Creato da nina.monamour il 11/06/2010
 

Il Diavolo in Corpo

Di tutto e di piu'.....

 

Messaggi di Ottobre 2019

Si narra che...

Post n°8806 pubblicato il 31 Ottobre 2019 da nina.monamour


Si avvicina l'ora, la notte più terrificante dell'anno, preparate le zucche e chiudete bene le finestre, i morti stanno per tornare.

 Sei uno di quelli che se non vede non crede? Bene, allora ecco qualcosa da sapere sulla notte di Halloween.

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Halloween, al contrario di quello che tutti pensano, è una festività del vecchio continente. In realtà gli irlandesi hanno portato questo rito in America quando, a causa della povertà, furono costretti ad emigrare, ma Jack-o’-Lantern era un uomo irlandese.

La leggenda di Halloween narra che Jack, un contadino ubriacone, riuscì a scampare alla morte per ben due volte facendo un patto con il diavolo, ma a causa di un attacco cardiaco morì prima del previsto. Jack non fu accettato in paradiso ma neanche all’inferno e fu costretto a vagare nel limbo usando una rapa come lanterna per illuminare il cammino. Sì avete capito bene, una rapa! La zucca è arrivata solo dopo con gli americani.


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 Ma quanto c’è di vero in questa leggenda? Una cosa è certa, il 31 Ottobre segna l'inizio di un nuovo periodo, quello dei primi freddi, ed è per questo che la leggenda dice che in questa notte si annullano tutte le leggi fisiche e si apre un varco per far tornare i morti sulla terra, in cerca di calore nelle loro case.

C'è chi ad Halloween attende i morti con gioia e lascia loro sulla tavola qualcosa da mangiare, mentre chi ha paura spegne tutte le luci e il camino e chiude bene le finestre. Ancora oggi si dice che in questa notte, se si sta attenti, è ancora possibile vedere l'anima di Jack che gira per le case e bussa alle porte in cerca di rifugio.

Queste tradizioni sono ancora vive nella cultura popolare, ma molti non credono a questi miti e sono quelli che danno quasi sempre la colpa al cane se il cibo offerto ai morti sparisce dalla tavola.

Ma siamo così sicuri che non ci sia niente di vero? Che i morti non possano tornare tra i vivi? Se la risposta è si, allora in questa notte del terrore possiamo stare tranquilli e dormire con le finestre aperte, non c'è niente da temere giusto? O forse si..

 

 
 
 

Non è un gioco..

Post n°8805 pubblicato il 30 Ottobre 2019 da nina.monamour

 

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Quando parliamo degli stereotipi di genere e tentiamo di decostruirli e abbatterli, lo facciamo perchè siamo fermamente convinti che siano contemporaneamente specchio delle discriminazioni reali e causa del consolidamento della cultura patriarcale nella sua forma più esteriore.

Questo discorso vale forse ancora di più per quel che riguarda l’infanzia, il punto d'entrata del consumo si è abbassato notevolmente negli ultimi anni e oggi ad avere in mano il mercato sono per lo più consumatori molto giovani o addirittura bambini. Programmi e film che una volta erano destinati a un pubblico adulto, oggi hanno un’utenza per lo più infantile o preadolescenziale, il cortocircuito comunicativo si sviluppa quando a questa utenza così giovane viene proposto un modello stereotipato, erotizzato ed oggettivizzato quanto quello dei loro genitori, anche per i prodotti da bambini.

Ovviamente uno degli ambiti più significativi è proprio quello dei giocattoli, dove più e meglio proliferano stereotipi di genere che, ben radicati nell’uso e nella “tradizione”, aiutano la cultura patriarcale ad affondare le proprie radici nel divertimento dei più piccoli, delle più piccole, che un giorno diventeranno donne e uomini ben addestrati.

Così, da Natale 2016 si è partito avanti la campagna “La discriminazione non è un gioco”, lanciata per la prima volta nel 2012 dalle amate compagne del Medusa Colectivo, in Cile, la ripropongono in Italia perchè la trovano particolarmente adatta al nostro contesto, e perchè ci rattrista e insieme ci rafforza l’idea che in Paesi così distanti si facciano le stesse lotte.

In questi ultimi anni si è monitorato la comunicazione nell’ottica di genere e ci si è resi conto di quanto radicati siano stereotipi e discriminazioni nell’industria dell’infanzia.
E' stata realizzata un’inchiesta sui cataloghi di giocattoli dell’anno passato, Infanzia Made in Italy, rilevando in particolare quattro caratteristiche comuni a quasi tutta la produzione
, una netta distinzione degli articoli “da femmina” dal resto del mondo maschile o “neutro”.

I giochi da bambina normalmente sono rosa in tutte le sue sfumature, dalle forme arrotondate e poco serie, brillanti e vezzosi. Ci sono giochi da bambina e giochi da bambino e poi un territorio neutro, comunque caratterizzato al maschile, come se le piccole potessero trovare se stesse solo in un certo tipo di giochi.

I giocattoli sono “da femmina” o “da maschio” secondo severe categorie di differenziazione dei ruoli, inculcando una specie di predestinazione biologica, alle bambine sono riservati tutti i giochi di simulazione di cura della casa e della famiglia  con tutte le derivazioni volte comunque all’ “istinto di accudimento” ( sempre rosa e con foto di bambine sulle confezioni ), ai bambini i giochi di simulazione del lavoro, prevalentemente virile cioè caratterizzato per successo sociale o forza fisica.

I giochi “neutri”, di tipo scientifico tecnologico, sono spesso caratterizzati dalle foto di soli maschi sulle confezione. Anche quando invece il gioco è destinato ad entrambi i generi, esiste ancora più spesso una “versione femminile”, dove di nuovo ritornano i colori rosa, si abbassa il livello delle conoscenze richieste, cambiano gli ambiti di apprendimento ( relegati spesso nel mondo dell’estetica: trucco, gioielli, vestiti ).

