Creato da nina.monamour il 11/06/2010
 

Il Diavolo in Corpo

Di tutto e di piu'.....

 

Messaggi di Ottobre 2018

Dal Dietologo..

Post n°8550 pubblicato il 31 Ottobre 2018 da nina.monamour

 

 

 

Una notte stellata

 
 
 

E tu sei vanitoso?

Post n°8549 pubblicato il 30 Ottobre 2018 da nina.monamour



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Chi può definirsi non vanitoso? Un famoso scrittore disse che la vanità altrui è insopportabile, soprattutto perché toglie spazio alla nostra. Una frase ironica, quanto vera. Quante cose si fanno per vanità? Anche il volere sembrare saggi ed equilibrati, e dichiarare di rifiutare atteggiamenti vani volti solamente ad attirare attenzioni su di sé, spesso si riduce ad una forma di vanità, al desiderio di sedurre con un atteggiamento.

La vanità è stata nel tempo associata al narcisismo, all’eccessiva credenza delle proprie capacità di attrarre e influenzare gli altri. Tutti siamo vanitosi in qualche forma, è importante non eccedere con la naturale tendenza alla vanità, perché volere piacere agli altri a tutti i costi può rivelarsi una trappola dolorosa per noi stessi. Ci sarà sempre qualcuno al quale non piaceremo.

In questo post una piccola raccolta di frasi sulla vanità.

Un uomo evoluto e perbene non può essere vanitoso senza un'illimitata severità con se stesso e senza disprezzarsi fino all'odio in certi momenti. (Fëdor Dostoevskij)

Si sbaglierà di rado se si ricondurranno le azioni estreme alla vanità, quelle mediocri all'abitudine e quelle meschine alla paura. (Friedrich Nietzsche)

La vanità è alla base di tutto, anche la coscienza non è altro che vanità interiore. (Gustave Flaubert)

Ciò che ci rende insopportabile la vanità altrui, è che essa ferisce la nostra. (François de La Rochefoucauld)

La lusinga è una moneta falsa che ha corso solo grazie alla nostra vanità. (François de La Rochefoucauld)

La virtù non farebbe molta strada se la vanità non le tenesse compagnia. (François de La Rochefoucauld)


 
 
 

Il giorno preferito...

Post n°8548 pubblicato il 28 Ottobre 2018 da nina.monamour

sabato-sera

 

Il sabato si aspetta con tanta ansia, ma passa tanto velocemente che porta le persone a desiderare di voler vivere su Giove dal lunedì al venerdì dove un giorno dura 10 ore e passare il week-end su Venere dove il giorno dura 1401 ore. Il sabato, per gli studenti, è ancor più speciale della domenica perché non hanno la preoccupazione di dover tornare il giorno dopo a scuola.

E' il giorno preferito per svegliarsi più tardi, poltrire un po’ sotto le lenzuola e alzarsi con un umore migliore. Però nonostante molte persone, in questa giornata, amano dormire una o due ore in più, anche se si prolunga il riposo, il lunedì si è stanchi come se il sonno ristoratore del week-end non fosse servito a nulla.

Il sabato è un giorno particolare perché è quello che viene utilizzato per passare dall’ora solare a quella legale e viceversa. Con l’introduzione dell’ora legale, che avviene nell’ultima domenica di marzo e di ottobre, si possono risparmiare in un anno oltre 500 milioni di kilowattora perché si frutta di più la luce diurna.

Inoltre si evita di immettere nell’atmosfera italiana, durante il periodo dell’ora legale, qualcosa come 300.000 tonnellate di anidride carbonica. Lo svantaggio è che perdiamo un’ora di sonno, ma in compenso le giornate ci sembreranno più lunghe avendo a disposizione un’ora in più di luce.





E’ questo il motivo per cui si sceglie di far scattare l’ora legale tra la notte del sabato e le prime ore della domenica perché le persone si possono adattare più serenamente alla variazione di orario evitando errori di sveglia nell’andare a scuola o al lavoro. Si ritorna all’ora solare a fine ottobre venendo meno il vantaggio dell’ora legale perché a fronte dell’ora di luce in più risparmiata al tramonto se ne perde un’ora di luce all’alba.

 

 
 
 

Si alla legalizzazione della prostituzione...

Post n°8547 pubblicato il 27 Ottobre 2018 da nina.monamour

 

Chiariamo un malinteso, non occorre amare la prostituzione per volerla legalizzare, coloro che sostengono la legalizzazione, compresi stati come la Germania, l'Olanda, la Svizzera, l'Australia e la Nuova Zelanda, non sono promotori della prostituzione, mentre altri sarebbero anti-prostituzione. Con un argomento così delicato, bisogna stare attenti alla retorica giornalistica, e alla propaganda elettorale.

Proprio come coloro che sostengono la criminalizzazione del lavoro sessuale, individui, associazioni, ma anche stati come la Svezia, la Thailandia, gli Stati Uniti, la Cina, la Russia, anche coloro che sostengono la legalizzazione vogliono proteggere le donne, i ragazzi e le persone trans dallo sfruttamento, la violenza, gli stupri, gli omicidi, e promuovere l’uguaglianza.

Tutti partiamo dall'urgenza di mettere fine alle storie di minorenni nella prostituzione, o di persone costrette a prostituirsi, senza alternative, con debiti altissimi, o senza strumenti per capire che vengono incastrati, e di tutti coloro che ne approfittano, o fanno finta di non rendersi conto.

Molti di noi riconoscono che questo accade in Europa soprattutto alle persone migranti, messe in situazione di vulnerabilità non solo da trafficanti, sfruttatori e clienti senz’anima, ma anche dalle enormi disuguaglianze fra paesi del Sud e del Nord, dalle nostre leggi migratorie e da una società razzista.

Molti sanno, in cuor loro, che in un mondo ideale, in cui le disuguaglianze non esistessero, le donne non fossero in posizione di subordinazione strutturale, la sessualità fosse un bene liberamente condiviso, l'industria del sesso non esisterebbe, o sarebbe molto piccola.

