Creato da scricciolo68lbr il 17/02/2007

Pensieri e parole...

Riflessioni, emozioni, musica, idee e sogni di un internauta alle prese con la vita... Porto con me sempre il mio quaderno degli appunti, mi fermo, scrivo, riprendo il cammino... verso la Luce

 

Messaggi del 12/11/2022

PAYPAL STABILISCE LA POSSIBILITÀ DI CENSURARE LA DISINFORMAZIONE FATTA ATTRAVERSO L’USO DELLA SUA PIATTAFORMA!

Post n°1371 pubblicato il 12 Novembre 2022 da scricciolo68lbr
 

SI, AVETE COMPRESO BENE! PAYPAL POTRÀ APPLICARE LA CENSURA AI PROPRI CLIENTI E A COLORO CHE USUFRUISCINK DEI PROPRI SERVIZI!

Paypal del resto, è stata accusata di censura da molto tempo ormai e di scegliere da che parte stare in base alle valutazioni soggettive dell'azienda e, naturalmente, agli ordini statali. Alla fine di luglio del 2021, Paypal ha rivelato di aver collaborato con l'organizzazione no profit Anti-Defamation League (ADL) e lo ha affermato, di aver programmato di studiare le transazioni finanziarie che hanno finanziato l'estremismo e i gruppi antigovernativi.

Esattamente come da mesi sta facendo Facebook, dal quale mi sono già prontamente cancellato da mesi, ormai, anche l’azienda statunitense della California PAYPAL sanzionerà fino a 2500 euro gli utenti che diffondono disinformazione. Disinformazione non sulla base di trasgressione di norme degli Stati o internazionali, ma semplicemente per aver violato principi da lei ritenuti fonte di disinformazione. È gravissima questa presa di posizione!

La società di pagamenti ha aggiornato alcune norme che sono entrate in vigore il 3 novembre scorso.

Sarà vietato diffondere disinformazione, odio e discriminazione dagli utenti che usano i servizi di PayPal!

La società in particolare amplierà, a partire dal 3 novembre 2022, l'attuale elenco di "attività vietate" andando a comprendere "l'invio o la pubblicazione di messaggi, contenuti e materiali" che "pomuovono disinformazione o presentano un rischio per la sicurezza o il benessere dell'utente".

Viene vietata anche "la promozione di odio, violenza, razzismo o altre forme di intolleranza discriminatoria". PayPal prevede, per la violazione di queste norme, sanzioni fino a 2500 dollari che saranno "addebitati direttamente sul conto PayPal" dell'utente.

In generale, quindi, PayPal si riserva il diritto di “sanzionare”, e anche di chiudere account, di coloro i quali fanno uso dei servizi di PayPal per “finanziare” attività che siano direttamente o indirettamente collegate ad azioni di diffusione di contenuti di disinformazione, discriminatori o promuovere sentimenti d'odio e violenza. 

Gli esponenti di alcuni gruppi a difesa della libertà di espressione hanno sollevato preoccupazione verso le nuove norme stabilite da PayPal, parlando apertamente di minaccia alla libertà di parola e censura.

Nel 2010, Paypal e una serie di altri giganti finanziari hanno impedito a Wikileaks dall'ottenere donazioni, e ha spinto Julian Assange e il non profit verso bitcoin. Nel 2019, Paypal ha provveduto a chiudere i legami alle prostitute che sfruttavano il portale web per adulti Pornhub, e all'epoca 100,000 artisti adulti sono rimasti bloccati. Nel 2020, i commercianti di Paypal che vendevano prodotti associati ai microanimali a otto zampe chiamati tardigradi o "maialini di muschio" hanno avuto problemi con la società di pagamento perché il nome tardigrado era usato anche da un trafficante d'armi balcanico.

La società ha provveduto immediatamente a chiudere la falla delle polemiche innestate dal proprio comunicato di aggiornamento, adducendo sia stato un errore e che le parole siano state mal interpretate e comunque usate, nel suo stesso comunicato, adoperate in maniera non idonea. È incredibile, per cui non si può credere alla replica di PayPal che siano fatte affermazioni simili e pubblicati aggiornamenti, senza avere preventivamente consultato il proprio team di esperti avvocati e esperti in materie legali. 

Per cui non c’e da credere alla parole usate da PayPal nella propria replica, anzi sensibilizzare i propri governi affinché vigilino sull’operato di questa società che agendo quasi in maniera di monopolio, sta effettuando, nel,a pratica, un VERO E PROPRIO ABUSO.

L’inghilterra ha già detto che provvederà in tal senso, approntando una legge che possa impedire a PayPal di limitare la libertà degli inglesi che si servono della piattaforma di scambio di denaro e pagamento!

E l’Italia?

