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FERMEZZA E RISOLUTEZZA.
Post n°201 pubblicato il 18 Settembre 2007 da a_bi_ci
La mia seconda massima era di mantenermi nelle mie azioni piú fermo e piú risoluto che potessi, e di seguire le opinioni piú dubbie, una volta che a queste mi fossi determinato, non meno costantemente di quelle del tutto sicure. Intendevo imitare in questo i viaggiatori che, trovandosi smarriti in una foresta, non devono vagare, aggirandosi ora da una parte ora dall'altra, né tanto meno fermarsi in un posto, ma camminare sempre diritto, per quanto è possibile in una direzione, e non cambiarla senza un buon motivo, neanche se l'avessero scelta, all'inizio, solo per caso: in questo modo, infatti, se non vanno proprio dove desiderano, arriveranno alla fine almeno in qualche luogo dove è probabile che si trovino meglio che nel bel mezzo di una foresta. Cosí, dal momento che spesso le azioni, nella vita, non consentono nessun indugio, è una verità assai certa che, quando non è in nostro potere discernere le opinioni piú vere, dobbiamo seguire le piú probabili; e inoltre, che se le une non ci paiono piú probabili delle altre, pure dobbiamo sceglierne una, e considerarla in seguito non piú come dubbia, in riferimento alla pratica, ma come verissima e certissima, perché è tale la ragione della nostra scelta. E questo bastò da allora a liberarmi da tutti i pentimenti e rimorsi che sogliono agitare le coscienze deboli e irresolute, le quali, prive di costanza, si abbandonano a fare, ritenendole buone, cose che in seguito giudicano cattive. René Descartes - Discorso sul metodo
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