Per quanto mi riguarda, il fatto che la sessualità sia così fortemente commercializzata mi dà molto da pensare, ma provo una sensazione simile per altri beni fondamentali, quali la salute o il cibo, che pure si comprano e si vendono. Il punto è che, mentre cerchiamo di cambiare tutte, o almeno alcune, di queste ingiustizie, ci sono, nel frattempo, molte persone, anche fra noi, che comprano sesso (forse 40 milioni in Europa) e che di prostituzione vivono (2 milioni in Europa).

Ci sono donne giovani e meno giovani, ragazzi e persone trans che, insieme spesso ad altri lavori, con il lavoro sessuale si pagano gli studi, mantengono la famiglia, pagano i progetti migratori, le operazioni di transizione, o semplicemente pagano l'affitto o vanno al cinema.

A partire dagli anni '70 in Europa, negli Stati Uniti e in America Latina, e poi, dagli anni ’90 anche in Asia e in Africa, si sono moltiplicati i gruppi di lavoratrici e lavoratori del sesso, autorganizzati, che provano a difendersi dai loro datori di lavoro, dai clienti irrispettosi, dagli aggressori. Questi gruppi, soprattutto nei paesi dove la prostituzione non è legale, denunciano gli stati, le istituzioni e le forze dell’ordine, che, mentre dicono di proteggerle, le discriminano, isolano, o peggio le aggrediscono e le arrestano.

Attraverso questi sindacati di base, le sex workers più coraggiose e politicizzate escono allo scoperto rischiando pestaggi, licenziamenti, perdita della custodia dei figli. Lo fanno con l’appoggio di alcune organizzazioni che lavorano per i diritti delle donne, per i diritti umani, contro la tratta, e contro l’Hiv, e negli ultimi dieci anni sia l’Ilo che l'Onu hanno riconosciuto la loro importanza.



Quello che chiedono è uscire da una vita di sotterfugi, discriminazioni, arresti, vergogna, ricatti, isolamento, rischio e violenza. Chiedono protezione da parte della polizia e dei tribunali, accesso agli ospedali, diritto a farsi una famiglia.

Chiedono di potere lavorare insieme, in locali sicuri, scambiarsi informazioni sul lavoro, impiegare buttafuori, segretarie, selezionare tranquillamente i propri clienti, e potere rifiutare, per esempio, quelli che cercano sesso senza preservativo. Chiedono la possibilità di versare contributi per la pensione, un’assicurazione sanitaria, un mutuo prima casa.

Chiedono di poter cambiare lavoro, quando non vogliono o non possono più farlo. Infine, chiedono di essere attivamente coinvolte nelle operazioni contro la tratta e il lavoro forzato e minorile che esiste nella loro industria, e non invece subire repressioni indiscriminate.

Tutto questo non si può cominciare a fare se non si hanno spazi di legalità, chiarezza, sicurezza. Tutto questo richiede che lo Stato riconosca che ci sono forme inaccettabili e forme accettabili di prostituzione, e ascoltando tutte le parti in causa, metta fine alle prime sostenendo lo sviluppo delle altre.


 
 
 

I poveri li avremo sempre con noi..

Post n°8546 pubblicato il 24 Ottobre 2018 da nina.monamour

 

 

Ci sono domande che ti piombano addosso senza avere il tempo di metabolizzarle, eccone una, se il reddito di cittadinanza voluto dal governo gialloverde dovesse davvero abolire la povertà nel nostro Paese, cosa farà la Caritas? Sì, proprio la Caritas, l’organizzazione finanziata con i fondi dell’8 per mille destinati dai contribuenti alla Chiesa cattolica attraverso la dichiarazione dei redditi.

Alle opere di carità, italiane e internazionali, è destinato (come tutti ben sappiamo) circa un terzo dell’8 per mille. A maggio scorso sono stati attribuiti alla Chiesa italiana (non al Vaticano) 997 milioni di euro, 275 dei quali destinati agli interventi per la carità. I fondi per gli interventi caritativi sono così suddivisi, 210 milioni per l’Italia attraverso le diocesi e 65 con destinazione Terzo mondo. Cifre considerevoli, ovviamente non paragonabili a quelle messe in campo dal governo, 9 miliardi di euro per il reddito di cittadinanza più uno per il rafforzamento dei Centri per l’impiego.

Una cifra imponente destinata ad un sussidio pubblico che, nel progetto governativo, è condizionato all’obbligo di accedere ai corsi di formazione e con il vincolo della sua cessazione qualora non si accetti una delle tre proposte di lavoro che i Centri per l’impiego saranno tenuti a fare a ogni singolo cittadino disoccupato. Non mi infilerò nelle polemiche politiche sollevate da questo provvedimento, accusato da più parti, di avere una natura prettamente assistenziale.

In questo post ci vogliamo interrogare sul futuro della Caritas che, attraverso le diocesi, ha prodotto una miriade di iniziative meritorie da un angolo all’altro del Paese, dai centri di ascolto parrocchiali e diocesani alle mense per i meno abbienti, dalla raccolta e distribuzione di beni essenziali sino all’assistenza medica e psicologica, dai market solidali al sostegno concreto di poveri italiani e di migranti, dai dormitori per i senza fissa dimora alle comunità di accoglienza. Il tutto contando sull’azione del volontariato cattolico che ha donato generosamente il proprio tempo alla pastorale della carità. Una rete di iniziative nell’Italia profonda e non solo nelle grandi città, che ha fatto un servizio straordinario al Paese intero in questi anni durissimi di recessione.

Molto ha fatto la predicazione costante di Papa Francesco in favore dei poveri, animata anche dai suoi gesti concreti. Talvolta piccoli, ma sempre significativi, volti a spingere i singoli credenti a fare il possibile, anche solo un piccolo gesto nell’oceano della povertà.