 
 
 

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA È UN INDIVIDUO DISTRATTO?

Post n°1370 pubblicato il 12 Novembre 2022 da scricciolo68lbr

Qualcuno si dovrebbe far carico di ricordare quale sia il suo ruolo e le sue prerogative al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Abbiamo ascoltato le sue parole nell’uktima tappa della visita di Stato del Presidente nei Paesi Bassi, durante il suo discorso all'House of Government a trent'anni dalla firma dello storico Trattato europeo. "Il Trattato di Maastricht è stato un salto di qualità coraggioso per l'Europa, - ha esordito Mattarella - fra tutti i temi ricordo il concetto di cittadinanza europea". Il presidente ha tenuto il suo discorso all'House of Government definendo il trattato Trattato un salto di qualità coraggioso e “una pietra miliare per unione politica” voluta da “leader idealisti e realisti con una visione sul futuro”.

Il Presidente della Repubblica tuttavia, dimentico del proprio ruolo, dovrebbe astenersi dal dettare linee politiche, come anche l'agenda dei fatti. L’art. 87 della Costituzione Repubblicana così recita: “Il Presidente della Repubblica è il capo dello Stato e rappresenta l'unità nazionale. Può inviare messaggi alle Camere”. Ciò significa che egli rappresenta e quindi impegna lo Stato, come soggetto unitario, nei rapporti internazionali. Significa ancora che egli, nell’esercizio dei suoi poteri, deve svolgere una funzione di garanzia costituzionale, cioè di preservazione di quel patto fondamentale – la Costituzione – che unisce i cittadini fra loro ed è condizione di quella unità dell’intera nazione che egli rappresenta. 

All’art. si legge 91: “Il Presidente della Repubblica, prima di assumere le sue funzioni, presta giuramento di fedeltà alla Repubblica e di osservanza della Costituzione dinanzi al Parlamento in seduta comune”. 

Non vi sono "fatti" esterni che s'impongono sull'agenda politica, ovvero sulla volontà popolare degli italiani. Sono solo i cittadini italiani stessi a determinare, attraverso la via democratica (le elezioni), quale sia l'orientamento politico e il comune destino verso cui indirizzare il Paese. La "sovranità appartiene al popolo, che la esercita nella forme e nei limiti della Costituzione", ed è di questa sovranità, di questa “volontà popolare” che il Presidente della Repubblica dovrebbe essere “difensore” e “garante”, non certo dell'"agenda dei fatti" imposti dall'alto, da un'élite europea e finanziaria.

 
 
 

ELEZIONI DI MIDTERM 2022: A CHE PUNTO SIAMO!

Post n°1369 pubblicato il 12 Novembre 2022 da scricciolo68lbr

Era stato annunciato come uno tsunami, poi declassato a “onda rossa” (come il colore dei Repubblicani). Alla fine il meteo politico delle elezioni di midterm ha prodotto un “mare poco mosso” che probabilmente non cambierà di molto le carte in tavola nella politica americana. Certo, la maggioranza alla Camera è passata nelle mani del GOP (Grand Old Party, come viene chiamato negli Stati Uniti il Partito Repubblicano), tuttavia non con le proporzioni pronosticate alla vigilia. E al Senato si balla ancora sul filo del rasoio (lo spoglio è ancora in corso in Arizona e in Nevada, decisivo sarà il ballottaggio in Georgia, il prossimo 6 dicembre). In sintesi: sembra che i Democratici abbiano resistito. Per Joe Biden si tratterebbe di una “non sconfitta” che con qualche eccesso di ottimismo si potrebbe anche leggere come una vittoria: storicamente, alle elezioni di medio termine, il partito del presidente in carica perde dai 25 ai 30 seggi alla Camera (dovrebbe averne persi 7 o 8, lo spoglio è ancora in corso) e una manciata di seggi al Senato (dove ne ha addirittura guadagnato uno). Il che potrebbe addirittura tramutarsi in un lasciapassare per una sua nuova candidatura nel 2024. Invece per Donald Trump, in caso di mancata conquista del Senato, sarebbe una sconfitta, lui che aveva caricato la tornata elettorale come un’anteprima del suo prepotente ritorno sulla scena, lui che alla vigilia aveva auspicato un “umiliante rimprovero per i Democratici”, sperando in risultati ben più ampi (aveva perfino organizzato una festa nella sua residenza di Mar-a-Lago, a Palm Beach) che lo avrebbero legittimato come asse portante del progetto repubblicano per il 2024: non è andata così.

