Pensieri e parole...
Riflessioni, emozioni, musica, idee e sogni di un internauta alle prese con la vita... Porto con me sempre il mio quaderno degli appunti, mi fermo, scrivo, riprendo il cammino... verso la Luce
NON SONO GLI EVENTI A PORTARE LA FELICITA', MA E' LA FELICITA' A PORTARE EVENTI POSITIVI.
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CI SONO DIVERSI TIPI DI SORRISO. SI PUO' DECIDERE DI SORRIDERE CON GLI OCCHI, CON LA BOCCA O CON IL CUORE. E POI C'E' QUEL SORRISO CHE LI CONTIENE TUTTI.
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Messaggi del 27/08/2023
Venne battezzato come il mercoledì nero. Quel giorno George Soros lancia un attacco violento alla Lira e alla Sterlina costringendo l'Italia e l'UK a uscire dallo SME Il 16 settembre del 1992 è passato alla storia come il mercoledì nero. E' il giorno in cui George Soros attaccò violentemente la Lira italiana e la Sterlina britannica,cagionando l'uscita dal Sistema Monetario Europeo delle due valute. Quel giorno il finanziere americano tramite il suo fondo Quantum vendette allo scoperto più di 10 miliardi di Sterline e nel contempo la Lira sprofondò perdendo più del 7% sul Dollaro USA. Alla fine il guadagno per lo speculatore fu di 1,1 miliardi di dollari. Vediamo quali sono le ragioni e gli effetti sul mercato di una mossa così azzardata. Lo SME: cos'è e perché è così importante Il 13 marzo del 1979, i membri della CEE sottoscrivono il Sistema Monetario Europeo, che consiste in un accordo per mantenere il cambio di valute entro un range prefissato in riferimento all'ECU, ovvero European Currency Unit, determinata dal valore medio delle divise dei Paesi aderenti allo SME. L'oscillazione di norma è stabilita nel ± 2,25%, ma per alcuni Stati come Italia, Gran Bretagna, Spagna e Portogallo viene allargata a ± 6%, per via dell'elevato tasso d'inflazione. Qualora si verificasse uno sforamento, i Governi nazionali dovrebbero intervenire attraverso le Banche Centrali per ristabilire l'equilibrio. L'obiettivo è quello di superare il pensiero keynesiano delle politiche monetarie e fiscali espansive che mirano al raggiungimento della piena occupazione. Quello che si vuole creare invece è un mercato finanziario unico che mira alla libera circolazione dei capitali, però con delle regole rigide riguardo la fluttuazione dei cambi. In altri termini la priorità è l'equilibrio finanziario che prevale su altri parametri dell'economia reale come il controllo del tasso di disoccupazione. Sostanzialmente un punto di vista opposto al pensiero dei banchieri centrali degli ultimi mesi. Emblematica in tal senso la decisione della FED di mettere in secondo piano i target di inflazione a favore di quelli del mercato del lavoro. La speculazione valutaria del '92: le motivazioni Per capire cosa portò a quell'attacco così disastroso bisogna risalire a qualche anno prima per inquadrare la situazione dell'Italia negli anni '80. La politica di spesa dissennata dei Governi succedutosi a Palazzo Chigi spingono il debito pubblico del Belpaese a livelli insostenibili, con un'inflazione troppo elevata rispetto alla Germania. Questo fece del nostro Paese l'anello debole della catena all'interno dello SME e quindi molti investitori cominciarono a maturare l'ipotesi che l'Italia potesse essere la prima a uscire dal patto monetario europeo. Tuttavia in quel momento non si accanirono contro la Lira, forse confidando sul fatto che le Banche Centrali delle varie Nazioni all'occorrenza sarebbero andate della valuta italiana. Un segnale d'allarme però si ebbe qualche giorno prima di quel Mercoledì nero, quando le aste dei BTP andarono deserte e la fiducia nel nostro debito pubblico cominciò a scemare. A questo quadro poco edificante, si aggiunsero altri fatti molto importanti. La Germania dopo la riunificazione cominciò ad alzare i tassi come segno di