Tra i giochi per bambine, molti veicolano un modello estetico imperante, fatto di make up anche per piccolissime e di canoni estetici fuorvianti e innaturali. Bambole sottili, dalle labbra turgide e gli occhi truccatissimi. Giochi ritenuti creativi che insegnano alle bambine dai 3 anni in su a truccarsi e “farsi belle”.

Per questo, con l’avvicinarsi dell’evento più consumista dell’anno, mi sono chiesta...che genere di gioco regalare?

Le bambine che giocano a fare la mamma, la moglie, la massaia e poi appena più grandi sognano di diventare come scheletriche bambole dalla proporzioni assurde o di valorizzarsi solo col trucco e la moda.
I bambini che imparano a giudicarsi e giudicare secondo il binomio maschio/femmina, forza/debolezza, semplicità/vanità.
L’apprendimento a due binari, distinti per temi e velocità.
La contrapposizione rosa/azzurro, due mondi inconciliabili persino nel gioco.

 Nei negozi di giocattoli di diverse città italiane, hanno lanciato la campagna “La discriminazione non è un gioco”, consiste nell’attaccare degli adesivi sui giocattoli che rispecchino una delle quattro caratteristiche elencate sopra, per aiutare chi compra a capire bene cosa sta acquistando, cioè sessismo, discriminazione, stereotipi.

Buona serata

fonte web..

 
 
 

Il piccolo borgo calabrese..

Post n°8804 pubblicato il 27 Ottobre 2019 da nina.monamour



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Come ha più volte ripetuto, l'Italia è ormai diventata la sua seconda casa, c’è stato moltissime volte quando indossava i panni di Ridge Forrester di Beautiful. Molto più spesso, però, c’è stato in vacanza con tanto di famiglia a seguito. Non ci si deve stupire, dunque, se Ronn Moss abbia scelto proprio il nostro Paese per sposarsi, anzi, per risposarsi e confermare le promesse nuziali a dieci anni dal suo primo sì. L’ex protagonista della soap opera statunitense si trova nel nostro Paese per alcune tappe del suo tour mondiale (di mestiere, infatti, ora fa il cantante) e, per usare le sue stesse parole, ha deciso che fosse il luogo perfetto per dirsi di nuovo sì.

E il caso ha voluto che la data del decimo anniversario di matrimonio con la sua Devin Devasquez coincidesse con la tappa di Roccella Jonica, una delle perle della costa ionica della Calabria, dove io ho vissuto ben 15anni d'Estate visto che i miei nonni avevano una casa al mare. Così, senza che la sua dolce metà si accorgesse di nulla (lo ha saputo il giorno prima, giusto il tempo di prepararsi all’evento), Ronn Moss ha organizzato la riconferma del suo matrimonio. Cerimonia avvenuta nel più assoluto segreto lo scorso 28 settembre presso l’Hotel Parco dei Principi di Roccella, dove l’ex divo della tv alloggiava.

Un vero e proprio colpo di fortuna per Moss e la sua dolce consorte. Roccella Jonica, e come detto, è una delle perle della costa ionica calabrese. Questo piccolo borgo, sorto sulle rovine di una colonia magnogreca, vanta una delle coste più belle dell’intera punta dello Stivale. Oltre alla spiaggia di sabbia bianca e finissima, la costa di Roccella Jonica è caratterizzata da anfratti e insenature nelle quali rifugiarsi per un tuffo in tutta tranquillità e lontano dalla folla ed infine, specie nel mese di Agosto, un susseguirsi di concerti di jazz internazionale.

Non solo, il piccolo borgo calabrese, come accennato, vanta una storia e una cultura secolare. In seguito alla distruzione della colonia greca e di alcuni insediamenti romani, il territorio che ricade oggi nella “giurisdizione” di Roccella Jonica conosce un’improvvisa crescita nel corso del Medioevo. La prima fonte scritta che parla del borgo calabro è del 1270 e riguarda la donazione del castello di Carlo I d’Angiò a Gualtieri de Collepietro. Nel corso degli anni Roccella diventa un luogo strategico per la difesa del territorio.

Lo dimostrano le tante torrette difensive sparse lungo la costa e nell’entroterra e Palazzo Caraffa che, posto sulla collina più alta dei dintorni di Roccella Jonica, domina l’intero territorio e dove i miei mi scattarono una bellissima foto...avevo ben otto anni ed ero felice!

 

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Buona Domenica

 

 
 
 

I don’t care ..

Post n°8803 pubblicato il 25 Ottobre 2019 da nina.monamour

Quella invecchiata male non è una che ha costretto il Chirurgo Estetico di fiducia a esagerare, non è nemmeno quella che insiste con gli ultimi dettami della moda e indossa imperterrita borchie e paillettes perché crede a chi le ha detto che i Cinquanta e i Sessanta sono i nuovi Trenta o quella che, al contrario, ha deciso che “tanto, ormai…” e si veste come la sora Lella...

Per quella invecchiata male le rughe e i capelli che diventano ogni giorno più grigi sono un vanto, l'aiutano a costruire l’immagine di se stessa come di una a cui il tempo che passa non può che conferire un valore aggiunto, che sia autorevolezza, come ritiene lei, o borioso, come sono più portati a pensare gli altri.

 

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Ironia e umorismo, due modi di confrontarsi in modo positivo e aperto con la vita e il resto dell’umanità non sono nelle sue corde, è più portata verso il sarcasmo e una battuta pronta e stronza non la nega a nessuno, ovviamente non ha una pagina Facebook, non è su Instagram e altrettanto ovviamente disapprova chi ne fa uso perché ritiene che il mondo sia esageratamente pieno di gente che apre la bocca a vanvera per dare pareri e esprimere opinioni (forse l’unica cosa su ci si sente di darle ragione).

