Creato da nina.monamour il 11/06/2010 |
L'INFERNO CHE HO SCELTO..
Lei gli sussurrò
"Sono il tuo inferno"
e lo guardava con occhi densi di desiderio.
Lui la attirò prepotentemente a sé...
e mentre la spogliava con gli occhi e con le mani rispose...
"TU.. sei l'Inferno che mi sono scelto..."
il resto....è storia...
CARPE DIEM..
Ci sono persone che non vivono la vita presente, ma si preparano con grande zelo come se dovessero vivere una qualche altra vita e non quella che vivono e intanto il tempo si consuma e fugge via..
"Carpe diem, quan minimun credula postero"
Messaggi del 21/03/2020
Post n°8868 pubblicato il 21 Marzo 2020 da nina.monamour
Fin dal medioevo le cronache giornaliere cittadine e i pettegolezzi di vita quotidiana, ci raccontano di un antico mestiere, la lavandaia. Una figura utile, presente in tante città, dove la quotidianità scorreva in maniera semplice e le famiglie sopratutto quelle più benestanti, osservavano la parsimonia come una regola di educazione. Nessuno usciva da casa se non perfettamente pulito (anche se forse in epoche piu remote solo all'apparenza), con vestiti immacolati,senza pieghe, per non somigliare alla moltitudine decisamente piu povera che la si poteva notare nelle strade sino ad inizi secolo scorso. Quindi era necessario che i panni fossero lavati e stirati, almeno per i ricchi. Il fiume, i corsi d’acqua era “l’acqua corrente” necessaria a lavare il bucato. Ma non tutto poteva essere svolto in piena città dove c'erano anche i lavatoi pubblici, infatti. Per lavare i panni più grandi, le tele o anche molti indumenti, si doveva andare nelle campagne intorno,I luoghi prescelti sul fiume per i bucati, divennero luoghi d’incontro, le lavandaie si scambiavano le informazioni che sentivano ognuna provenire dalla padrona Ma quale era il procedimento per fare il bucato? La biancheria veniva messa in ammollo, poi spazzolata con il “ranno” che consisteva in cenere pulita da altre sostanze e che serviva per eliminare macchie e aloni, poi si ripassava con il sapone artigianale fatto di lisciva, e tante risciacquate nell’acqua del fiume o del lavatoio. Un lavoro duro che imponeva l’uso di forza delle mani e delle braccia, e lo stare in ginocchio al bordo del fiume per molte ore, con il caldo e con il freddo. La donna di un tempo era orgogliosa di essere una donna "all’antica”, è proprio dalla fierezza con la quale difende un ruolo se vogliamo d’altri tempi, quasi perduto nelle storie dei nonni, da quegli occhi che ti guardano dritti negli occhi e da quel sorriso sincero, che nasce l’enorme rispetto. L’orgoglio di essere la donna “di una volta”, come ha detto una grande scrittrice, “la straordinarietà delle donne, la loro forza, sta nella quotiniatà". |
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