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Pompei: Slitta processo a boss, è giallo

Post n°11638 pubblicato il 14 Gennaio 2010 da stabia_info
 
Tag: POMPEI
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POMPEI. Non sono stati ancora trovati i verbali dell'udienza dinanzi al Gip di Napoli nel corso della quale venne decisa l'incompetenza territoriale nel processo ai danni di Ferdinando Cesarano a processo quale unico responsabile della “strage di Roma”. Dopo la richiesta risalente alla scorsa primavera, i verbali contenenti l'istanza difensiva accolta dai giudici napoletani, non sono stati ancora trovati nonostante le pressioni della Corte Assise Appello di Napoli. Nella miriade di procedimenti a carico dei membri della Nuova Famiglia e di Cesarano in particolare, non è stato ancora rinvenuto dalle cancellerie un elemento fondamentale per la difesa per trasferire il processo nel luogo di sua naturale competenza. Un altro tentativo richiesto dalla Corte napoletana è quello di verificare anche i fascicoli del processo madre alla cosca: il processo “Maglio”. Un'ultima speranza di trovare fisicamente il verbale che di fatto blocca il processo in appello da quasi un anno. Dopo ventisei anni di dubbi e perplessità urge una risposta della giustizia su quei fatti a dir poco oscuri. Un losco intreccio tra politica, servizi segreti e malavita che nemmeno la giustizia è riuscita a ricostruire con esattezza. Di questo storico episodio a pagare è stato il detenuto con più ergastoli subiti in Italia, Ferdinando Cesarano e adesso il processo giace in appello. Dopo aver chiesto il rinvio per incompetenza territoriale nel processo bis per l’omicidio Casillo, avvenuto a Roma, dinanzi alla prima sezione della Corte d’Assise Appello di Napoli, i difensori Filippo Trofino e Antonio Cesarano non possono far altro che attendere e con loro il detenuto sotto il regime di carcere duro. Per questo omicidio Cesarano è stato condannato all’ergastolo e i fatti risalgono al 1983. Anni complessi per il tessuto socio – politico italiano e della Campania. Casillo era chiaramente diventato un personaggio scomodo. Secondo molti sarebbe stato mandato dal boss della Nuova Camorra Organizzata, Cutolo, a trattare per la liberazione del democristiano Ciro Cirillo rapito dalle Br. Nella sentenza di primo grado si fa espressamente riferimento ai rapporti intrattenuti con diversi rappresentanti della Dc e inoltre in molti non escludono i contatti con i servizi segreti che pure seguirono la vicenda. L’importanza che assunse con questa vicenda divenne scomoda per tutte le parti in causa. A volerlo morto potevano essere sia i servizi segreti che Cutolo, poiché Casillo aveva disatteso le sue richieste nella trattativa Cirillo. La strada battuta dai giudici capitolini fu quella più semplice. Una vendetta degli avversari della Nuova Famiglia di Carmine Alfieri in cui Cesarano aveva un ruolo centrale. Non mancano, però, nelle motivazioni alla sentenza dubbi sul reale svolgimento dei fatti e sull’attendibilità dei pentiti chiamati in causa. Vincenzo Sbrizzi - GdN

 
 
 
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