Creato da scricciolo68lbr il 17/02/2007

Pensieri e parole...

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Messaggi di Giugno 2024

GEOINGEGNERIA, ESPERIMENTI CLIMATICI, OPERAZIONI MILITARI E CORRUZIONE DELLE ISTITUZIONI!

Post n°1868 pubblicato il 29 Giugno 2024 da scricciolo68lbr
 

Oramai vedere sopramle nostre teste cieli azzurri è sempre più difficile. Il cielo oramai o è bianco lattiginoso (per la presenza di a,te concentrazioni di particolato di alluminio) oppure e azzurrino sbiadito (per la presenza di particolato di bario). 

Le estati torride di terra secca e assetata, sono provocate dalla geoingegneria, poichè sopprime ed elimina i cumuli nuvolosi da bel tempo, perchè più fa caldo e più l'acqua evapora, per cui secondo il ciclo dell'acqua, dovrebbero formarsi nuvole che danno origine a quegli acqazzoni estivi... di una volta. Le perturbazioni poi sono sempre più scosse scosse da nubifragi e alluvioni.

Che il clima stia cambiando, anzi che sia manipolato, è sotto ai nostri occhi. Il dibattito si è spostato su altri aspetti della questione: il cambiamento secondo alcuni, è solo frutto del nostro stile di vita, per altri il clima segue ere geologiche naturali; secondo altri è conseguenza inevitabile dell'inquinamento atmosferico, secondo un altro schieramento di scienziati, circa 1900 in tutto il mondo, l'inquinamento prodotto dall'uomo è ininfluente, quindi il cambiamemto del clima non è antropico.

Esistono allora altri fattori, che non siamo in grado di controllare? Quanto influiscono sul meteo i sempre più numerosi esperimenti di manipolazione climatica? E a che scopo questi esperimenti sul clima vengono effettuati? Per scopi militari? Oppure per combattere il surriscaldamento globale? La questione, in rete, è annosa e rischia di dividere in categorie contrapposte chi invece sta dalla stessa parte. Da un lato gli ambientalisti, concentrati sulla lotta all'inquinamento, sulla riduzione delle emissioni nocive, sul cambiamento degli stili di vita; dall'altro i cosiddetti “complottisti”, convinti invece che ogni azione intrapresa in tal senso sia destinata a fallire miseramente, non andando ad incidere sui veri artefici del crimine climatico.

Comunque la si voglia mettere, entrambi i ragionamenti partono da presupposti solidi. 1. Nessuno ancora ha concretamente dimostrato scientificamente che l'inquinamento causato dalla produzione industriale e dai nostri stili di vita, abbia un impatto determinante nei cambiamenti del clima; 2. Esistono numerosi esperimenti che studiano come modificare artificiosamente il clima, causare pioggia o siccità, innescare tornado e nubifragi. Di seguito ci avventureremo sul terreno accidentato della manipolazione climatica, partendo dai fatti più evidenti per spingerci oltre, a gettare uno sguardo su alcune teorie più articolate, difficili da dimostrare ma non per questo meno degne di essere approfondite o prese in considerazione. Partendo dal presupposto che non esiste alcun conflitto ex ante fra chi predica un passaggio a stili di vita più sostenibili e chi vuole indagare i reali tentativi di coloro che vogliono condizionare la vita sul pianeta.

Qualche tempo fa il prestigioso quotidiano britannico The Guardian pubblicava sul proprio sito internet una mappa. Si tratta di una mappa mondiale della geoingegneria prodotta dall'ETC Group, un'organizzazione internazionale che si batte per l'ambiente, la sostenibilità e i diritti umani. La geoingegneria consiste appunto nell'applicazione di tecniche artificiali di intervento umano sull'ambiente fisico, dall'atmosfera, agli oceani, alla biosfera, crisosfera, idrosfera, litosfera. Allegato alla mappa vi è un interessantissimo documento che elenca - suddividendoli geograficamente paese per paese e nominando le istituzioni, gli enti e le multinazionali coinvolte - tutti gli esperimenti sul clima effettuati nel corso degli anni. Secondo tale dossier i primi esperimenti si sono svolti sul finire degli anni Quaranta in Honduras ad opera dellaUnited Fruit Company, oggi Chiquita, che ai tempi esercitava un potere enorme su una larga fetta dell'America del Sud. Il documento si compone in tutto di 115 pagine piene di dati certificati che attestano un proliferare di esperimenti su come modificare il clima terrestre, per vari scopi. I più frequenti sono quelli riguardanti l'aumento o la diminuzione delle piogge; solo l'Italia ne conte ben sette differenti, dagli anni Settanta fino ai giorni nostri. Gli ultimi sono quelli del progetto Climagri, all'interno del quale sono stati realizzati test di riduzione della pioggia. Il documento dimostra in maniera inequivocabile che sono in corso, da ormai più di sessant'anni, studi ed esperimenti su come manipolare il clima terrestre, condotti dai governi di tutto il mondo, con il contributo di imprese private, istituti, multinazionali. Fin qui parliamo di dati di fatto incontestabili. Non dimentichiamo poi l'accordo tra Italia e USA del 2004, stipulato dall'allora Presidente Berlusconi e George W. Bush jr.

Ci sono poi alcune domande a cui non è possibile rispondere in maniera altrettanto lineare: quali capacità di manipolazione climatica sono state raggiunte negli anni attraverso lo sviluppo della tecnica? Quanto questi esperimenti influiscono sui cambiamenti climatici? Con quali scopi vengono effettuati? Il perché non sia possibile fornire risposte certe lo si intuisce: non per mancanza di documentazioni, quanto per reticenza da parte dei media e della classe politica ad "affrontare apertamente" queste tematiche, senza dimemticare oscurantismo e tentativi di nascondere i veri scopi delle operazioni in questione.

Ciò che possiamo fare è presentare le varie teorie, vagliare le ipotesi ed usare il buon senso per provare a rispondere – ovviamente non in via definitiva – ai tanti interrogativi che ci affollano la mente quando ci addentriamo in questioni così delicate. 

LO SVILUPPO DELLA TECNICA. Partiamo con lo stato dell'arte. Secondo la scienza e la ricerca ufficiali la capacità umana di influire sul clima è bassa. Tuttavia è bene considerare ed è ipotizzabile che molti esperimenti sul clima si svolgano all'interno di operazioni segrete (militari) finanziate dai governi e gestite dai servizi d'intelligence; che dunque, i risultati ottenuti non vengano divulgati pubblicamente né acquisiti all'interno del sapere scientifico condiviso. Alcuni dati sembrano dimostrare che la capacità di manipolazione climatica va molto oltre la posizione ufficiale della comunità scientifica. Un recente articolo del Daily Mail riporta che un'equipe di scienziati assoldati segretamente dal presidente degli Emirati Arabi Uniti, lo sceicco Khalifa bin Zayed Al Nahyan, sono stati in grado di generare 50 potenti temporali ad Abu Dhabi. Già nell'aprile 2007 il governo cinese annunciava fiero di aver provocato la prima nevicata artificiale sulla città di Nagqu. È dimostrato che si possono generare artificialmente "tornado" anche di grandi dimensioni, di cui si sta persino provando a trarre energia pulita. D'altronde basta tornare con la mente agli esperimenti del prof. Pier Luigi Ighina per rendersi conto che condizionare il meteo non è cosa poi così fantascientifica. Anche Nicola Tesla aveva effettuato alcuni esperimenti privati.

Davanti alle telecamere di Report, in una puntata di qualche anno fa, lo scienziato scomparso nel 2004, collaboratore in gioventù di Guglielmo Marconi, mostrava come addensare o disperdere le nuvole tramite uno strumento da lui realizzato: un'elica coperta di polvere di alluminio che a seconda del senso di rotazione si caricava positivamente o negativamente ed aveva effetti opposti sulle nubi, ora attirandole, ora respingendole. 

 

Ighina, le cui non sono mai state riconosciute dalla comunità scientifica, sosteneva anche di aver inventato un macchinario capace di evitare i terremoti: una sorta di grande valvola attraverso la quale trova sfogo l'energia racchiusa nel sottosuolo. In fatto di condizionamento atmosferico Ighina non è certo l'unico esempio di scienziato fuori dal coro. Ancor prima di lui furono in molti a studiare i comportamenti dell'energia e della sua trasmissione. Nikola Tesla, come accennato, nell'ultimo periodo della sua vita, stava lavorando ad un metodo di trasmissione dell'energia senza fili detto teleforce, ribattezzato dai media statunitensi “raggio della pace” o “raggio della morte” per via delle sue potenzialità distruttrici. Alla sua morte molti dei documenti dello scienziato furono sequestrati dalle autorità governative statunitensi e bollate come top secret. Riprendendo gli studi di Tesla, negli anni Ottanta il fisico texano Bernard J. Eastlund, del MIT di Boston, registrò una serie di brevetti, di cui il primo chiamato “Metodo ed attrezzatura per modificare una regione dell’atmosfera, magnetosfera e ionosfera terrestre”. I suoi brevetti furono in seguito segretati e infine utilizzati per lo sviluppo del laboratorio Haarp, High Frequency Active Auroral Research Program, HAARP, che ha lo scopo dichiarato di studiare l'effetto delle onde elettromagnetiche sulle comunicazioni, ma che secondo alcune teorie viene utilizzato anche a scopi militari viene per intervenire artificialmente sul clima.

