Pensieri e parole...
Riflessioni, emozioni, musica, idee e sogni di un internauta alle prese con la vita... Porto con me sempre il mio quaderno degli appunti, mi fermo, scrivo, riprendo il cammino... verso la Luce
NON SONO GLI EVENTI A PORTARE LA FELICITA', MA E' LA FELICITA' A PORTARE EVENTI POSITIVI.
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CI SONO DIVERSI TIPI DI SORRISO. SI PUO' DECIDERE DI SORRIDERE CON GLI OCCHI, CON LA BOCCA O CON IL CUORE. E POI C'E' QUEL SORRISO CHE LI CONTIENE TUTTI.
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Messaggi di Agosto 2023
SE COME GENITORI ABBIAMO ANCORA UN RUOLO EDUCATIVO, DOBBIAMO INVIARE QUESTO DOCUMENTO ALLA SCUOLA |
Bagni neutri e identità alias: la scuola di Valditara si piega all’ideologia gender Roma, 18 lug – C’è già chi parla di “rivoluzione arcobaleno” per commentare le misure in fatto di transizione di genere, contenute nel nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto istruzione, università e ricerca 2019/21. Misure che prevedono bagni neutri per gli insegnanti e il personale ata transgender, l’identità alias per le credenziali della posta elettronica, sulle tabelle di turno orari esposte negli spazi comuni e sul cartellino di riconoscimento. Le novità contenute nella misuraSiamo al punto 21 del contratto collettivo nazionale, denominato appunto “Transizione di genere”. Un testo che più che da un governo di centrodestra sembrerebbe scritto da Alessandro Zan. “Al fine di tutelare il benessere psicofisico di lavoratori transgender, di creare un ambiente di lavoro inclusivo, ispirato al valore fondante della pari dignità umana delle persone, eliminando situazioni di disagio per coloro che intendono modificare nome e identità nell’espressione della propria autodeterminazione di genere”, si legge nel documento, che prosegue “le amministrazioni riconoscono un’identità alias al dipendente che ha intrapreso il percorso di transizione di genere di cui alla Legge 164/1982 e ne faccia richiesta tramite la sottoscrizione di un accordo di riservatezza confidenziale”. Per poi specificare alcuni esempi di applicazione della norma: “Divise di lavoro corrispondenti al genere di elezione della persona e la possibilità di utilizzare spogliatoio e servizi igienici neutri rispetto al genere, se presenti, o corrispondenti all’identità di genere del lavoratore”. Valditara se ci sei batti un colpoInsomma, un accoglimento supino della maggior parte delle istanze del mondo Lgbt. Le misure per ora riguardano solamente il personale e non ancora gli studenti, ma chissà che non vengano estese in un prossimo futuro. In tutto questo il ministro Valditara parla di “un importante passo avanti verso una sempre maggiore valorizzazione di tutto il personale della scuola”, preferendo sottolineare il tema degli adeguamenti economici e passando sotto un imbarazzante silenzio la svolta arcobaleno che porta la scuola sotto i dettami dell’ideologia gender. Michele Iozzino
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Ci sono ancora genitori che rivendicano il ruolo educativo? Allora questo articolo è per voi. Da quest’anno ogni scuola italiana ha messo in programma nuove regole di accesso a spogliatoi, gabinetti, registri elettronici, nuove regole per gite scolastiche, attività sportive, incontri didattici e relazione con l’utenza. Guai a discriminare la ragazza che entra nel bagno dei maschi per fare pipì con loro, gareggia ad educazione fisica nella squadra maschile perché si sente uomo e usa i loro spogliatoi per cambiarsi, guai a sapere che è una femmina e non chiamarla col nome che ha deciso di essere chiamata. Guai se la stessa cosa la fa un ragazzo e qualcuno recrimina di essersi trovato un maschio nel bagno delle femmine: dobbiamo includere e con un “regolamento per l’identità alias”. Per primi i docenti. Il Coordinamento Internazionale Associazioni per la Tutela dei Diritti dei Minori, C.I.A.T.D.M., con l’adesione di 80 tra associazioni di legali e avvocati operanti in tutta Italia, ha creato un documento per chiedere delucidazioni sul nuovo regolamento, che senza alcuna base giuridica, obbliga i minori ad affrontare l’argomento della transizione di genere, con la leggerezza di un cambio d’abito, passando da un sesso ad un altro. Con un comunicato stampa uscito il 25 Agosto (allegato all’articolo), si mette al corrente di come la “Rete Lenford”, associazione di avvocati “esperti in tematiche LGBT”, propone alle scuole l’introduzione di un cosiddetto “Regolamento per l’attivazione dell’identità alias”, grazie al quale studenti anche giovanissimi, all’insaputa dei genitori e con una semplice richiesta via mail, possono adottare, all’interno dell’Istituto e in tutti gli atti scolastici, una diversa identità di genere e utilizzare i servizi igienici e gli spogliatoi riservati al “genere prescelto”. La carriera alias per i docenti, ora inserita e normata all’interno del Contratto Nazionale, prepara nuovi assetti strutturali, tecnici, amministrativi e relazionali, per includere chi, tramite una propria scelta di orientamento sessuale e/o comportamentale, vuol “provocare una trasformazione sociale”, come pubblicizza Rete Lenford. Il “Regolamento per l’attivazione dell’identità alias”, che molte scuole in piena autonomia incoraggiano da qualche anno adottando la “carriera alias” per gli alunni, è un pdf che chiunque può leggere, scaricabile qui https://www.retelenford.it/wp-content/uploads/2022/11/Regolamento-Identita-Alias-Rete-Lenford.pdf . Il C.I.A.T.D.M. ha stilato un documento che ogni libero cittadino, coinvolto nell’educazione dei propri figli, può presentare alla scuola. Usando la propria pec in modo che rimanga agli atti, per chi non ha pec va bene anche la mail normale, il testo puntualizza l’importanza del ruolo genitoriale e l’obbligo dell’istruzione ad essere in linea con i pensieri della famiglia.
