Creato da fabbri.giancarlo il 08/08/2012
Giancarlo Fabbri giornalista freelance

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Messaggi di Marzo 2018

All’Arcipelago spettacolo da sogno in favore dell’Unicef

Post n°1079 pubblicato il 13 Marzo 2018 da fabbri.giancarlo
 

180318_Unicef

L’immagine disneyana della locandina dello spettacolo

Pianoro (Bologna)

“Sognando nel magico mondo di Walt Disney” è lo spettacolo per tutti, con un occhio di riguardo ai più piccoli, che andrà in scena alle 16 di domenica 18 marzo nella sala teatro “Arcipelago” di Pianoro in via della Resistenza 201. Qui grandi e piccoli avranno l’occasione di sognare a occhi aperti il magico mondo di Walt Disney. Il creatore di Topolino, o Mickey Mouse, e tanti altri personaggi che hanno fatto sognare generazioni di bambini e ragazzi di tutto il mondo convinto che «la fantasia non potrà mai invecchiare, per la semplice ragione che è un volo verso una dimensione che giace al di là del tempo». E anche uno dei suoi personaggi, Peter Pan il ragazzo che non voleva crescere, nelle storie dell’isola che non c’è proiettate sullo schermo diceva: «Non smettete mai di sognare, solo chi sogna può volare!».

Questa opportunità di sognare è data dallo spettacolo, allegra fantasia musicale e teatrale opera di Tania Bellanca composta per il “Gruppo Canticum”. Il costo dei biglietti è di dieci euro per gli adulti, e di cinque per i bambini, con l’incasso che verrà devoluto all’Unicef fondo dell’Onu per l’infanzia. Questa recita, pensata per il  carnevale, era stata rimandata causa neve ma anche in occasione della festa del papà ci si potrà immergere nel mondo dei cartoni animati, e nelle favole della Disney, con in scena musiche e canzoni in tema con a cantare e ballare Topolino e Minnie con altri magici personaggi.

L’iniziativa è di appassionati di teatro, che recitano per beneficenza, con Germano Giusti alla tromba, Tiziano Alberghini, Sonia Benedetti, Giulia Bono, Margherita Coliva, Micol Diotallevi, Antonio D’Ugo, Vittorina Feletti, Diego Ferrara, Tommaso Fontana, Virginia Fornario, Giovanni Gatti, Maria Diletta Gatti, Fiorenza Giorgis, Silvana Mascaro, Lucia Nascetti, Virginia Nascetti, Giada Pensabeni, Agnese Rava, Alice Russo e Sandra Sarti. Con la collaborazione di Non solo Fiori di Pianoro Vecchio e del service di Valerio Vecchietti.

Come anticipato lo spettacolo è di Tania Bellanca Giusti diplomata in Pianoforte nel conservatorio “Martini” di Bologna. Ha seguito anche corsi di musica corale, composizione e jazz. Dopo aver insegnato per anni nelle scuole superiori e magistrali ha orientato i suoi interessi alla musica moderna come autrice e compositrice di canzoni per la casa discografica P:D:U: di Mina. Si è poi impegnata nella formazione di giovani artisti tra cui Simone Alberghini, Barbara Cola, Luca Carboni, Angela Baraldi e Filippo Brunori collaborando anche con Lucio Dalla, Gianni Morandi e Andrea Mingardi. La grande passione per il teatro l’ha infine portata a costituire, in ambito scolastico, il “Gruppo Canticum” per il quale ha elaborato diversi musical, come lo spettacolo “Dal muto al mito” o il famoso “Sesus Christ Superstar” e “Lo spettacolo va a incominciare” dedicato a Guglielmo Marconi.

 
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Fibra abbandonata … telefoniamo a chi l’ha perso?

Post n°1078 pubblicato il 12 Marzo 2018 da fabbri.giancarlo
 

AA Collage 01 Fibra

Pianoro (Bologna)

Tre anni? Quattro? Sinceramente non so dire da quanto tempo quella bobina di fibra ottica quasi alla fine, a guaina rosa, sia presente nell’ex parco di Villa Pini (già Villa Ranuzzi), a Rastignano, intitolato una decina di anni fa al giovanissimo Giuseppe Di Matteo.

Era il 23 novembre 1993 quando il non ancora tredicenne Giuseppe, su ordine di Giovanni Brusca, fu rapito in un maneggio di Piana degli Albanesi. Ed era l’11 gennaio 1996, quando i picciotti di cosa nostra Vincenzo Chiodo, Enzo Brusca e Giuseppe Monticciolo eseguirono l’ordine di morte nei confronti di Giuseppe Di Matteo, prigioniero dei corleonesi da 779 giorni. Una volta ucciso presero il corpo e lo sciolsero nei fusti dell’acido nel tentativo di far tacere suo padre Santino Di Matteo, collaboratore di giustizia ed ex-mafioso.