Così un rapporto della Duma, il parlamento russo: “Sotto il programma HAARP, gli Stati Uniti stanno creando nuove armi geofisiche integrali, che possono influenzare gli elementi naturali con onde radio ad alta frequenza. Il significato di questo salto è comparabile al passaggio dall’arma bianca alle armi da fuoco, o dalle armi convenzionali a quelle nucleari”. QUALE INCIDENZA SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI? È verosimile che lo sviluppo della tecnica sia giunto al punto di poter condizionare in maniera sensibile il clima. Resta da rispondere alle altre domande. Innanzitutto, queste eventuali tecniche vengono utilizzate? E a quali scopi? La risposta a queste domanda è oltremodo complessa. Navigando in rete è facile imbattersi in teorie che vedono la mano dell'uomo dietro a qualsiasi evento climatico estremo occorso negli ultimi anni. Tali teorie, per quanto affascinanti, sono spesso prive di prove concrete e arrivano a negare l'eventualità (evidente) che una catastrofe possa essere anche generata da cause naturali. D'altra parte esistono trattati e documenti che dimostrano che sono in atto tentativi, più o meno concreti, di intervenire sul clima. Nel gennaio 2002 Italia e Stati Uniti firmarono un accordo chiamato “Cooperazione Italia-Usa su scienza e tecnologia dei cambiamenti climatici”. Il progetto aveva l'obiettivo dichiarato di sviluppare tecnologie per le energie rinnovabili, ma all'interno del rapporto si leggeva che fra gli scopi vi era la “esecuzione di attività di ricerca eco-fisiologica su diversi siti sperimentali italiani dove vengono modificate artificialmente le condizioni ambientali a cui è esposta la vegetazione” e la “progettazione di tecnologie per la manipolazione delle condizioni ambientali con particolare riferimento al controllo della temperatura e della concentrazione atmosferica di CO2”. Più recentemente due ingegneri dell'Università di Harvard hanno annunciato l'intenzione di immettere solfati nell'atmosfera attraverso dei palloni aerostatici: una sorta di spray che sarebbe in grado di riflettere parte dei raggi solari, diminuendo così la temperatura del pianeta. L'esperimento si svolgerebbe per adesso soltanto su aree ristrette, ma i due non negano l'ipotesi di un futuro uso più esteso del metodo. D'altronde c'è chi sostiene che sostanze in grado di modificare il clima vengano già comunemente immesse nell'atmosfera. Secondo una teoria molto diffusa in rete, miliardi di nanoparticelle verrebbero quotidianamente diffuse attraverso le cosiddette scie chimiche, scie di pulviscoli bianche e persistenti rilasciate in cielo da aerei non segnalati. Senza addentrarci nei dettagli della teoria, facilmente rintracciabile sul web, è curioso notare che una recente scoperta proveniente ancora da Harvard sembrerebbe confermare alcune intuizioni dei teorici delle chemtrails.

Secondo l'articolo del Daily Mail, che riporta i risultati dello studio, l'atmosfera sarebbe cosparsa in quantità diversa di “particelle atmosferiche della dimensione di una frazione di capello umano [che] potrebbero influire sul cambiamento climatico”. L'articolo non spiega da dove provengano tali particelle: potrebbero ad esempio essere frutto delle combustioni prodotte da inceneritori, automobili, ecc. D'altronde non si può escludere l'eventualità che siano state rilasciate appositamente nell'atmosfera per manipolare artificialmente il clima. A QUALE SCOPO? Sui motivi che spingono fondazioni, multinazionali, governi ad investire nella ricerca sulla manipolazione del clima il web è prodigo di spiegazioni, ma avaro di dati certi e credibili. La versione ufficiale fornita dagli enti coinvolti vuole, quasi in tutti i casi, che le ricerche sul clima siano effettuate per combattere il surriscaldamento globale o studiare i possibili scenari futuri. Ma è pur vero che in passato esperimenti climatici sono stati effettuati per ben altri scopi. Bellici ad esempio. Alcuni documenti dei servizi segreti ormai desecretati testimoniano come negli anni della guerra in Vietnam gli Stati Uniti, nella cosiddetta Operazione Popeye, tentarono di prolungare la stagione monsonica sul Laos caricando le nuvole di ioduro d'argento. Potrebbero poi sussistere motivazioni economiche. Sebbene si opponga ad ogni teoria cospirazionistica, Naomi Klein nel suo Shock Economy descrive minuziosamente come le multinazionali più potenti del pianeta traggano profitti enormi dai cataclismi ambientali, dai disastri, persino dal surriscaldamento globale. “Date le temperature bollenti, sia climatiche sia politiche, – scrive la giornalista canadese – i futuri disastri non avranno bisogno di cospirazioni segrete. Tutto lascia pensare che, se le cose restano come sono ora, i disastri continueranno a presentarsi con intensità sempre più feroce. La generazione dei disastri, dunque, può essere lasciata alla mano invisibile del mercato. Questa è un'area in cui il mercato funziona davvero”.

Esiste un'altra infinità di teorie, più o meno originali e fantasiose, sui motivi che stanno alla base della manipolazione climatica. Ciò che è importante ricordare è che seppure tali esperimenti fossero condotti in buona fede con lo scopo di limitare i mutamenti climatici, mettere le mani sul clima è di per sé un gioco rischioso e dalle conseguenze imprevedibili. Come avverte uno studio condotto da un team di scienziati di varie nazioni e riportato sul sito della European Geosciences Union, “una soluzione geoingegneristica ai cambiamenti climatici potrebbe causare una notevole riduzione delle piogge e avere effetti indesiderati per la Terra ed il genere umano”.

 
 
 

INCENDI A ROMA: TENTANO LA STRADA DELLA DESTABILIZZAZIONE TRAMITE LA STRATEGIA DELLA TENSIONE

Post n°1867 pubblicato il 27 Giugno 2024 da scricciolo68lbr
 

INCENDI A MAGLIANA, TOR VERGATA, TOR PAGNOTTA E SAN BASILIO... a Roma è allarme incendi, i cittadini sono sul piede di guerra e polemici con il sindaco della capitale, Gualtieri, colpevole di avere abbandonato a se stessa il destino della capitale.

Le associazioni denunciano i rischi per la salute e per l’ambiente!

Nella notte a Roma, l'ultimo in ordine crologico, un incendio di vaste proporzioni in via Pieve Torina, nella zona industriale tra San Basilio e il Raccordo Anulare. Le fiamme sarebbero divampate in un capannone dell’azienda di autotrasporti Barone. Il rogo ha impegnato per ore i vigili del fuoco: nel corso della notte una densa colonna di fumo si è levata dal luogo dell’incendio, risultando visibile da km di distanza.

Intanto quasi ogni sera le associazioni di liberi cittadini denunciano roghi notturni nelle sone periferiche, dove i rom bruciano copertoni e materiali di recupero, il più delle volte per recuperare il rame che vanno raccogliendo (quando non lo rubano) in giro per la città durante il giorno. Le associazioni dei cittadini indiranno nei prossimi giorni, NUMEROSI INCONTRI NEI QUARTIERI PER DECIDERE IL DA FARSI E QUALE STRADA INTRAPRENDERE PER ESPORRE QUESTI PROBLEMI AL SINDACO GUALTIERI, REO DI FARE POCO, O NULLA, PER LA CAPITALE SOTTO IL PROFILO "DECORO E SICUREZZA".

Retake Roma e WWF Roma e Area Metropolitana hanno espresso profonda preoccupazione per la situazione a Roma riguardo lo sversamento incontrollato di rifiuti tossici, aggravato dalla decisione di interrompere le indagini del Nucleo Ambiente e Decoro. Per le organizzazioni, questa scelta ha portato a un aumento delle discariche abusive e ha favorito attività illecite, danneggiando l’economia e l’ambiente. Le due organizzazioni sollecitano un intervento urgente delle autorità, chiedendo la creazione di un corpo specializzato e misure preventive per contrastare l'abbandono dei rifiuti e garantire una città più vivibile e decorosa.

In una nota, Retake Roma e WWF Roma e Area Metropolitana hanno espresso profonda preoccupazione: “Per la grave situazione che si è venuta a creare a Roma in merito al contrasto alle filiere illegali che provocano lo sversamento incontrollato di rifiuti tossici per l’ambiente e la salute pubblica”. 