Sconfitto il “vetriolo” di Trump

Trump, di fatto, non ha più il partito in mano. La vittoria netta del suo competitor interno, l’italoamericano Ron DeSantis, riconfermato governatore della Florida, complica e molto i piani dell’ex presidente. Perché la sfida per la candidatura del 2024 sarà con ogni probabilità tra loro due: e DeSantis, 44 anni, definito dal Financial Times “Trump with brains” (il Trump con il cervello) parte tutt’altro che sconfitto. Talmente infastidito, Trump, da lanciare velate minacce preventive contro il suo potenziale competitor: «Se dovesse correre (per le presidenziali repubblicane) potrebbe farsi male, molto male. E su di lui potrei rivelarecose poco lusinghiere». La repubblicana Liz Cheney ha definito i risultati «una chiara vittoria per il “Team Normal” e un rifiuto della tossicità, dell’odio, del vetriolo e di Donald Trump. Noi crediamo nella democrazia. Crediamo nel difendere la Costituzione e la Repubblica». «In termini personali - spiega il Financial Times- il matchup sarebbe una gara tra diametralmente opposti. Uno, Trump, è un Giove caotico governato dall’istinto e dall’intuizione, mentre l’altro, DeSantis, è un avvocato disciplinato che setaccia risme di dati e statistiche prima di fare un freddo calcolo. Uno è coccolato da un entourage e da ricchezze ereditate, l’altro solitario e autocostruito. Uno è un donnaiolo, l’altro un padre di famiglia». Oggi i sondaggi quotano Trump, ma due anni sono un’eternità: le cose potrebbero cambiare.

Stati Uniti spaccati a metà

L’elezione di midterm si è giocata su alcuni punti chiave molto ben definiti, a partire dall’inflazione indiscutibilmente alta, attorno all l’8%, che ha portato rincari, oltre a gas e benzina, sia nel settore alimentare sia in quello immobiliare. Un argomento immediatamente cavalcato, senza troppe cortesie, dai Repubblicani, che hanno denunciato come sprechi le “spese incontrollate” della Casa Bianca per le iniziative sul clima (350 milioni di dollari stanziati), per i sussidi a favore dei più fragili e vulnerabili e per garantire assistenza nei casi di Covid (circa duemila miliardi di dollari), oltre ai 280 miliardi investiti nella ricerca. «A ogni americano deve essere posta questa domanda: “Potresti permetterti di rinunciare a un mese del tuo stipendio?” Il novantacinque per cento degli americani dirà di no. Ma questo è ciò che i Democratici ti hanno tolto. Perché un mese del tuo stipendio è l’8,3% del tuo anno complessivo». Ma altri due temi hanno condizionato il voto. Il primo è l’abortosulla scia della clamorosa e controversa decisione della Corte Suprema, lo scorso giugno (5 voti a favore, 4 contrari), che ha definito il diritto all’aborto “non più protetto dalla Costituzione degli Stati Uniti”. E dunque non più un diritto federale, con la questione che è passata sotto la competenza dei singoli governatori. I Democratici hanno denunciato il proposito dei Repubblicani di limitare le scelte delle donne. In cinque stati si sono tenuti referendum: California, Michigan, Vermont, Kentucky e Montana. Ed è stato un plebiscito: un sonoro no alle limitazioni al diritto all’aborto.

E poi c’è il vero tema centrale di questa tornata elettorale: la questione della difesa della democrazia in sé, del rispetto delle regole democratiche, al punto che gli stessi esponenti del Partito Democratico americano avevano denunciato la massiccia presenza di estremisti tra i candidati repubblicani (definiti “semifascisti”), soprattutto tra gli estimatori di Donald Trump, i cosiddetti “MAGA Republicans” (dall’acronimo di Make America Great Again, slogan trumpiano del 2016). Lo stesso Biden, sul punto, aveva affondato il colpo, forte anche dello sdegno e delle polemiche seguite all’assalto a Capitol Hill, sede del Campidoglio, del 6 gennaio 2021, un attacco senza precedenti alle istituzioni americane, sulla scia delle elezioni perse da Trump. E sono centinaia i candidati a cariche pubbliche del GOP che, ancora oggi, non ammettono la legittimità del voto del 2020. «Donald Trump e MAGA Republicans rappresentano un estremismo che minaccia le fondamenta stesse della nostra repubblica. Se dovessero prendere il controllo del Congresso, l’uguaglianza e la democrazia sarebbero sotto attacco», aveva dichiarato Biden.