stabilità finanziaria e valutaria della propria economia. Questo inevitabilmente portò a una graduale fuga di capitali dall'Italia verso il Paese tedesco, che ebbe come effetto la rivalutazione del Marco e l'indebolimento della Lira. Per l'esattezza il denaro che dalle banche italiane andò a finire all'estero fu intorno ai 25 miliardi di dollari. In Inghilterra la BoE non ne volle sentire di alzare il costo del denaro nonostante l'inflazione stesse andando fuori controllo. Lasciò quindi che il cambio della Sterlina con le altre valute fluttuasse liberamente. In tale contesto gli investitori percepirono che il progetto di unità europea fosse ricolmo di fragilità e potesse traboccare da un momento all'altro. A tal proposito il 2 giugno del 1992 si votò in Danimarca per ratificare il trattato di Maastricht. Non senza una certa sorpresa dei mercati, vinsero i NO con il 50,7% dei voti e questo fomentò parecchia incertezza. La speculazione valutaria del '92: Soros affonda la lama Il panorama generale spianò la strada alla speculazione. Il mercoledì del 16 settembre del 1992 George Soros mandò a mercato uno strong selling allo scoperto sulla Sterlina di 10 miliardi di dollari mettendo nei guai la Banca d'Inghilterra. Subito dopo toccò alla Lira. Il paperone di origine ungherese piazzò un attacco terrificante che spiazzò la Banca d'Italia, creando una perdita valutaria di 48 miliardi di dollari per il nostro Paese. A favorire il colpo speculativo senza precedenti fu la percezione da parte di Soros chel'Italia fosse senza protezioni a difesa della propria valuta. Soprattutto dopo le dichiarazioni della Bundesbank che disse che in caso di trambusto valutario non avrebbe mosso un dito per salvare divisa italiana. La speculazione valutaria del '92: le conseguenze Dopo il mercoledì nero, in Europa accadde una specie di rivoluzione monetaria. La Spagna svalutò prima di tutte la propria valuta. La Svezia effettuò un aumento monstre dei tassi (5 volte quelli attuali) per evitare la svalutazione. La Francia fu costretta a inondare il mercato di liquidità e a aumentare i tassi di interesse con lo scopo di proteggere il Franco. Come detto, l'Italia e l'Inghilterra escono dallo SME. Ma mentre la prima per potervi rientrare effettuò una manovra lacrime e sangue da 93 miliardi (tra cui introduzione dell'ICI), il Paese di Sua Maestà svalutò la moneta e alzò i tassi. In Italia destò anche scalpore la decisione del Governo Amato di compiere un prelievo forzoso sui conti correnti nazionali. L'economia europea però entrò in crisi e la crescita rallentò notevolmente, con un tasso di disoccupazione medio che si assestò al 12%. Persino la Germania devette affrontare la recessione, costringendola qualche mese più tardi a ridurre i tassi per stimolare l'economia. Lo shock del '92 lasciò quindi una traccia indelebile e portò i membri dello SME a rivedere le regole valutarie. Così nell'agosto del 1993 venne allargata la banda di oscillazione a ± 15%, premettendo di fatto la flessibilità dei cambi. FONTE: |
Svalutazione della lira nel 1992: il ruolo di Soros, le vere cause e gli errori della Bankitalia di CiampiRipercorriamo in sintesi una vicenda storica che ancora oggi fa parlare per le sue implicazioni politiche ed economiche Il 1992 resta nell’immaginario nazionale il funesto “annus horribilis” dell’Italia. Non a torto. Troppe cose storte andarono quell’anno: crollava la Prima Repubblica sotto i colpi inferti dal pool di Mani Pulite, venivano uccisi i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino con le rispettive scorte, la malavita organizzata rapiva il piccolo Farouk Kassam e teneva l’Italia per settimane con il fiato sospeso, il governo Amato varava una finanziaria “lacrime e sangue” per risanare i conti pubblici e, dulcis in fundo, la svalutazione della lira. Per capire come si arrivò a quest’ultimo