“Si constata – si legge nella nota – con grande rammarico come la decisione di interrompere il lavoro inquirente avviato dal Nucleo Ambiente e Decoro (NAD) – nonostante avesse portato a risultati concreti nel contrasto all’abbandono illegale di rifiuti sul territorio cittadino – abbia portato ad un aumento esponenziale delle discariche abusive di materiali di scarto in tutta l’area cittadina e oltre. La mancanza di un’azione incisiva da parte delle autorità competenti sembra aver favorito infatti l’iniziativa di singoli cittadini e gruppi di “imprenditori” che stanno assestando danni gravi all’economia cittadina, alla credibilità delle Istituzioni e all’ambiente”. 

“Come Retake, consapevoli dello stato di cose, abbiamo avviato un’interlocuzione col Comandante Generale della Polizia Locale di Roma Capitale, Dott. De Sclavis, arrivando anche a scrivergli ufficialmente in tempi recenti per sollecitarlo a quell’azione a suo tempo prefigurata ma mai realmente intrapresa. Nel frattempo, come paventato, le nostre preoccupazioni si sono rivelate fondate: da diversi giorni la città di Roma è teatro di numerosi incendi che, vista la mancanza di qualunque azione preventiva o di contrasto, hanno interessato terreni abbandonati e colmi di rifiuti, con ricadute incalcolabili sull’ambiente e sulla salute pubblica”, dichiara Cristiano Tancredi Presidente di Retake Roma e Area Metropolitana

“Si ritiene inaccettabile che i cittadini romani siano costretti a vivere in simili condizioni di degrado ambientale e nella apparente latitanza delle Istituzioni preposte”, prosegue la nota. 

“Per il WWF Roma e Area Metropolitana è chiaro come le scelte attuali in materia di politiche per la gestione dei rifiuti, improntate al mero smaltimento e ignorando le priorità dettate la normativa di settore, alimentino un clima di deresponsabilizzazione del quale sembra esserci già evidenza”, aggiunge Raniero Maggini Presidente del WWF Roma e Area Metropolitana

“Alla luce di quanto sopra, si chiede all’Amministrazione Comunale di Roma di:

 * Assegnare uomini e mezzi adeguati a un Corpo appositamente costituito, con un chiaro mandato e ampie deleghe per fronteggiare l’emergenza relativa agli sversamenti e alle sue conseguenze ambientali (roghi, inquinamento, salute pubblica).

 * Predisporre un piano d’azione concreto e consapevole del tempo inutilmente sprecato – basato sulla prevenzione piuttosto che sulla gestione dell’emergenza – al fine di contrastare l’abbandono illegale di rifiuti, che includa misure di sensibilizzazione, controlli più rigorosi e sanzioni severe per i trasgressori.

 * Investire nella raccolta differenziata e nei sistemi di smaltimento dei rifiuti, al fine di ridurre la produzione e l’abbandono indiscriminato di rifiuti e tutelare l’ambiente”. 

“Confidiamo in un risoluto intervento dell’Amministrazione di Roma Capitale per colmare questo inaccettabile vuoto istituzionale e risolvere questa emergenza ambientale garantendo ai cittadini romani una città vivibile e decorosa,” concludono i Responsabili delle due Organizzazioni.

 

 
 
 

NUMEROSI INCENDI IN EUROPA ED IN ITALIA: TENTANO DI ADDOSSARE LA RESPONSABILITÀ SU MOSCA!

Post n°1866 pubblicato il 27 Giugno 2024 da scricciolo68lbr

Un centro commerciale distrutto dalle fiamme in Polonia, un rogo che ha danneggiato l’Ikea di Vilnius, in Lituania, un tentativo di sabotaggio in Baviera, in Germania, e un incendio doloso nella zona est di Londra. Anche in Italia, a Roma principalmente, si stanno registarndo numerosissimi inendi, perlopiù stanno prendendo di mira le zone periferiche, vecchie industrie abbandonate, discariche abusive in prossimitá di campi Rim più o meno leciti della capitale.

Sono solo alcuni dei misteriosi incendi che hanno in interessato negli ultimi mesi il nord Europa e che hanno messo in allarme le agenzie di sicurezza. Il sospetto delle persone comuni e che stiano tentando di incolpare la Russia e l'intelligence russa, colpevoli di voler destabilizzare il vecchio Continente. E tutta fuffa... qualcuno vuole solo tentare di non abbassare il lievllo della tensione verso la russia, poichè oramai tutti sanno che l'Ucraina ha perduto la guerra, e con lei gli USA, la Nato e l'Ue. Tuttavia sappiamo che gli USA non accetteranno tanto facilmente la sconfitta e quasi certamente stanno tentando di incolpare la Russia, appunto di questi incendi: quale interesse avrebbero i russi? Hanno quasi certamente vinto la guerra, perchè impelagarsi e spendere risorse in queste inutili lperazioni? In effetti a ben pensarci questi inecndi sono più utili ai Paesi Occidentali coinvolti nell'invio di armi all'Ucraina... per ovvii motivi...

 

Tuttavia le solite malelingue, alle qualk noi non vogliamo credere, dicono che stanno facendo di tutto per incolpare i russi, e così in un vertice dei ministri degli Esteri e della Difesa a Bruxelles questa settimana, hanno detto di essere preoccupati che dietro tutto ci siano i russi, così come riporta il Guardian, funzionari della sicurezza olandesi, estoni e lituani hanno messo in guardia dai possibili collegamenti degli incendi con i russi.

 

In precedenza anche il premier polacco Donald Tusk aveva suggerito che il rogo a Varsavia poteva essere opera di un sabotatore straniero dopo che le autorità locali hanno arrestato nove persone in relazione ad atti di sabotaggio presumibilmente commessi su ordine dei servizi russi. Tusk ha parlato di una potenziale interferenza straniera anche nell’incendio di una fabbrica di vernici in Polonia.

 
 
 

LADY DIANA SPENCER PRIMA DI SALIRE SULL’AMBULANZA, ERA ANCORA “VIVA”…

Post n°1865 pubblicato il 26 Giugno 2024 da scricciolo68lbr
 

Lady Diana, il pompiere che la soccorse: «Ecco cosa mi disse». A 27 anni dalla scomparsa di Lady D arriva il primo episodio di una serie in quattro parti intitolata “Investigating Diana: Death In Paris”.

Si avvicina la ricorrenza del giorno in cui Lady Diana Spencer, ebbe quell'incredibile incidente a Parigi il 31 agosto 1997. La principessa aveva appena 36 anni quando l’incidente d’auto a Parigi il 31 agosto 1997 uccise lei, l’imprenditore Dodi Al-Fayed e l’autista del veicolo. L’auto si schiantò all’interno del tunnel del Pont de l’Alma nella capitale francese e i servizi di emergenza accorsero sul posto. Uno di loro era il pompiere Xavier Gourmelon, che quando vide Lady Diana, era per lui la prima volta, dato che non aveva nessuna idea di chi fosse. Non immaginava che la “donna bionda” seduta nella parte posteriore dell’auto, fosse gravemente ferita, poiché aveva gli occhi aperti ed era cosciente.


Xavier Gourmelon che ha fatto il pompiere a Parigi per 22 anni prima di tornare nella sua terra d'origine, la Bretagna, è stato sentito da chi ha svolto le indagini subito dopo l'incidente come persona informata dei fatti. Poi il silenzio, la discrezione, la voglia di lasciarsi alle spalle quell'uscita così normale ma altrettanto speciale. "È stato un incidente come un altro - dice Xavier - Il nostro intervento come vigili del fuoco è stato come da prassi, ma è diventato eccezionale per la persona coinvolta", Lady D appunto. Passano 20 anni e il vigile del fuoco, l'ultima persona che ha visto Diana viva, lascia il comando di Parigi, e parla per la prima volta alla stampa raccontando quello che è successo davvero quella notte sotto il tunnel dell'Alama. Come riportato dal tabloid thesun.co.uk, Xavier Gourmelon racconta al mondo quali sono state le ultime parole di Lady Diana svelando così uno degli ultimi misteri rimasti su quella terribile notte.


Nessuno della squadra di soccorso sapeva che all'interno del veicolo era intrappolata la principessa Diana. "Nessuno sapeva chi era quella donna, nessuno l'ha riconosciuta. Quando mi sono avvicinato, ho solo visto che era bionda". Arrivati sul posto dopo 3 minuti dall'accaduto, Xavier e compagni hanno cercato di capire se le persone in auto fossero ancora vive. Dodi Al-Fayed fu quasi subito dichiarato morto mentre la guardia del corpo della principessa di Galles era cosciente e chiedeva in continuazioni notizie sulle condizioni di Diana Spencer. Lei era distesa nel sedile posteriore della vettura, si muoveva lentamente: "Le ho stretto la mano e le ho detto di rimanere calma e ferma spiegandole di essere lì per aiutarla e rassicurarla. Si muoveva molto lentamente mi ha guardato e ha detto "Oh mio Dio, che sta succedendo?". Le ho somministrato dell'ossigeno, io e la mia equipe le stiamo stati vicini mentre veniva estratta dall'auto. È stato molto veloce perché non si è reso necessario tagliare le lamiere". Lady Diana era "viva", ma a quel punto priva di coscienza e la situazione, che in un primo momento non era sembrata così drammatica, Diana riportava solo una ferita alla spalla, "Onestamente, ho pensato potesse sopravvivere", è precipitata. L'arresto cardiaco, la rianimazione sul posto, la corsa disperata verso l'ospedale, le lesioni interne e poi la fine, la commozione, il dispiacere, lo sgomento, il ricordo. Hanno lottato tutti, lei per prima, ma non è bastato.

