che il rapporto «Come Wall Street e Washington hanno tradito l’America» descrive come una perfetta tempesta finanziaria. L’avvocato californiano Harvey Rosenfield, della Fondazione Consumer Education, e il collega di Washington Robert Weissman, di Essential Information, hanno ricostruito la genesi della mancanza di regole che ha consentito allo tsunami dei mutui tossici di manifestarsi, crescere e dilagare fino all’attuale recessione. Il risultato è una tabella che riassume le 12 decisioni-killer che i lobbisti sono riusciti a strappare a governo, legislatori e regolatori collezionando una serie impressionante di vittorie. Tutto inizia nel 1999 quando il Congresso abolisce la legge Glass-Steagall contro le fusioni fra banche di investimento. E’ il primo mattone tolto alle fondamenta della finanza. Poco dopo vengono i regolamenti che consentono alle banche di avere una contabilità esterna ai bilanci ovvero la scappatoia per nascondere le perdite. L’amministrazione Clinton cede alle pressioni e impedisce alla «Commodity Futures Trading Commission» di regolare i derivati, aprendo la strada a speculazioni massicce. Nel 2000 è il «Commodity Future Modernization Act» che stabilisce il divieto trasformando i derivati nel prodotto più gettonato. Quattro anni dopo, con George W. Bush alla Casa Bianca, la Sec (Consob d’America) vara uno schema di regolamento che consente alle banche livelli di indebitamenti più alti del previsto.

Ai lobbisti ancora non basta e il pressing viene premiato dal Congresso con un ennesimo passo indietro: le banche commerciali potranno determinare il bisogno di capitali sulla base di «modelli di rischio» fatti in casa, a proprio uso e consumo. A franare è il credito tradizionale ma le autorità federali indietreggiano ancora, cedendo alle richieste dei lobbisti di non stabilire limiti ai prestiti di danaro. Un argine al peggio potrebbero essere le leggi per il rispetto dei consumatori ma la Federal Reserve, nel periodo di passaggio fra Alan Greenspan e Ben Bernanke, premia anch’essa la falange dei lobbisti avocando a sé il potere di non rispettare le norme che porterebbero a limitare l’elargizione di crediti. Siamo arrivati agli ultimi anni e sono ancora i lobbisti a dettare legge: alle vittime dei crediti-capestro viene impedito di fare causa alle banche da cui si originano i mutui, i giganti Fannie Mae e Freddie Mac entrano nei subprime, l’antitrust si arrende di fronte alla nascita di «banche troppo grandi per cadere» e le società di rating danno valutazioni errate sulle le aziende che concedono prestiti.

Il domino di vittorie dei lobbisti arriva fino al 2007, quando inizia il terremoto dei subprime aprendo la strada ad un funerale che Wall Street si è preparata da sola perché, come concludono gli autori, «ogni forma di prevenzione creata dopo la Depressione è stata smantellata».

 
 
 

Keplero a caccia di ET

Post n°380 pubblicato il 07 Marzo 2009 da GURU1960
 
Foto di GURU1960

Il telescopio americano Keplero è stato messo in orbita con successo 62 minuti dopo il lancio dalla base militare di Cape Canaveral, in Florida, poco prima dell'alba italiana. La Nasa ha confermato che il distacco del del terzo stadio del vettore Delta 2 è avvenuto come previsto a 721,53 km d'altitudine. Keplero sarà presto pronto a mettersi al lavoro: dovrà scandagliare il campo stellare alla ricerca di pianeti esterni al nostro sistema solare - i cosiddetti esopianeti - che possano avere dimensioni e condizioni complessivamente comparabili a quelle della Terra.

Cosa osserverà Keplero
Mentre orbita intorno alla Terra lo "sguardo" di Keplero verrà fissato su alcune migliaia di stelle in un settore della Via Lattea nei pressi della costellazione del Cigno. La sonda americana - costata 600 milioni di dollari - è equipaggiata con un telescopio da una tonnellata dotato di uno specchio principale di 140 centimentro, capace di inquadrare un campo pari a 105 gradi quadrati di cielo. Lo strumento può rilevare anche le sorgenti di luce più deboli e l'offuscamento periodico di una stella causato dal passaggio di un pianeta. Si tratta del cosiddetto metodo dei transiti, quello comunemente usato per misurare la presenza di pianeti intorno a una stella.

