Creato da amaitti il 28/08/2011

La vita

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Messaggi di Gennaio 2023

Dio ha pensato a tutto.

Post n°888 pubblicato il 14 Gennaio 2023 da amaitti
 

La pianta miracolosa che cresce nel deserto e nutre (anche) le api

di Paola D’Amico

Albero nazionale per gli Emirati Arabi, venerato in India, 
ora i ricercatori dell’Università Bicocca ne hanno verificato 
le potenzialità anche per l’uso farmacologico e cosmetico. 
E a Pisa, invece, si studia l’albero del fico per recuperare i terreni 
agricoli in abbandono
Gli Indù lo venerano, gli Emirati Arabi lo hanno eletto 
ad albero nazionale, nelle aree più povero del Messico, 
ma anche in Perù, Bolivia e Paraguay è stato sfruttato
per la sopravvivenza. Parliamo di una pianta sempreverde 
con un piccolo fiore giallo spinoso che molti popoli da sempre 
ritengono «miracolosa». È la Prosopis cineraria o albero di Ghaf, 
un vero sopravvissuto di fronte a temperature infuocate e dure  
condizioni del deserto che i ricercatori dei Dipartimenti di Biotecnologie 
e Bioscienze e di Scienze della Terra dell’Università Bicocca 
di Milano hanno deciso di studiare. La pianta è davvero un rimedio 
medicinale, ma le foglie e i suoi bacelli si possono usare in cucina 
e come foraggio per gli animali da allevamento, migliora i micronutrienti 
del terreno, previene l’erosione del suolo (grazie alle sue radici profonde), 
è una delle piante più importanti per il foraggiamento delle api 
nel Golfo Persico grazie alla lunga e abbondante fioritura.
La medicina popolare
Le specie di Prosopis, scrivono i ricercatori che hanno passato 
in rassegna tutti gli studi più recenti sulla pianta, sono una delle fonti 
di proteine nelle regioni aride e semiaride del mondo, in Africa, 

nell’Asia occidentale e nel continente Indiano, ma anche fonte 
di carboidrati, lipidi e minerali. Ma sono anche state usate 
come medicina indigena popolare: le cortecce amare curano la lebbra, 
la dissenteria, l’asma; i fiori pestati si mescolano con zucchero 
e sono usati per proteggere contro l’aborto in gravidanza; 
l’estratto dei baccelli schiacciati si usa per il mal d’orecchi e il mal di denti, 
il frutto si usa come sedativo. È stata dimostrata la proprietà antibatterica, 
antidiabetica, addirittura antitumorale.

Il potenziale ecosostenibile
Dell’albero di Ghal si usa proprio tutto: semi, baccelli, foglie, 
corteccia. E ora il loro utilizzo viene caldeggiato anche per l’industria 
cosmetica: l’anti-age è l’ultima frontiera. Gli estratti della pianta 
miracolosa si sta rivelando un aiuto per lo sbiancamento della pelle, 
con un alto potenziale idratante e anti acne, prezioso ingredienti 
per prodotti di lusso ecosostenibili. Perché, sottolineano i ricercatori: 
«L’utilizzo di fonti naturali ricche di principi attivi offre evidenti 
vantaggi rispetto ai composti sintetici in termini di ecosostenibilità».

Il fico per contrastare la desertificazione
Intanto, un team di genetisti, chimici, fisiologi vegetali, entomologi, 
arboricoltori e analisti sensoriali del Dipartimento di Scienze Agrarie, 
Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa hanno lavorato 
dal 2020 al 2022 arrivando a sequenziare il genoma del fico con un metodo 
innovativo, che ha consentito loro di confermare che la coltura 
del fico è ideale per il recupero dei terreni salini marginali. 
La salinità del terreno non determina, infatti, una variazione 
degli zuccheri totali e dei principali componenti dei frutti. 
Anzi, l’aumento del livello endogeno di acido salicilico nei frutti 
delle piante sottoposte a stress salino farebbe ipotizzare 
un effetto “priming”, cioè una strategia adattativa che migliora 
le capacità difensive della pianta. Il suo genoma fa della pianta 
del fico la risposta ottimale per recuperare i terreni altrimenti 
persi per l’agricoltura.


 
 
 

"La Natura è più grande di noi".

Post n°887 pubblicato il 12 Gennaio 2023 da amaitti
 
Tag: natura

L’idea di “controllare” la natura è figlia di una mentalità 

ingenua e non priva di tratti patologici – tanto più nell’epoca 

cosiddetta di Antropocene in cui gli esseri umani hanno 

occupato quasi ogni angolo del pianeta.

La natura non è controllabile. Non dipende 

da quanto siamo forti e tecnologicamente avanzati. 

Semplicemente, è più grande di noi. O più piccola.

In “Rachel dei pettirossi” dedico uno spazio a quello 

che Edward O. Wilson definì “il Vietnam dell’entomologia”.

 Il tentativo, clamorosamente fallito, di eradicare 

la formica rossa dagli Stati Uniti.

Aerei, programmi tecnici, tonnellate di Ddt 

ma niente da fare. Bastò che poche formiche rosse 

sfuggissero al “controllo” perché il problema si riproponesse 

e gli Stati Uniti d’America perdessero la loro guerra 

contro quel minuscolo, indomito animale.

La formica rossa venne ribattezzata 

proprio così: solenopsis invicta (nella foto). 

Un micro-animale che non possiamo sconfiggere.

Se mettiamo la relazione umanità-natura sul piano 

della guerra, abbiamo già perso. La guerra sarà sempre 

asimmetrica. Creature di pochi millimetri sono alla fine 

più potenti di una portaerei. Inoltre, rischiamo 

di perdere anche quando vinciamo, cioè quando facciamo 

piazza pulita della vegetazione ripariale, cementiamo 

gli argini dei fiumi, ripuliamo le spiagge 

di ogni frammento marino, antropizziamo urbi et orbi. 

Il conto torna indietro, salato.

A un anno esatto dalla scomparsa di Edward O. Wilson 

(26 dicembre 2021), a sessant’anni da “Primavera silenziosa”,

la lezione del grande naturalista dell’Alabama 

e della nostra Rachel Carson non è ancora stata imparata.

Spacciamo la propaganda per soluzione, la superficialità 

per scienza, i fucili e la violenza per argomenti 

capaci di convincere il naturale-non-umano 

a farsi da parte.

Verrà il giorno in cui sostituiremo le vecchie formule 

e i valori dell’egoismo con la conoscenza e i valori 

dell’ecologismo, il cui principio generale 

(Rachel Carson docet) è il seguente: non controllo 

della natura (patologia) ma patto con la natura (ecologia).

Danilo Selvaggi (Lipu)

 
 
 

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