È stato molto sconvolgente. Ora so che ci sono state gravi lesioni interne - continua il pompiere nel suo racconto - ma l’intero episodio è ancora molto forte nella mia mente. E il ricordo di quella notte rimarrà con me per sempre».

Nonostante i migliori sforzi dei medici, Diana fu dichiarata morta alle 4 del mattino ora locale, le 3 del mattino nel Regno Unito, all’ospedale Pitie-Salpétrière di Parigi.

Ripercorriamo quegli ultimi tragici momenti. Prima di rientrare a Londra, Diana e Dodi Al-Fayed in vacanza in Sardegna, decidono di passare una notte all'Hôtel Ritz, di proprietà della famiglia al-Fayed. I paparazzi però assediano l'albergo così la coppia decide di spostarsi in un appartamento sempre di proprietà di Dodi. Così, poco dopo la mezzanotte, lasciano l'Hotel da un'uscita secondaria ingannando i paparazzi con un auto esca all'ingresso principale. Il capo della sicurezza dell'hotel, Henri Paul, decide lui stesso di accompagnarli fuori dall'hotel e si mette alla guida dell'auto con dentro la coppia e Trevor Rees-Jones, membro della squadra di sicurezza privata della famiglia al-Fayed.

Nelle prime ore del 31 agosto la macchina imbocca il tunnel di place de l'Alma e alle 00:23 Henri Paul perde il controllo della vettura e finisce per simpattare contro il tredicesimo pilastro di sostegno del tunnel. Al-Fayed e Paul perdono la vita quasi sul colpo, mentre Diana, a detta dei primi soccoritori, era ancora viva seppur gravemente ferita. Rimossa dall'auto, la principessa subisce un arresto cardiaco ma grazie a una tempestiva rianimazione del pompiere che la soccorse, il suo cuore miracolosamente riprende a battere.

Trasferita all'ospedale Pitié-Salpêtrière alle 2:06, per le troppe ferite esalò l'ultimo respiro alle 4 del mattino. La guardia del corpo viene sottoposta a un intervento di 10 ore che gli permette di salvarsi, ma dell'incidente non ricorda più nulla.

Proprio l'amnesia di Trevor Rees-Jones, portò negli anni successivi, all'elaborazione di numerose teorie del complotto.  Mohamed Al-Fayed, padre di Dodi, fu colui che meno credette alla storia dell'incidente e dello stato d'ebbrezza di Paul che sarebbe stata la causa dell'incidente. L'unica cosa che la guardia del corpo ricorda dell'incidente è una grossa motocicletta accanto alla vettura poco prima dello schianto. Una teoria sostiene che l'autista sia stato abbagliato con un laser dai servizi segreti, causa questa della perdita di controllo dell'auto.

Alcuni ancora sostengono che la principessa triste fosse rimasta incinta di Dodi Al-Fayed e un fratellasto dell'erede al trono di origini arabe non sarebbe stato contemplato dalla famiglia reale. Secondo questa toeria il mandante sarebbe da cercare nella figura del principe Filippo di Edimburgo, morto a sua volta poco più di un anno fa. Alcuni mesi prima del tragico incidente, Lady D avrebbe confidato al suo avvocato Victor Mishcon che «qualcuno voleva inscenare un incidente d'auto in cui o sarebbe morta, o sarebbe rimasta gravemente ferita».

 
 
 

AMAON È IN CRISI E IL FUTURO È INCERTO.

Post n°1864 pubblicato il 25 Giugno 2024 da scricciolo68lbr
 
Tag: #amazon

Forse si più la notizia è passata inisservata, risale infatti al luglio dello scorso anno.

Crisi Amazon: dal 31 luglio (2023) chiude un altro polo logistico italiano

In controtendenza con la crescita degli ecommerce, Il colosso americano è costretto a rinunciare alla logistica di Orbassano, lasciando senza lavoro 137 persone.


Da qualche tempo Amazon si trova costretto a dovere gestire una crisi che, in tutto il mondo, la coinvolge direttamente.

Mentre il settore ecommerce è in forte crescita, il colosso americano deve subire l’apertura e il fiorire dei vari negozi online privati.

La sua politica, eccessivamente penalizzante nei confronti delle aziende presenti sul marketplace, ha fatto scappare molti imprenditori, che hanno deciso di aprire un ecommerce proprio.

Così Amazon si trova costretta a ridurre i propri costi e, in questo contesto, ha deciso di chiudere per fine mese anche il polo logistico di Orbassano, in Piemonte, lasciando per strada ben 137 lavoratori.

Tutto questo in controtendenza con il mondo delle vendite online, che nel 2022 ha dato lavoro a 300.000 nuovi addetti (stima del Politecnico di Milano).

Non capita certamente tutti i giorni di sentire la parola “crisi” associata ad un colosso come Amazon, ma a quanto pare, ultimamente pare sia così.


La società ideata da Jeff Bezos negli ultimi anni ha inglobato e monopolizzato il mondo della compra-vendita online, conoscendo davvero rari momenti di pausa nella sua storia.
Stavolta però la società di e-commerce più famosa al mondo sta davvero passando un momento di crisi da cui non riesce a uscirne: il futuro sembra davvero incerto. 

Pensare che Amazon si è comunque saputo reinventare nel corso degli anni per permettere a sempre più utenti di conoscere il mondo dell’e-commerce e non solo.
La società di Jeff Bezos ha tentato anche di sfidare Netflix nel mondo dei servizi in streaming e ci è riuscito grazie alle offerte e ai contenuti esclusivi della piattaforma Prime Video.
Una grandissima trovata anche per gli appassionati dei videogiochi che hanno la possibilità di scaricare giochi gratis con la piattaforma Amazon Prime Gaming.
Nonostante questo, però, la situazione non è del tutto rosa e fiori per il colosso dell’e-commerce. 

Se da una parte il servizio Prime di Amazon che ti permette di avere sconti esclusivi e spedizioni in giornata ha funzionato alla grande, anche grazie al collegamento con piattaforme esterne come TwitchPrime Video e Gaming, dall’altra molte innovaizoni di Bezos non sono proprio riuscite e finite ben presto nel dimenticatoio.
Una di queste, per esempio, è Amazon Photos, il servizio che ti permette di avere una memoria in cloud per conservare foto, video e altri contenuti multimediali anche se cambi dispositivo.
L’applicazione ha tentato di sfidare OneDrive, Google Foto e iCloud in un colpo solo, ma non è andato tutto come previsto.

 

Nonostante offerte molto interessanti e incentivi per tutti i clienti Amazon Prime, l’applicazione di Amazon Photos non è molto usata a livello globale.
Salvare le proprie immagini all’interno di un cloud è comunque molto importante con i tempi che corrono, quindi tutto sommato l’app non è stata del tutto un fallimento.
Ciò che invece non ha riscosso nemmeno una piccola percentuale del successo sperato è stato Amazon Go, una trovata interessante sulla carta, ma che non è stata percepita tale anche nel pratico. 

Per chi non lo conoscesse, Amazon Go non è altri che una catena di negozi fisici targati Amazon, specializzati nel settore alimentare.
La catena di negozi ha la peculiarità di essere sprovvista di casse per il pagamento, d’altro canto ha installate al suo interno una serie di scanner e telecamere in grado di capire quali prodotti sono stati acquistati, addebitando la spesa direttamente sul conto Amazon.
Una trovata sicuramente geniale, ma che ben presto ha prestato il fianco a numerosi difetti e critiche da parte dei clienti, i quali sono stati sempre di meno negli ultimi anni.

 

Amazon, prima di questa crisi, ha aperto ben 20 negozi sparsi in diversi punti degli Stati Uniti, ma nell’ultimo periodo è stata costretta a chiudere ben 8 negozi di Amazon Go per far fronte al numero sempre minore di clienti interessati.
Un terzo dei negozi Amazon Go è sparito e ben presto questo numero potrebbe ancora aumentare, dato che il futuro di questa catena di negozi alimentari non sembra promettere bene.
In particolare sono stati chiusi otto negozi situati in tre importanti città degli Stati Uniti d’America, ovvero Seattle, New York e San Francisco, ma sono ancora aperti tutti i negozi di Chicago.
A causa di ciò Amazon ha deciso di fermare i lavori di espansione della catena di negozi “Go” anche in altre città come Washington ed è davvero difficile ce li vedremo mai in Europa o addirittura in Italia.

