Creato da scricciolo68lbr il 17/02/2007

Pensieri e parole...

Riflessioni, emozioni, musica, idee e sogni di un internauta alle prese con la vita... Porto con me sempre il mio quaderno degli appunti, mi fermo, scrivo, riprendo il cammino... verso la Luce

 

Messaggi di Dicembre 2022

LE CASE FARMACEUTICHE HANNO BISOGNO DI DENARO: SI ORGANIZZA UNA NUOVA PANDEMIA...

Post n°1424 pubblicato il 31 Dicembre 2022 da scricciolo68lbr

Le élite globaliste (Deep State americano, il WEF di Davos, La Bill & Melinda Gates foundation, George Soros, i Rothschild, i Rockefeller, Blackrock e chi più ne ha, più ne metta...) intendono distruggere l’ultimo baluardo alla loro agenda 2030: la Russia! Così si sono inventati il conflitto con l’Ucraina, provocando la Russia e circondandola di basi NATO, costruendo laboratori biopatogeni in Ucraina, spingendo Putin e i russi sino alla esasperazione, costringendoli a reagire. Hanno compiuto ogni azione ed ogni sforzo possibile per isolare il gigante russo dal resto del mondo. E sino ad un certo punto le cose sembravano funzionare. Ma ora è entrato inscena il Dragone, la Cina. Già, proprio il gigante d’Oriente, sino a ieri osannato dal Deep State americano come modello, nonostante sapessero tutti da quale regime comunista integralista e dittatoriale è governato. Eppure adesso che la Cina strizza l’occhio alla Russia, nessuno vede più di buon occhio il Paese dagli occhi a mandorla. Che strano eh... prima modello, poi Paese da demonizzare. Eh già... non avete letto le prime pagine pagine dei giornalacci nostrani (Repubblica, il Corriere del Siero, La Stampa, Il Sole 24 Ore) come stanno dando addosso alla Cina, dopo le voci di nuovi focolai Covid? Così le notizie e i dati cominciano ad essere nuovamente confusi, Bassetti fornisce in TV dati sui contagi presi da una chat giapponese, e i vari Crisanti, Remuzzi, Bassetti, Pregliasco iniziano (erano in crisi di astinenza) a chiedere nuovamente misure restrittive è nuova campagna vaccinale. Si vede che le case farmaceutiche stanno spingendo nuovamente, visto che in molti declinano la terza dose ormai, mentre la quarta è stata appannaggio solo del 10 per cento degli italiani. Vedete come il potere del danaro smuove l’economia e le opinioni delle persone, virostar in testa?

Mentre un nuovo studio pubblicato su Science immunology dimostra che, a partire dalla terza dose di Pfizer (e in seguito all’infezione naturale, ma comunque in modo più sensibile se si è stati sottoposti al booster a RNA messaggero), si verifica un cambiamento nel tipo di anticorpi prodotti dai vaccinati. Un meccanismo che potrebbe essere collegato a una compromissione della capacità di eliminare il Sars-cov2 dall’organismo. Ergo, una maggiore durata della malattia e, plausibilmente, a una ridotta efficacia nel prevenire l’infezjone. L’importanza della scoperta è accresciuta dalla rinvigorita psicosi per la variante cinese - di cui, beninteso, ancora non si trova traccia. Il caos in cui starebbe piombando il Dragone, in effetti, non è stato cavalcato soltanto per celebrare il ruolo salvifico dei vaccini occidentali. Qualcuno ne sta approfittando per rilanciare lo spot della quarta dose.

E l’OMS che parla, diffondendo un video su Twitter, dei pochi non vaccinati come di terroristi e pericoli della società?

Questo dovrebbe farvi riflettere, sulla bontà dei loro consigli, sulle politiche adottate dai governi Conte, I e II, dal Governo Draghi.

 

 

Meditate dunque gente... meditate...

 
 
 

UNA GRANDIOSA NOTIZIA DA FESTEGGIARE!

Post n°1423 pubblicato il 31 Dicembre 2022 da scricciolo68lbr
 

Borse, calo storico per Wall Street nel 2022. Big tech: 3mila miliardi in fumoColpiti anche i patrimoni dei paperoni della Silicon Valley: in un anno Bezos ha perso 84,1 miliardi, Bill Gates invece 28,7.

 

Wall Street chiude l'anno con il maggior calo dal 2008

Primato negativo per Wall Street: nel 2022 i listini statunitensi hanno segnato il maggior calo dal 2008, anno della grande crisi finanziaria. Quest'anno a far calare le quotazioni delle borse è stata la Fed con la sua politica monetaria molto aggressiva di rialzo del costo del denaro, l'inflazione alle stelle, la guerra scatenata dalla Russia nei confronti dall'Ucraina e le rinnovate preoccupazioni per i casi di Covid in Cina.

 

I tre principali indici di Wall Street hanno registrato il loro primo anno in calo dal 2018 quando si concludeva l'era di politica monetaria espansiva della Fed. Gli aumenti dei tassi della Fed hanno aumentato i rendimenti dei Treasury statunitensi e reso le azioni meno attraenti. 

Quanti miliardi in fumo per le Big Tech e i paperoni della Silicon Valley

L'anno è stato nero soprattutto per le Big Tech. Come scrive il Corriere della Sera, secondo i calcoli dell’Economist, "i cinque giganti della tecnologia Apple, Alphabet, Meta, Microsoft e Amazon hanno perso circa tre mila miliardi di dollari di valore di mercato. Nel 2020 le principali aziende della Silicon Valley crescevano costantemente con l’aumentare del flusso web causato dalle restrizioni".

