IO NON DIMENTICO!.
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ANNI E ANNI DI DEPISTAGGI. NESSUNO SA ANCORA CERTEZZA COSA SIA ACCADUTO QUEL LONTANO 22 Di GIUGNO DI QUARANTUNO ANNI FA.
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Era il 22 giugno 1983 a Roma quando avvenne: Emanuela Orlandi, cittadina vaticana figlia di un messo vaticano, dell'età di 15 anni, sparì nel nulla, mentre rientrava a casa dopo la lezione di musica a cui aveva partecipato. La temperatura è mite. Emanuela ha da poco terminato il secondo liceo scientifico. È stata rimandata in due materie, latino e francese. Poco male, riparerà a settembre. Però il suo vero talento, la sua grande passione è la musica. Studia pianoforte, solfeggio, canto corale e, soprattutto, flauto traverso in una scuola in piazza Sant’Apollinare. Il mercoledì la lezione dura dalle quattro alle sette. Al termine, esce insieme a due amiche. Si recano insieme alla fermata dell’autobus. Emanuela non sale sul mezzo per tornare a casa. È troppo affollato, perciò si congeda dalle compagne e dice loro che attenderà il successivo.
È questo il suo «attimo zero». Nessuno la rivedrà mai più. Quel momento diventa il punto di partenza e d’arrivo di ogni indagine. Ogni indizio, ogni pista, ogni testimonianza riporta gli investigatori a quel punto. È uno strano gioco in cui le pedine sono costrette sempre a ripartire dal via. Nei casi di scomparsa, gli inquirenti si comportano come gli scienziati che cercano di scoprire cosa sia avvenuto un istante prima del Big Bang. Sant’Apollinare e la fermata dell’autobus di corso Rinascimento sono a pochi passi da Palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica. L’Italia sta allora uscendo dagli «anni di piombo»: si può immaginare come Roma sia ancora presidiata dalle forze dell’ordine, specie nei pressi di un luogo istituzionale di alto valore simbolico. Eppure chi ha agito, non si è lasciato intimorire dalla massiccia presenza di forze dell'ordine.
22 giugno 2024: 41 anni, di piste e depistaggi che coinvolsero Stato Vaticano, lo Stato Italiano, il terrorismo internazionale, i servizi segreti di diversi Stati, la Banda della Magliana, un possibile serial killer, un presunto "scandalo sessuale legato alla pedofilia".
Da allora la ragazza non riapparve più.
Emanuela è prigioniera di quella foto, con una fascia che le cinge la fronte e i lunghi capelli neri. La sua breve esistenza è riassunta in una didascalia. Alta un metro e sessanta. Pantaloni jeans, camicia bianca, scarpe da ginnastica. E un appello che nasconde una supplica: «Non si hanno più notizie dalle ore 19 di mercoledì 22 giugno, chi avesse utili informazioni è pregato di telefonare al numero 69.84.982». Senza lo 06 di Roma perché nel 1983, per chi chiamava dalla città, non era ancora necessario.
Dopo 33 anni, quel numero non è più in funzione. Nessuno può più chiamare per fornire «utili informazioni». Eppure dall’altro capo del filo la speranza non si è esaurita. C’è una cospicua parte d’Italia, fra cui i familiari superstiti della ragazzina, che ancora aspetta di conoscere la verità, per quanto terribile possa essere dopo tutto questo tempo. Qualcuno, forse, nell’ombra sperava che il mondo si dimenticasse di Emanuela. Che il suo sorriso malinconico svanisse nelle nebbie del passato. Come mai, però, il mistero è sopravvissuto così a lungo nell’immaginario collettivo?
Circa un mese prima scomparve un'altra ragazza, coetanea, destinata a restare indelebile anche lei nella storia dei misteri italiani, Mirella Gregori. D'altronde risulterebbero, ad oggi, almeno 8 le ragazze scomparse che abitavano a pochi km dal vaticano.
Una storia sorprendente per i risvolti che nei 40 anni trascorsi, ha mostrato, per gli intrighi intrecciati.
I quattro fratelli: Natalina, Pietro, Federica e Maria Cristina non hanno mai smesso di cercarla. Come dar loro torto.