Una pietra miliare
Keplero, ha detto Debra Fisher della San Francisco State University, "è una pietra miliare della ricerca astronomica per capire che tipi di pianeti si sono formati intorno alle stelle". Quello che scopriremo sarà usato per studiare l'atmosfera dei grandi esopianeti gassosi visti dal telescopio spaziale Spitzer e con i dati acquisiti sarà possibile fare una statistica dei pianeti che si trovano in zone abitabili in considerazione della loro temperatura e posizione rispetto alla loro stella madre.

Keplero, cacciatore di mondi
Quattro secoli dopo la pubblicazione del suo Astronomia Nova, le leggi sulle orbite ellittiche fissate dall'astronomo tedesco Johannes Kepler rappresentano ancora un modello di descrizione del moto dei pianeti intorno alle loro stelle. Ora, la missione che porta il suo nome, volge lo sguardo oltre il sistema solare, cercando nella Via Lattea altri mondi possibili. Spingendosi fino a 3mila anni luce, nel mirino del fotometro di Keplero ci sono i pianeti solidi, composti di rocce e silicati. Non solo devono avere consistenza, ma anche la distanza giusta dalla loro stella da consentire - almeno sul piano teorico - la presenza di acqua allo stato liquido e dunque di forme di vita come noi le conosciamo e rientrare dunque nella cosiddetta "fascia di vivibilità".

Corsa agli esopianeti
La corsa agli esopianeti (pianeti esterni al sistema solare) è appena iniziata ma ha già raccolto oltre 300 mondi accertati. La prima scoperta risale al 1995, poi segnalazioni e conferme sono arrivate quasi ogni mese. La maggior parte degli esopianeti sono stati scoperti tramite metodi di osservazione indiretta, piuttosto che attraverso le osservazioni ottiche al telescopio: si guarda una stella e si legge la variazione di luce o addirituura il profilo di un corpo molto più piccolo che gli passa davanti. Per questo la maggior parte dei pianeti individuati sono - inevitabilmente - campioni della famiglia interplanetaria dei giganti gassosi, giganti come Giove e Saturno, belli da vedere e in fondo inutili. A Keplero si chiede invece selezione rigorosa.

Il metodo dei transiti
Appena raggiunta la sua orbita operativa, Keplero avvierà un lavoro di osservazione della fascia intermedia di quasi 100mila stelle della nostra galassia. Con una potenza di osservazione che non ha precedenti e libera dalla maschera della nostra atmosfera, la luce verrà raccolta da un telescopio speciale dotato di uno specchio del diametro di 140 centimetri e "letta" da un fotometro da 95 milioni di pixel. L'indagine ricorrerà al cosiddetto "metodo dei transiti", che consiste nel misurare il calo di luminosità di una stella in conseguenza del passaggio sul suo disco di uno dei suoi pianeti. Alte le aspettative: secondo le ricerche più recenti circa l'1% delle stelle è circondato da pianeti e un pianeta come la Terra ha una probabilità vicino allo 0,5% di transitare sulla sua stella. Keplero, il cacciatori di mondi oltre il nostro sistema solare potrebbe scoprire tra 50 e 500 pianeti di taglia terrestre e un migliaio di giganti gassosi.

7 marzo 2009 IL SOLE 24 ORE
 
 
 

Berlusconi ci preoccupa

Post n°379 pubblicato il 14 Febbraio 2009 da GURU1960
 
Foto di GURU1960

Roma, 12 feb. (Adnkronos) - Berlusconi ci "preoccupa". Pd in piazza per difendere la Costituzione che il presidente del Consiglio ha lasciato intendere di voler cambiare a colpi di maggioranza.

Nel giorno in cui Silvio Berlusconi respinge gli attacchi di chi lo ha accusato di aver utilizzato in modo interessato il caso di Eluana Englaro e il rifiuto del presidente Giorgio Napolitano di sottoscrivere il decreto che imponeva il riavvio dell'idratazione e dell'alimentazione della donna morta lunedì scorso, dopo 17 anni di coma vegetativo, il Pd affida al presidente emerito della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, il ruolo di avvocato difensore della Carta Costituzionale.