"Non solo i ricavi di molte di queste società tecnologiche sono saliti alle stelle, ma anche il loro numero di dipendenti che, con il crollo dei profitti, si sono poi trasformati in esuberi tradotti in annunci di tagli del personale", spiega il Corriere della Sera. "Sono più di 150.000 i posti di lavoro tagliati nel 2022 nelle aziende tecnologiche di tutto il mondo".

Perdite anche individuali per i leader del settore. "L’ondata di perdite travolge anche tutti i maggiori paperoni tech della Silicon Valley che, insieme, hanno visto andare in fumo 433 miliardi di dollari, più del doppio del Pil della Grecia. Il fondatore di Amazon Jeff Bezos ha perso 84,1 miliardi mentre, secondo quanto riportato dal Washington Post, la situazione non migliora neanche per Zuckerberg che ha accumulato 80,7 miliardi di perdite. I due fondatori di Google, Larry Page e Sergey Brin, hanno invece visto prendere fuoco nel complesso quasi 88 miliardi di dollari. Bill Gates invece si è impoverito di 28,7 miliardi e la sua fortuna è pari ora a 109 miliardi", conclude il Corriere della Sera.

 
 
 

BASSETTI: DATI SCIENTIFICI, NON C’È PROBLEMA LI HO PRESI DA UNA CHAT!

Post n°1422 pubblicato il 29 Dicembre 2022 da scricciolo68lbr

Fino a qualche mese fa le polemiche erano all’ordine del giorno, sulla pro=eminenza dei dati sui contagi, sui positivi asintomatici, sulle morti da Covid e per Covid. E ciascun giornalista o invitato nei talk show, era attaccato dai virus star o dai conduttori, se le fonti non erano di loro gradimento. Poi si è scoperto che l’ISS ha commesso degli errori sui vari conteggi riguardanti i morti per Covid.

Adesso Bassetti ne tira fuori un’altra delle sue. Snocciola dati sul nuovo focolaio cinese di Covid e dice di avere preso i dati... da una chat! E QUESTA È LA SCIENZA DI BASSETTI?

 

Coronavirus, Matteo Bassetti svela i dati su morti e contagi in CinaIl virologo: "350 milioni di cinesi negli ultimi 20 giorni hanno avuto il Covid. I numeri parlano anche di 10mila morti al giorno".Coronavirus, Matteo Bassetti svela i dati su morti e contagi in Cina nel programma "Controcorrente".

Si continua a parlare di Covid, e del nuovo, ennesimo allarme per il dilagare dei contagi in Cina: e se ne è parlato anche nel corso della puntata di "Controcorrente" in onda ieri, 28 dicembre, su Rete4. Durante il collegamento video, Matteo Bassetti, direttore del reparto di Malattie Infettive dell'ospedale San Martino di Genova, ha svelato i veri numeri del Covid in Cina: "Siamo davanti a una situazione di fronte alla quale non avremmo voluto trovarci. 350 milioni di cinesi negli ultimi 20 giorni hanno avuto il Covid. Purtroppo i ho numeri che provengono da ALCUNE CHAT GIAPPONESI E COREANE (no dico da alcune chat ndr) e che parlano anche di 10mila morti al giorno. Un virus che circola liberamente in un Paese poco vaccinato o vaccinato con un vaccino che non funziona vuol dire avere tante persone con il virus”.

 

 
 
 

FORMULA 3 - DIES IRAE

Post n°1421 pubblicato il 29 Dicembre 2022 da scricciolo68lbr

 

Febbraio 1970: top ten della rivista "Giovani". Tra i vari Morandi, Modugno, Ranieri e Sinatra, fa capolino il 45 giri di un anomalo terzetto di musicisti, già noti per essere stati il gruppo di accompagnamento di Lucio Battisti nel 1969.

Il disco, celebre anche per essere stato il primo 45 giri di un gruppo edito dalla "Numero Uno" (la casa discografica dello stesso Battisti) ha per titolo "Questo folle sentimento".
Il gruppo si chiama "Formula 3", loro sono: Alberto Radius, Tony Cicco e Gabriele Lorenzi.

Radius è già un rinomato chitarrista. Nativo di Roma, inizia la sua carriera (settemila lire al mese) con l'orchestra di Mario Perrone per poi unirsi ai napoletani Campanino (successivamente Big Ben). Appena maggiorenne poi, si ritrova a Milano a militare nei Simon and the Pennies. Questi ultimi però, chiudono brutalmente la carriera a Torino quando durante il concerto di capodanno, il cantante Simondeclama ubriaco una serie di insulti all'Italia di fronte al questore locale.

Rimasto disoccupato, Radius però non demorde e si ricorda dell'invito del vecchio amico Franz di Cioccio ritrovandosi prima nei Quelli e successivamente nella PFM in sostituzione del coscritto Mussida, venendo sbattuto via malamente al suo ritorno.

Infine, grazie all'impresario Franco Mamone e allo sponsor Amati (proprietario del club L'Altro Mondo di Rimini) che mette a disposizione due mesi di vitto, alloggio e impiantistica, assembla la Formula 3 con l'ex "Samurai" Gabriele Lorenzi che conosceva già ai tempi dei night clubs e il fratello del suo amico napoletano Ciro Cicco, Tony, un giovanissimo e biondissimo batterista prodigio, il cui talento lo porta nei primi anni '60 ad esibirsi nelle balere di mezza Europa.

Lorenzi, dal canto suo si distingue invece come ottimo tastierista rock-blues e che all'occorrenza si cimenta anche al basso.