Dunque, il primo a dover essere contento della scelta a favore dei poveri del governo gialloverde dovrebbe essere il mondo cattolico, anche se è ben consapevole che c’è povertà e povertà e che certa enfasi retorica andrebbe contenuta. Perché il reddito di cittadinanza, per ammissione dello stesso Di Maio, è destinato a contrastare solo la “povertà assoluta”. Infatti lo stesso vicepremier ha voluto precisare che i 780 euro a persona sono la soglia minima per superare la soglia statistica della “povertà assoluta”.

 

 

Ma se oggi abbiamo 5 milioni di italiani “poveri assoluti”, già contiamo una platea di altri 9 milioni di italiani “poveri relativi”. La cui deprivazione, come mostrano le statistiche, ha molto a che fare con la mancanza di cultura, di relazioni sociali e affettive. Dunque, il governo gialloverde vuole sollevare l'asticella della povertà, ma dovrebbe sapere che la strada è molto lunga e piena di ostacoli.

Di sicuro, la lezione del secondo Dopoguerra italiano è lì a testimoniare che la strada migliore per contrastare la povertà è lo sviluppo, il quale ha molte componenti, a partire certamente dagli investimenti pubblici produttivi, ma passando anche attraverso l’iniziativa privata, la scuola e l’università, la partecipazione dei cittadini a ogni livello decisionale, l’intermediazione sociale e il pluralismo culturale.

Il Dopoguerra è stato così segnato dall’espansione progressiva del ceto medio, così come in politica si provava, attraverso il centrosinistra, alla cooptazione democratica di altre forze politiche sino ad allora escluse. Un processo di sviluppo al quale il mondo cattolico garantì un apporto decisivo.

E oggi? La Caritas deve cambiare mestiere aspettando che il reddito di cittadinanza abolisca la povertà? E’ probabile che ben consapevole del fatto che “i poveri li avrete sempre con voi”, secondo l’insegnamento evangelico, continuerà a promuovere e sostenere le sue opere di carità. Anche perché nuove generazioni di poveri assoluti bussa alle nostre porte, giovani e migranti.

Più poveri fra i nostri poveri.


 
 
 

In memoria di Anna Marchesini..

Post n°8545 pubblicato il 23 Ottobre 2018 da nina.monamour

 

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Decisioni sbagliate..

Post n°8544 pubblicato il 22 Ottobre 2018 da nina.monamour

 

 

Non importa quanto noi possiamo considerarci dei maestri nel saper prendere una decisione importante. E' molto probabile che anche noi abbiamo preso decisioni sbagliate nella nostra vita.

Le scelte che faccio ogni giorno, dalle decisioni importanti alle piccole scelte, spesso vengono influenzate da emozioni, errori decisionali, pregiudizi, semplificazione eccessiva o scorciatoie mentali. Nella mia vita ci sono state scelte vulnerabili a errori, e questo lo scopro a distanza di tempo purtroppo. Anche perché con il sonno del poi tutti saremmo dispensati dalle battute di arresto, che ne pensi?

Cosa può fare una persona per attuare una scelta migliore? Come si fa a prendere una decisione importante?

Se fosse ancora vivo mio nonno, prima di prendere una decisione mi direbbe qualcosa di abbastanza comune ma efficace.. "devi solo dormirci su!".

Mio nonno non si sbagliava, recenti ricerche hanno scoperto che anche un leggero ritardo, che sia solo una frazione di secondo, prima di fare una scelta, può portare ad una maggiore accuratezza.
La gente spesso prende decisioni che sono influenzate dalle emozioni e che non hanno nulla a che fare con le decisioni che dovrebbero valutare.

 
 
 

La vita è bella...

Post n°8542 pubblicato il 21 Ottobre 2018 da nina.monamour

 

 

Prendi a cuore ogni momento che vivi e valorizzalo di più perché lo hai condiviso con qualcuno speciale, abbastanza speciale da trascorrere del tempo assieme… e ricorda che il tempo non aspetta nessuno.

Quindi smetti di aspettare di finire la scuola, di tornare a scuola, di perdere 5 Kg, di prendere 5 Kg, di avere dei figli, di vedere i tuoi figli andar via di casa, di cominciare a lavorare, di andare in pensione, di sposarti, di divorziare, che arrivi il venerdì sera, la domenica mattina, di avere un’automobile o una casa nuova, di finire di pagare l’automobile o la casa...

Che giunga la primavera, l’estate, l’autunno, l’inverno, di essere benestante, di arrivare al primo o al quindici del mese, di godere del successo della tua canzone, di bere, di riprenderti da una sbornia, di morire, di nascere nuovamente..
Per decidere che non c’è tempo migliore che adesso per essere Felice.

"La felicità è un viaggio, non una meta".




da “Midnight Muse” di Crystal Boyd

 

 
 
 

Vogliamo vivere serenamente il nostro amore..

Post n°8541 pubblicato il 20 Ottobre 2018 da nina.monamour

 

 

Vi assicuro che quando ho letto la notizia le mente non seguiva la cronaca, ma l’idea che era dietro l’avvenimento. Di cosa parlo?

Sto parlando di Isabel e Federica che hanno entrambe 44 anni, laureate, una italiana ed una sudamericana che hanno passato una vita ad occuparsi degli altri, passando dall’Africa, all’Asia, al Sudamerica e cosiì via. Proprio mentre svolgevano il proprio lavoro e la propria passione si sono innamorate e si sono sposate a Pinerolo, dove il sindaco Luca Salvai le ha unite con un rito civile.

Per quanto oramai, e per fortuna, inizi a non fare più notizia un matrimonio omosessuale, quello che colpisce è che le due fortunatissime donne erano fino a pochissimo tempo fa due suore che hanno rinunciato ai voti chiedendo il permesso al Vaticano che ne ha espletato tutti i passaggi.

La notizia che mi ha colpito è proprio l’assenza del tipico ostracismo della chiesa cattolica romana che, in altri tempi, avrebbe fatto di tutto per impedire che due donne, persino due ex suore, si potessero sposare e dover indirettamente riconoscere che l’amore è più forte di ogni costrizione morale e culturale. Ed invece hanno lasciato fare e, forse, questa è la notizia più bella di tutte.

