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LA POLITICA ITALIANA ALL’EPILOGO!

Post n°1642 pubblicato il 15 Ottobre 2023 da scricciolo68lbr
 
Tag: #guerra

Credo che una situazione del genere non si era mai vista in Italia: oramai assistiamo ad uno scenario insolito, che vede i cittadini andare a votare, scegliere di cambiare maggioranza al governo, e poi ritrovarsi in pratica un governo differente, espressione di forze politiche differenti rispetto alle precedenti, che seguita la linea politica del precedente governo!

Oramai sono almeno quattro anni che la linea politica è sempre la stessa, nonostante l'avvicendarsi di presidenti del consiglio differenti, nonostante i proclami fatti nelle camlagne elettorali. I cittadini sono disorientati, ricordo che oramai in Italia il 63% degli aventi diritto, non vota più! Quindi che fare? Qual è la soluzione?

Per non parlare poi della nostra amata Costituzione, vilipesa e oltraggiata in tutte le salse, da ultimo i due conflitti nella quale prima il Giverno di sinistra, poi quello di destra ci hanno trascinato, parlo del conflitto russo-ucraino e israelo-palestinese.

Con i decreti sulle armiapprovati, si pone l’Italia nella lista dei paesi – come Usa e Gran Bretagna – che si sono esposti al rischio di essere considerati cobelligeranti nella guerra tra Ucraina e Russia scatenata dall’invasione di Mosca.

Riporto qui un bell'articolo tratto da Il Fatto Quotidiano (https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/04/30/russia-ucraina-il-costituzionalista-de-fiores-con-linvio-di-armi-litalia-e-intervenuta-in-uno-scenario-di-guerra/6575227/) del 30 aprile 2022, in cui è stato chiesto a due costituzionalisti una riflessione sul concetto di ripudio alla guerra recitato nell’articolo 11 della Legge fondamentale dello Stato. La premessa per entrambi è che la Federazione russa ha aggredito un paese sovrano compiendo una gravissima violazione del diritto internazionale. (Leggi l’intervista a Roberta Calvano).

Per Claudio De Fiores, ordinario di Diritto costituzionale presso l’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”, “non era mai accaduto che un governo decidesse di rifornire di armi un Paese in guerra. Su questo l'ex presidente del Consiglio Mario Draghi ebbe ragione, nella sua informativa alle Camere, dicendo che si tratta di una decisione senza precedenti nella storia repubblicana. Non era mai avvenuto per la semplice ragione che non poteva avvenire. A impedirlo erano non solo i principi costituzionali della Repubblica, ma anche le sue leggi. Per conseguire questo esito è stato necessario, non a caso, procedere in via d’urgenza e derogare le leggi vigenti che disciplinavano questa materia”. Per il professore quindi ci troviamo di fronte a una situazione che mette in discussione “l’impianto pacifista della Costituzione”.

“Il Parlamento – e su questo il sottosegretario di allora Giorgio Mulè aveva ragione – autorizzò con una risoluzione l’invio delle armi fino al 31 dicembre 2022. Una sorta di delega in bianco conferita dalle Camere all’esecutivo. Continuava dicendo che non si conoscevano il tipo di armi inviate, la loro natura e neppure le modalità seguite per la loro fornitura. È stata data - disse ancora Mulè - una copertura eccessiva e il parlamento non ha esercitato adeguatamente la funzione di controllo che gli spetta.

Nell'intervista si legge ancira come secondo il giurista, di fatto “l’Italia è intervenuta in un teatro di guerra e lo ha fatto attraverso l’invio delle armi considerato dal diritto internazionale un atto militare ostile. La stessa Corte Internazionale di Giustizia (nella sentenza Nicaragua del 1986) ha dichiarato la fornitura di armi illegittima proprio perché, diversamente dall’invio di altri mezzi o di denaro, è una delle forme attraverso le quali viene esercitato l’uso della forza. D’altra parte la dottrina internazionalistica non ammette la belligeranza benevola. Alcuni giuristi americani utilizzano, in questo caso, l’espressione dragging into the war. Si tratta di un complesso di procedure, controverso nelle sue manifestazioni, ma tuttavia indicativo della volontà di uno Stato di misurarsi con la guerra e non invece di ripudiarla come ci chiede la Costituzione.