I Formula 3, quando apparvero sulle scene, nel lontano 1969, destarono non poco interesse. L’Italia, era ancora un Paese abituato alle soavi melodie di Mina (solamente per citarne una) o alla musica leggera - che più leggera non si può - della banda dei “sanremesi”, che tra un ti amo e una melense melodia, si trascinavano oramai da tempo, sul Palco dell’Ariston. Forse per molti era già stata una vera rivoluzione Lucio Battisti.

Era tuttavia un periodo di grande cambiamento, di grande entusiasmo, e fortunatamente i talenti non mancavano. Qualcosa si avvertiva nell’aria. Molto prima dell'esplosione dei gruppi progressive nostrani, si stavano già muovendo dietro le quinte, tutta una serie di gruppi che rappresenteranno il traino per tutti coloro verranno dopo. Così accadeva che Battisti fosse il pianeta attorno al quale gravitavano, di volta in volta, i Dik Diki Giganti, i New Trolls, i CamaleontiRiki Maiocchi e molti altri. 

Rivoluzione, si diceva. I tempi erano maturi e non era troppo presto per pensare come Gabriele, Tony e Alberto. Di sicuro, qualcosa di nuovo, loro, l'avevano: erano solo in tre, per l’epoca un gruppo un po’ risicato, si, tanto più che mancava il bassista, ma loro pungevano musicalmente come fossero stati molti di più.

Alberto Radius aveva suonato con Battisti (ecco, di nuovo lui...), Gabriele Lorenzi aveva collaborato con i Camaleonti e poco più, Tony Cicco era un perfetto sconosciuto. Le svisate di Gabriele e la violenza di Tony erano inconcepibili (ed incontenibili) in Italia per quei tempi, e la chitarra di Radius era l'asse portante su cui poggiavano tutti i loro brani. 

Così, per il singolo di lancio, scelsero un pezzo di Battisti, “Questo Folle Sentimento”. In fondo, si dissero, loro avevano qualcosa in più rispetto gli altri e non c'era la necessità di scrivere canzoni, almeno non subito. E quel "qualcosa in più" in effetti, c'era: un'attitudine spiccata per l’hard rock, appena mitigata dalle melodie di stampo battistiano, arricchita dalla crescente onda progressive, che scelsero di cavalcare.

E così, dopo pochi mesi dall'ultima affermazione a 45 giri, fa capolino sugli scaffali il loro primo album l'album "Dies Irae" con tanto di splendida copertina in puro stile psichedelico e 37 minuti di musica intensissima.

 

Cosa significa Dies Irae? Dies irae è fra le maggiori liriche religiose del Medioevo - lat. dies irae è propr. “il giorno dell’ira” - per estensione, il giorno del giudizio universale. È una delle 5 sequenze del Messale di Pio V, usata durante la messa di rito romano per i defunti. È opera italiana del sec. XII-XIII, sorta, sembra, in ambiente francescano. Se ne considerò autore Tommaso da Celano, ma è certamente a lui anteriore. Nella prima parte l'inno esprime in modo drammatico e apocalittico il terrore dinanzi all'ultimo giudizio; nella seconda eleva un appello appassionato alla misericordia di Dio. La sequenza è scomparsa dal nuovo Messale di Paolo VI


Torniamo all’album: otto brani che non solo consolidano il definitivo spartiacque tra "vecchio e nuovo", ma che ribadiscono quanto fosse praticabile l'evoluzione del post-beat in un linguaggio "underground", moderno ed autoctono.

Alla fine, quando fu l'ora di riversare quell'inaudita energia su vinile, le canzoni erano pronte: quattro brani di Battisti, uno persino dei fratelli Bennato - che proprio allora cominciavano a muovere i primi passi - e altre due cover. Loro ci misero del proprio, e la novità fu subito chiara, quando uscì l'album.

L'LP si apre con il brano omonimo: sette minuti e mezzo "presi a prestito" da un vecchio 45 dei "Samurai" di Lorenzi ("Dies Irae", appunto), ed è' subito un terremoto timbrico con tanto di chitarre in larsen, percussioni pesantissime, tastiere barocche e cori tenebrosi.

Il tutto a far intendere che, anche se la Formula 3 veniva considerato un gruppo commerciale (per non dire fascista),i tre musicisti dimostravano di avere le idee ben chiare su come si sarebbe evoluto il rock negli anni a venire. 

Per capire di cosa sto parlando, basta ascoltare la title track: echi dei King Crimson di "Larks' Tongues in Aspic" (che sarà pubblicato tre anni dopo), bordate chitarristiche che si intrecciano alle atmosfere tetre imbastite dall'Hammond di Lorenzi, e Tony Cicco, il più indiavolato di tutti, che lo sarà per tutto il disco.

In un colpo vengono rivisitati e rivoltati con sfacciataggine i cavalli affermati “Non è Francesca”, “Questo Folle Sentimento” e “Sole Giallo Sole Nero”, quest'ultimo con una lunga coda strumentale nel finale. I classici del cantante capellone che ormai tutta la nazione ammira, non ci sono più, stravolti come lo erano stati, dalla foga di tre ragazzi che guardavano al suono duro d'oltremanica come ad un modello da seguire, quando non lo facevano per cantare un facile riempitivo come Walk Away Renee.

Il finale di "Dies Irae", brano che apre l’album, asciutto, corposo e pesante traccerà anche la strada per quello che sarà il capolavoro prog della Formula, "Sognando e risognando" (1972).