 
 
 

1859, CARRINGTON’S EVENT!

Post n°1863 pubblicato il 22 Giugno 2024 da scricciolo68lbr
 

I grandi eventi solari del passato: la tempesta di Carrington del 1859 - INGVambiente
La straordinaria tempesta magnetica di Carrington del 1859 può ripetersi inaspettatamente in ogni momento.

 

Che il compito del Sole sia di illuminare, scaldare e mantenere in vita ogni essere animato sulla Terra è cosa ben risaputa. Non altrettanto noto è il fatto che la nostra stella, quando è particolarmente attiva, possa letteralmente “strapazzare" i pianeti che le girano attorno, allungando le sue energetiche braccia, fatte di particelle velocissime, e provocando violente reazioni in chi ha la sfortuna di trovarsi a tiro.

Una tempesta magnetica ha interessato tutta la Terra sul finire dell’estate del 1859: una evento di proporzioni straordinarie, noto successivamente come “evento di Carrington, in onore dell’astronomo inglese Richard Carrington che per primo scoprì il nesso tra l’attività solare e le turbolenze geomagnetiche osservate sulla Terra.

Sotto opportune condizioni l’interazione tra il campo magnetico del nostro pianeta e il flusso di particelle energetiche emanate dal Sole, il cosiddetto vento solare, può manifestarsi alle alte latitudini mediante uno dei più affascinanti spettacoli naturali: le aurore polari.

L’evento di Carrington fu straordinario perché durante la notte (e le due/tre successive) di quel 1* settembre del 1859, le aurore furono avvistate in zone dove normalmente non si avvistano, come a Roma, in Giamaica, a Cuba. I cieli notturni furono illuminati quasi a giorno da bagliori che andavano dal verde al giallo, dal rosso fino al violetto, come raccontato da numerosi testimoni e riportato dai quotidiani dell’epoca per una settimana intera. E non fu l’unico effetto visibile: le cronache raccontano che la maggior parte dei telegrafi, le prime e uniche tecnologie utilizzate nel campo delle telecomunicazioni a quel tempo, andarono letteralmente in tilt. Alcune stazioni telegrafiche riuscirono persino a funzionare senza l’uso delle batterie, stimolando nella mente dei pensatori più audaci l’associazione che l’aurora fosse un fenomeno elettrico (o più precisamente, elettromagnetico).


Così viene descritto l’evento sul Giornale di Roma e riportato su ‘La Civiltà Cattolica’:
L’aurora boreale è un fenomeno così raro tra noi, che merita un ricordo speciale ogni volta che ci visita. Tale è stata quella della notte scorsa, dalle 2 ore antimeridiane alle 4, in cui il cielo è comparso adorno di un’aurora boreale che sarebbe bella anche nei paesi più settentrionali.[…] Alle ore 3 si è ravvivata di nuovo la luce, e il cielo é apparso in molti luoghi distinto de’soliti raggi luminosi, che in alto superavano in vivacità di splendore la via Lattea, ed erano molto più lucidi in basso. La più bella comparsa di questi è stata alle 3 e 40, quando diverse colonne luminose verticali si sono formate nelle vicinanze del meridiano magnetico. Queste colonne o raggi erano di luce gialletta, rinnovavansi successivamente in vari siti e spiccavano a meraviglia sul fondo rosso del cielo.

Oggi monitoriamo il vento solare dallo spazio attraverso appositi satelliti e ne verifichiamo a terra l’effetto. Monitoriamo infatti la risposta del campo magnetico del nostro pianeta a queste sollecitazioni presso gli osservatori geomagnetici sparsi su tutta la superficie terrestre. 

Il vento solare è un flusso continuo di particelle cariche (plasma) rilasciato dallo strato più esterno dell’atmosfera solare, la corona, e viaggia ad una velocità media di 250-400 km/s (km al secondo!). Formato principalmente da elettroni, protoni e particelle alfa (la parte corpuscolare della radiazione solare), il vento solare trasporta il campo magnetico interplanetario di origine solare.

L'aurora è un gioco di interazione tra il campo magnetico terrestre e quello interplanetario di origine solare. In certe condizioni, l’interazione può essere tale da permettere l’ingresso delle particelle cariche del vento solare negli strati più alti della nostra atmosfera, trasferendo energia alle molecole neutre di ossigeno e azoto che reagiscono emettendo luce colorata. Le meravigliose luci delle aurore non sono una caratteristica esclusiva del nostro pianeta, ma si verificano in tutti i pianeti dotati di un campo magnetico, come ad esempio Giove o Saturno.

Si è stimato che durante l’evento di Carrington la velocità delle particelle del vento solare abbia raggiunto l’impressionante valore di 2000 km/s, un record da quando si raccolgono queste misure. Un evento straordinariamente intenso, il cui verificarsi nel futuro, seppur raro, non può essere escluso, qualora condizioni simili dovessero verificarsi.

 
 
 

1983: OGGI SCOMPARIVA EMANUELA ORLANDI!

Post n°1862 pubblicato il 22 Giugno 2024 da scricciolo68lbr
 

IO NON DIMENTICO!.

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ANNI E ANNI DI DEPISTAGGI. NESSUNO SA ANCORA CERTEZZA COSA SIA ACCADUTO QUEL LONTANO 22 Di GIUGNO DI QUARANTUNO ANNI FA.

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Era il 22 giugno 1983 a Roma quando avvenne: Emanuela Orlandi, cittadina vaticana figlia di un messo vaticano, dell'età di 15 anni, sparì nel nulla, mentre rientrava a casa dopo la lezione di musica a cui aveva partecipato. La temperatura è mite. Emanuela ha da poco terminato il secondo liceo scientifico. È stata rimandata in due materie, latino e francese. Poco male, riparerà a settembre. Però il suo vero talento, la sua grande passione è la musica. Studia pianoforte, solfeggio, canto corale e, soprattutto, flauto traverso in una scuola in piazza Sant’Apollinare. Il mercoledì la lezione dura dalle quattro alle sette. Al termine, esce insieme a due amiche. Si recano insieme alla fermata dell’autobus. Emanuela non sale sul mezzo per tornare a casa. È troppo affollato, perciò si congeda dalle compagne e dice loro che attenderà il successivo.


È questo il suo «attimo zero». Nessuno la rivedrà mai più. Quel momento diventa il punto di partenza e d’arrivo di ogni indagine. Ogni indizio, ogni pista, ogni testimonianza riporta gli investigatori a quel punto. È uno strano gioco in cui le pedine sono costrette sempre a ripartire dal via. Nei casi di scomparsa, gli inquirenti si comportano come gli scienziati che cercano di scoprire cosa sia avvenuto un istante prima del Big Bang. Sant’Apollinare e la fermata dell’autobus di corso Rinascimento sono a pochi passi da Palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica. L’Italia sta allora uscendo dagli «anni di piombo»: si può immaginare come Roma sia ancora presidiata dalle forze dell’ordine, specie nei pressi di un luogo istituzionale di alto valore simbolico. Eppure chi ha agito, non si è lasciato intimorire dalla massiccia presenza di forze dell'ordine. 


22 giugno 2024: 41 anni, di piste e depistaggi che coinvolsero Stato Vaticano, lo Stato Italiano, il terrorismo internazionale, i servizi segreti di diversi Stati, la Banda della Magliana, un possibile serial killer, un presunto "scandalo sessuale legato alla pedofilia".

Da allora la ragazza non riapparve più.


Emanuela è prigioniera di quella foto, con una fascia che le cinge la fronte e i lunghi capelli neri. La sua breve esistenza è riassunta in una didascalia. Alta un metro e sessanta. Pantaloni jeans, camicia bianca, scarpe da ginnastica. E un appello che nasconde una supplica: «Non si hanno più notizie dalle ore 19 di mercoledì 22 giugno, chi avesse utili informazioni è pregato di telefonare al numero 69.84.982». Senza lo 06 di Roma perché nel 1983, per chi chiamava dalla città, non era ancora necessario.


Dopo 33 anni, quel numero non è più in funzione. Nessuno può più chiamare per fornire «utili informazioni». Eppure dall’altro capo del filo la speranza non si è esaurita. C’è una cospicua parte d’Italia, fra cui i familiari superstiti della ragazzina, che ancora aspetta di conoscere la verità, per quanto terribile possa essere dopo tutto questo tempo. Qualcuno, forse, nell’ombra sperava che il mondo si dimenticasse di Emanuela. Che il suo sorriso malinconico svanisse nelle nebbie del passato. Come mai, però, il mistero è sopravvissuto così a lungo nell’immaginario collettivo?

Circa un mese prima scomparve un'altra ragazza, coetanea, destinata a restare indelebile anche lei nella storia dei misteri italiani, Mirella Gregori. D'altronde risulterebbero, ad oggi, almeno 8 le ragazze scomparse che abitavano a pochi km dal vaticano.

Una storia sorprendente per i risvolti che nei 40 anni trascorsi, ha mostrato, per gli intrighi intrecciati.