 

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Lei, ci tiene a sottolinearlo, un parere lo fornisce solo su richiesta e da navigata esperta del mondo e delle persone si sente autorizzata a dispensare i suoi fondamentali e profondi consigli di vita con quel tono che sottintende il fastidio di dover essere continuamente interpellata sui massimi sistemi; d'altronde le frivolezze e la banalità son roba per gente semplice e la infastidiscono.

Se proprio deve fare una concessione alla vanità, sceglie i capi dello stilista di tendenza vagamente concettuale e amato dai ricchi&famosi (ma non di quelli da red carpet). La sua eleganza di cachemire e seta, solida e intramontabile, è artificiosamente trascurata nei dettagli.

In effetti, non ha mai perso il suo tempo, lo ha investito in una carriera che le ha reso fama e denari ma, almeno apparentemente, poca felicità e scarse simpatie.

Ultimo monumento a se stessa in tempi in cui la gloria la si acquista e la si perde nello spazio di mesi, a volte di settimane, la sua notorietà ha, purtroppo per lei, poco valore agli occhi dei più perché il mondo ormai parla un'altra lingua..

...quella che lei non ritiene necessario imparare è perché il destino dei monumenti, oggi, è quello di essere abbattuti a picconate...ah..ah..ah..

Buona serata..

Fonte web..

 
 
 

Non si tratta di riti scaramantici..

Post n°8802 pubblicato il 23 Ottobre 2019 da nina.monamour

 

Voi credete nella fortuna? Bella domanda direte Voi!


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Per i romani era la dea bendata, una dea che poteva influenzare il destino degli uomini in maniera molto prevedibile, ogni cultura le ha dato un nome, ma sta di fatto che la maggior parte della gente di tutte le epoche e di tutto il globo crede alla fortuna e fa anche un sacco di cose strane per cercare di portarla dalla sua parte.

Dato l'interesse globale, la scienza ha incominciato ad investigare, innanzitutto si è capito che gli eventi sfortunati sono quelli che si fissano più a lungo nella memoria, così si finisce per sopravvalutare gli venti negativi rispetto a quelli positivi, ritenendosi sfortunati.

Ma leggete questo, avete presente quando siamo in auto in coda e ci rendiamo conto che la nostra fila è più lenta delle altre? No, non è sfortuna, è che solo quando siamo fermi notiamo le altre file e le auto che ci passan davanti; quando invece è la nostra la fila ad essere più veloce, siamo così presi ad avanzare che non ci accorgiamo delle auto lente che noi abbiamo superato.

E che dire poi della famosa "nuvola di Fantozzi" che ci perseguita durante il fine settimana? Secondo il Fisico Pasini, durante la settimana il traffico urbano e le attività lavorative provocano un accumulo di polveri sottili; la cappa di inquinanti scherma la luce del sole e favorisce l'aggregazione dell'umidità che forma le nuvole, le quali poi liberano il loro carico di pioggia proprio nel weekend, quando il livello delle sostanze inquinanti è minore.

All'Università di Colonia lo Psicologo Wiserman ha sottoposto ad un test persone che si ritengono sfortunate; ne è emerso che le persone convinte di essere fortunate sono estroverse, incontrano molta gente, evitano la routine, viaggiano di più...come me, ahahahahahhhh

Così questo studioso, dopo averci lavorato su un decennio, suggerisce quattro regole fondamentali per aiutare la dea bendata a trovare la strada di casa nostra.

Primo, come già detto, avere un atteggiamento aperto verso tutto e tutti e, secondo il nostro istinto che ne sa più di noi, seguiamolo. A volte un po' di razionalità in meno libera la mente e fa spazio a ragionamenti più freschi.

Terzo, credere di più nel futuro e non convincersi che dopo il sole dovranno per forza arrivare le nuvole.

Quarto, c'è sempre un'altra faccia della medaglia, chi arriva secondo quasi sempre si rammarica di non avere fatto quel poco di più per arrivare primo.

Il terzo, invece, è contento di essere almeno arrivato sul podio, vi sembrano argomenti convincenti?

Provare non costa nulla e fra 365 giorni ne riparliamo per tirare le somme.

 

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Ciao a tutti...


 
 
 

La consapevolezza emotiva..

Post n°8801 pubblicato il 22 Ottobre 2019 da nina.monamour


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Stamattina camminando per la strada ho sentito una mamma dire a suo figlio: “Smettila, i maschi non piangono!”
E mi sono messa a pensare a quante cose ci hanno detto da piccoli che possono aver cambiato la nostra vita emotiva per sempre.

Chi ha detto che se sei uomo non puoi piangere?
E’ colpa della società attuale se gli uomini non riescono a dimostrare la loro sensibilità, la loro tristezza e raramente sono teneri in pubblico.

Il modo di affrontare emotivamente le varie circostanze della vita, sia positive che negative, dovrebbe essere lo stesso sia in famiglia che a livello sociale, a prescindere dal sesso a cui si appartiene.

Per esempio, nei bambini, un graffio, una caduta, un livido, non dovrebbero essere situazioni in cui il dolore e le lacrime sono permesse solo alle femminucce.

Sono frasi come "gli uomini non piangono, sei un maschio, o non piangere come una bambina", che dimostrano come ai maschi venga insegnato sin dall’infanzia a reprimere i loro sentimenti e le loro emozioni, in quanto rappresenterebbero debolezze tipicamente femminili; senza tener conto del fatto che, in quanto esseri umani, indipendentemente dal sesso, una ferita o una caduta è ugualmente dolorosa.