Il resto dell'album, composto principalmente da cover riarrangiate in chiave hard, ci fornisce ulteriori dimostrazioni di capacità creativa (vedi la stralunata versione di "Non è Francesca" di Battisti, l'assolo di batteria in "Sole giallo, Sole Nero" ecc.) mettendo di volta in volta in luce le indiscutibili e poliedriche capacità esecutive dei singoli musicisti che, tra l'altro, ebbero mano libera nella realizzazione degli arrangiamenti. 

Realizzato praticamente in presa diretta, "Dies Irae" ha stabilito a suo modo un "punto di non ritorno" della musica Italiana riuscendo a mutuarne perfettamente la tradizione melodica con le nuove pulsioni pop-rock pre-progressive. 

Comunque capeggia in tutto il disco, un'atmosfera specialeuna strana miscela di hard progressive mista a canzonetta italiana. Era appena l'inizio, il primo capitolo per un gruppo che si perse presto per strada, e che diede, forse, molto meno di quanto avrebbe potuto.

Loro, mai aderenti alle avanguardie politiche e conseguentemente snobbati dalla parte più trasgressiva dell'audience, ebbero comunque un preciso ruolo "a se stante" e seppero portarlo avanti più che dignitosamente, fino allo scioglimento (1973). 

Un album da suonare "a tutto volume", come caldamente consigliato sulla label del 45 giri "Se non è amore, cos'è?".

 

 

 
 
 

CINA: DISASTRO MONDIALE!

Post n°1420 pubblicato il 29 Dicembre 2022 da scricciolo68lbr

Covid, il disastro mondiale della Cina e del regime comunistaIn Cina lockdown inutili, vaccini fasulli e morti ammazzati: tutto questo non è servito a sconfiggere il virus come in Occidente.Covid, Cina responsabile della crisi sanitaria-economica mondiale

Partiamo da una notizia bomba ma purtroppo attesa: a Malpensa sono risultati positivi nei primi due voli dalla Cina il 46% dei passeggeri rientranti in Italia. Una percentuale discreta, 

L’ulteriore “prova provata” del fallimento del comunismo è infatti quella della gestione del Covid. Nel 2020 la Cina, non paga di aver mal gestito il laboratorio di Wuhan, è stato il focolaio di diffusione del virus che avrebbe provocato una crisi sanitaria. Il condizionale è d’obbligo, per ora. La storiella infatti dell’origine casuale nel mercato del pesce a Wuhan non solo non convince più nessuno, ma sa anche di ennesima beffa. Infatti il mercato è a 800 metri dal più grande “centro mondiale di sperimentazione virale” in cui si stavano e si stanno compiendo esperimenti di migrazione dei virus dei pipistrelli all’uomo. Il Gain Function oramai è storia comune. Si studiavano armi biologiche e magari si stavano anche selezionando tipologie atte ad infettare determinati tipi di DNA, magari quelli Occidentali.

La complicità della dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) gestita pessimamente dal suo direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha fatto il resto.

Eppure i due leader che hanno quasi contribuito a collassare il mondo, sono ancora al loro posto: il comunista cinese Xi Jinping e Ghebreyesus, come “premio” per il disastro combinato, sono stati infatti rieletti. La Cina ha una responsabilità gravissima per tutti i morti e per il disagio provocato al mondo, ma nessuno l’ha attaccata perché i leader mondiali ne hanno paura per motivi “economici”.

Solo l’ex Presidente Usa Donald Trump ebbe il coraggio di attaccarla direttamente e di chiedere esplicitamente del denaro per rimborsare il mondo intero. Solo lo stato del Missouri, tramite il suo procuratore generale Eric Schmitt, ha intentato una causa federale dichiarando che "il virus ha scatenato una crisi sanitaria come risultato diretto delle azioni intraprese dal regime del presidente cinese Xi Jinping”. E poi ancora:

"Durante le settimane decisive dell'epidemia iniziale, le autorità cinesi hanno ingannato l'opinione pubblica, occultato le informazioni cruciali, arrestato gli informatori anonimi, negato la trasmissione da uomo a uomo di fronte a prove crescenti, distrutto la ricerca medica critica, permesso a milioni di persone di essere esposte al virus e persino accumulato dispositivi di protezione individuale, causando così una pandemia globale che non era necessaria ed era prevenibile".

Per questo motivo lo stato del Missouri chiede un risarcimento: "per l'enorme perdita di vite umane, sofferenza umana e tumulti economici vissuti da tutti gli abitanti del Missouri dalla pandemia di Covid-19 che ha sconvolto il mondo intero". Azione meritoria, ma isolata negli stessi States.

Ma la Cina non solo è stata la responsabile della pandemia ma ha gestito in maniera disastrosa l’intera vicenda. Dapprima ha dato alla sua popolazione un vaccino assolutamente farlocco poi li ha chiusi nelle case per mesi e mesi, arrivando addirittura a sparare su chi usciva. Successivamente, quando tutto il mondo apriva poiché il virus mostrava tendenze a divenire endemico loro hanno continuato la pazzesca politica dello “zero contagi” pensando che potessero tenere chiusi ermeticamente più di un miliardo di persone.

Questo ha prodotto, di nuovo, un grossissimo problema per il mondo e come al solito l’OMS il cui direttore Ghebreyesus è sostenuto direttamente dalla Cina, è stata compiacente. Ora i comunisti cinesi si sono accorti di avere fatto una sonora cappellata con la chiusura totale e hanno invertito la rotta: “Contrordine compagni!”: si apre tutto. Risultato: centinaia di milioni di casi di Covid e ospedali collassati.

Ma quello che è più pericoloso per l’Occidente e per il resto del mondo è che i cinesi si stanno comportando piuttosto male nella gestione della crisi sanitaria attuale. Staremo a vedere!