I quattro fratelli: Natalina, Pietro, Federica e Maria Cristina non hanno mai smesso di cercarla. Come dar loro torto.

Le piste e depistaggi sono tanti e complessi in questa vicenda ingarbugliata:

- telefonate anonime;

- la segnalazione di un ragazzo con una telefonata a casa Orlandi. Un certo Pierluigi. Dichiara di aver incontrato a Campo dei Fiori due ragazze che vendevano cosmetici. Una diceva di chiamarsi Barbara (la presunta Emanuela) e aveva con sé un flauto. All’invito a suonarlo, si sarebbe rifiutata perché avrebbe dovuto indossare degli occhiali da vista con i quali, però, non si piaceva. La telefonata contiene alcune piccole verità, come il flauto, o il fatto che Emanuela non volesse portare gli occhiali nonostante i problemi di vista. Ma le informazioni sono abilmente confuse in un racconto inverosimile. 

Ai limiti dell’assurdo è anche la chiamata di un secondo telefonista, tale Mario. Sostiene di avere incontrato anche lui la coppia di ragazzine che vendevano cosmetici a poca distanza dalla fermata dell’autobus su cui Emanuela non era mai salita. Aggiunge che una di loro si chiamava Barbarella e assomigliava all’adolescente scomparsa. Però poi cade in contraddizione e, di sottofondo alla sua ultima chiamata, si distingue chiaramente la voce di un secondo uomo – un suggeritore. Anni dopo è stato appurato che Mario era un componente della banda della Magliana. Ma perché il gruppo criminale più potente e sanguinario di Roma avrebbe dovuto essere coinvolto nella scomparsa di una quindicenne? 

- l'ingerenza dei servizi segreti Sisde;

- La pista del terrorismo internazionale e il collegamento con l'attentato a Giovanni Paolo II e Alì Adga;

- per non parlare dell'Americano che telefona a casa Orlandi e alla sala stampa vaticana. Chiama in causa Mehmet Ali Ağca, i Lupi Grigi;

- il mistero della audiocassetta, gli inquirenti rassicurano la famiglia Orlandi dicendo che la voce nel nastro è stata estrapolata da un film pornografico. Tuttavia, l'ex agente della DIGOS Antonio Asciore, che aveva trovato e ascoltato per primo la cassetta, dichiara che il nastro consegnato alla famiglia Orlandi e poi pubblicato ai media non è quello originale da lui ascoltato;

- vengono tirati in ballo Stasi e KGB nella versione personale di Ali Ağca: «Emanuela è viva e ritornerà presto a casa». Secondo l'ex Lupo grigio, la ragazza «ora vive reclusa in un convento in Francia o in Svizzera. Tornerà a casa»;

Una delle piste più interessanti include la pista della Banda della Magliana, in particolare Enrico De Pedis che avrebbe rapito Emanuela, la vicenda porterà, anni dopo, alla scoperta della tomba del Boss testaccino nella Chiesa di Sant'Apollinare, attaccata alla scuola di musica dove frequentata dalla ragazza. Oggi la tomba è a Prima Porta. Una versione corroborata da Sabrina Minardi, all'epoca amante del De Pedis e avrebbe visto nascondere Emanuela prima a casa sua a Tor Vaianica e poi a Roma. Testimonianza resa inattendibile per il numero di ritrattazioni e per l'abuso in quel periodo di droga, come lei stessa ammette più volte.

Il giornalista, deceduto alcuni mesi fa, Andrea Purgatori, che seguì il caso sin dall'inizio, nel recente documentario Vatican Girl ritiene attendibile che la scomparsa di Orlandi possa essere legata ai soldi della mafia e della Banda stessa, trasferiti allo IOR. Il movente sarebbe stato il ricatto economico, la restituzione di una grossa somma.

Altra tesi sconvolgente sarebbe quella di Padre Amorth, anche lui deceduto, che indicava la pista della pedofilia in Vaticano, dove era entrato il Maligno, secondo le competenze dell'esorcista.

L'ipotesi del serial killer poi è anche stata seguita. Tra le altre ragazze uccise da questo presunto assassino seriale ci sarebbero anche gli altri noti casi di Katy Skerl e Simonetta Cesaroni. La Orlandi e la Gregori, tuttavia, sarebbero le uniche due vittime di cui il serial killer non avrebbe fatto ritrovare il corpo.

I Vatileaks e la pista di Londra - Il presunto «Rapporto Emanuela Orlandi»

Nel 2012 ci fu una fuga di documenti riservati del Vaticano, evento passato alla storia come lo scandalo Vatileaks. I documenti erano stati trafugati da Paolo Gabriele, all'epoca maggiordomo di papa Benedetto XVI, il quale li aveva consegnati al giornalista Gianluigi Nuzzi, poi pubblicati nel suo libro Sua Santità. Le carte segrete di Benedetto XVI. Successivamente Gabriele disse a Pietro Orlandi di aver visto un dossier intitolato "Rapporto Emanuela Orlandi" sulla scrivania di monsignor Georg Gänswein, allora segretario di Benedetto XVI, ma di non essere riuscito a fotocopiarlo assieme agli altri documenti.

Pista di Londra. Nel settembre 2017 il giornalista Emiliano Fittipaldi, pubblica Gli impostori. Inchiesta sul potere e riporta il Resoconto sommario delle spese sostenute dallo stato Città del Vaticano per le attività relative alla cittadina Emanuela Orlandi, che dimostrerebbe che la ragazza era in vita e che sarebbe stata mantenuta per diversi anni a Londra a spese del Vaticano, il documento dattiloscritto sarebbe stato rubato nella notte tra il 29 e il 30 marzo 2014, senza alcuna infrazione e a colpo sicuro ed elenca le spese che sarebbero state sostenute tra il gennaio 1983 (sei mesi prima della scomparsa) e il luglio 1997 dalla Città del Vaticano per gestire la vicenda Orlandi per una somma totale di 483 milioni di lire.

Tra le spese elencate nel resoconto ci sono spese volte al depistaggio delle indagini, è menzionata una "Fonte Investigativa presso Atelier di moda Sorelle Fontana L.450.00" (sic per la cifra), rette di vitto e alloggio presso l'ostello delle studentesse dei padri scalabriniani al 176 di Clapham Road (nel documento erroneamente indicata come Chapman Road) a Londra (8 milioni tra il 1983 e il 1985), spostamenti e spese mediche della ragazza (come i 3 milioni per saldare le spese del ricovero presso la clinica St. Mary di Londra con visite ginecologiche). L'ultima nota dell'elenco, datata luglio 1997, reca la scritta «attività generale e trasferimento presso Città del Vaticano con relativo disbrigo pratiche finali L.21.000.000», lasciando intendere una eventuale morte di Emanuela e relativo trasferimento della salma in Vaticano.

L'autenticità di questo documento è stata più volte messa in discussione.

Tra le piste seguite c'è la quella di Bolzano, dove una signora che vede Emanuela vicino casa poi viene minacciata.

Si prova anche con la pista delle tombe del Cimitero Teutonico in Vaticano ma anche lì il corpo di Emanuela non risulta.

L'apertura delle inchieste del 2023

Il 9 gennaio 2023, per volere di papa Francesco e la gendarmeria aprono ufficialmente per la prima volta le indagini a distanza di quasi quarant'anni dalla scomparsa di Emanuela.

A fine marzo, il Parlamento italiano inizia un processo per l'istituzione di una commissione parlamentare bicamerale d'inchiesta sulla sparizione di Emanuela Orlandi e anche di Mirella Gregori. La proposta della Commissione è approvata subito all'unanimità alla Camera dei deputati ma incontra alcune difficoltà in Senato, soprattutto dopo che il promotore di giustizia vaticana aveva definito un'eventuale commissione un'"intromissione perniciosa" nelle indagini vaticane. La Commissione è stata poi approvata anche in Senato il 9 novembre dello stesso anno.

Nella notte tra il 5 e il 6 luglio vengono squarciati gli pneumatici all’auto di Pietro Orlandi, a pochi passi dalla sua abitazione in Borgo Pio

 
 
 

LA CONSAPEVOLEZZA PORTA ALLA CONOSCENZA.

Post n°1861 pubblicato il 22 Giugno 2024 da scricciolo68lbr
 

Provo a dare una spiegazione del perchè Dio permetta il male e il dolore sulla Terra. Quanti di noi si pongono questa domanda. E allora eiflessioni e letture aiutano nella comprensione. È una ipotesi, ciascuno scelga la propria. Abbiamo bisogno di porci domande e trovare delle risposte. Il genere umano è fatto così.

Il Discernimento si acquisisce attraverso il lavoro interiore che passa per la sofferenza e il dolore. Ci si potrebbe domandare: perché attraverso questa strada si arriva al discernimento o ancor meglio alla consapevolezza… ? Ci si potrebbe convincere che coltivando l’amore, la gioia e la bellezza si potrebbe ugualmente arrivare alla consapevolezza e quindi alla Manifestazione della propria Anima su questo Piano materiale, senza soffrire.

