Il napoletano torna protagonista col suo 4o gol in Nazionale: «Col Messico eravamo imballati»
MASSIMO CECCHINI - GINEVRA Ci sono dei treni che si prendono correndo, col fiato rotto e l’ansia che scava dentro, perché si sa che il farcela o meno può cambiare il corso di tante storie. In una tribuna tinta d’azzurro—in cui le maglie più gettonate sono quelle (ormai vintage) di Totti e Del Piero— a tenere a galla le speranze italiane tocca a Fabio Quagliarella, l’ultimo a salire sul vagone lippiano. Ad un certo punto non ci credeva più nemmenolui ma, una volta in viaggio, ha detto orgoglioso: «Ogni volta che mi davano per morto, sono sempre riemerso ». Ora, che si sente dentro al gruppo più che mai, guarda al Sudafrica: «Ci tenevo a fare bella figura. Questo è un gol importante condito da una buona prestazione. Le difficolta? Non mi preoccupano, meglio trovarle ora. Col Messico era solo una questione di gambe e non di uomini. Siamo campioni del mondo, arriveremo preparati». Il suo pensiero va poi al leader del gruppo, Rino Gattuso: «Ha fatto una grande partita, non molla mai, per noi è fondamentale dentro e fuori dal campo».
Fiducia Quagliarella si è regalato il 4o gol della sua avventura in Nazionale, dopo che l’«udinese » Inler ci aveva rispedito subito nell’inferno messicano. L’ultima volta azzurra di Fabio fu due anni fa proprio in Svizzera, a Zurigo, dove gli azzurri di Donadoni domarono senza fatica il Portogallo di Cristiano Ronaldo. Sembrava il passaporto per un Europeo 2008 da protagonisti, invece fu solo l’illusione prima di un malinconico flop. Può essere che stavolta la storia vada alla rovescia. Può essere che dopo queste amichevoli che paiono annegare la speranza, rinasca un’Italia nuova, magari nel segno di Quagliarella e di una classe operaia che sogna il paradiso. La Gazzetta dello Sport