Avete mai pensato che noi donne diventiamo complici di questo?
Se vediamo un uomo piangere, subito lo colleghiamo ad una sua debolezza o fragilità e ci sorprendiamo anche.
Sembra una realtà molto crudele ma è il mondo in cui viviamo, siamo cresciute con l’immagine del super “macho”, il super eroe, il principe azzurro che non può essere altro che forte coraggioso.

Indubbiamente la parità di genere è ben lontana dall'essere raggiunta per quanto riguarda la consapevolezza emotiva!
Nel parco giochi, a casa, a scuola, i bambini imparano ad ingoiare le lacrime e a non mostrare alcun timore, il loro viso diventa più freddo da sei a dodici anni, e questo accade prima a loro che alle bambine.

Non ci siamo accorti che questo doversi mostrare forte a tutti i costi segnerà un bambino per il resto della sua vita e si rifletterà sulla sua autostima e sul modo in cui si rapporterà con gli altri, anche quando arriverà il momento di formare una coppia.

Anche noi donne abbiamo ancora molto da capire in questo campo, tra di noi, molto spesso, diciamo che gli uomini non mostrano i loro sentimenti, che sono egocentrici, e che fanno molta fatica a dire quello che sentono.
Noi di solito ci lamentiamo del fatto che il nostro compagno è un insensibile.
E perché dovrebbe essere diverso?
Se da bambino gli è stato ripetuto più volte che esternare il dolore, la sofferenza e le lacrime, è esclusivamente per le ragazze, è ovvio che da adulto, non saprà come fare, dato che tante volte i suoi sentimenti sono stati ripresi.
Gli uomini sono stati educati e si sono allenati alla negazione emotiva per non essere etichettati come deboli.

Non è colpa loro, ma è l’effetto di un’educazione che sopprime la parte sensibile ed emotiva che corrisponde ad ogni essere umano, il loro silenzio dice più delle loro parole.

Vale la pena mettere in discussione, uomini e donne, il modo in cui educhiamo o vorremo educare i nostri bambini. Non dimentichiamo che gli adulti contribuiscono a plasmarne il carattere e che chi non viene lasciato libero di esprimere sin da piccolo i suoi sentimenti non lo farà mai più..



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Una simpatica Domenica..

Post n°8800 pubblicato il 20 Ottobre 2019 da nina.monamour



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E anche questa benedetta Domenica volge al

termine...

Mi auguro che ci siano tantissime domeniche

così, in assoluto relax...

Un abbraccio e splendida notte..

e

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A'pummarola..

Post n°8798 pubblicato il 18 Ottobre 2019 da nina.monamour


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Quanto mi piace la canzone della pubblicità Muttii, quella che vede la nota salsa di pomodoro protagonista di numerosi piatti realizzati da chef improvvisati ma non per questo meno buoni.

Si tratta di una versione riadattata nel testo di un celebre successo di Renato Rascel dal titolo “Ogni giorno in cucina c’è qualcuno che prova a fare lo chef."
L’originale però era tutt’altra musica e ruotava intorno alla curiosa idea dell’attore (notoriamente basso di statura) nel ruolo di corazziere. Una simpatica canzone uscita più di 60 anni fa, nel 1956 dal titolo "Il Piccolo Corazziere".

Il pezzo di stampo cabarettistico di Rascel però a sua volta prendeva spunto da un successo di Natalino Otto uscito durante la guerra (nel 1942, e pesantemente ostracizzato dal governo fascista) dal titolo "Mamma voglio anch’io la fidanzata".

Il ritornello di questo brano è stato recentemente campionato in una hit di J-Ax.

Chi ha vissuto questi anni?
Io no, ma c'è qualcuno fra di Voi?
Buona serata a tutti...


 
 
 

Se emanate il giusto profumo..

Post n°8797 pubblicato il 17 Ottobre 2019 da nina.monamour

 

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L'altro giorno ero dal Medico e nell'attesa mi sono messa a leggere una rivista, roba da non credere! Sono rimasta a bocca aperta, leggete..

Hai fatto la doccia stamattina?

Sì? Male!

Ok, lo confesso, anch’io l’ho fatta stamattina, ma la cosa mi mette a disagio perché un’argomentazione sorprendentemente convincente sostiene che fare la doccia regolarmente, cioè l’aspra, urticante erosione di olii e organismi essenziali dalla tua pelle, fa male alla tua salute, al tuo odore e all’equilibrio della vita che pullula sul tuo corpo.

Ma è un tema difficile da affrontare perché non ci sono abbastanza studi per poter dire con precisione quanto spesso dovresti pulirti o con quali metodi. In effetti, la cosa ha rappresentato un problema anche per la stesura di questo post; la premessa, una risposta chiara alla domanda “Quanto spesso dovrei fare la doccia?“, non compare in nessuna ricerca disponibile.

Ma esistono prove crescenti che il nostro stile di vita iper-pulito, insieme a molti altri fattori, sta danneggiando un complesso sistema che la scienza non ha ancora compreso del tutto, il microbioma umano.

Il microbioma è l’insieme di batteri, archeobatteri, virus e altri microbi che vivono nel tuo corpo. Sappiamo che queste strane piccole creature sono estremamente importanti per la tua salute. Senza di loro, il tuo sistema immunitario, la digestione e addirittura il tuo cuore funzionerebbero male o smetterebbero di farlo.

Potrebbe essere logico pensare il microbioma come un sistema di organi parallelo e complementare intrecciato agli ingombranti ammassi di tessuti che riteniamo tradizionalmente comporre la macchina umana.