La risposta che do è questa: si deve passare per la sofferenza e il dolore. Obbligatoriamente. Prima di poter vivere la Gioia, l’Amore, la Bellezza e altri sentimenti puri, obbligatoriamente si passa per il Discernimento e quindi si attraversa la strada della Sofferenza e del Dolore, per poi trascenderli.

Questo è un passo fondamentale nel Vero cammino Spirituale, perché solo attraverso il Discernimento si può acquisire la Consapevolezza profonda dell’essenza delle cose, delle Miserie Umane. Forse questa è l’unica strada, perché è attraverso la Sofferenza e il Dolore che noi umani siamo costretti a cercare una strada per uscire da essi. Siamo costretti a porci delle domande, sul perché viviamo una vita così pesante e a volte quasi distruttiva negli eventi e nelle emozioni che ci cavalcano l’animo.

L’oscurità ci spinge verso la Luce e non può essere altrimenti, visto che è questa la sua funzione. Se gli eventi che portano sofferenza e dolore vengono visti da un punto di vista spirituale e non umano, comprendiamo che ogni protagonista degli eventi gioca un ruolo fondamentale per farci comprendere ciò che di umano ha necessità di essere visto e compreso: quali siano le dinamiche che ancora ci intrappolano, quali siano le nostre credenze, quale sia la misura del nostro ego e quale ancora sia il giudizio verso gli altri e noi stessi. In poche parole: quanto ancora siamo separati dall'amore di Dio.

 
 
 

LA CRISI IRREVERSIBILE E DEFINITIVA DEGLI USA… NIENTE SARÀ PIÙ COME PRIMA!

Post n°1860 pubblicato il 22 Giugno 2024 da scricciolo68lbr

 

Con un deficit di 1,5 miliardi di dollari, un debito complessivo di 35 miliardi di dollari e 1 miliardo di dollari di interessi da pagare entro quest’anno, se il dollaro americano non fosse la principale valuta di riserva globale e se si presentasse un vero rivale, l’intero sistema finanziario americano crollerebbe. A lanciare l’allarme è l’autorevole rivista The National Interest,secondo cui il blocco dei Paesi Brics – Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica – sta “gradualmente emergendo come un’importante alleanza commerciale economica e finanziaria, che sfida l’ordine economico globale dominato dagli Stati Uniti”. La superpotenza americana, infatti, è riuscita a mantenere l’egemonia grazie al “ruolo centrale nel commercio internazionale” e alla supremazie del dollaro in qualità di principale valuta di riserva del mondo. Ora, tuttavia, la crescita dei Brics è percepita come una minaccia da Washington, una sfida aggravata dall’esplosione del debito. Ne abbiamo parlato con Giacomo Gabellini, saggista, analista geopolitico e autore del libro Dedollarizzazione. Il declino della supremazia monetaria americana edito da Diarkos. 

 

Gabellini, il debito pubblico americano ha raggiunto nuovi record. Come fanno gli Stati Uniti a sostenere questa situazione?

“Giocando sulla centralità del dollaro nel sistema internazionale. La valuta statunitense è infatti quella in cui vengono espressi larga parte degli scambi commerciali transfrontalieri, la moneta che domina il mercato delle materie prime a livello mondiale e la divisa di riferimento del mercato obbligazionario Usa, percepito generalmente come il più liquido e affidabile del mondo. Da quando, nel 1971, il presidente Nixon ripudiò unilateralmente gli accordi di Bretton Woods eliminando l’ancoraggio all’oro, il dollaro si è trasformato in una moneta fiat garantita de facto dalla potenza militare statunitense. Gli Usa si sono così posti nelle condizioni di approvvigionarsi di beni, servizi, materie prime, ecc. dal resto del mondo in cambio di valuta che non richiede alcuno sforzo per essere emessa”.

A che punto è il processo di dedollarizzazione, tema del tuo ultimo libro?
“A tutt’oggi, quasi il 50 per cento del commercio internazionale è fatturato in dollari; circa la metà dei prestiti transfrontalieri e dei titoli di debito in circolazione sono denominati in dollari; gli scambi di valute sui mercati dei cambi coinvolgono il dollaro nella misura del 90% rispetto all’ammontare complessivo delle transazioni; il 33% del Pil mondiale è costituito da Paesi dotati di valute ancorate al dollaro o oscillanti rispetto al dollaro entro intervalli predefiniti; il dollaro è la valuta domestica di sette Paesi diversi dagli Stati Uniti. Ciononostante, il declino della centralità del dollaro è un fatto conclamato, che si manifesta sotto forma di adozione di circuiti alternativi a quelli che garantiscono la circolazione della valuta Usa, di incremento della quota di commercio internazionale coperta da valute alternative al dollaro, di accumulo incessante di oro da parte delle Banche centrali straniere che manifestano allo stesso tempo una minor propensione ad investire in titoli di Stato statunitensi”.

E questo cosa comporta?

“Il processo di diversificazione delle valute di livello internazionale richiederà comunque decenni, in quanto il declino di una valuta di riserva tende storicamente a scandirsi secondo tempi molto più lunghi rispetto a quelli che caratterizzano il deterioramento degli altri indicatori di forza di un Paese. Come osserva Ray Dalio, le valute di riserva tendono a sopravvivere a lungo dopo che i loro fondamentali cessano di giustificare il loro primato, perché si radicano profondamente nelle attività internazionali e quindi c’è una forte pressione a mantenerle. Poi crollano all’improvviso quando diventa chiaro che i fondamentali che stanno alla base della valuta rendono poco conveniente detenere debito espresso in quella valuta. Il crollo è rapido perché il tasso di declino della valuta è superiore al tasso d’interesse versato ai detentori del debito; le perdite nette inducono alla vendita, che causa altre perdite, con la spirale che si autorinforza”.

Che ruolo svolgono i conflitti e il complesso industrial-militare americano nel dominio del dollaro su scala globale?

“Gli Stati Uniti manifestano una dipendenza strutturale e sempre più marcata dalla centralità internazionale del dollaro e dagli investimenti dall’estero. In tali condizioni, è sufficiente un semplice rallentamento del flusso di capitali in entrata per affossare i listini azionari e minacciare la stabilità del sistema bancario. Non stupisce pertanto che il malumore internazionale suscitato dalla progressiva contrazione dei dividendi garantiti dall’adesione al sistema a guida Usa abbia indotto Washington ad avvalersi di mezzi coercitivi per estorcere il “tributo imperiale”, in un crescendo di interventi militari, sanzioni, guerre valutarie e minacce di vario genere. Se osservate soltanto alla luce dei loro effetti pratici, le stesse campagne afghana e irachena possono essere indubbiamente catalogate come espressioni del cosiddetto “micromilitarismo teatrale”, rivolto a dimostrare la necessità della presenza dell’America nel mondo schiacciando lentamente avversari insignificanti. Una linea operativa perfettamente funzionale al conseguimento di specifici obiettivi tattici”.

A cosa si riferisce, nello specifico?

“Più in particolare, il bombardamento della Jugoslavia scatenato nel 1999 culminò con la svalutazione dell’euro del 30% rispetto al dollaro, dopo che la moneta unica europea aveva sottratto al “biglietto verde” il 20% delle transazioni sui mercati internazionali. L’aggressione all’Afghanistan interruppe il deflusso di capitali dagli Usa (circa 300 miliardi di dollari) innescato dagli attacchi terroristici; l’esplosione dei primi missili su Kabul provocò un rialzo dell’indice Dow Jones pari a oltre 600 punti nell’arco di un giorno. Alla fine del 2001, circa 400 miliardi di dollari erano stati rimpatriati negli Stati Uniti. Nel 2003, lo scatenamento della guerra contro l’Iraq, resosi responsabile della conversione del fondo Oil for food da dollari a euro, provocò un vertiginoso aumento del prezzo del petrolio (da 38 a 149 dollari per barile) a cui corrispose un proporzionale incremento della domanda internazionale di dollari, paragonabile per entità a quello verificatosi negli anni Settanta, sull’onda della Guerra dello Yom Kippur. L’attacco alla Libia del 2011 culminò con l’eliminazione del progetto elaborato da Muhammar Gheddafi mirante alla creazione di una moneta pan-africana ancorata all’oro (il “dinaro d’oro”), concepita per sottrarre spazio sia al dollaro che al franco Cfa, oltre che con la messa fuori mercato di un agguerritissimo concorrente per i produttori statunitensi di idrocarburi non convenzionali.