Intanto Isabel e Federica hanno chiesto un pò di privacy per la loro unione, vorrebbero che sulla loro unione non si accendessero troppi riflettori. Non è pudore ma paura dei pregiudizi, spiegano, vogliono vivere serenamente insieme e trovare un nuovo lavoro. Usciranno dal convento ma non lasciano la Chiesa e non dimenticheranno la fede".


 
 
 

Nessun detective della omicidi..

Post n°8537 pubblicato il 18 Ottobre 2018 da nina.monamour



Non siamo certo tutte quante fissate con i problemi ecologici e ambientali e ci ricordiamo ancora quando la spazzatura finiva tutta insieme oltre uno sportello sul balcone della cucina, spesso senza nemmeno il sacchetto, ma non possiamo nasconderci che il rapporto con la monnezza è uno tra quelli più critici tra le mura domestiche.

 

Sarà un’impressione, ma potremmo giurare che gli uomini producono una quantità esagerata di immondizia. Forse sarà perché una vera signora non genera spazzatura ma solo qualche salvietta struccante sporca di mascara, ma se ci fate caso la quantità di rifiuti prodotta dai maschi conviventi a volte è sparsa su una tale estensione di spazio da far sembrare qualunque appartamento un servizio del TG sullo sciopero degli operatori ecologici o sulla questione politica dei traboccanti cassonetti italiani.

 

Un uomo produce immondizia fin dal momento in cui varca la soglia di casa, quando una donna entra con la spesa, dopo aver riposto il contenuto dei sacchetti nel frigorifero e a meno che non si tratti del tipo di ultima generazione che si autodistruggono nel tragitto tra il supermercto e l’ascensore, li deposita semplicemente arrotolati o pignolescamente ripiegati sotto il lavello della cucina, luogo riservato alla collezione casalinga di shopper ad uso raccolta di spazzatura.


Un uomo no, Lui separa il contenuto dal sacchetto usando contemporaneamente entrambe le mani, con la sinistra afferra il contenuto e con la destra strappa via la borsa e la lascia cadere lì, esattamente sotto la sua mano. Se il contenuto viene utilizzato o consumato subito la confezione o il recipiente vengono abbandonati sul posto. La bottiglia di birra vuota resta a fianco del divano, lo shampoo sul bordo del lavandino e non nel box doccia dove giace, in terra, quello ormai terminato e la scatola delle nuove scarpe da running sul tavolo del salotto, dopo che il contenuto è stato trasferito nella borsa della palestra.

 

In cucina anche le cuoche meno capaci provvedono a eliminare immediatamente scatolame, bucce, gusci e incarti, suddividendoli nelle apposite aree mentre i provetti chef ammucchiano tutti insieme scarti e rifiuti, in modo che occorra un successivo passaggio per la separazione, compito che naturalmente non considerano complementare alla realizzazione del piatto. 

 

Gli uomini che cucinano lo fanno a volte molto bene ma sul fronte della pulizia a posteriori cadono dalle nuvole, ritenendo che  la preparazione anche di un semplice arrosto li esenti dal gettare la carta della macelleria, e quei pochi che buttano tutto quanto insieme nel secchio non si preoccupano che il sacchetto sia già strapieno e sul fondo si sia accumulato uno strato di liquido maleodorante che noi, le solite fissate con questi insignificanti dettagli e del tutto insensibili alla loro prestazione da Masterchef bla bla bla, provvederemo a pulire.

 

Superato lo scoglio del recupero, che ognuna gestisce secondo coscienza e pazienza, passando dalle minacce verbali al rassegnato "faccio io che faccio prima", si tratta di far assimilare i concetti base della raccolta differenziata, soprattutto in presenza di figli a cui abbiamo insegnato a buttare le loro cose nei bidoncini di differenti colori comprati all’Ikea.

 

Le abbiamo tentate tutte, cominciando dai passi fondamentali, tipo che le bottiglie di plastica devono essere accartocciate, che il tappo del vasetto di marmellata, di alluminio, va da una parte e il vetro dall’altra previo lavaggio, che le riviste pubblicitarie devono essere buttate nella raccolta carta solo dopo la liberazione dall’involucro in plastica…ma niente. Nemmeno appiccicare il volantino fornito dall’azienda municipalizzata facilitato da figure e elenco alfabetico dei rifiuti è servito a squarciare il velo di indifferenza sulla differenziata che sembra essere una caratteristica del maschio medio di mezz’età.

 

Ovviamente i sacchi, finalmente e laboriosamente composti resteranno accanto alla porta a impestare l’aria per mezza giornata perché “Er Monnezza” deve uscire di corsa per andare al lavorare non ha tempo, è appena rientrato in casa e non ha voglia, oppure sta per cominciare la partita in tv ma figurati se scendo, e nemmeno nell’intervallo ché ci sono gli highhlights del primo tempo.

 

E noi donne emancipate, reduci dalle medesime mansioni a cui abbiamo preteso di accedere con pari diritti e doveri, scendiamo verso l'area ecologica più vicina, consce che è un lavoro sporco ma qualcuno deve pur farlo, e influenzate dai polizieschi in TV siamo certe che il giorno che in quei sacchetti trasporteremo un cadavere fatto a pezzi, sapremo differenziarne perfettamente i resti,



in modo che nessun detective della omicidi potrà trovare le prove per accusarci di nulla.

 
 
 

Le donne non scelgono più...

Post n°8535 pubblicato il 15 Ottobre 2018 da nina.monamour

 

 

Se domani mi svegliassi uomo, ti farei innamorare.

Ma non con quella tipica sfacciataggine del playboy incallito che va tanto di moda, perché sono irrinunciabile e le donne si tuffano volentieri nel mio letto. Non con quell'odiosa arroganza di chi pensa che pagando la cena a una donna, lei sicuramente ricambierà con una fellatio, non per un'ulteriore tacca sulla cintura.

Sceglierei una donna che sappia di casa e di sfida, insieme, sceglierei te, 
la più danneggiata, la più emotivamente distrutta. Con quegli occhi di chi ne ha viste tante e la risata rumorosa di chi ne vuole vedere ancora.