Un’ondata antidemocratica senza precedenti

Difficile dar torto a Biden, o derubricare le sue insinuazioni come calunnie, o come eccessi verbali dovuti all’enfasi della campagna elettorale. L’avvento di Donald Trump, che ha immediatamente trovato un sostanzioso seguito, ha portato all’interno del Partito Repubblicano e degli stessi Stati Uniti un’ondata antidemocratica senza precedenti. Scriveva pochi giorni fa il magazine The Atlantic, in un reportage dai toni allarmati e allarmanti: «Se i Repubblicani vinceranno il controllo di una o entrambe le camere del Congresso, probabilmente inizieranno un progetto che potrebbe rimodellare il panorama politico e legale della nazione: imponendo agli stati blu (Democratici) il ritiro dei diritti civili e delle libertà che è rapidamente avanzato attraverso gli stati rossi (Repubblicani) dal 2021. Negli ultimi due anni, i 23 stati in cui i Repubblicani detengono il controllo unificato del governatorato e della legislatura statale hanno approvato l’ondata di legislazione socialmente conservatrice più aggressiva dei tempi moderni. Gli stati controllati dal GOP hanno approvato leggi che vietano o limitano l’accesso all’aborto, riducendo i diritti LGBTQ, rimuovendo i requisiti di licenza e formazione per il porto di armi da fuoco, censurando il modo in cui gli insegnanti delle scuole pubbliche (e in alcuni casi professori universitari e anche datori di lavoro privati) possono parlare di razza, genere e orientamento sessuale». La scorsa settimana, nel presentare le elezioni, Emily Tamkin scriveva sulla rivista britannica New Statesman: «Un tempo la negazione elettorale di Donald Trump era un'aberrazione. Ora è una diffusa strategia repubblicana. E quindi se dovessero vincere i Repubblicani, la domanda non è solo se accetteranno i risultati delle future elezioni. È se gli Stati Uniti continueranno a tenere elezioni, ovvero elezioni legittime, che sono un processo democratico più grande di un semplice testa a testa tra due partiti».

Questo vuol dire che la sfida elettorale americana (ieri di midterm, nel 2024 per il controllo della Casa Bianca) si sta trasformando in qualcosa di profondamente diverso rispetto al passato, che va ben oltre gli equilibri, e le alternanze, tra le due grandi “famiglie politiche” degli Stati Uniti. E che, nel caso di una nuova affermazione di Trump e dei suoi accoliti, potrebbe determinare nuovi e imprevedibili riposizionamenti anche sul fronte dei rapporti internazionali: basti pensare alla Cina, alla Russia, alla posizione sull’Ucraina e più in generale con l’Unione Europea, fino ai rapporti con i principali paesi sudamericani (dal recente caso del Brasile al Cile, dal Perù alla Colombia), dove negli ultimi anni le forze di sinistra hanno dato vita a una nuova “pink tide”, una “marea rosa”, che sembra quasi suonare come una presa di distanza dell’intera regione alle politiche della destra americana (con lo stesso Trump che, appena nel 2019, riesumava la “dottrina Monroe” del 1823, secondo la quale gli Stati Uniti rivendicavano una “supremazia” sull’America Latina, con la pretesa di intervenire in qualsiasi nazione a sud dei suoi confini). Insomma, molto del futuro si giocherà non tanto nello scontro tra Democratici e Repubblicani, quanto nel presumibile, probabile, testa a testa in casa repubblicana tra Donald Trump e Ron DeSantis, tra chi non si fa scrupoli di abbracciare l’estremismo bianco, stracciando perfino le basilari regole di buona condotta (ha appena definito la Presidente della Camera Nancy Pelosi “un animale” per averlo messo due volte sotto impeachment) e chi, sempre fieramente da destra, con tutti i capisaldi culturali della destra (sì alle armi, no ai diritti degli omosessuali, no all’aborto dopo le 15 settimane) si propone come un esempio di serietà e di scrupolosa affidabilità.

Quanto al rispetto delle regole democratiche, è ormai evidente che Trump, se avesse via libera, potrebbe ribaltare il tavolo. Su DeSantis è presto per pronunciarsi, per capire se davvero ha in mente un partito liberal-conservatore che contempli la tutela dei processi democratici, in grado di garantire elezioni libere, senza inquinamenti. Che poi sono i principi di base delle democrazie. Mancano ancora due anni alla sfida per la Casa Bianca: nel frattempo i Democratici farebbero bene a non adagiarsi troppo sugli allori (che non ci sono: il voto di midterm certifica comunque un ridimensionamento, anche mantenendo la parità in Senato) e soprattutto a fare chiarezza sul futuro. E sono in molti a chiedere di individuare una nuova figura che possa competere per la presidenza con maggiore solidità, e possibilità di rielezione, di Joe Biden.

 

FONTE:

https://ilbolive.unipd.it/it/news/elezioni-midterm-usa-repubblicani-guadagnano

 
 
 

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si ricordano
In qualche modo restano.
Le parole, quante volte rimangono
le parole feriscono
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le parole confortano.
Le parole fanno danni invisibili
sono note che aiutano
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                                  i
 
 

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