Il caso paradigmatico rimane comunque quello relativo alla guerra del Kosovo del 1999: allora, i settantadue giorni di bombardamento ininterrotto della Jugoslavia a opera della coalizione euro-statunitense produssero il triplice risultato di distruggere un Paese collocato nel cuore dell’Europa, provocare una svalutazione del 30% dell’euro rispetto al dollaro (di cui era l’unico concorrente credibile) e di alterare il clima degli investimenti nel contesto europeo, canalizzando circa 500 dei 700 miliardi di “capitale mobile” che vagavano senza una meta precisa all’interno del Vecchio continente verso gli Stati Uniti. Una volta constatato con estremo disappunto che i restanti 200 miliardi avevano preso la via di Hong Kong per penetrare nella Repubblica popolare cinese, cinque missili di precisione teleguidati colpirono l’ambasciata cinese a Belgrado. Un “errore” decisamente provvidenziale, visto che nell’arco di una settimana più di 200 miliardi di dollari fuoriuscirono dalla piazza di Hong Kong per approdare in territorio statunitense”.

I Brics stanno davvero emergendo come alternativa al dollaro?

“Attraverso la combinazione tra deindustrializzazione, dissesto dei conti con l’estero, esplosione del debito pubblico, incremento vertiginoso del deficit federale e “militarizzazione” del dollaro, gli Stati Uniti hanno contribuito non poco a indurre il resto del mondo a moltiplicare gli sforzi per la creazione di sistemi alternativi a quelli egemonizzati da Washington. I Brics sono chiaramente alla testa del processo, con misure quali quella finalizzata allo sviluppo di un sistema unico di pagamenti transnazionale (Brics Pay) che consenta l’impiego delle rispettive monete nazionali come base diretta di scambio per i pagamenti esterni. Interconnettendo i sistemi di pagamento nazionali (Elo brasiliano, Mir russo, RuPay indiano e Union Pay cinese; il Sud Africa non possiede ancora una propria infrastruttura), Brics Pay si candida a soppiantare gradualmente i circuiti Visa e Mastercard nel quadrante asiatico (dove Union Pay ha superato Visa già dal 2015, in termini di operazioni complessive, e dove WeChat Pay ed Ali Pay registrano una forte crescita) ridimensionando drasticamente il potere di ricatto di Washington, anche perché contempla l’apertura di linee di swap ad opera delle Banche centrali dei Brics presso gli istituti partner che consentono di evitare l’intermediazione del dollaro e quindi il transito attraverso il sistema bancario statunitense”.

In questo scenario che ruolo svolge la Cina?

“La Cina svolge naturalmente il ruolo di locomotiva: forte di uno strutturale surplus delle partite correnti, l’ex Celeste Impero si trova nelle condizioni idonee per sostenere il progetto, patrocinato dall’economista russo Sergeij Glazyev, che comporta il definitivo spostamento dell’asse degli investimenti dai Treasury Bond Usa alle materie prime. Il drenaggio di plusvalore da Stati Uniti ed Unione Europea che ne scaturirebbe, comparabile sotto alcuni aspetti a quello verificatosi sulla scia della crisi energetica del 1973 (che però colpì molto più duramente l’Europa degli Usa, dove l’emorragia di capitali fu ampiamente tamponata dal rientro massiccio dei petrodollari), andrebbe a consolidare la posizione finanziaria dei Paesi fornitori, incoraggiandoli ad aderire al nascente blocco valutario caratterizzato dall’ancoraggio generalizzato delle monete nazionali alle materie prime fondamentali”.

FONTE:

https://it.insideover.com/economia/gabellini-il-declino-degli-usa-comincia-con-il-declino-del-dollaro-ecco-come.html

 
 
 

L’UNIONE EUROPEA MI HA FRACASSATO GLI ZIBIDEI… CONDIVIDETE QUESTA SENSAZIONE?

Post n°1859 pubblicato il 22 Giugno 2024 da scricciolo68lbr
 
Tag: #europa, #UE

L'Unione Europea sta divenendo agli occhi dei cittadini europei sempre più come qualcosa di irritante, di insopportabile, di inutile, di ostacolo alla libera crescita degli individui.

Evkdentemente i dati sull'astensionismo, debitamente tenuti sotto controllo con qualche magheggio elettorale, non ne ho le prove, ma ne sono certo, è jna sensazione forte, non è stato adeguatamente recepito da quei tirannosauri di Bruxelles, sempre più distaccati dalla vita reale delle persone.

GLI ODIOSISSIMI TAPPI CHE NON SI STACCANO PIÙ DALLE BOTTIGLIE VI STANNO SULLE PALLE? SIII?

PRENDETEVELA CON L’EUROPA – LA MISURA DIVENTERÀ EFFETTIVA SOLO A PARTIRE DAL 2024, MA GIÀ MOLTISSIME AZIENDE SI SONO ADEGUATE: LA TESI DELL’UE È CHE, SE IL TAPPO NON SI STACCA, È PIÙ DIFFICILE PERDERLO. MA È MOLTO PIÙ FACILE PERDERE LA PAZIENZA - LA MOSSA, SECONDO LE STIME, CONSENTIRÀ UNA RIDUZIONE DEL 10% DEI RIFIUTI DI PLASTICA SUI LIDI EUROPAI…

 

Intanto io riduco gli acquisti di bibite preconfezionate, l'acqua vado a prenderla alla fonte, con le mie bottiglie e le aziende che obbediscono ciecamente a queste direttive comunitarie IDIOTE, se la prendono "in der posto", per dirla alla Funari. Se tutti facessero come me, i burocrati di Bruxelles comincerebbero a cercarsi un lavoro vero, non quello di mantenuti di lusso per rompere le palle al prossimo! Ops... ho detto rompere... scusate...

Fa un caldo boia. Le scie formano un reticolato nei cieli italiani e per tre giorni il sole è oscurato (come vokeva Bill Gates?).Prendi una bibita o una bottiglia d'acqua dal frigo, giri il tappo di plastica della bottiglietta e ti accorgi subito che qualcosa non quadra. Non si stacca. Armeggi un po’, ma è attaccato che manco il mastice sui tubolari della bicicletta del nonno. Pensi: «Pazienza», sei assetato. […] Ma il naso cozza inevitabilmente sul tappo, devi storcere la bocca, rischi di rovesciarti liquido appiccicoso addosso.

 

tappi bottiglie che non si staccano 8

Oramai non c'è scampo... ricordo gli ultimi mesi del 2023, quando la novità si affacciò sul mercato, che ogni vokta che rimanevi impantanato col tappo incollato, quasi quasi pensavo di gettare dalla finestra la bottiglia e cedere alla salutare acqua del rubinetto, almeno lì, di archibugi a (finta) corona, di plastica, usa e getta che non sono più nemmeno usa e getta, non ne è rimasto neanche il nome. È che ce lo chiede l’Europa... già... che rottura di palle questa Europa... Ops... ho detto rottura... scusate...

In effetti, l’Europa ha iniziato a chiederlo già nei mesi terminali del 2023, la misura adesso è diventata effettiva a partire dal 2024, quindi ormai tutte le aziende hanno adeguato la produzione e decovuto ossequiosamente mettendosi a novanta gradi, usare solo i tappi “tethered”.

Che sono quelli, appunto, che non si staccano, restano incollati alla bottiglia di gazzosa o di limonata o di tè verde o di quel che è.

 

[…] Se il tappo non si stappa (o meglio, se non si stacca), è la tesi dell’Ue, è più difficile perderlo. […] La direttiva con cui è stato introdotto il metodo “tethered” è la numero 904 del 2019 il che significa che le autorità comunitarie ci hanno pensato da tempo, già prima della psico-info-pandemenza.

Tutte le bottiglie in Pet, in polietilene terefrtalato, con una capacità massima fino ai tre litri, saranno in questo modo equipaggiate […]  semplice affrancatura dei tappi, infatti, si trascinerà dietro una riduzione (stimata, per il momento) del 10% dei rifiuti di plastica sui lidi del Vecchio continente. Non è una bazzecola, il 10%.

 

Specie se comparata con un recente studio del Wwf, l’organizzazione internazionale per la difesa dell’ambiente, che sostiene la quadruplicazione della plastica negli oceani entro il 2050. Il 2050, in termini di ere, è domani. […] (Tra parentesi: per restare nel mare nostrum, cioè nel Mediterraneo, l’Italia è tra i Paesi che inquinano maggiormente). 

Però quando le mascherine hanno inquinato il mondo intero, lì andava bene, nessuno in Europa si è lamentato... sciacalli peori squallidi che altro non sono... ma vabbè, ho sempre pensato che chi fa il politico, è uno che nella vita non sa fare nulla, ma peoprio nulla, se non rompere al prossimo, quindi ha bisogno di succhiare il sangue delle persone, andando a scaldare una inutile poltrona di pseudo comando, che gli conferisce l'illusione di essere utile nel mondo... quando si dice che le illusioni aiutano a vivere...

 
 
 

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dille piano...
tante volte rimangono
fanno male anche se dette per rabbia
si ricordano
In qualche modo restano.
Le parole, quante volte rimangono
le parole feriscono
le parole ti cambiano
le parole confortano.
Le parole fanno danni invisibili
sono note che aiutano
e che la notte confortano.
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