 
 
 

BIG TECH: LA PACCHIA È FINITA!

Post n°1419 pubblicato il 29 Dicembre 2022 da scricciolo68lbr
 

Google pronta a licenziare i dipendenti: finisce la favola del gigante buonoAnche Big G pronta a correre ai ripari dopo il calo dell'utile del 27%Google pronta a licenziare

Per ora è solo una voce, riportata dal New York Times. Ma, a quanto si apprende, Google, o meglio Alphabet - cioè la holding che detiene le azioni del gigante di Mountain View - sarebbe pronta a ridurre la forza lavoro. Attualmente si tratta di 174.014, alla fine del secondo trimestre2022, in aumento del 20,8% rispetto all'anno precedente. Ma il calo del fatturato del 27%, ovvero a 13,9 miliardi, preoccupa Sundar Pichai, il ceo di Google che è al timone dell'azienda da tempo. I due fondatori, Sergej Brin e Larry Page, hanno perso in un anno quasi 80 miliardi di dollari della loro fortuna personale, e l'intero comparto tech è in crisi. Google sembrava immune alle difficoltà che affliggono la Silicon Valley e il mondo tech ma, evidentemente, non si fanno prigionieri. Così, la favola del gigante buono, con l'algoritmo intelligente capace di predire gusti e preferenze degli utenti, rallenta un po'. Non ha ancora i piedi d'argilla, quello no. Ma forse deve iniziare a riflettere sul mondo che sarà. 


 
 
 

NON ESISTE NESSUNA EMERGENZA CLIMATICA!

Post n°1418 pubblicato il 27 Dicembre 2022 da scricciolo68lbr
 

1.200 scienziati e professionisti dichiarano: "Non c'è nessuna emergenza climatica"

Chris Morrison

 

La finzione politica secondo cui gli esseri umani causano la maggior parte o la totalità dei cambiamenti climatici e la pretesa che la scienza alla base di questa nozione sia "consolidata", ha ricevuto un duro colpo dalla pubblicazione di una "Dichiarazione Mondiale sul Clima (WCD)" firmata da oltre 1.100 scienziati e professionisti. Secondo gli autori, provenienti da tutto il mondo e guidati dal premio Nobel per la fisica norvegese Ivar Giaever, non esiste alcuna emergenza climatica. La scienza del clima sarebbe degenerata in una discussione basata su convinzioni e non su una solida scienza autocritica.

 

La portata dell'opposizione alla moderna scienza climatica "consolidata" è notevole, considerando quanto sia difficile nel mondo accademico ottenere sovvenzioni per qualsiasi ricerca sul clima che si discosti dall'ortodossia politica. (Un altro autore principale della dichiarazione, il professor Richard Lindzen, ha definito "assurda" l'attuale narrativa sul clima, ma ha riconosciuto che trilioni di dollari e l'incessante propaganda di accademici dipendenti dalle sovvenzioni e di giornalisti guidati dall'agenda dicono attualmente che non è assurda.

 

Particolare ira nel WCD è riservata ai modelli climatici. Credere nel risultato di un modello climatico significa credere a ciò che i creatori del modello hanno inserito. I modelli climatici sono ormai al centro della discussione odierna sul clima e gli scienziati vedono in questo un problema. "Dovremmo liberarci dall'ingenua fiducia nei modelli climatici immaturi", afferma il WCD. "In futuro, la ricerca sul clima dovrà dare molta più importanza alla scienza empirica".

 

Da quando si è usciti dalla "Piccola era glaciale", intorno al 1850, il mondo si è riscaldato molto meno di quanto previsto dall'IPCC sulla base delle influenze antropiche. "Il divario tra il mondo reale e quello modellato ci dice che siamo ben lontani dal comprendere il cambiamento climatico", osserva il WCD.

 

La Dichiarazione è un evento di enorme importanza, anche se verrà ignorata dai media tradizionali. Ma non è la prima volta che illustri scienziati chiedono maggiore realismo nella scienza del clima. In Italia, lo scopritore dell'antimateria nucleare, il professore emerito Antonino Zichichi, ha recentemente guidato 48 professori di scienze locali nell'affermare che la responsabilità dell'uomo nel cambiamento climatico è "ingiustificatamente esagerata e le previsioni catastrofiche non sono realistiche". Secondo il loro parere scientifico, "la variazione naturale spiega una parte sostanziale del riscaldamento globale osservato dal 1850". Il professor Zichichi ha firmato la WCD.

 

La Dichiarazione osserva che il clima della Terra è variato da quando esiste il pianeta, con periodi di freddo e di caldo naturali. "Non è una sorpresa che stiamo vivendo un periodo di riscaldamento", prosegue. I modelli climatici hanno molte lacune, si legge, "e non sono neanche lontanamente plausibili come strumenti di politica globale". Essi gonfiano l'effetto dei gas serra, come l'anidride carbonica, ma ignorano qualsiasi effetto benefico. "La CO2 non è un inquinante", si legge. "È essenziale per tutta la vita sulla Terra. La fotosintesi è una benedizione. Una maggiore quantità di CO2 è benefica per la natura, in quanto rende più verde la Terra; l'aumento di CO2 nell'aria ha favorito la crescita della biomassa vegetale globale. È un bene anche per l'agricoltura, in quanto aumenta la resa delle colture in tutto il mondo".

