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CASTELLAMMARE DI STABIA. Le ville romane di Stabiae, l’antica città campana anch’essa sepolta come Pompei dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., correrebbe un grave rischio idrogeologico. A lanciare l’allarme è stato il direttore del Dipartimento di Scienze della Terra della Università Federico II di Napoli, e consigliere dell’Ordine dei Geologi della Campania, Vincenzo Morra. «Il sito archeologico - ha spiegato l’esperto all’Adnkronos si trova in una posizione più alta della vicina Castellammare di Stabia. Segnali evidenti mostrano l’esistenza di un movimento lento verso il basso che mette seriamente a rischio la stabilità dell’intero sito archeologico: vero gioiello del nostro territorio ». «La città - ha continuato Morra - non è ancora stata portata del tutto alla luce, alcuni rilievi hanno dimostrato l’esistenza di ulteriori strutture murarie ancora sepolte. Ma sarebbe impensabile continuare gli scavi senza prima aver messo in sicurezza l’intera area». Proprio per raggiungere quest’ultimo obiettivo, nel 2007, il “Centro regionale per lo sviluppo ed il trasferimento dell’innovazione applicata ai Beni culturali e ambientali”, insieme al Dipartimento di Scienze della Terra della Federico II, ha proposto alla Regione Campania un programma di studio per definire gli interventi che dovrebbero essere attuati. «Certo - ha affermato Morra - il progetto sarebbe sicuramente costoso, ma la Campania non può privarsi di una risorsa così importante per il proprio sviluppo, per non parlare del valore storico e culturale del sito stesso». E per quanto riguarda un possibile ingresso dei privati nella manutenzione del patrimonio culturale italiano, secondo Morra, «questo elemento potrebbe rappresentare un motore in più ma, a mio parere, il pubblico deve sempre intervenire». Il Roma
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