evento, però, bisogna tornare indietro di oltre due anni e mezzo. Era il gennaio del 1990 e l’allora governatore della Banca d’Italia, Carlo Azeglio Ciampi, annuncia che d’ora in avanti la lira italiana avrebbe oscillato all’interno di una “banda stretta” del 2,25% contro il marco tedesco. Fermiamoci un attimo. Nel 1979, a quasi 8 anni dal collasso degli accordi di Bretton Woods, i membri della Comunità Economica Europea fondarono lo SME (Sistema Monetario Europeo), un sistema di cambi semi-fissi prodromico all’euro e che prevedeva oscillazioni tra le valute molto strette. All’Italia venne concessa un’oscillazione più ampia, vale a dire del 6%, in considerazione della sua difficoltà a tenersi dentro una banda più stretta. Ma nel 1990, Ciampi decise che fosse arrivata l’ora di mettersi al pari con le altre economie europee, fissando un limite di oscillazione in alto e in basso del 2,25% rispetto alla parità di 748,56 contro il marco. Perché lo fece? In primis, per combattere l’inflazione. Il maggiore deprezzamento della lira provocava annualmente una maggiore crescita dei prezzi al consumo. Secondariamente, per cercare di recuperare credibilità sui mercati, in vista della nascita dell’euro, già nell’aria. Terzo, per via delle pressioni degli altri governi, che non comprendevano la ragione per cui l’Italia avrebbe dovuto godere di uno status speciale. Fatto sta che nel 1992 le cose iniziano a non andare come si pensava. La Bundesbank aveva iniziato ad alzare i tassi nel triennio 1990-’92, al fine di contrastare l’accelerazione dei tassi d’inflazione dopo la riunificazione delle due Germanie. Se il costo del denaro tedesco era ancora del 6% nell’agosto del 1990, nel luglio del 1992 era salito all’8,75%. Inevitabilmente, l’Italia doveva seguirne le scelte (ah, quanto eravamo “sovrani” con la lira), altrimenti i capitali sarebbero defluiti verso la Germania, destabilizzando il cambio e minacciando la nostra permanenza nello SME. Ciampi i tassi effettivamente li alza, ma commette un errore pacchiano quell’estate, vale a dire di esternare il suo “dolore” per quella misura. E così, il 6 luglio alza il tasso ufficiale di sconto (TUS) dal 12% al 13%, ma già il 17 dello stesso mese si trova costretto a intervenire con un nuovo rialzo al 13,75%. Perché? I mercati non avevano digerito quella doglianza e i capitali avevano accentuato la fuga, specie dopo che la notte del 10 luglio il governo aveva imposto un prelievo forzoso del 6 per mille sui conti correnti. La drammatica estate ’92 Per tutta l’estate, Bankitalia cercò di difendere il cambio. Anzi, aveva iniziato a farlo da inizio anno, se è vero che nei primi 9 mesi dell’anno “brucia” riserve valutarie per 50 mila miliardi di lire (12 mila miliardi nel solo mese di luglio), qualcosa come oltre 25 miliardi di euro attuali. Tuttavia, a settembre la situazione diventa insostenibile. Di quel passo, Palazzo Koch sarebbe rimasta a corto di dollari, marchi, etc., per importare beni e servizi dall’estero. La bilancia dei pagamenti sarebbe entrata pericolosamente crisi. Da qui, la decisione di abbandonare lo SME attraverso la svalutazione della lira. In pochi mesi, il cambio contro il dollaro passa dai 1.078 lire di fine agosto ai 1.583 della primavera ’93. Il crollo è del 32%. Contro il marco, la lira passa da 760 a 1.000, perdendo fino al 24%. Ad avere scatenato le vendite di lira e sterlina fu il finanziere George Soros, che con il suo fondo Quantum scommise contro le due valute e guadagnò miliardi di dollari in pochi giorni. I detrattori sostengono che l’uomo sia stato un cospiratore contro l’Italia, in combutta con presunti poteri deviati dello stato. Ma la situazione è assai più facile da spiegare. Il 2 giugno di quell’anno, la Danimarca aveva votato contro l’ingresso nell’euro al referendum. L’Italia aveva firmato il Trattato di Maastricht