 

Inoltre, gli scienziati dichiarano che non vi è alcuna prova statistica che il riscaldamento globale stia intensificando uragani, inondazioni, siccità e disastri naturali simili, o che li renda più frequenti. "Non c'è alcuna emergenza climatica", prosegue la Dichiarazione. "Ci opponiamo fermamente alla dannosa e irrealistica politica di zero CO2 proposta per il 2050", si legge, aggiungendo che l'obiettivo della politica globale dovrebbe essere la "prosperità per tutti", fornendo energia affidabile e accessibile in ogni momento. "In una società prospera, uomini e donne sono ben istruiti, i tassi di natalità sono bassi e le persone si preoccupano dell'ambiente", conclude il documento.

 

Il WCD è l'ultimo segnale del fatto che la fantasia "consolidata" che circonda la scienza del cambiamento climatico sta rapidamente crollando. L'anno scorso Steven Koonin, sottosegretario alla Scienza nell'amministrazione Obama, ha pubblicato un libro intitolato Unsettled in cui osservava che "la scienza è insufficiente per fare proiezioni utili su come il clima cambierà nei prossimi decenni, tanto meno su quali saranno le nostre azioni". Ha anche osservato che promulgare rigidamente l'idea che il cambiamento climatico sia assodato svilisce e raffredda l'impresa scientifica, "ritardando il suo progresso in queste importanti questioni". Nel 2020, l'attivista ecologista di lunga data Michael Shellenberger ha scritto un libro intitolato Apocalypse Never, in cui affermava di ritenere che la conversazione sul cambiamento climatico e sull'ambiente negli ultimi anni fosse "andata fuori controllo". Gran parte di ciò che viene detto alla gente sull'ambiente, compreso il clima, è sbagliato, ha scritto.

 

Naturalmente, gli estremisti verdi del mondo accademico, della politica e del giornalismo continueranno a sostenere il comando e il controllo che desiderano attraverso una politica Net Zero. Alla fine, la loro visione distorta dell'ambiente.

 

Link articolo originale:

https://dailysceptic.org/2022/08/18/1200-scientists-and-professionals-declare-there-is-no-climate-emergency/

 

 

 
 
 

QUANTO RUMORE PER NULLA...

Post n°1417 pubblicato il 26 Dicembre 2022 da scricciolo68lbr

Strombazzato ai 4 venti come una “svolta storica”, che “apre la strada all’energia pulita del futuro”, questo annuncio ha riempito le prime pagine del mondo intero, solo per scomparire interamente dai media il giorno seguente.

L’intera faccenda aveva il sapore di un annuncio fatto quasi per andare a coprire una casella – quella dell’energia pulita – prima che magari arrivasse qualcun altro a fare la stessa cosa. Se infatti guardiamo meglio nei dettagli, scopriamo diverse cose interessanti.

Innanzitutto, l’affermazione che “è stata rilasciata più energia di quanta ne abbiamo immessa” è vera da un punto di vista strettamente tecnico, ma è falsa dal punto di vista della realtà più complessa: è vero – come spiega in questo video il fisico nucleare Simone Baroni – che 2 Megajoules di energia immessa hanno liberato 3,15 Megajoules di energia utilizzabile, ma si omette di dire che per immettere l’energia iniziale i 192 laser del laboratorio di Livermore hanno consumato 300 Megajoules di energia complessiva, prodotta esternamente.

Siamo quindi ben lontani anche solo dall’intravvedere un sistema di produzione di energia autosostenibile, come invece era sembrato dai titoloni altisonanti dei giornali.

Inoltre, è vero che l’energia scaturita dall’esperimento si può considerare “pulita” (nel senso che genera praticamente zero scorie), ma resta da “pulire” l’energia complessiva che è stata utilizzata per fare l’esperimento (i famosi 300 Megajoules).

Un po’ come per le auto elettriche: è vero che quando circolano non inquinano, ma da qualche altra parte, nel mondo, l’energia per caricare le batterie è stata prodotta con metodi convenzionali, e quindi inquinanti.

Bisogna infine ricordare che la fusione nucleare del recente esperimento è una cosa ben diversa dalla famosa “fusione fredda” inizialmente proposta da Fleishmann e Pons, nel lontano 1989. La fusione nucleare infatti viene definita “calda”, proprio perchè utilizza grandi quantità di energia iniziale, mentre quella “fredda” tende ad utilizzare una semplice reazione chimica fra diversi elementi.

E noi sappiano anche che la ricerca sulla fusione fredda non si è mai fermata: il metodo ha solo cambiato nome, diventando LENR (Low Energy Nuclear Reactions), ma la strada è stata tutt’altro che abbandonata. La stessa NASA annunciò, nel 2012, il successo di un esperimento in tal senso. (Questo il video che pubblicammo all’epoca):

 

A questo punto viene legittimo il dubbio: non sarà che l’annuncio roboante della scorsa settimana è stato fatto proprio per togliere attenzione – e quindi finanziamenti miliardari – da un eventuale progresso della fusione fredda vera e propria?

(*) Riferimenti: https://www.llnl.gov/news/national-ignition-facility-achieves-fusion-ignition

Articolo di Massimo Mazzucco

Fonte: https://www.luogocomune.net/23-energia-e-ambiente/6139-fusione-nucleare-tanto-rumore-per-nulla

 
 
 

LE FESTE CHE NON VOGLIAMO FESTEGGIARE...

Post n°1416 pubblicato il 26 Dicembre 2022 da scricciolo68lbr

Le festività di Natale e Capodanno sono quasi sempre rappresentate, almeno nella nostra cultura, come un momento di felicità e gioia. Ma per alcune persone possono rappresentare un periodo di tristezza, solitudine, ansia e riflessioni dolorose. Anche chi solitamente ama questo periodo dell’anno, può sentirsi talvolta sotto stress e con poche energie, in un momento in cui la pressione a preparare, consumare, mangiare, fare regali, stare in compagnia, non dire mai di no, volere bene a tutti, mostrarsi felici a tutti i costi… è davvero alta. Se, poi, aggiungiamo l’imminente Capodanno, alcune persone potrebbero iniziare a fare bilanci, lasciandosi assalire da un senso di rimpianto e fallimento.