Ti corteggerei.
Perché sono stanco di donne scialbe che si concedono emotivamente subito, perché sanno che il tempo è poco, la scelta ampia e se non fanno capire di essere interessate, lui potrebbe andarsene.
Perché sono stanca di uomini che se ne vanno subito, senza nessuna curiosità di chi hanno davanti, come se le donne fossero tutte uguali, tutte intercambiabili, sì la scelta è ampia, ma se con lei stai bene, perché cercare altro?

Mi presenterei a te, anche se ti vedessi intenta a chiacchierare in una mare di tue amiche, anche se avessi lo sguardo di una che ha appena perso qualcosa. Mi avvicinerei e ti direi Ciao; non riesco ad immaginare nessun altro modo di iniziare una cosa bella che non sia con un Ciao. So che la tua orda di amiche-vichinghe mi giudicherà in un attimo, ma io voglio te, mica loro. Ma so che per avere te è meglio piacere anche a loro, quindi mi lascerei ispezionare, come un piccolo topo da laboratorio.

Ti racconterei di me, ma ti chiederei tanto della tua vita, delle tue passioni, di cosa ti piace fare la domenica, quando non hai una sveglia e un’agenda pienissima. Quando non hai un account Instagram da aggiornare con il tuo profilo migliore. Quando puoi rilassarti, posare l’armatura, la maschera e aprire agli scheletri che nell’armadio stanno prendendo polvere.
Ti farei ridere perché siamo tutti talmente concentrati su noi stessi che di far ridere gli altri non ci pensa più nessuno e secondo me una donna che ride si innamora prima. 

Il giorno seguente ti chiamerei, perché santo cielo, che problema hanno tutti con le telefonate?
Le persone d’oggi whatsappano, chattano, messangessano, scrivono, twittano, ma hanno perduto la frenesia di comporre un numero, l’attesa di sentire una voce, la lotta interiore per riagganciare, la paura di disturbare. Il dilemma eterno di fare delle figuracce, come se fossimo tutti emotivamente esposti, come se fosse così facile far davvero delle figuracce.

Mio padre telefonava a mia madre a casa e rispondeva mia nonna, che lo sottoponeva al terzo grado. Eppure lui la chiamava, ogni giorno. Certo, adesso ci sono delle alternative, ma lo capite uomini moderni e multitasking, che al cuore di una donna si arriva prima se la si fa emozionare, se la si sorprende distratta e con le difese abbassate? Che nel rispondere a un WhatsApp si può tirare fuori tutta la finzione del mondo, ma provate voi a chiamare una donna e sentire la voce che le trema, l’imbarazzo, lo stupore e ditemi uomini, davvero volete precludervi la possibilità di ascoltare una donna felice?

Ecco, donna con la risata rumorosa, ti farei sentire importante, anche con una telefonata, perché siamo tutti così focalizzati sulle nostre vite che ci dimentichiamo di far sentire importanti gli altri.
Ti chiederei se il tuo sonno è stato piacevole e ti augurerei una buona giornata, ti direi qualcosa che ti permetta di pensarmi, non occorre essere innamorati per essere educati.

Poi ti inviterei a cena e anche lì, ti farei ridere e t’ascolterei.
Gli uomini pensano che sia difficile conquistare una donna, specie se lei è indipendente, ha un lavoro, è cazzuta, fa paura, ed invece basta una risata e una buona conversazione.

Non parlerei di futuro, perché il futuro alla prima uscita ancora non si vede e va bene così.
Ma ti racconterei del mio passato, per metterti nella condizione di scegliermi.

Le donne non scelgono più, sono talmente ansiose di dover piacere, che si sono dimenticate cosa in realtà vogliono. E io, se fossi uomo, vorrei essere scelto. 
Perché sono io, non perché hai (....) anni e le tue amiche sono quasi tutte sposate. Non perché l’ex ti ha mollato e ti senti triste, no.

Vorrei essere scelto perché, che ne so, sono una bella persona, perché ho una famiglia normale e nei prossimi 10 anni cercherò cose normali. Perché stai bene da sola, ma con me staresti meglio.
Ti direi che amo viaggiare, che desidero stabilirmi, perché farsi trasportare dal mare è bellissimo, ma scendere a terra lo è ancora di più
. Pagherei la cena e ti direi che è stato bellissimo stare in tua compagnia.

I giorni seguenti mi farei sentire, perché le donne vanno rassicurate. Magari una volta al giorno, una è abbastanza per farti sapere che sono interessato e non è troppo per darti fastidio. Ti sto corteggiando.
I giochi sono aperti, non mi aspetto nulla, ma cerco di farti capire che non me ne andrò alla prima bionda provocante. Alla prima tetta che spunta da una scollatura, alla prima proposta indecente di una sciacquetta.

Ti farei capire che voglio prendermi cura di te, non come un cane che va accudito, ma come una persona che desidera mantenere la sua indipendenza, sapendo che qualcuno la terrà per mano quando dovrà vivere delle sfide importanti. Qualcuno che ti accompagni quando lo richiedi e ti lasci il tuo spazio quando ne senti il bisogno.

Siamo così liberi di fare quello che ci pare che spesso lo facciamo da soli.
E invece io, a te, donna dalla risata rumorosa, vorrei far sapere che ci sono.
Per una risata o un film sul divano, e quelli che dicono che il divano fa passare l’amore non hanno capito niente.
Per litigare quando vorrai sfogarti e per fare l'amore quando avrai bisogno di mani che ti accarezzano il viso, per parlare di futuro.

Perché se fossi uomo, il futuro non mi farebbe paura.
Prometterti un futuro sarebbe una vittoria e di certo non la sconfitta di un presunto maschio alfa. E dico presunto, perché un maschio alfa non ha paura di impegnarsi, di costruire.

Ecco.... se io avessi il cromosoma XY, lo userei per costruire, per tenerti tra le mie braccia e non farti più avere paura che uno stronzo ti spezzi ancora il cuore. Ti direi tutti i giorni quanto sei bella, perché se non lo sai tu, devo saperlo io, che tutti i giorni ti guardo.