L'appuntamento a Piazza Santi Apostoli viene bollato dalla maggioranza (ma anche dal Prc), come un'iniziativa demagogica e strumentale. "Non ho mai attaccato il capo il Stato né la Costituzione, anzi, l'ho difesa", ha ripetuto il presidente del Consiglio, ospite questa mattina di Maurizio Belpietro a "Panorama del Giorno".

"Non c'è niente di più falso - ha aggiunto - ho una cordialità di rapporti con Napolitano e il presidente del Consiglio non ha alcun interesse" che questo rapporto con il capo dello Stato "si incrini". Il presidente del Consiglio ha detto tuttavia di non considerare intangibile la Costituzione che "non è un moloch" e che "i cassetti del Parlamento sono pieno di progetti per cambiarla fatti dalla sinistra".

Il partito guidato da Veltroni, ha tagliato corto il Cavaliere, "ancora una volta mistifica la realtà per nascondere la mancanza di progetti credibili per l'Italia e la Sardegna".

"L'idea che il presidente del Consiglio abbia pensato di trasferire il potere legislativo nelle mani di una sola persona - ha replicato il segretario del Pd, poco prima che la manifestazione di Santi Apostoli cominciasse, è qualcosa di estraneo alla Costituzione". Un concetto, quello di impedire la realizzazione del progetto 'un uomo solo al comando', ripreso da Scalfaro nel suo intervento.

"Con rispetto, pacatezza e serenità, mi rivolgo al presidente del Consiglio per dirgli: non ci faccia vivere con timori che riguardano la nostra Patria nella libertà e nella democrazia. La Costituzione - ha ricordato il senatore a vita - è nata con lo scopo di unire il popolo italiano, serve per unire e mai per dividere. Che nessuno la usi per dividere, sarebbe come tradirla".

Un principio che il segretario del Pd ha sottoscritto, condividendo in "modo assoluto", ciò che pochi minuti prima aveva dichiarato Scalfaro. "Non abbiamo mai detto - ha poi puntualizzato il presidente emerito riferendosi alla riforma della Carta - che non si può toccare. Vogliamo aggiornarla ma non si può stravolgerla. Non si possono toccare i valori di fondo, la libertà, la giustizia, i diritti primari delle persone. Il tutore della Costituzione è il presidente della Repubblica, ne è il difensore, a lui mandiamo un saluto. E ci fermiamo, perché rispetto vuole che non si esageri in manifestazioni che potrebbero essere interpretate come per tirare il presidente da una parte. Il presidente deve essere al di sopra".

"La manifestazione odierna del Pd - aveva commentato in mattinata il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, prevedendo il tenore dell'iniziativa del Pd e il contenuto dell'arringa di Scalfaro - non poteva trovare speaker più adeguato del senatore Oscar Luigi Scalfaro: protagonista di una delle ultime condanne a morte prima della Costituzione, difenderà la legittimità della prima condanna a morte, quella contro Eluana, dopo la Costituzione?".

L'iniziativa, ha commentato il vice presidente del gruppo del Pdl alla Camera, Enrico La Loggia, "è un'inutile strumentalizzazione. Nessuno ha mai messo in discussione la carta costituzionale se mai tutti sono d'accordo sulla necessita' di un ammodernamento della Repubblica. Veltroni come al solito abbaia alla luna con Di Pietro anziché fare da interlocutore serie e dare un contributo costruttivo e responsabile'', ha concluso La Loggia. Molto critico è anche il commento del vice presidente dei senatori del Pdl, Gaetano Quagliariello.

"E' paradossale che chi afferma oggi che la Costituzione è nata con lo scopo di unire, sia protagonista di una manifestazione che ha il chiaro intento di imbalsamarla, togliendole vitalita' e forza propulsiva, e di dividere il Paese arrogandosi la presunzione di indicare il cattivo che, esattamente come nel '48, si trova al governo. Ieri De Gasperi, oggi Berlusconi: Oscar Luigi Scalfaro ripassi la storia, e si ricordi allora da che parte stava...".

