È un voto tormentato, quello della Iervolino. E nient’affatto scontato, soprattutto. In teoria, il sindaco, dei tre candidati, avrebbe dovuto restringere la sua scelta a due soltanto: Luigi Nicolais e Guglielmo Allodi, pd come lei. Incomprensioni, è vero, ve ne sono state. A cominciare dalla lite con l’ex ministro dimessosi da segretario provinciale del partito dopo che la Iervolino, nei giorni del rimpasto, aveva registrato un loro colloquio. Scartato, quindi, Nicolais rimarrebbe l’assessore ed ex segretario ds con cui pure l’estate scorsa ci sono state tensioni allorquando palazzo San Giacomo decise di uscire, lasciando la Provincia con la patata bollente in mano, dal Ctp. Epperò Iervolino, da membro della direzione nazionale del Pd, dovrebbe per forza votare uno dei due. Dovrebbe. Perché alla fine sceglierà Salvatore Vozza, di Sinistra democratica, certo, ma anche il più bassoliniano dei contendenti. Non foss’altro per l’amicizia e la stima che lega da anni il sindaco di Castellammare e il governatore. Uno strappo con il suo partito sancito ieri mattina quando il sindaco varca la sede pd di piazza Sant’Eligio (Bassolino invece vota a Chiaia, in quella di via Cupa Caiafa). Arriva puntuale alle 12.30 e ad attenderla ci sono i fotografi pronti a immortalare il rito del voto. È una questione di attimi. Consegna i documenti a una scrivania e si dirige verso quella opposta per votare ma non si nasconde dietro al piccolo paravento: apre la scheda e, con fare deciso, mette una croce sul primo dei tre nomi. È quello di Salvatore Vozza. E lo vedono chiaramente almeno tre persone. Una mossa studiata apposta? Lei nega invocando, quando le viene chiesto a chi ha dato il suo voto, la segretezza. «Ed è una scorrettezza che qualcuno abbia visto a chi ho dato la mia preferenza», ribatte lei prima di infilarsi in auto e ripartire. In piazza Sant’Eligio, invece, rimangono dubbi e possibili scenari. Oltre a una frase buttata lì durante una riunione di maggioranza di qualche settimana fa che suona ora come un presagio: «Io a volte sono più a sinistra del Pd». Solo una freddura che ieri improvvisamente diventa una chiave di lettura per capire come le tensioni e i dissapori nel partito napoletano siano tutt’altro che sopiti. Perché un voto assegnato così platealmente, ragionavano ieri nel Pd non appena venuti a conoscenza della faccenda, vuol dire che si vuole dare un segnale di rottura. Con il partito a livello nazionale, prima di tutto. Per rimarcare che a Napoli c’è un uomo solo a tenere le redini del partito: Antonio Bassolino. il mattino