Al costituzionalista si domandava se risoetto alla condotta di Stati Uniti e Gran Bretagna, erano quindi da considerare già in guerra contro la Russia, e il costituzionalista: “Guardi io ribalterei i termini. E la questione che mi porrei è se le potenze occidentali stanno oggi operando per la pace. Ne ho forti dubbi. Le sembrano dichiarazioni di pace quelle del viceministro della Difesa, James Heappey, che considera legittimo colpire obiettivi in territorio russo o quelle di Biden che preconizza la fornitura perpetua di armi fino alla resa della Russia? Si tratta di dichiarazioni che come l’invio delle armi non risolvono il conflitto, ma lo alimentano. La nostra bussola è la Costituzione. E la Costituzione ci dice che l’Italia deve ripudiare la guerra e che nel farlo deve contestualmente adoperarsi attivamente per la pace. E questo significa che davanti a una crisi bellica, sul piano internazionale, l’Italia deve tenere fede all’imperativo etico e giuridico del ripudio della guerra, sancito nella propria Costituzione (art. 11) tra i principi supremi. E allo stesso tempo ritagliarsi un ruolo da protagonista nell’azione diplomatica, attivando politiche pacifiste, favorendo, sul piano internazionale, i processi di distensione. Ma a parte le prese di posizione della Santa Sede, non mi pare che oggi nessun governo si stia spendendo attivamente per la pace. Nessuna azione diplomatica degna di questo nome è stata avanzata in Italia o in Europa”. Un’idea potrebbe essere una nuova “conferenza di Helsinki” (sulla sicurezza e la cooperazione in Europa realizzata nel 1973, ndr) avanzata in Italia da costituzionalisti e da alcuni centri di ricerca, come il Centro riforma dello Stato. Proposta nei giorni successivi fatta propria anche dal Presidente della Repubblica. “Ma anche le parole del presidente della Repubblica rischiano di cadere nel vuoto. Bisogna evitare che ciò accada”

L’Ucraina è stata aggredita e ha chiesto aiuto alla comunità internazionale. Per questo alcuni paesi chiamati in causa stanno aiutando. Rispondeva l'intervistato: “È evidente che siamo di fronte a una guerra di aggressione. La Federazione russa ha commesso una gravissima violazione del diritto internazionale invadendo uno Stato sovrano. Non si tratta di certo di un’operazione militare speciale come sostenuto da Putin. I contorsionismi lemmatici non servono a nascondere la crudeltà della guerra. Ma anche su questo l’Occidente ha qualcosa da rimproverarsi. Che le guerre si fanno, ma non si dice lo abbiamo appreso in Serbia, in Afghanistan, in Iraq, in Libia.

De Fiores prosegue: “Il diritto costituzionale e internazionale riconoscono il diritto alla legittima difesa, ma non il diritto di ogni singolo Stato a intervenire urbi et orbi per dirimere con le armi un conflitto. Questa soluzione sarebbe praticabile, in base alle norme vigenti, solo laddove espressamente prevista dal diritto convenzionale, in casi di extrema ratio, da valutarsi nell’ambito di un rapporto di mutua assistenza tra paesi alleati (è il caso della Nato) o sotto la vigilanza dell’Onu (come previsto dall’art. 51 dello Statuto). Ma l’Ucraina non è un partner della Nato e il Consiglio di Sicurezza Onu è bloccato dal potere di veto della Russia. È indubbio che ci troviamo di fronte a un atto di aggressione. Esistono strumenti che possono essere attivati? La risposta è sì. Ma questi strumenti sono quelli del diritto. Kelsen, in pieno conflitto mondiale, ci ha indicato una via di uscita: la pace attraverso il diritto. Noi oggi stiamo precipitando in una guerra dalle conseguenze imprevedibili perché riteniamo che del diritto possiamo anche fare a meno. Ma fuori del diritto ci sono solo i rapporti di forza, le spirali della guerra, il rischio nucleare.

Adesso una nuova minaccia, un nuovo conflitto espone l'Italia. Non ho più parole per esprimere il rammarico di queste azioni, l'Italia non si evidenzia più nel suo ruolo storico di portatrice di pace nel Mediterraneo, ma partecipa a tutte le iniziative decise oltreoceano dagli statunitensi. Ecco che prima dicevo dello sgomento dei cittadini, che oramai (quei pochi) vanno a votare sperando qualcosa possa cambiare, e invece si ritrovano nello stesso lantano da troppi anni. La parola pace è uscita dal vkcabolario italiano forse? Pare proprio di si!

 

 

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