Giusto il ricordo del ragazzino vittima degli orrori della mafia, anzi delle mafie come cosa nostra, ndrangheta, camorra, sacra corona unita, eccetera, che non si fermano nemmeno davanti a bimbi inermi. Ma quando si intitolano giardini, strade, piazze, edifici, istituzioni è anche bene vedere se ci sono pianoresi meritevoli di tale onore.

Tornando alla fibra c’è anche un cartello che però si trova sotto alla grande bobina e si potrebbe risalire sia alla proprietà del cavo, che non dovrebbe costare poco, sia all’azienda incaricata della posa del cavo coassiale in fibra ottica. E, a meno che queste siano esentate, non sarebbe il caso di comminare loro una sanzione amministrativa per abbandono di rifiuti pericolosi per l’ambiente in un parco pubblico? Credo che in qualche Paese del nord le autorità ne sarebbero venute a conoscenza dopo pochi giorni e si sarebbero attivate subito. O no?

 
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Alla Fornace “L’amore resta” di, e con, Leandro Barsotti

Post n°1077 pubblicato il 12 Marzo 2018 da fabbri.giancarlo
 

Barsotti 03 Leandro

Pianoro (Bologna)

Dopo un rinvio dallo scorso 23 febbraio, causa neve, “La Loggia della Fornace”, in via Ligabue 3 a Rastignano di Pianoro (Bologna), alle 21 di venerdì 16 marzo 2018 riapre al pubblico, dopo molti mesi, con ingresso gratuito, per la presentazione del primo romanzo di Leandro Barsotti “L’amore resta”. Sarà presente l’autore accompagnato dal dj-set Nino Carollo, e da Sara Patron che presenterà il libro per un evento organizzato dal settore cultura della Nazionale Italiana Cantanti.

Nel libro di Barsotti il protagonista si dice convinto che «se è vero che tutto può finire, è vero anche che tutto può rinascere, anche l’amore». E infatti sono proprio l’amore, le relazioni, i sentimenti, i principali ingredienti dello show letterario di Leandro Barsotti, laureato in criminologia, giornalista, cantautore e infine scrittore veneto.

Il romanzo “L’Amore Resta”, giunto alla quarta ristampa, racconta le vicende di un uomo diviso tra due relazioni d’amore che in un viaggio solidale in Etiopia sarà coinvolto in un intrigo internazionale. Nella “Loggia della Fornace” la presentazione del libro di Leandro Barsotti diventa uno spettacolo e una condivisione di sentimenti col pubblico, coinvolto anche in  una meditazione guidata sul tema dell’amore, e sulle sue complicanze, alla riscoperta di un’emozione profonda dentro se stessi. Infatti, come spiega Leandro Barsotti, «Il cambiamento parte innanzitutto dentro di te. E’ lì, nella profondità della tua anima, che devi lavorare per curare le ferite dei sentimenti, per rimettere in moto le leve motivazionali, per riscoprire la missione della tua vita».

Pur nato a Brindisi Barsotti è vissuto in giovinezza a Mestre per poi trasferirsi a Padova dove risiede. Ha iniziato a suonare molto presto, con i compagni di scuola poi, dopo le prime esperienze, con Bibi Bozzato fonda la band I Puzzless a metà tra il jazz e il rock d’autore. Nella sua carriera di cantautore Leandro Barsotti ha partecipato a due Festival di Sanremo (1996 e 1997), pubblicato sette album, realizzato una biografia su Serge Gainsbourg e una su Riccardo Fogli. Lavora nei giornali veneti del gruppo “la Repubblica”. “L’Amore Resta” è il suo primo romanzo che è già stato protagonista di una cinquantina di presentazioni pubbliche in varie città italiane.

 
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Tramway, tranvai, mo vai, vai … che vien da ridere

Post n°1076 pubblicato il 11 Marzo 2018 da fabbri.giancarlo
 

Fabrizi 02 Tram

Città metropolitana di Bologna

Col Pums (Piano urbano per la mobilità sostenibile) si ritorna a parlare di tram, con ben quattro linee passanti per il centro, per ridurre l’uso delle auto private negli spostamenti cittadini. Chi ha memoria ricorda che nel 1994 (24 anni fa) fu proposta e sostenuta l’idea di una moderna e veloce tranvia, da Casalecchio a San Lazzaro passando per Bologna, poi dirottata sul percorso Corticella-Bologna-San Lazzaro. Idea presentata a San Lazzaro il 4 febbraio 1995 con la mostra storico-fotografica “La mobilità alternativa. I trasporti pubblici di San Lazzaro fra passato e futuro” nell’aula magna delle medie “Jussi”.