Ma le critiche contro il presidio del Pd, non sono arrivate solo dal centro destra. "Berlusconi - ha affermato il segretario del Prc, Paolo Ferrero - purtroppo, ha ragione, su un solo punto: quando dice che il Pd difende la Costituzione a corrente alternata. Oggi lo fa scendendo in piazza ma qualche giorno fa girava la testa dall'altra parte facendo passare il testo del governo sul federalismo fiscale che la Costituzione la fa a pezzi, svuotandola di difese e garanzie per i soggetti più deboli. Per non dire della riforma della giustizia. C'è bisogno di una sinistra che difenda la Costituzione sempre e tutta, non a corrente alternata".

''C'è stata troppa faziosità nel discorso di Oscar Luigi Scalfaro. Addolora vedere che un senatore a vita si dedichi a dividere il Paese. Purtroppo per Scalfaro non e' una novita': lo fece anche quando, da presidente della Repubblica, era invece chiamato ad unirlo'', ha detto il portavoce di Forza Italia, Daniele Capezzone, criticando le parole dell'ex presidente.

"Ci fa molto piacere -ha osservato il segretario del Pri, Francesco Nucara- che il presidente del Consiglio abbia spiegato che non ha avuto nessun dissenso con il capo dello Stato, che i loro rapporti sono buoni e che non intende incrinarli. Questo chiude un contenzioso che i repubblicani altrimenti avrebbero avuto difficolta' ad accettare e rende inutile e dannosa la manifestazione del Pd in difesa di una Costituzione modificata dal governo di Giuliano Amato''.

Il Pd ha la memoria corta. E' la tesi sostenuta dalla parlamentare del Pdl e presidente del comitato Schengen, Margherita Boniver, secondo la quale ''fa quasi tenerezza vedere gli eredi del 'fu' glorioso Pci, che misero in moto il meccanismo dell'impeachment nei confronti di Francesco Cossiga, per gli anni di piombo, scendere in piazza come difensori del dettato costituzionale, capeggiati da Oscar Luigi Scalfaro, il presidente del 'non ci sto, non ci sto, non ci sto'''. All'iniziativa di oggi al Pantheon si è associata la presentazione di una proposta di legge, depositata dai parlamentari del Pd, Franco Laratta e Alberto Losacco, sottoscritta da una cinquantina di deputati democratici e da alcuni del Pdl. Il testo propone la lettura quotidiana di un articolo della Costituzione in tutte le scuole italiane e l'esecuzione dell'Inno nazionale all'inizio di tutte le manifestazioni pubbliche. ''Il nostro obiettivo -hanno spiegato Laratta e Losacco- e' avvicinare le nuove generazioni ai valori fondamentali della Costituzione, far conoscere e apprezzare la suprema legge dello Stato che con i suoi 60 anni di vita dimostra di essere il piu' grande strumento di democrazia e di liberta' per l'Italia".

 
 
 

NEVE SUL MARE

Post n°378 pubblicato il 14 Febbraio 2009 da GURU1960
 
Foto di GURU1960

Ai tanti lettori che ci scrivevano lamentandosi del mancato inverno al Centro-Sud, in contrapposizione ai nevoni che continuavano a colpire il Nord, soprattutto il Nord-Ovest, avevamo cercato, senza riuscirci, di spiegarlo: la neve e il freddo al Centro-Sud sono più probabili nella seconda parte dell'inverno.
E così è stato.

 

Certo, un episodio, per quanto intenso, non modifica radicalmente la storia di un inverno che su 2/3 d'Italia ha offerto davvero poche occasioni di neve e gelo; ma che è stato molto perturbato, da record di piogge in alcuni regioni come la Campania, con mareggiate devastanti, con venti impetuosi. Mancava l'episodio nevoso, e adesso è arrivato.

 

I modelli avevano ben individuato da giorni la traiettoria dell'avvezione fredda, dirompente nel momento in cui la goccia fredda in quota è transitata sui tiepidi mari del Mediterraneo centro-meridionale. Si sono create specie sul Tirreno estese formazioni cumulonembiche che a più riprese hanno scaricato rovesci di pioggia, neve, grandine e gragnola.