Ma i ricercatori dicono che, allo stato, la scienza offre soltanto una piccola parte dell’immagine del ruolo che i nostri microbiomi rivestono nella nostra vita. In parte il problema dipende dal fatto che non esistono molti sforzi diretti a finanziare la ricerca sul soggetto, dato che le strutture che erogano fondi isolano la ricerca sul microbioma in altre specialità poù ristrette. Ne risulta che per gli scienziati interessati è difficile avviare studi multidisciplinari coordinati.

Ci sono tuttavia convincenti prove indirette che la doccia danneggi il tuo microbioma cutaneo, il che a sua volta danneggia la salute della pelle.

A livello più ampio, è abbastanza chiaro che uno stile di vita al chiuso, urbanizzato e sterilizzato (in una parola.. occidentalizzato) ci lasci microbiomi meno complessi e robusti.

Uno studio sulla popolazione di un villaggio nella foresta amazzonica, che non aveva avuto "alcun contatto precedente documentato con popolazioni di origine occidentale", ha scoperto che le loro pelli, le loro bocche e le loro feci ospitavano la più ricca popolazione di batteri mai rilevata in qualunque popolazione sulla terra fino a quel momento; una popolazione che comprendeva specie resistenti agli antibiotici, nonostante non ci fosse stato contatto conosciuto con gli antibiotici.

Ed è accertato che una doccia con shampoo e sapone privi la tua epidermide e il tuo cuoio capelluto della maggior parte della popolazione microbica, come anche di olii fondamentali, che poi l'industria cosmetica cerca di produrre con balsami e idratanti.

Ma allora dove sta la verità..

 

 
 
 

Tutto iniziò quel Sabato..

Post n°8796 pubblicato il 15 Ottobre 2019 da nina.monamour

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Un Sabato come tanti, se non fosse stato per il matrimonio di Renata e Claudio...

Credete nel colpo di fulmine?

Ci siamo incontrati per la prima volta, abbiamo parlato un sacco, finiti nostri spritz, abbiamo fatto una passeggiata sul lungomare. Entrambi volevamo rivederci e, non avendo trovato scuse migliori, abbiamo subito pensato ad una partita a Burraco, che sciocchi, vero ?

Dal momento che viviamo a soli 20 km di distanza, non é stato difficile, ci siamo incontrati di nuovo nei giorni successivi.

Abbiamo capito subito che avevamo moltissime cose in comune, i nostri giochi, l'entusiasmo, l'umorismo e la passione per la musica. Purtroppo ci accomunavano anche alcune tristi esprienze, ma anche questo fa parte della vita, la comunicazione con lui per me é tutto, é l'aspetto piú positivo del rapporto, ma la vita riserva soprese..

Come finirà, secondo Voi?!

A domani..

 

 
 
 

Lettere, fiori ed infine amore..

Post n°8795 pubblicato il 13 Ottobre 2019 da nina.monamour


KISS, VINTAGE, LOVE



Il corteggiamento non è roba da poco, è roba da cavalieri e gente, come dice Lillo, (un mio veccio amico d'infanzia) che sa gestire quello che c’è sotto la cintura, bisogna avere pazienza, tenacia.
Una donna che cede subito “Non vale la pena”, dice sempre.
Certo, ci vuole coraggio, bisogna essere disposti a metterci la faccia, a non rinunciare al primo "No". Roba per veri uomini coraggiosi, non quelle mammolette che per far vedere che sono dei grandi e grossi machi, alzano poi le mani spesso sulle donne. Quelli sono dei deficienti, gente senza testosterone; un vero uomo protegge, ama, difende, corteggia ed è umile. Purtroppo si è voluta scambiare la possenza maschile, con delle caratteristiche più simili alla codardìa.

Un uomo-cavaliere manda lettere, manda fiori, si fa notare ma non insiste, se rifiutato non dispera, ma ritenta senza insistenza, ma con costanza. Corteggiare è un’arte per pochi, in effetti. E se la donna cede, o si fa avanti per prima (alcune sono proprio sfacciate), o ne approfitta per poi abbandonare subito, per un vero uomo con la U maiuscola, non c’è partita, il campo va abbandonato senza neanche conoscere l’avversario.

Quando il Tato conobbe la Tata, si fece coraggio e, con la pazienza di un giocatore di scacchi, tentò l’approccio cortese. Lei rifiutava, lui sorrideva ma non demordeva, messaggi senza risposta, inviti a cena senza risposta, inviti a prendere un gelato senza risposta, telefonate senza risposta, dichiarazione d’amore aperta, senza risposta.

La Tata cedette dopo sei mesi di corteggiamento delicato ma costante, capitolò quando lui rimase impassibile all’ennesimo rifiuto, rimase lì, con il sorriso gentile, ma senza spostarsi di un millimetro. Le fece capire che era lei che lui voleva. Lei, la Tata, non Tizia Caia Sempronia, proprio LEI.
Eppure è questo che direi ad ogni Uomo, "fai la corte a quella che a pelle ti pare una donna in gamba (per il nonno Piero si trattava di un’infermiera, per il nonno Gianni di una maestra). Non potrai mai sapere se è quella giusta, lo potrai conoscere dopo cinquantanni di matrimonio, quando vedrete i figli e i nipoti. Non sfiorarla, non toccarla, non tentare di baciarla, corteggiala.
Fai i chilometri per portarle un fiore, fai i chilometri per offrirle un gelato.
Male che vada lei rifiuterà, una, due, dieci, venti. Poi capirà che fai sul serio. Che non vuoi “una” donna, ma lei.
Scrivile...Chiamala...Sorprendila...
Ti dirà di no, ti dirà forse..ti dirà magari.
Ma se sarai gentile e costante Ella si chiederà se magari quel fiore non è il più bello che lei abbia mai visto.

Sii cavaliere, Santo Cielo!!

 
 
 

Polemica a tutti i costi..