Le piste e depistaggi sono tanti e complessi in questa vicenda ingarbugliata:
- telefonate anonime;
- la segnalazione di un ragazzo con una telefonata a casa Orlandi. Un certo Pierluigi. Dichiara di aver incontrato a Campo dei Fiori due ragazze che vendevano cosmetici. Una diceva di chiamarsi Barbara (la presunta Emanuela) e aveva con sé un flauto. All’invito a suonarlo, si sarebbe rifiutata perché avrebbe dovuto indossare degli occhiali da vista con i quali, però, non si piaceva. La telefonata contiene alcune piccole verità, come il flauto, o il fatto che Emanuela non volesse portare gli occhiali nonostante i problemi di vista. Ma le informazioni sono abilmente confuse in un racconto inverosimile.
- Ai limiti dell’assurdo è anche la chiamata di un secondo telefonista, tale Mario. Sostiene di avere incontrato anche lui la coppia di ragazzine che vendevano cosmetici a poca distanza dalla fermata dell’autobus su cui Emanuela non era mai salita. Aggiunge che una di loro si chiamava Barbarella e assomigliava all’adolescente scomparsa. Però poi cade in contraddizione e, di sottofondo alla sua ultima chiamata, si distingue chiaramente la voce di un secondo uomo – un suggeritore. Anni dopo è stato appurato che Mario era un componente della banda della Magliana. Ma perché il gruppo criminale più potente e sanguinario di Roma avrebbe dovuto essere coinvolto nella scomparsa di una quindicenne?
- l'ingerenza dei servizi segreti Sisde;
- La pista del terrorismo internazionale e il collegamento con l'attentato a Giovanni Paolo II e Alì Adga;
- per non parlare dell'Americano che telefona a casa Orlandi e alla sala stampa vaticana. Chiama in causa Mehmet Ali Ağca, i Lupi Grigi;
- il mistero della audiocassetta, gli inquirenti rassicurano la famiglia Orlandi dicendo che la voce nel nastro è stata estrapolata da un film pornografico. Tuttavia, l'ex agente della DIGOS Antonio Asciore, che aveva trovato e ascoltato per primo la cassetta, dichiara che il nastro consegnato alla famiglia Orlandi e poi pubblicato ai media non è quello originale da lui ascoltato;
- vengono tirati in ballo Stasi e KGB nella versione personale di Ali Ağca: «Emanuela è viva e ritornerà presto a casa». Secondo l'ex Lupo grigio, la ragazza «ora vive reclusa in un convento in Francia o in Svizzera. Tornerà a casa»;
Una delle piste più interessanti include la pista della Banda della Magliana, in particolare Enrico De Pedis che avrebbe rapito Emanuela, la vicenda porterà, anni dopo, alla scoperta della tomba del Boss testaccino nella Chiesa di Sant'Apollinare, attaccata alla scuola di musica dove frequentata dalla ragazza. Oggi la tomba è a Prima Porta. Una versione corroborata da Sabrina Minardi, all'epoca amante del De Pedis e avrebbe visto nascondere Emanuela prima a casa sua a Tor Vaianica e poi a Roma. Testimonianza resa inattendibile per il numero di ritrattazioni e per l'abuso in quel periodo di droga, come lei stessa ammette più volte.
Il giornalista, deceduto alcuni mesi fa, Andrea Purgatori, che seguì il caso sin dall'inizio, nel recente documentario Vatican Girl ritiene attendibile che la scomparsa di Orlandi possa essere legata ai soldi della mafia e della Banda stessa, trasferiti allo IOR. Il movente sarebbe stato il ricatto economico, la restituzione di una grossa somma.
Altra tesi sconvolgente sarebbe quella di Padre Amorth, anche lui deceduto, che indicava la pista della pedofilia in Vaticano, dove era entrato il Maligno, secondo le competenze dell'esorcista.
L'ipotesi del serial killer poi è anche stata seguita. Tra le altre ragazze uccise da questo presunto assassino seriale ci sarebbero anche gli altri noti casi di Katy Skerl e Simonetta Cesaroni. La Orlandi e la Gregori, tuttavia, sarebbero le uniche due vittime di cui il serial killer non avrebbe fatto ritrovare il corpo.