di febbraio, ma versava in condizioni fiscali assai critiche e non presentava praticamente alcun indicatore macro in linea con i criteri fissati. Il Regno Unito decise di tenersi la sterlina e si rifiutò di seguire la Germania sulla via del rialzo dei tassi. Ecco perché nel mirino di Soros finirono queste due valute. Sul piano strettamente macro, vi erano ragioni alla base della svalutazione della lira. Nel triennio 1990-’92, l’inflazione cumulata in Italia era stata del 19%, in Germania del 12,75%. Il differenziale si aggirava, quindi, sopra il 6%, a fronte di un deprezzamento della lira consentito nel periodo solo per l’1,5%. Dunque, rimaneva qualche margine da recuperare per tenersi al passo con il marco tedesco, ma certo non nell’ordine del 25-30%, com’è accaduto di fatto con la svalutazione di settembre. Fu complotto a beneficio dei soliti pochi? Altro aspetto sospetto riguarda la fuga dei capitali di quell’estate per quasi 26 mila miliardi di lire, più di 13 miliardi di euro al cambio che verrà fissato successivamente. Quei capitali rientrarono subito dopo che la lira aveva toccato il fondo contro il dollaro, finendo per guadagnare qualcosa come almeno il 30%. In sintesi, molti investitori avevano comprato dollari con la lira forte ed erano tornati a comprare lire quando il cambio era collassato. Una speculazione, che parte dell’opinione pubblica ritiene essere stata frutto di un complotto vero e proprio ordito ai danni del sistema Italia. In sostanza, alcuni grossi capitalisti si sarebbero arricchiti con la svalutazione della lira. In realtà, più che complotto vi fu un errore drammatico commesso da Ciampi. Egli si ostinò a difendere la lira per mesi e mesi, quando sembrava inevitabile una sua svalutazione successiva. Di fatto, Bankitalia “finanziò” gli speculatori, consentendo loro di portare all’estero i capitali con la lira forte e di rientrare quando si era ridotta a carta straccia. Ma da qui a sostenere la tesi del complotto ne corre. E’ tipico delle banche centrali difendere la propria credibilità con azioni spesso di corto respiro, tese più che altro a guadagnare tempo e nella speranza che funzionino per almeno ridurre l’entità della speculazione. Tuttavia, la svalutazione della lira avvenne per ragioni ben precise: l’economia italiana era un mix di debito pubblico e deficit alle stelle, alta inflazione, crescita che si dirigeva verso lo spegnimento dopo gli anni della sbornia e di instabilità politica incontrollata. Scommettere contro la lira non fu un’operazione così difficile, semmai Soros fece quanto per ragioni forse più politiche che macro non avevano avuto il coraggio di fare, rivelandosi certamente un finanziere cinico, ma obiettivamente non commettendo alcuna illegalità. Se non ci fosse stata la banda stretta, probabilissimo che la speculazione non ci sarebbe stata, ma così come neppure la pre-condizione per entrare nell’euro, vale a dire la convergenza dei tassi d’interesse e d’inflazione con i paesi virtuosi dell’area. In quel caso, Ciampi non commise l’errore, semmai fu la sfera politica a non comprendere le implicazioni fiscali che tale scelta avrebbe comportato, così come non lo aveva compreso dopo quel famoso “divorzio” tra Bankitalia e Tesoro nel 1981. La banda stretta avrebbe richiesto un risanamento dei conti pubblici immediato per contenere le spinte inflattive e accompagnare il rialzo dei tassi, creando un mix favorevole al cambio. Ma la Prima Repubblica si avviava allegramente al collasso senza capirlo. giuseppe.timpone@investireoggi.it FONTE: |