Post n°8793 pubblicato il 12 Ottobre 2019 da nina.monamour

 

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Ho un'amica, che purtroppo incontro tutti i Sabati sera insieme ad altri amici, che ha la bruttissima abitudine di contraddire sempre e comunque i suoi interlocutori.

Una conversazione in sua presenza è impossibile perchè o degenera in rissa o si trasforma in un monologo in cui Lei assume la parte del "Predicatore" con in mano lo scettro della verità assoluta!!!

E' altamente abituata a smentire, contraddire, polemizzare che paradossalmente lo fa perfino quando le si dà ragione. Anche in questa eventualità, pur di andare contro a chi sta parlando, arriva a contraddire se stessa e quanto aveva affermato poco prima.

Negli ultimi tempi è diventata ancor più insopportabile del solito tant'è che uscire a cena se c'è Lei, anziché essere un piacere, si trasforma in una penitenza...

Un consiglio per riuscire finalmente a zittirla?

Un modo io l'avrei, ahahahahahhhhhh

E' probabile che il mio desiderio sia impossibile da realizzare, le persone come questa mia amica sono, infatti, difficilissime da neutralizzare perché è necessario scendere al loro stesso livello (cosa non naturale per chi non è attaccabrighe), finendo in un circolo vizioso senza fine.

Forse l'unica scappatoia che mi resta è di diradare gli incontri con questa donna, è il minimo, giusto?!

Buon fine settimana a tutti..


 
 
 

Riposeremo in un'unica urna..

Post n°8792 pubblicato il 11 Ottobre 2019 da nina.monamour

 

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Chi non ricorda le gemelle Ellen e Alice Kessler, storiche soubrette del varietà degli anni '70? Vogliono essere conservate un un'unica urna, è questa la disposizione che le due signore di 82 anni hanno lasciato scritta nel loro testamento.

"Io e Ellen vogliamo che le nostre ceneri vengano mischiate un giorno con quelle di nostra madre e possano essere conservate tutte e tre insieme" ha detto Alice Kessler

Ne hanno dato disposizione nei loro testamenti, l'urna comune fa risparmiare spazio e al giorno d'oggi si dovrebbe risparmiare spazio ovunque, anche al cimitero, secondo me..


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L'urna della madre delle gemelle si trova nel cimitero di Gruenewald, nei pressi di Monaco.

Dite la vostra....

Buon fine settimana..


 
 
 

Analogici o digitali?

Post n°8791 pubblicato il 10 Ottobre 2019 da nina.monamour

 

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Che cosa sarebbe successo se, quando ero una ragazzina, ci fosse stato un black out delle linee telefoniche? Probabilmente non me ne sarei neppure accorta, magari ne avrei sentito parlare dai miei genitori all’ora di cena, ma non credo che avrebbe avuto un qualche impatto sulle mie giornate e, più in generale, sulla mia vita.

Che cosa succederebbe se accadesse oggi?

Probabilmente ne risentirebbero pesantemente tutti, pensate a quello che succede quando Internet non funziona bene perché ci troviamo in una zona con poco segnale e come prima cosa diventiamo nervosi e irrequieti, è come se avessimo l'impressione che qualcosa ci stia sfuggendo dalle mani, che il mondo corra avanti e noi rimaniamo al palo.

D'altra parte è normale, nell’era digitale ci viene richiesto di dare risposte immediate ad ogni domanda. Voglio dire, prima, se qualcuno vi telefonava a casa e non vi trovava, doveva aspettare e provare a richiamarvi, no? Oggi con i cellulari siamo sempre rintracciabili e sappiamo sempre se qualcuno ci ha cercato; questo significa che diamo molte più risposte e facciamo molte più cose di prima.

E se per qualche motivo rimaniamo tagliati fuori, proviamo un certo smarrimento; credo che quelli della mia generazione siano davvero fortunati, abbiamo conosciuto le cose come si facevano nell’era analogica, abbiamo vissuto la rivoluzione dell’era digitale e oggi molti di noi sono in grado di mettere insieme il meglio delle due.

E se ci trovassimo nelle circostanze di non avere a disposizione la tecnologia digitale, sapremmo come cavarcela in maniera alternativa. Ma come se la caverebbero invece quelli digitali al 100 per 100? All’inizio sarebbero bloccati e incapaci di portare a termine in maniera alternativa il loro compito. Poi, siccome in ogni essere umano c’è un innato spirito di sopravvivenza, probabilmente riuscirebbero a trovare una qualche via d’uscita..

Ricordo l’esperimento fatto da un Professore che chiese ai suoi studenti di mollare il cellulare per una settimana; dopo sette giorni i ragazzi non solo si erano abituati a stare senza, ma erano anche riusciti a scoprire, o riscoprire, il piacere di conversare, di giocare insieme, di approfittare di tante opportunità a cui non avevano mai dedicato attenzione.

L'America, grande paese dove la rivoluzione digitale è nata, sta cominciando ad interrogarsi su questo, infatti i genitori americani sempre di più chiedono aiuto a Specialisti per riuscire a dare "un’educazione analogica" ai loro figli, perché non si tratta né di essere nostalgici, né di non voler riconoscere i meriti del progresso. E’ solo che, a furia di avere a che fare solo con gli schermi, le persone, soprattutto, le più giovani, rischiano di spersonalizzarsi.

Secono Voi, nel futuro uomini e computer potrebbero assomigliarsi, confondersi?

Personalmente preferirei che non accadesse!


 
 
 

Non è tutto oro quel che luccica..

Post n°8790 pubblicato il 09 Ottobre 2019 da nina.monamour

 

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Non sempre all'Estero tutto sembra così meraviglioso e vi spiego subito il perchè..

