Creato da nina.monamour il 11/06/2010 |
L'INFERNO CHE HO SCELTO..
Lei gli sussurrò
"Sono il tuo inferno"
e lo guardava con occhi densi di desiderio.
Lui la attirò prepotentemente a sé...
e mentre la spogliava con gli occhi e con le mani rispose...
"TU.. sei l'Inferno che mi sono scelto..."
il resto....è storia...
CARPE DIEM..
Ci sono persone che non vivono la vita presente, ma si preparano con grande zelo come se dovessero vivere una qualche altra vita e non quella che vivono e intanto il tempo si consuma e fugge via..
"Carpe diem, quan minimun credula postero"
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Sono sempre io a decidere..
Post n°8659 pubblicato il 17 Marzo 2019 da nina.monamour
Qualcuno dice...“non bisogna mai smettere di lottare per le cose che si desiderano”. Mi trovo abbastanza in accordo con questa affermazione, ma oggi voglio chiedervi se vi è mai capitato di lottare moltissimo per cambiare qualcosa che alla fine è rimasto come era. Abbiamo avuto forse la sensazione di doverci rassegnare? E questo ci ha portato a sentirci demotivati, stanchi o magari anche un po’ sconfortati? Quante volte ci sarà capitato in effetti di ostinarci dinanzi a qualcosa che non andava nel verso giusto oppure di fronte a persone che non si mostravano per come noi le desideravamo. Allora forse ci siamo impegnati a voler cambiare ancor di più la realtà fino allo stremo delle nostre forze. Magari per poi alla fine consolarci dicendoci "le ho provate tutte..". Forse possiamo cominciare a riflettere su quanto abbiamo bisogno di lottare in maniera ripetuta ed ostinata per poi arrivare a sentirci impotenti e frustrati ma anche legittimati nel poterci rassegnare. Forse possiamo fermarci prima e cominciare a sentire dentro di noi che ci sono delle cose che nella realtà esterna non possiamo cambiare, e non si tratta di rassegnazione, bensì di accettazione. L’accettazione parte dalla possibilità di riconoscere dentro di noi il limite oltre cui non possiamo andare, e soprattutto oltre il quale non vogliamo andare. Probabilmente alcune cose della realtà che ci circonda non cambieranno, ma può cambiare il nostro modo di vederle e di percepirle, proprio attraverso l’accettazione di alcune parti di noi. Siamo cresciuti e viviamo in una società improntata molto più sul "fare" che sul "sentire", siamo abituati a far corrispondere il nostro successo con quello che facciamo in termini pratici, "più mi adopero più sono bravo", quindi se mi fermo non valgo nulla, sono rassegnataria. Occorre invece cominciare a sentire che se mi fermo è perchè riconosco che non posso tutto, non sono "onnipotente". Ostinarmi può soltanto nuocermi e privarmi dell’ascolto di parti profonde che, se ascoltate invece, mi permetteranno di capire, senza troppa fatica, il limite oltre cui posso e voglio spingermi, ma sarò sempre io a deciderlo. Accettare delle parti mie che forse non mi piacciono poi così tanto, può aiutarmi a mediare tra la mia voglia sana e ambiziosa di lottare per ciò che desidero e la mia altrettanto sana possibilità di riconoscere quando è il momento di fermarmi.
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