Col cambio della giunta, da Walter Vitali a Giorgio Guazzaloca, l’idea Corticella-San Lazzaro fu lasciata per la Borgo Panigale-Bologna-San Lazzaro con mezzi elettrici ma su gomma. Svaniva quindi il ritorno delle rotaie che a San Lazzaro con la linea Atm 20 ebbe vita breve, dal 31 luglio 1948 al 31 maggio del 1961, sostituita infine dalla linea di autobus Atm 45. Fu quindi presentata la proposta del trasporto pubblico a guida vincolata (Tpgv), poi del tram elettrico a guida ottica (Teo) e fu approvato il progetto Civis. Veicolo infine bocciato perché inaffidabile e sostituito col Crealis-Emilio. In conclusione dopo oltre vent’anni a San Lazzaro stanno ancora aspettando il tram col filobus Emilio che fa la spola tra Rastignano, Bologna e Borgo Panigale.

Ma prima di pensare e proporre opere nuove non sarebbe il caso di finire quelle avviate o progettate? Già ora Massimo Bugani avverte che con il M5S al governo potrebbe essere messo in discussione il Passante di Mezzo di cui, come Passante Nord, si parla da vent’anni. E sono da completare il Servizio ferroviario metropolitano (Sfm), il Nodo di Rastignano, la Complanare all’A14, la Lungosavena di cui manca il terzo lotto, la Trasversale di Pianura, la Cispadana, il Nodo di Casalecchio, eccetera, eccetera. E si parla di altre opere che vanno poi a interferire con quelle fatte per la realizzazione del Civis?

Con tutte le esperienze che ho citato, e ne mancano altre, le quattro linee di tranvai, con tanto di rotaie, in quanti decenni verrebbero completate? Meditate ragazzi, meditate. E finite prima quello iniziato.

 
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I misteri della Croara, via Plabusa

Post n°1075 pubblicato il 10 Marzo 2018 da fabbri.giancarlo
 

Collage 01 Plabusa

San Lazzaro (Bologna)

Carta canta? Mica sempre! Tra i tanti misteri della Croara di San Lazzaro, dimezzata da una cartellonistica incongruente e infelice, ne è un esempio la via fantasma Plabusa, Una strada che c’è, negli stradari comunali, ma che non esiste se mera (anonima) appendice di via Croara che si trova di fronte al deposito dell’acquedotto. E a pochi metri dal cartello a valle dell’indicazione della località sanlazzarese che dovrebbe terminare al confine con il Comune di Pianoro (dove diventa via Ca’ Bianca) accanto al Monte Croara. Ma non è così con la frazione dimezzata, senza un perché, lasciando fuori anche l’antica chiesa parrocchiale dell’ex abbazia di Santa Cecilia della Croara. Ma questa è un’altra storia che racconteremo in seguito.

Come accennato in precedenza via Plabusa, bene indicata nel riquadro F/8 dello stradario comunale, è una via fantasma che non ha nemmeno una sua numerazione civica. Partendo da via Croara la cosiddetta via Plabusa a destra ha i numeri civici (solitamente pari) 7/A, 7/A1 e 7/B; a sinistra solo il civico 7/1. In concreto in questa appendice asfaltata di nemmeno cento metri prosegue la numerazione di via Croara. Infatti giunti al termine dell’asfalto la strada è sbarrata da una catena; poi prosegue con un sentiero sterrato che giunge fino al rio La Valletta dove sull’altra sponda, appena un po’ più a valle, c’è Casa Pebusa. L’assonanza dei due nomi lascia pensare che un tempo esistesse una strada bianca, o comunque una carraia, che congiungesse via Croara con via Martiri di Pizzocalvo tra Pontebuco e il Villaggio Martino. Ma saranno più di cent’anni che tale collegamento non esiste più se non sulla carta dello stradario comunale; e non se n’è accorto nessuno.

Per la storia di fronte all’inesistente via Plabusa, dove oggi c’è la cisterna deposito dell’acquedotto, prima delle distruzioni causate dalla seconda guerra mondiale, c’era la grande Villa Pallavicini, dove per alcune estati fu signorile luogo di vacanza del marchesino ferrarese, ma svogliato studente universitario a Bologna, Luigi Filippo Tibertelli molto più noto nel mondo come Filippo De Pisis, che qui scrisse le liriche raccolte nel 1916 nel libro “I canti della Croara”. E qui una delle sue liriche riportate dal compianto Werther Romani nel libro “San Lazzaro di Savena, la storia, l’ambiente, la cultura”.

«Oh dolci colline solate o ville o campi o alberi di fico, di melo, di pesco, d’alloro, o quercie, grandi, forti, ramose e verdi, o cipressi, verdi nel sole, neri sul cielo di contro alle stelle, o canti di grilli fortissimi a sera, o voci remote d’acqua che mormora e scende: cavedagne, cieli azzurri, tramonti, strade brillanti come diamanti dopo la pioggia per la polvere de la selenite, valli verdi e boschi e fiori e voci, addio: addio per ora o per sempre, non so».

 
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