In 200 scuole tedesche è stato introdotto l'uso di un gilet imbottito di sabbia per i bambini con Adha, cioè con "deficit di attenzione e iperattività; diffuso già in USA per i bimbi autistici, secondo i promotori aiuta i piccoli a stare seduti ed evita il ricorso a psicofarmaci. Non sono poche, però, le perplessità di tantissimi genitori e naturalmente anche le mie.

Mi ricorda un'idea eccessiva, avendo lavorato anni fa in un manicomo in qualità di Assistente Sociale, ovviamente prima della loro scomparsa per via della legge Basaglia, ricordo i pazienti avvolti nelle loro camicie da forza e allora, oggi, mi chiedevo che beneficio può avere una zavorra su un ragazzino? E' assurdo, per aiutarli bisogna andare alle origini del disagio e non aggiungere disagio al disagio. Sia il gilet, sia gli psicofarmaci partono dal presupposto che il bambino vada in qualche modo "sedato".

Sono soluzioni comode per chi deve gestire una situazione faticosa, ma gli interventi di lungo periodo danno risultati più confortanti. Finalmente, comunque, ci si sta accorgendo che all'Estero non sempre tutto fila liscio come l'olio..

Il sistema educativo italiano, nonostante alcune rigidità , funziona bene, la comunità scientifica prima di introdurre uno strumento del genere controllerebbe studi e ricerche in merito, che invece pare non esistano.

La mancanza di amore, gesti d'affetto, dialogo e gioco, a cui un figlio ha diritto, viene classificata come iperattività; per me sarebbe imprtante distinguere tra chi ha un semplice comportamento vivace e chi invece ha bisogno di aiuto, la legge italiana prevede speciali tutele in caso di disturbi dell'apprendimento e dell'attenzione.

Nell'asilo tedesco hanno avuto molti problemi con questo "gilet" e l'hanno sostituito con gli psicofarmaci; fortunatamente anche in questo caso, l'Italia fa eccezione rispetto ad USA e resto d'Europa, da noi ai farmaci si preferisce l'attività psicologica e pedagogica e meno male..

Buona giornata..


 
 
 

Tutto quello che il Tg sa..

Post n°8789 pubblicato il 06 Ottobre 2019 da nina.monamour



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Rai e non solo, la conduttrice del telegiornale (sempre più rari i conduttori) legge un testo di agenzia di stampa semplice semplice, tipo.... "incendio probabilmente doloso nei pressi di Firenze blocca traffico treni per ore"...
Poi, immancabilmente, rispondendo quindi a quella che deve essere una disposizione editoriale, prosegue così... “Vi spiega tutto…” e passa linea e parola al giornalista che ha redatto e montato parole e immagini del servizio.

Ci spiega tutto? Ci racconta tutto? Uno che dovesse prendere sul serio l’annuncio della conduttrice/conduttore si metterebbe comodo sul divano o sulla sedia e si farebbe attento. Adesso ci spiegano o, come talvolta dicono, ci raccontano tutto, tutto è parola grossa.

Infatti la promessa “vi spiega tutto”, “vi racconta tutto” resta regolarmente inevasa. Il Tg Rai (qualunque tg Rai) nel migliore e non frequentissimo caso ti spiega e racconta tutto sì, ma tutto quello che sa, niente di più.

E quel che il Tg Rai quasi sempre, tutto quello che il Tg Rai sa è quello che legge o copia dalle agenzie di stampa o dai comunicati ufficiali. Che, ovviamente e per loro natura, non raccontano tutto, tanto meno tutto spiegano. Non è dato sapere se la formula “vi spiega tutto…” sia frutto della creatività redazionale, cioè farina del sacco dei giornalisti o sia invece il colpo d’ala di qualche dirigente che fa finta di dominare il marketing e la fenomenologia delle comunicazioni di massa.

In ogni caso questa auto promozione smargiassa è diventata il tratto distintivo, il marchio inconsapevole ma nitido del Tg presuntuoso e ignorante. Ci spiega tutto e ci racconta tutto ma non sa nulla di più e di meglio di quanto non sia noto, ufficiale, timbrato e vistato dalle autorità. In qualche caso il Tg Rai non ci dà neanche il tutto delle agenzie di stampa e dei comunicati ufficiali.

In qualche caso, sempre più frequenti, anche le fonti ufficiali vengono purgate, per non avere grane, perché c’è tanto zelo a fare i bravi con gli editori di riferimento, quindi non è raro che il Tg Rai che “ci spiega tutto” mandi in onda di meno e di peggio delle fonti ufficiali.

Da segnalare però, oltre al trionfo del “vi spiega tutto”, il relativo tramonto del “grazie a…”. Seguiva sempre (ora un po’ meno) il nome del giornalista che veniva ringraziato dal suo giornale per aver lavorato per il suo giornale. Strano? Non troppo in un paese dove i contratti (i contratti!) per chi lavora in società pubbliche o para pubbliche prevedono premio di produzione per chi è andato a lavorare, un grazie appunto per essere venuto...

e Mediaset sorride, ahahahahahahhh



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Buona Domenica serale..

 

 
 
 

Prima o poi arriva..

Post n°8788 pubblicato il 04 Ottobre 2019 da nina.monamour


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Arriva, prima o poi arriva...

Quella mattina in cui ti guardi allo specchio e la persona che vedi non assomiglia per niente alla te stessa che avevi in mente.
Generalmente accade d'inverno, quando la pelle assume un colore tra il grigiostanco e il grigiotopo e il capello, affranto dallo smog, increspato dalle giornate di pioggia, elettrizzato dall’aria secca e depresso dai cappelli di lana antifreddo reclama a gran voce un pellegrinaggio urgente dal parrucchiere.

Cominci a chiudere la bocca "a broncetto", poi la distendi in un sorriso da clown poi di nuovo broncetto, poi a destra e a sinistra,  una specie di codice a barre si materializza sul labbro superiore.