George Soros, lo speculatore (non) pentito: "Giusto l'attacco all'Italia del 1992. Noi solo messaggeri di cattive notizie". Ventuno anni fa, con il suo fondo Quantum, contribuì a portare la lira, e la nostra economia, a un passo dal baratro. Ora, George Soros, finanziare americano di origini ungheresi con un patrimonio da 14 miliardi di dollari e una seconda vita da filantropo, è fresco vincitore del premio Terzani, ricevuto ieri a Udine per il suo saggio "La crisi globale e l'instabilità finanziaria europea". Da lì, parlando con Repubblica e La Stampa, ripercorre la massiccia operazione speculativa che mise in ginocchio nel 1992 il Paese. E difende, non senza un certo cinismo, tutte le sue mosse. "L'attacco speculativo contro la lira - esordisce Soros - fu una legittima operazione finanziaria". "Mi ero basato sulle dichiarazioni della Bundesbank, che dicevano che la banca tedesca non avrebbe sostenuto la valuta italiana. Bastava saperle leggere". Nessun segreto, insomma. Nessuna informazione riservata o soffiata nei salotti dell'alta finanza. Solo una lucida, ma spietata, comprensione della realtà, che Soros sintetizza con nuna formula particorlamente efficace: "Gli speculatori fanno il loro lavoro, non hanno colpe. Queste semmai competono ai legislatori che permettono che le speculazioni avvengano. Gli speculatori sono solo i messaggeri di cattive notizie". "In Italia la tregua non durerà". Quindi una riflessione sul nostro Paese. La tregua dei mercati verso l'Italia, secondo Soros, "non durerà a lungo. Siamo in una situazione lontana dall'equilibrio". "L'Italia - dice - "è in grave difficoltà anche se "non è senza speranza. Con dei cambiamenti alla struttura dell'euro potrà risolvere i suoi problemi". E ancora. "La grave recessione deriva dalle regole di austerità imposte dall'Europa". Ma " l'Italia "non rischia di fare la fine di Cipro" afferma ancora Soros per il quale pesa la crisi politica interna. "C'è una tragedia dell'Europa e anche una tragedia dell'Italia: la crisi dell'euro sta lavorando per far tornare Berlusconi..." conclude il magnate. L'operazione. L'azione di Soros nel 1992 - la vendita di lire allo scoperto comprando dollari - costrinse la Banca d'Italia a vendere 48 miliardi di dollari di riserve per sostenere il cambio, portando a una svalutazione della nostra moneta del 30% e l'estromissione della lira dal sistema monetario europeo. Le consguenze. Per rientrare nello Sme, il governo italiano fu obbligato a una delle più pesanti manovre finanziarie della sua storia - circa 93 mila miliardi di lire - al cui interno, tra le tante misure, fece per la prima volta la sua comparsa l'imposta sulla casa (Ici), oggi divenuta Imu. Soltanto cinque mesi prima il presidente del consiglio di allora Giuliano Amato, proprio a causa della difficile situazione economica in cui versava il nostro Paese anche prima dell'attacco speculativo di Soros, era stato obbligato a dare il via libera al prelievo forzoso del 6/1000 sui conti correnti nella notte tra il 9 e 10 luglio. FONTE: https://www.huffingtonpost.it/archivio/2013/07/12/news/george_soros_lo_speculatore-6461800/ |
Esiste una moratoria che vieta l’uso della geoingegneria, ma quasi nessuno ne è al corrente. Ora ci sono iniziative che chiedono una moratoria, ma questo accordo esiste già. Gli USA sono quasi l’unico paese al mondo che non ha ratificato la convenzione di Nagoya del 2010, moratoria de facto sui progetti e sugli esperimenti di geoingegneria. GEOINGEGNERIA ATMOSFERICA e MANIPOLAZIONI CLIMATICHE Nel 2010 nasceva il “Protocollo di Nagoya” che, dopo quello di Kyoto (non firmato dagli USA), dovrebbe impegnare i 190 Paesi membri della Convenzione per la Diversità Biologica (CBD) fino al 2020 (10 anni) e tutelare in maniera vincolante e efficace la biodiversità del nostro pianeta. In occasione del Summit sulla Biodiversità di Nagoya, in Giappone, (la Moratoria, risultato della Conferenza, è stata pressoché ignorata dalla stampa) Pat Mooney (direttore ETC Group) così commentava: “E’ assolutamente inaccettabile che una manciata di governi dei Paesi industrializzati abbia deciso di utilizzare la geoingegneria senza