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S.Maria la Carità: Mamma-coraggio denuncia, clan in manette

Post n°12511 pubblicato il 07 Marzo 2010 da stabia_info
 

Sgominata un’organizzazione della camorra

Francesco Ferrigno Santa Maria la Carità. Va dai carabinieri improrando aiuto per il figlio tossicodipendente a cui gli spacciatori del clan non davano più tregua. Da qui parte l’inchiesta che ha portato i militari a sgominare una pericolosa cosca. Organizzata come una società, la gang aveva anche conti correnti comuni su cui far confluire i proventi. L’altra notte, su ordine della Dda di Napoli, i carabinieri della compagnia di Castellammare, agli ordini del capitano Giuseppe Mazzullo e del tenente Andrea Minella, hanno eseguito nove arresti di affiliati al clan esposito. Tutti sono accusati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Si tratta di Antonio Di Somma, 40 anni, Giuseppe maiello di 45, Pasquale D’Aniello di 32, tutti di Gragnano; Pasquale Calabrese, 39, di Pompei; Alfonso Somma, 29, di Castellammare; Giuseppe Di Lorenzo, 25enne di Castellammare è stato arrestato a Fidenza, in provincisa di Parma. Tre dei destinatari delle ordinanze erano già detenuti: Luigi Alfano, 35 anni di Gragnano, a Melfi; Ferdinando Gargiulo, 28, stabiese a Viterbo, e Francesco Mauri, 24enne di Gragnano a Caltagirone in Sicilia. Per gli investigatori i nove sono personaggi di spicco della cosca malavitosa sammaritana che negli ultimi anni sta tentando di affermarsi nell’area stabiese e che fa capo ad Antonio Esposito, meglio conosciuto come «Tonino o’biondo», attualmente agli arresti domiciliari nel Lazio. A inchiodare i responsabili del traffico di stupefacenti le conversazioni telefoniche ed ambientali, consolidate dalle parole di un collaboratore di giustizia incluso nell’indagine in quanto elemento di spicco del clan ma non destinatario di misure cautelari. L’operazione è frutto delle indagini sviluppate tra l’agosto del 2005 e il gennaio del 2007 e fondate sull’arresto proprio nell’estate di cinque anni fa di Nicola Sansone per spaccio di cocaina. Nel 2006, invece, viene arrestato a Cassino in provincia di Frosinone, Ferdinando Gargiulo, mentre trasporta cinque chili di hashish diretti nell’area stabiese: da qui la scalata all’organizzazione. Un ruolo apicale lo svolgeva Alfano, rifornendo di droga le piazze sfruttando i canali di Gargiulo una volta arrestato. Le altre menti del clan erano Di Somma, Somma e Calabrese, mentre i restanti consegnavano a domicilio e spacciavano la droga nelle strade. Un lungo percorso per riannodare i fili in cui la cosca si diramava, quello compiuto dai carabinieri di Castellammare e di Sant’Antonio Abate, che li ha portati ad utilizzare tecniche investigative tradizionali e poi le intercettazioni telefoniche e ambientali durante le quali è stato decriptato anche il frasario utilizzato per coprire i traffici. I componenti del clan, infatti, utilizzavano parole come prosciutto, pannolini o caffè per indicare dosi e confezioni. Con lo stesso lessico gli affiliati indicavano anche la riscossione del denaro dai tossicodipendenti o dagli spacciatori collegati che poi veniva depositato sui conti correnti.  Il Mattino

 
 
 
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