Se fossi un uomo mi impegnerei per renderti felice.


 
 
 

Mai chi si crede di essere?

Post n°8534 pubblicato il 14 Ottobre 2018 da nina.monamour





Belen Rodriguez, dopo la separazione da Andrea Iannone, si è data alla pazza gioia, avendo (ri)cominciato una vita da single.

Come documentato dalle foto pubblicate su un settimanale, l’auto su cui viaggiava la showgirl argentina, insieme al fratello Jeremias e a un amico, Mirco Levati, è stata fermata dalla polizia municipale di Milano.

Belen, infatti, si stava godendo la corsa fuori dal tettuccio dell’auto e, perciò, una pattuglia di vigili urbani ha fermato il mezzo.

Si tratta, infatti, di una condotta non sicura e, pertanto, vietata dal codice della strada.

Gli agenti, quindi, pretendendo i documenti, hanno fatto i controlli di rito e poi hanno rimproverato tutti gli occupanti del mezzo prima di lasciarli andare così da continuare la serata in giro per la movida milanese.

A quanto pare, i Vigili Urbani non hanno sanzionato il comportamento di Belen con una multa.

Speriamo che almeno la showgirl argentina, il fratello e l’amico abbiano imparato la lezione bisogna stare dentro l'auto, anche se uscire fuori dal tettuccio può essere invitante per assaporare un po' di vento sui capelli.

Comunque sia, ma quanto sono stati fortunati i paparazzi ad immortalare l'episodio imbarazzante? Al posto giusto nel momento giusto!

Brava la Polizia Municipale

Buona Domenica



 
 
 

Il più lussurioso dei salumi ..

Post n°8533 pubblicato il 13 Ottobre 2018 da nina.monamour


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Se ci sono in Italia prodotti alimentari che si identificano in maniera simbiotica con il territorio di origine, uno di questi è sicuramente la mortadella di Bologna. E tale simbiosi è talmente radicata che questo prodotto spesso viene chiamato semplicemente "Bologna", ossia col nome della città in cui venne preparata per la prima volta in tempi remoti.

Se pensiamo poi che fino a qualche decennio fa, ossia fino a quando questo appellativo non assunse significati spregiativi, Bologna veniva definita la "grassa", capiamo che tra la città ed il famoso salume (che non possiamo certo definire magro) vi è qualcosa in più di un normale rapporto territorio-prodotto.
Risultati immagini per mortadella


Adesso esce fuori che una mortadella con pistacchio proveniente dal nostro paese e distribuita nei vari mercati alimentari europei è stata prontamente ritirata dal commercio dopo che è stata scoperta una contaminazione pericolosa.

In particolare il salume ritirato dai mercati francesi, ha provocato un'allerta sanitaria per la presenza del batterio Listeria monocytogenes, che può dare pericolosi disturbi gastrointestinali e può sfociare, per i soggetti a rischio, in malattie sistemiche ben più gravi come la meningite.

La Francia ha prontamente attivato il RASFF, il Sistema rapido di allerta europeo, avvisando le autorità sanitarie italiane, circa la presenza di Listeria monocytogenes nella mortadella prodotta in Italia e venduta solitamente anche all'estero.

Attualmente le informazioni sulla distribuzione, cioè quantità interessate e destinazioni specifiche, sono ancora coperte dall'attività investigativa.

 
 
 

Sono brutta ma piaccio agli uomini ...

Post n°8532 pubblicato il 11 Ottobre 2018 da nina.monamour

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Teresa Mannino è stata intervistata dal un settimanale sulla sua prossima conduzione di Zelig Circus. La Mannino non si smentisce e calata nel suo ruolo di attrice comica, lascia via libera a tutta la sua autoironia. Infatti alla domanda fattale dal giornalista su come si vede fisicamente ha risposto seraficamente:

"Brutta, però piaccio. Da quando ero una ragazzina, sono sempre riuscita a conquistare gli uomini che mi interessavano. So di avere questo potere, che mi dà forza"..

Siamo abituati a vedere coloro che lavorano in televisione od al cinema, molto attenti all’aspetto fisico, non è così per la presentatrice siciliana tant’ è che per lei il suo limite non è il naso, come magari qualcuno potrebbe pensare, ma il seno. Infatti alla domanda se gli hanno chiesto di fare qualche ritocco chirurgico, magari al naso, ha risposto:

Mai (chiesto di rifarmi il naso), ma mi fanno pesare di non avere seno, trovo che sia un discorso primitivo. E allora fammi vedere tu quanto hai lungo il pene, no? Non potrei mai "rifarmi", preferisco un quadro brutto, ma autentico, ad uno falso. Mi dà sicurezza non cambiarmi perché gli altri me lo chiedono.

Scopriamo però che l’accettazione del suo aspetto fisico è passata attraverso sette anni di psicoanalisi:

Mi ha quasi salvato la vita, ti stendi sul lettino e quando torni in piedi sei guarita. Ho capito quali sono i meccanismi contorti della mia psiche e come raddrizzarli. Però non riesco ancora a portare sul palco la Teresa che sono, una donna che si arrabbia, s’impegna, s’indigna. Che fa da testimonial alla Lega del Filo d’Oro. Voi vedete solo il lato Zelig quando ci riuscirò, allora mi riterrò soddisfatta.

Intervistati sulla conduzione di Zelig, Forest ha commentato la sua nomina così:

Prima sono stato felicissimo, poi un po’ preoccupato, c’era il confronto con Claudio ma Zelig è l’habitat naturale di tutti i comici. La Mannino, invece, ha dichiarato:

"Ho pianto di emozione come ricevendo una grande prova di affetto. In realtà o funzioni o no, il cabaret è molto meritocratico.

Alla domanda se condurre Zelig è come vincere l’Oscar della comicità, ha risposto orgogliosa:

"Il conduttore non è il comico più bravo, per condurre devi essere generoso, saper metterti da parte".