 

Le ricerche confermano come sia in corso un’epidemia di solitudine. Le ricerche scientifiche non mentono: una molto recente, datata 2019 e svolta negli Stati Uniti, rivela come la solitudine sia pervasiva e in costante aumento, in particolare già prima della crisi sanitaria da covid-19.

 

Naturalmente tutto ciò che a questa crisi sanitaria è conseguito, non ha fatto altro che acuire questa sensazione. 

 

Molte persone riferiscono di avere meno legami sociali e di aver perso i contatti con amici e familiari. Nello specifico, il 36% degli intervistati ha riferito di soffrire di una grave solitudine, ovvero si sente sola «frequentemente» o «quasi tutto il tempo o sempre». Un altro studio mostra che il 58% degli americani spesso si sente come se nessuno nella loro vita li conoscesse bene e le loro relazioni con gli altri non fossero significative.

 

La solitudine non è affare esclusivo degli adulti, ma attraversa tutte le fasce d'età: dai baby boomer alla Gen Z, i giovani e gli anziani riferiscono tutti sentimenti di “solitudine”. Può verificarsi in qualsiasi momento della vita, anche se coloro che attraversano una rottura, un divorzio o la morte di una persona cara, tendono a lottare maggiormente con la solitudine. I genitori single riferiscono di frequenti sentimenti di solitudine mentale e fisica. 

Altri segnali di solitudine includono cattive condizioni di salute, socializzazione poco frequente, vivere da soli e non essere sposati. Per quelle persone che non hanno familiari e amici stretti o un sistema di supporto affidabile attorno durante le festività, il senso di solitudine spesso si intensifica.

 

La situazione non è tanto differente in Italia: una recente indagine Istat ha fatto una fotografia dello stato familiare. Su 25,6 milioni di famiglie italiane, circa 8,5 milioni sono nuclei unipersonali. Il 33,3% dei nuclei familiari italiani è quindi costituito da persone sole, un dato in continua crescita – dieci anni fa, nel 2012, era il 30% – e destinato a crescere ulteriormente, con una previsione per il 2040 del 38,8%. 

 

 

Solitudine uguale a Holiday Blues?

L’equazione non è automatica: non tutte le persone sole soffrono di solitudine. Ovvero, c’è chi da solo ci sta bene, è una condizione “scelta”, non “subita”, e scelta, con consapevolezza e amor di se stesso. 

 

Ma è un dato di fatto che le festività possano acuire quel sentimento di mancanza anche nei solitari più granitici: «Si definisce Holiday Blues quella fatica di “stare al mondo” tipica delle vacanze, molto diffusa, ma che, spesso, non si riesce ad ammettere per timore di essere giudicati – spiega la dottoressa Carolina Traverso, psicologa, psicoterapeuta e insegnante di mindfulness - Attenzione però, gli Holiday Blues non sono un disturbo psichiatrico e vanno distinti dai disturbi dell’umore, la cui diagnosi deve essere fatta da uno psicologo o da una psichiatra e per i quali è necessario un supporto clinico di tipo psicoterapeutico ed eventualmente farmacologico». E allora che fare per prendersi cura di sé in questo particolare momento dell’anno?

 

 

Primo passo: imparare a riconoscere il giudice interiore. In questo periodo dell’anno si ha l’aspettativa (più dettata dall’esterno) di doversi sentire sempre allegri, felici e disponibili verso gli altri. È importante riconoscere che si tratta di un’attesa irrealistica che non tiene conto del fatto che siamo esseri sensibili, diversi gli uni dagli altri e che la nostra vita emotiva è complessa e varia.

 

 

«Attenzione, dunque, al nostro giudice interiore che potrebbe dirci che qualcosa non va se proviamo emozioni diverse da quelle proposte dalla narrazione predominante o, ancor peggio, che siamo noi a non andare bene», commenta Traverso.

 

Impariamo innanzitutto a riconoscerlo: è una voce, dentro di noi, che ama esprimersi con opinioni assolute e parole come “dovere”, “sempre” e “mai”. Potrebbe manifestarsi con frasi del tipo: «Cosa ho che non va? Non dovrei sentirmi così», «Non faccio mai abbastanza», «Rovino sempre tutto».

 

Il giudice interiore può spingerci a metterci troppo in discussione ed a chiuderci in noi stessi, oppure a calarci in un’atmosfera di eccessiva competitività, perfezionismo e attenzione ai dettagli che può trasformare l’organizzazione di un pranzo di Natale oppure di un cenone di Capodanno, in un’estenuante performance, a scapito dell’esigenza di connetterci spontaneamente e genuinamente con gli altri.

«Attenzione, per gestire il giudice interiore la strada migliore non è tentare di zittirlo o di cacciarlo – prosegue Traverso - Piuttosto, una volta che ci siamo esercitati a riconoscerlo quando si presenta, proviamo con un approccio gentile. Guardiamolo negli occhi e diciamogli di trovarlo stanco, che dev’essere proprio sfiancante portare il peso di tutti questi pensieri negativi e che è giunto il momento di una tisana calda e di un bel sonnellino. L’approccio accogliente, forse non lo toglierà di mezzo, ma ridurrà la presa che ha su di noi».