 

Il tempo si è fatto prima fresco e molto instabile, poi decisamente freddo. I primi episodi si sono avuti su Sardegna e Sicilia. Già due giorni fa (giovedì) su Palermo si è avuta una "gragnolata". Qualche notizia di agenzia aveva riportato di una nevicata, ma non era corretta. La neve ha cominciato invece a cadere sia sulla Sardegna che sulla Sicilia interna, con accumuli che ormai, soprattutto in Sicilia già a quota di alta collina, raggiungono i 30/40 cm. Notevoli i disagi alla circolazione sulla nostra Isola Maggiore. La neve è arrivata fin quasi su Palermo (questa notte fugace apparizione in alcuni quartieri cittadini) e Messina, adagiandosi sulle colline che circondano le due città. Le minime di questa notte sono state di +3.7°C a Palermo e +3.2°C a Messina, davvero basse e a circa 3 gradi dai rispettivi record. In Sardegna nevischio fin su Sassari, rovesci di neve hanno interessato soprattutto le zone interne del nord isolano, come la Gallura e la zona di Ozieri, arrivando a sfiorare Olbia. Imbiancata ieri mattina Nuoro. Qualche rovescio di neve e gragnola è caduto fin sul Campidano alle porte di Cagliari. Nel complesso le nevicate sull'isola sono state effimere e non hanno portato grossi accumuli nemmeno in montagna. Questa notte notevole minima di +1.2°C a Cagliari.

Passiamo al "Continente".
Molto colpita da questa ondata di gelo e neve la Calabria. Grandi accumuli nevosi su Aspromonte e Sila, ma 15 cm di neve sono caduti fin su Cosenza città. Neve a intermittenza in Puglia e Basilicata. In Puglia qualche rovescio di neve si è verificato fin sulla costa. La circolazione depressionaria che si è creata tra Ionio ed Egeo, ben visibile dal Meteosat, sta continuando a richiamare aria fredda dai Balcani verso la nostra costa adriatica, con formazioni di nubi e conseguenti precipitazioni per effetto Stau. La neve è così caduta e continua a cadere fin su Termoli e nel foggiano, abbondante si è adagiata su Vasto, ed ha imbiancato i due capoluoghi di Abruzzo e Molise: L'Aquila e Campobasso. In queste due città non si tratta certo di un evento anomalo, le nevicate invernali rappresentano la normalità. Breve ma intensa nevicata in nottata anche su Pescara.

 

Infine diamo uno sguardo anche alle altre zone, quelle in cui i venti da nord portano fredde ma belle giornate di sole. Ci riferiamo al Nord e alle regioni centrali tirreniche. Al Nord un iniziale effetto favonico ha addirittura alzato le temperature nelle zone padane. Ma stanotte il gelo non si è risparmiato: -5.1°C a Milano Linate, -9°C a Malpensa, -5°C a Brescia e Piacenza, -4.2°C a Torino Caselle, -4.5°C a Forlì, -2.4°C a Rimini; spiccano anche i -24.2°C del Plateau Rosa. Minime molto basse in Toscana: -7°C ad Arezzo, -5.5°C a Firenze, -5°C a Grosseto, -2.8°C a Pisa. Nel Lazio -5°C a Frosinone, -4.2°C a Roma Urbe, -2.6°C a Roma Ciampino, -2.6°C a Pratica di Mare, -1.6°C a Roma Fiumicino; poco più a sud, nel casertano, -3.2°C a Grazzanise. In Sardegna si segnalano infine i -3°C di Alghero Fertilia.

 

E' stata un'avvezione fredda anomala? Per la Sicilia sì. In questa regione era dal 1999 che non si aveva un'irruzione fredda così intensa. Per il resto d'Italia, salvo più intense evoluzioni future, e salvo forse alcune zone della Calabria, no. Infatti la neve fin sulle coste d'Abruzzo o di Puglia, non è un'anomalia climatica dell'inverno italiano.

Massimo Aceti (METEO GIORNALE)

 


 
 
 

Eluana - SACCONI SCONFITTO

Post n°377 pubblicato il 14 Febbraio 2009 da GURU1960
 
Foto di GURU1960

"Difficile soluzione su diritto vita"

Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ha detto di essersi "sentito sconfitto" sul caso di Eluana Englaro. Sacconi ha osservato che in questo momento gli risulta difficile ipotizzare una soluzione condivisa sul tema del diritto alla vita "visto quello che si dice e che si sente". Secondo l'esponente di governo tuttavia il Parlamento "sta lavorando per portare a termine quella che considera una priorità".

 
 
 
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