approvazione…” (Reuter). In una storica decisione consensuale, la Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD), a cui aderivano 193 membri ( che includeva 110 ministri dell’ambiente), chiudeva la decima riunione biennale con una moratoria de facto sui progetti e sugli esperimenti di geoingegneria. Come spiegava Mooney a Firenze, in un’ intervista rilasciata dietro le quinte a NoGeoingegneria, si è trattato di un accordo con valore relativo, perché gli Stati Uniti non hanno ratificato la Convenzione (e non ha firmato il Vaticano, parole di Mooney). L’ ETC Group si è fatto difensore dei diritti umani e ambientali. Ha descritto la situazione nel 2010: “Il lancio della geoingegneria come ‘piano B’ si sta realizzando con abilità: prestigiosi comitati di esperti sponsorizzati da gruppi autorevoli, valanghe di articoli nelle riviste scientifiche di gennaio, e, soprattutto nei paesi nordici, schiere di politici in preda al panico, che annuiscono nervosamente agli appelli degli scienziati per la “necessità di trovare un piano B”. (1) Mooney è noto per le sue denunce e per le sue preoccupazioni, così come un altro nobel alternativo, ROSALIE BERTELL. Tra di loro vi era un rapporto di reciproca stima, come afferma Mooney in quell’ intervista del 2012. Avevamo chiesto a Mooney: “Quando si attuerà ciò che è progettato ormai in ogni suo dettaglio?” Sarà una collasso grave ad avviare le operazioni di Solar Radiation Management, una situazione che “non lascerà via d’uscita”, un mantra recitato con insistenza da alcuni scienziati, sottolinea Mooney. In quel momento decollerà allora la flotta degli aerei con i loro 200 milioni di tonnellate di nanoparticolato da diffondere nell’atmosfera. I cieli dicono altro, ed altro dicono la analisi dei fall-out: le flotte sono ormai partite da tempo. (1) ETC Group, “Top-down Planet Hackers Call for Bottom-up Governance: Geoengineers’ Bid to Establish Voluntary Testing Regime Must Be Opposed,” 11 Feb 2010. http://www.etcgroup.org/en/node/5073 VIDEO STOP GEOENGINEERING – GIÙ LE MANI DA MADRE TERRA! (INTERVISTA CON PAT MOONEY) PDF Intervista Mooney Italiano MORATORIA Comunicato stampa dell ETC-Group: Moratoria sulla Geoingegneria all’ONU ministeriale in Giappone NAGOYA, Giappone – in una storica decisione consensuale, la Convenzione sulla Diversità Biologica di 193-membri (CBD) chiuderà la decima riunione biennale con una moratoria de facto sui progetti ed esperimenti di Geoingegneria. “Questa decisione porta chiaramente la regolamentazione della geoingegneria, presso le Nazioni Unite a cui appartiene”, ha detto il Direttore Esecutivo dell’ETC Group Pat Mooney. “Questa decisione è una vittoria del buon senso, e della precauzione. Non inibirà la legittima ricerca scientifica. Decisioni in materia di geoingegneria non possono essere prese da piccoli gruppi di scienziati provenienti da un piccolo gruppo di paesi che stabiliscono ‘orientamenti volontari’ utili solo a se stessi sull’hacking del clima. I delegati a Nagoya ora hanno chiaramente capito la potenziale minaccia che lo sviluppo – o anche gl esperimenti in campo – delle tecniche di Geoingegneria pone per la tutela della biodiversità. La decisione è stata elaborata nelle lunghe e difficili sessioni di tarda notte di un gruppo di “amici della presidenza”, alla presenza del gruppo ETC, e adottata dal Working Group 1 Plenary il 27 ottobre 2010. Il Presidente delle negoziazioni su clima e biodiversità ha definito il testo finale ” un compromesso molto delicato”. Tutto ciò che resta da fare ora è passarlo attraverso la plenaria finale alle 6 PM di venerdì (ora di Nagoya). Fonte: ETC Group PUBBLICATO NEL 2017
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Il quotidiano l'identita ha intervistato ieri il Presidente dell'Istituto Italia Brics, Petrocelli: |
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