Sarà perché subito dopo il suo debutto a "Se Stasera sono qui "avevamo trovato un non so che di familiare tra la fantasia della sua gonna e certe grafiche della sigla di Sottovoce o, più probabilmente, perché il salotto di Gigi Marzullo è una tappa obbligata quando ormai si è un personaggio dello spettacolo, ma la capatina notturna di Teresa Mannino è un bel modo per conoscerne quelle pieghe interiori che solo il "lettino" dello studio di Rai 1 riesce a scoprire.

Una chiacchierata intensa, forse più sul passato che sul presente della comica palermitana, grazie alla quale entriamo meglio nella psicologia di una donna emigrata che solo al Nord ha potuto esprimere la sua potenzialità, in fuga da una regione dell’estremo Sud e da alcuni schemi che le stavano stretti. E non è una storia nuova purtroppo, in attesa che il vento cambi davvero.

Proprio alla Sicilia di ieri e alle speranze per il domani legate a doppio filo agli abitanti della Trinacria la Mannino dedica le parole forse più intime. Il tono è pacato ma l’occhio tradisce un po’ quella rabbia che è tipica di molti suoi conterranei che vivono con una certa sofferenza la condizione di lontananza da un posto che potrebbe essere un paradiso ma che è diventato di nuovo una frontiera di partenza e di fuga per chi non si accontenta e per chi si vuole ribellare e non ci riesce più nel luogo dove è nato.

All’ennesimo tentativo di far emergere il suo rapporto con le radici risponde infatti:

La Sicilia è bella, noi siciliani no… non tutti. E’ arrivata questa bella notizia di Battiato che mi ha fatto ricredere. Assessore alla cultura che non vuole neanche lo stipendio. Un grosso gesto di altruismo e di amore…”


Ed è più o meno la rabbia di altri concittadini e conterranei della Mannino, come Emma Dante o Daniele Ciprì che in vari dibattiti hanno espresso il moto di rabbia per la difficoltà a poter portare la loro arte nelle terre che hanno donato loro il talento di quell’arte stessa. Vuoi per l’indifferenza di parte del popolo, vuoi per l’inefficienza della politica.

 


Al di là delle riflessioni culturali e geografiche la chiacchierata-confessione della Teresa meno conosciuta fa scoprire ancora una volta che dietro alla comicità con la C maiuscola si nasconde spesso un background di studi corposo, addirittura classico: per la Mannino maturità classica e laurea in filosofia, la passione per Socrate (attraverso Platone), nella Sicilia in cui le lauree umanistiche raccolgono ancora un grande consenso, nonostante la consapevolezza delle difficoltà lavorative.

E siccome nessuno è profeta in patria, speriamo solo che le sue parole non vengano interpretate come un rifiuto snob, un voltare le spalle dalla ricca Milano ad un popolo dalla filosofia dannatamente complessa e affascinante, dato che poco prima aveva ammesso che senza la sua palermitanità così accentuata oggi forse non avrebbe questo successo popolare.


 
 
 

Quando il frigo non c'era...

Post n°8531 pubblicato il 10 Ottobre 2018 da nina.monamour



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Ognuno di noi butta ogni anno circa 300 euro di cibo; secondo uno studio della Fao, ogni anno vengono sprecati addirittura 1,3 milardi di tonnellate di cibo. Il frigo, oggi, è in tutte le case, ma quando non c'era? Si comperava solo quello che si consumava, se si facevano scorte, si trattava di prodotti non deperibili come olio, vino o conserve di vario genere.

Poi, negli anni '50 arriva questo "frigorifero", il cibo si può conservare e la spesa si può anche non fare tutti i giorni; da lì in poi, chi più chi meno, un po' tutti ci siamo fatti contagiare dalla mania di comprare, comprare, approfittare delle offerte riempiendo il carrello tanto, troppo, come fossimo marmotte che stanno per andare in letargo.



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Risultato?

Molti alimenti passano dritti dritti nel bidone della spazzatura, grazie (si fa per dire) alla crisi, oggi un po' questa tendenza sta cambiando. Ma per invertire davvero la rotta bisogna cambiare mentalità e darsi qualche regola può essere d'aiuto.
La prima sarebbe non andare al supermercato senza una lista ragionata; io per esempio, mi sono creata un listone di alimenti che consumiamo abitualmente in casa.
Al momento di andare al supermercato, faccio una ricognizione di frigo e dispensa mettendo a confronto il listone con quello che c'è o manca.

Regola numero due, da qualche parte ho letto che la "spesa si fa per mangiare, non per accumulare bollini.

Regola numero tre, è vero frigorifero e congelatore conservano a lungo, ma non all'infinito, per usare bene il frigo ci vuole disciplina ed un buon sistema è quello della rotazione; un esempio, comperiamo del latte e ne abbiamo già un po' in casa? Mettiamo davanti le bottiglie da consumare prima, così si evita magari di trovare sul fondo del frigo del latte diventano ricotta.

Regola quattro, facciamo attenzione alle scritte "consumare entro..." (scadenza tassativa) o "consumare preferibilmente entro.." che ci avvisa che al sopraggiungere di quella data l'alimento incomincerà  perdere alcune sue proprietà come gusto, profumo, ecc..ecc..

Regola cinque, ad aogni alimento il suo freddo; piano alto latticini, piano intermedio cibi già cotti e salumi. In basso carne e pesce, e la frutta e la verdura negli appositi cassetti, uova nei contenitori laterali.

Regola numero sei, riciclare!! 

Un tempo usare gli avanzi trasformandoli in altri piatti era cosa comune; oggi spesso quello che avanza finisce nella spazzatura, mentre con l'aggiunta di qualche altro ingrediente e un po' di fantasia si potrebbe ricavare una pietanza nuova e gustosa.

Se siete a corto di idee, in Internet ne trovate tantissime!
Ultima regola, quando i nostri bambini giocano con il pane, si tirono le molliche, mettono le mani, li rimproveriamo dicendo.."con il cibo non si gioca", ecco, forse oltre che dirlo ai pù piccoli dovremmo ricordarlo più spesso anche a noi!!!!!