I Vatileaks e la pista di Londra - Il presunto «Rapporto Emanuela Orlandi»
Nel 2012 ci fu una fuga di documenti riservati del Vaticano, evento passato alla storia come lo scandalo Vatileaks. I documenti erano stati trafugati da Paolo Gabriele, all'epoca maggiordomo di papa Benedetto XVI, il quale li aveva consegnati al giornalista Gianluigi Nuzzi, poi pubblicati nel suo libro Sua Santità. Le carte segrete di Benedetto XVI. Successivamente Gabriele disse a Pietro Orlandi di aver visto un dossier intitolato "Rapporto Emanuela Orlandi" sulla scrivania di monsignor Georg Gänswein, allora segretario di Benedetto XVI, ma di non essere riuscito a fotocopiarlo assieme agli altri documenti.
Pista di Londra. Nel settembre 2017 il giornalista Emiliano Fittipaldi, pubblica Gli impostori. Inchiesta sul potere e riporta il Resoconto sommario delle spese sostenute dallo stato Città del Vaticano per le attività relative alla cittadina Emanuela Orlandi, che dimostrerebbe che la ragazza era in vita e che sarebbe stata mantenuta per diversi anni a Londra a spese del Vaticano, il documento dattiloscritto sarebbe stato rubato nella notte tra il 29 e il 30 marzo 2014, senza alcuna infrazione e a colpo sicuro ed elenca le spese che sarebbero state sostenute tra il gennaio 1983 (sei mesi prima della scomparsa) e il luglio 1997 dalla Città del Vaticano per gestire la vicenda Orlandi per una somma totale di 483 milioni di lire.
Tra le spese elencate nel resoconto ci sono spese volte al depistaggio delle indagini, è menzionata una "Fonte Investigativa presso Atelier di moda Sorelle Fontana L.450.00" (sic per la cifra), rette di vitto e alloggio presso l'ostello delle studentesse dei padri scalabriniani al 176 di Clapham Road (nel documento erroneamente indicata come Chapman Road) a Londra (8 milioni tra il 1983 e il 1985), spostamenti e spese mediche della ragazza (come i 3 milioni per saldare le spese del ricovero presso la clinica St. Mary di Londra con visite ginecologiche). L'ultima nota dell'elenco, datata luglio 1997, reca la scritta «attività generale e trasferimento presso Città del Vaticano con relativo disbrigo pratiche finali L.21.000.000», lasciando intendere una eventuale morte di Emanuela e relativo trasferimento della salma in Vaticano.
L'autenticità di questo documento è stata più volte messa in discussione.
Tra le piste seguite c'è la quella di Bolzano, dove una signora che vede Emanuela vicino casa poi viene minacciata.
Si prova anche con la pista delle tombe del Cimitero Teutonico in Vaticano ma anche lì il corpo di Emanuela non risulta.
L'apertura delle inchieste del 2023
Il 9 gennaio 2023, per volere di papa Francesco e la gendarmeria aprono ufficialmente per la prima volta le indagini a distanza di quasi quarant'anni dalla scomparsa di Emanuela.
A fine marzo, il Parlamento italiano inizia un processo per l'istituzione di una commissione parlamentare bicamerale d'inchiesta sulla sparizione di Emanuela Orlandi e anche di Mirella Gregori. La proposta della Commissione è approvata subito all'unanimità alla Camera dei deputati ma incontra alcune difficoltà in Senato, soprattutto dopo che il promotore di giustizia vaticana aveva definito un'eventuale commissione un'"intromissione perniciosa" nelle indagini vaticane. La Commissione è stata poi approvata anche in Senato il 9 novembre dello stesso anno.
Nella notte tra il 5 e il 6 luglio vengono squarciati gli pneumatici all’auto di Pietro Orlandi, a pochi passi dalla sua abitazione in Borgo Pio
Inviato da: scricciolo68lbr
il 04/03/2024 alle 15:11
Inviato da: perla88s
il 04/03/2024 alle 14:40
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il 04/03/2024 alle 14:14
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il 19/12/2023 alle 15:46