Passi alla parte superiore e non riesci a capire se è peggio la ruga verticale in corrispondenza del naso oppure quelle orizzontali che escono quando sollevi le sopracciglia, tranne una, che è una ruga intellettuale, le altre sono rughe da scema...

Meglio la ruga intellettuale, del tipo "ho talmente tanti pensieri che non ho tempo di preoccuparmi per le rughe".


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Occhi... DIO MIO ... un reticolo di rughette infinitesmali e mannaggia a te che non vuoi usare gli occhiali perchè "fanno vecchia", così strizzi gli occhi per riuscire a leggere e il risultato è questo.

Con un leggero movimento delle dita dalla radice del naso verso l'esterno tenti l'operazione "distensione occhiaie", rese se possibile ancora più inquietanti dalla striscia del mascara che per pigrizia non hai tolto ieri sera.

E in un perfido flash back ti ricordi quando la mattina le ombre nere sotto gli occhi erano solo indizio di una serata divertente e di una notte indimenticabile, e ti chiedi da quando non è più così, come mai non te ne sei accorta.

E cos’è quella riga orizzontale a metà del collo? Mai vista prima, giuro, ieri non c’era...

Ma per questo hanno inventato le sciarpe (per fortuna nell’armadio ce n’è un'intera collezione), le collane ipertrofichee i maglioni a collo alto, e comunque almeno questo problema può essere rimandato alla primavera.

Mentre ti viene spontaneo canticchiare “La cura” di Battiato (Supererò le correnti gravitazionali /lo spazio e la luce per non farti invecchiareeee…) lo sguardo scivola sulle mille boccette, scatole, flaconi e bottiglie che giacciono pieni a metà e impolverati sul piano vicino allo specchio e che hanno soltanto ottenuto il risultato di farti spendere un sacco di soldi e accumulare un sacco di punti sulla carta Sephora, per sconti futuri su altri acquisti che dimenticherai presto sullo stesso scaffale, per pigrizia o perchè in realtà l’unica cosa che vorresti trovare in vendita da Sephora, anche senza sconto, è la tua faccia di prima.

 
 
 

La casa racconta..

Post n°8787 pubblicato il 02 Ottobre 2019 da nina.monamour

 

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I ricercatori della University of Colorado hanno scoperto  che la polvere di casa parla di noi, sì, perché, come spiega la ricerca, la tipologia di funghi e batteri contenuti, per esempio, nella polvere di una casa di montagna abitata da una famiglia con due figli maschi è diversa da quella presente in un'abitazione al mare in cui vive un uomo solo con un cane.

In ogni caso ci sono almeno cinquemila specie diverse di batteri, che derivano per lo più dal nostro corpo e dalla nostra pelle, e duemila specie di funghi portati dall'esterno attraverso i vestiti, le scarpe, o semplicemente trasportati dal vento.

Ecco perché la composizione della polvere cambia a seconda del luogo in cui una casa si trova; la trovo interessante davvero anche perché i risultati di questa ricerca possono essere di grande aiuto nello studio delle allergie, ma non solo, anche nelle indagini di Polizia e nei processi.

Comunque, senza dover ricorrere a rilievi scientifici, già solo entrando in una casa e guardandoci intorno riceviamo subito una serie di informazioni su chi ci abita, fateci caso..

“La casa è il nostro corpo più grande”, ha scritto Khalil Gibran, e il paragone è davvero perfetto, e nel modo di arredare la nostra casa viene fuori la nostra personalità proprio come riflessa in uno specchio. Ci sono persone per le quali i ricordi sono di particolare importanza, e nelle case vedrete esposte molte fotografie.

E che dire del salotto? Bé, si sa, è il luogo dove si riceve, per questo tante persone vi esibiscono tutto quello che può rappresentare il loro livello culturale o la loro posizione sociale attraverso l'esposizione di oggetti d’arte o ninnoli preziosi.

Per altre persone, meno interessate ad apparire, il salotto è più intimo ed essenziale e ci trovate  libri, giornali, stereo, ecc..ecc.. E poi c'è la cucina, luogo conviviale per eccellenza, se si organizza una cena, è dalla cucina che parte tutto; un mio caro amico, con grandi capacità culinarie, ha una cucina molto tecnologica e molto molto organizzata, diversi forni per diverse cotture, pentole e padelle di ogni dimensione, attrezzi e attrezzino di tutti i tipi, libri di ricette provenienti da ogni parte del mondo.

La cucina è il suo regno e lì davvero ogni cosa parla di lui...

E adesso veniamo al bagno, davvero non c'è niente di più intimo di un bagno, ancora più della camera da letto; il bagno di una donna è il luogo che ne custodisce davvero i segreti, se non altro perché lì, davanti allo specchio, si è davvero nude in tutti i sensi; e infatti nei bagni di noi donne spesso gli specchi sono più di uno e in posizioni strategiche proprio per avere una visione completa della “situazione”.

Ma anche il bagno degli uomini non è da meno, se una volta vi si trovavano rasoio, pettine, deodorante, bagno schiuma e poco altro, oggi i prodotti sono aumentati e diversificati, ma il bagno rimane comunque il luogo dove meglio che in altri ci si può isolare dai propri conviventi e magari anche rilassare soli con se stessi.

Una volta, a casa di una grande amica, usai il suo bagno, in realtà più che un bagno era una piccola, ma neanche tanto, biblioteca, con tanto di poltroncina al centro e con una vasca fornita di leggio . Era perfetta per lei!

Allora vi propongo un nuovo gioco di società magari per una cena al ristorante, immaginate la casa di chi vi è seduto di fronte, può essere l’ispirazione per una serata divertente, no?

Che ne pensate ?

 
 
 

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