 
 
 

Delusione, falsità..

Post n°8530 pubblicato il 09 Ottobre 2018 da nina.monamour

 

 

Non è il tempo che cambia le persone, le persone cambiano per milioni di motivi, cambiano quando si rendono conto che chi hanno vicino non è la persona che credevano, cambiano quando vengono deluse, cambiano quando capiscono la falsità di certa gente, cambiano quando vedono l'egoismo prevalere su troppe cose, cambiano quando si rendono conto che nella vita non sono tutti come si dipingono, ma solo apparenza, cambiano, e quando sono cambiate non c'è più niente da fare.

Buon pranzo ...

 

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Il grande amore...

Post n°8529 pubblicato il 08 Ottobre 2018 da nina.monamour

 

 

Sappi...

Che anche se ho smesso di scriverti...

cercarti ... sognarti ... di volerti indietro...

resti comunque la prima persona alla quale

penso quando qualcuno mi parla del Grande

Amore.

 

 

 
 
 

Non è stato facile..

Post n°8528 pubblicato il 07 Ottobre 2018 da nina.monamour

 

 

Gli innamorati quando sono separati ingannano la lontananza con mille cose chimeriche, che pure hanno la loro realtà. Sono impediti di vedersi, non possono scriversi; ma trovano una quantità di mezzi misteriosi per corrispondere.

Si inviano il canto degli uccelli, il profumo dei fiori, il canto dei fanciulli, la luce del sole, i sospiri del vento, i raggi delle stelle, tutta la creazione, e perché no?

Tutte le opere di Dio sono fatte per servire l'amore, l'avvenire appartiene molto più ai cuori che alle menti...

Alla felicità di quelli che si amano, Dio nulla può aggiungere, fuorché dar loro la durata senza fine...

(Victor Hugo)

 
 
 

Un bene prezioso..

Post n°8527 pubblicato il 06 Ottobre 2018 da nina.monamour

 

 

Siamo l'unico pianeta che conosciamo dove piove acqua. 

Sulla luna saturniana Titano piove metano.

Su Nettuno e Urano piovono diamanti

Su Saturno piove elio

Su Venere piove acido solforico. 

Questo è l'unico posto dove è solo semplice e bella acqua.

E' anche l'unico posto dove ci sono gatti.

Coincidenze?



 

No, sono ovviamente i gatti a proteggerci

e mantenere il ciclo idrologico

 

 
 
 

Ladra di uomini o vittima?!

Post n°8526 pubblicato il 04 Ottobre 2018 da nina.monamour

 

 

L'amante, una figura scomoda, che difficilmente suscita simpatia, ma che spesso però capita e si trova coinvolta con un uomo sposato o impegnato. Magari per incoscienza o forse perché inizialmente si è state ingannate e poi si è rimaste coinvolte più del previsto

Per comprendere la figura dell’amante si parte dalla ninfa Calipso; nell'Odissea si racconta dell’amore di Calipso per Ulisse e delle sue promesse di immortalità purché non la lasciasse. Quando però Zeus costrinse Calipso a rinunciare al suo amore e Ulisse tornò da Penelope, la ninfa Calipso va incontro a una tragica fine.

Nella mitologia Penelope viene venerata, mentre Calipso, che rinuncia all'amore, viene condannata. Ed è proprio la sensazione che prova chi per anni ha investito sentimenti, passioni e rinunce per rapporti clandestini di questo tipo, e spesso viene etichettata la rovina famiglie. E come capita nell'Odissea, anche nella vita spesso chi ci soffre alla fine è l’amante, perché quasi sempre viene lasciata o è costretta a lasciare.

Iniziare una relazione e con un uomo già impegnato mette in una situazione controversa, l'amante è colei che ruba ad un'altra donna l’amore e le attenzioni di un uomo, ed è derubata da questo del proprio amore perché si creano false aspettative. Tuttavia l'amante è sempre vista dalla società come colei che ruba un uomo; eppure difficilmente la donna lo fa per trasgredire, ma spesso ci mette cuore e affettività.

Per caso o per abitudine è importante anche distinguere tra chi si scopre amante per caso e chi, invece, ha una specie di coazione a ripetere, ed inconsciamente o consciamente cerca sempre uomini impegnati. In questo caso è bene interrogarsi sul perché si entra sempre in questo ruolo. Per esempio ci sono donne che amano molto la loro libertà e non vogliono rinunciarvi, e le storie con uomini impegnati sono per loro la situazione migliore. Prendono il meglio dalle storie, senza il peso della vita domestica.

Molto spesso le speranze dell’amante vengono alimentate da promesse e corroborate da continue lamentele dell’uomo sulla legittima consorte. Le classiche frasi come "mia moglie è fredda", "con lei sono infelice", "stiamo insieme per i figli". 

E così l'amante si accontenta temporaneamente sperando e attendendo un futuro migliore, alimentato dalle promesse che prima o poi la situazione cambierà. Spesso quello che non si comprende però, è che il ruolo dell’'amante non è di terzo incomodo, ma di terzo comodo, perché in un certo senso salva la coppia dando a lui ciò che gli manca, completando perfettamente il suo rapporto di coppia.

Purtroppo, banalmente, gli uomini fanno difficilmente scelte coraggiose, e sono incapaci di separarsi sia dalla moglie che dall'amante. Cosa fare? Ad un certo punto della relazione e dopo avere rivestito il ruolo dell’amante, occorre porsi alcune domande.

Quando si capisce che la situazione non cambierà o si continua questo rapporto in un angolo accontentandosi delle briciole, o si prende atto della realtà. Ovviamente il metro di giudizio è il malessere personale e non la morale sociale. Chi soffre e spreca anni dietro ad un uomo impossibile forse deve volersi più bene e mettere se stessa in primo piano, anche allontanando l’amato. Tuttavia non sempre si ha questa lucidità e molte donne preferiscono pazientare, diventando da donne Calipso a donne Penelope.

 

 
 
 

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