 

 

Natale e Capodanno: la sfida di stare bene con se stessi. Capita, in questo periodo dell’anno, indipendentemente dall’essere o meno circondati da amici e famigliari, di sentirci soli e disconnessi dal resto del mondo. Magari stiamo affrontando un momento di difficoltà nella vita, oppure finanziarie e ci sentiamo inadeguati al cospetto altrui. Oppure, le proposte di riunirsi con amici e parenti ci fanno pensare di più alla nostra attuale sofferenza, Magari ci porta a fare un confronto con gli anni passati, l’anno prima del divorzio, o l’anno in cui nostro padre era ancora vivo, o l’anno in cui eravamo semplicemente più giovani, e perché ci sentivamo più leggeri…

Il punto è che tutti noi abbiamo bisogno di “connetterci” con altri esseri umani, eppure, quando soffriamo, tendiamo a chiuderci in noi stessi. Magari sentiamo di non avere sufficiente energia per stare con gli altri, oppure temiamo di travolgerli con il nostro dolore, o vogliamo evitare di scoprire davanti agli altri le nostre debolezze e la nostra sensibilità.

«Attenzione, anche se coltivare momenti di solitudine come spazio per ascoltarci e prenderci cura di noi, può essere profondamente balsamico – consiglia Traverso - chiuderci del tutto in noi stessi non fa altro che aumentare il nostro senso di isolamento e peggiorare il nostro umore. Anche se ci richiede sforzo, proviamo dunque a coltivare la connessione con gli altri, che ci aiuterà piano, piano, a stare meglio anche con noi stessi». 

 


Se partecipare a una festa con tante persone ci sembra troppo, creiamo occasioni di interazione più intime, con amici fidati che non ci giudicheranno per le nostre “fatiche”. Pratichiamo la generosità, magari donando il nostro tempo ad una causa che ci sta a cuore. Pensiamo a modi creativi di entrare in relazione con gli altri, basati sulle nostre esigenze e sui nostri interessi, da portare magari con noi per l’anno che verrà. I gruppi di ballo e di teatro, i centri di yoga, i corsi di cucina e le associazioni di volontariato sono solo alcuni esempi.

«L’antidoto al sentirci soli e separati dagli altri è recuperare un senso di comunità e integrarlo nel nostro stile di vita – spiega Traverso - Non smetteremo, per questo, di provare emozioni difficili. Ma saranno più tollerabili perché avremo fatto spazio anche ad altre esperienze potenzialmente arricchenti».

 

 

Focus sul Natale: e se cominciassimo a dirci la verità? Se siamo tra coloro che a Natale hanno scelto di isolarsi consapevolmente per non vedere la propria famiglia, questo è degno di comprensione. Al di là delle frasi fatte sul Natale e su quanto sia meraviglioso stare in famiglia, guardiamo in faccia la realtà: ci sono famiglie francamente difficili che tutto offrono tranne che calore e sicurezza e, se temiamo che trascorrere un momento insieme possa mettere a repentaglio la nostra serenità o salute mentale, è giusto proteggerci ed evitarlo. 

 

Ma attenzione, una riflessione è d’obbligo: molti di noi hanno un’immagine idealizzata di come dovrebbero essere un genitore, una suocera, un figlio, una sorella, un partner e, se queste persone nella realtà si rivelano diverse dalla nostra fantasia, ci sentiamo abbandonati, delusi e frustrati. Questo vale tanto più quanto entriamo in relazione con i nostri familiari con un carico di bisogni insoddisfatti e ci convinciamo che, per stare bene, debbano comportarsi secondo i nostri desideri.

«Se vogliamo creare delle connessioni amorevoli è necessario lasciar andare le fantasie, aprire gli occhi e non dare per scontato che sappiamo già tutto su chi abbiamo di fronte – spiega Traverso - Forse c’è ancora molto da imparare, anche su coloro che conosciamo da anni. Insieme condividiamo una storia che ha creato un certo clima tra di noi, ma siamo davvero sicuri che non possano stupirci? Pensiamoci bene: i nostri familiari sanno proprio tutto di noi?». 

 

 

Un cambio di prospettiva potrebbe salvare il Natale? «Esatto. Invece che vivere annoiati o avviliti, mentre speriamo nella famiglia ideale, proviamo a interessarci a chi abbiamo di fronte. Solo così potremo mantenerci aperti alla connessione e, chissà, lasciarci sorprendere – continua Traverso - Alla cena o al pranzo di Natale, dunque, facciamo un piccolo sforzo e osserviamo come interagiamo con gli altri. Ci sono persone con cui siamo più disponibili e altre con cui ci chiudiamo più facilmente? Abbiamo dei pregiudizi nei confronti di queste persone? Si tratta semplicemente di notarli e chiederci come potrebbero influenzare il nostro punto di vista. Cosa succederebbe se lasciassimo più spazio alla curiosità?».

 
 
 

CONVINCIMENTI!

Post n°1415 pubblicato il 26 Dicembre 2022 da scricciolo68lbr

Piu il tempo trascorre, più i miei convincimenti si rafforzano:

VAFFANCULO ALL’EUROPA!

VAFFANCULO AGLI USA!

VAFFANCULO ALLA UK!

 

 

 
 
 

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     IL TIBET NASCE LIBERO

  LASCIAMO CHE RESTI TALE

                             i

Le parole.

                       I

Le parole contano
dille piano...
tante volte rimangono
fanno male anche se dette per rabbia
si ricordano
In qualche modo restano.
Le parole, quante volte rimangono
le parole feriscono
le parole ti cambiano
le parole confortano.
Le parole fanno danni invisibili
sono note che aiutano
e che la notte confortano.
                                  i
 
 

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