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Gli insegnanti transgender ora avranno diritto ad avere i bagni e spogliatoi neutri, l’identità alias per la posta elettronica, sul cartellino di riconoscimento e sulle tabelle di turno esposte negli spazi comuni. È ciò che emerge dal contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto istruzione, università e ricerca 2019/2021, firmato venerdì dai sindacati. Le scuole dovranno anche garantire massima riservatezza e rispetto durante il processo. Secondo le segreterie CGIL e CISL la norma non è cancellabile in alcun modo. Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha dichiarato che il contratto «segna un importante passo avanti». Lungi dal costituire una svolta nell’ideologia del governo “più a destra della storia repubblicana”, il motivo di tale decisione risiede piuttosto in un adeguamento necessario, cui il governo non ha potuto sottrarsi. Il testo presenta un articolo che non compariva nel precedente contratto: è l’articolo 21, chiamato Transizione di genere. È previsto che “al fine di tutelare il benessere psicofisico di lavoratori transgender, di creare un ambiente di lavoro inclusivo, ispirato al valore fondante della pari dignità umana delle persone, eliminando situazioni di disagio per coloro che intendono modificare nome e identità nell’espressione della propria autodeterminazione di genere, le amministrazioni riconoscono un’identità alias al dipendente che ha intrapreso il percorso di transizione di genere”. Le scuole dovranno quindi accordarsi con il dipendente garantendo la massima riservatezza e rispetto durante questo processo. Nell’articolo vengono poi esposti alcuni esempi, tra cui il cartellino di riconoscimento, spogliatoio e servizi igienici neutri rispetto al genere. Rimarranno invariate invece tutte le documentazioni e i provvedimenti che hanno rilevanza strettamente personale (come la busta paga, la matricola e i provvedimenti disciplinari). Il contratto è stato firmato venerdì dai sindacati (tranne la UIL) e dall’ARAN, cioè l’agenzia pubblica che rappresenta le pubbliche amministrazioni nelle negoziazioni dei contratti pubblici. Il ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara(Lega) ha dichiarato: «Il nuovo contratto segna un importante passo avanti verso una sempre maggiore valorizzazione di tutto il personale della scuola, sia docenti sia Ata». L’accordo sarà definitivo dopo tutti i controlli del Mef e della Funzione pubblica sulla parte economica. Secondo le segreterie della CGIL e della CISL la norma non sarebbe comunque cancellabile in sede di verifica del contratto da parte del Mef. Ivana Barbacci (CISL) ha garantito che «l’articolo è stato inserito con la volontà di tutti e non c’è possibilità che venga modificato». Ha poi aggiunto che «non è stato ancora pubblicizzato perché siamo facendo la sintesi dei temi di maggiore diffusione. Lo valorizzeremo. È un diritto significativo come i tre giorni di permesso retribuito ai precari». Ma allora per quale motivo il governo considerato il più a destra dalla seconda guerra mondiale ha inserito nel nuovo contratto nazionale un articolo in chiara contrapposizione alle tesi dei partiti di maggioranza sulla cosiddetta “ideologia gender”? Sempre la Lega nel 2021 si era scontrata con la Regione Lazio che, in occasione della giornata internazionale contro l’omotransfobia, aveva stilato alcune regole per le scuole tra cui proprio il bagno/spogliatoio neutro. Anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni sembrava avversa a ciò che chiama “ideologia gender”. In un’intervista in occasione dell’8 marzo ha dichiarato che «oggi per essere donna si pretende che basti proclamarsi tale, nel frattempo si lavora a cancellarne il corpo, l’essenza, la diffidenza. Le donne sono le prime vittime dell’ideologia gender». Il ministero dell’Istruzione e del merito ha poi spiegato a ilfattoquotidiano.it che si tratta di un articolo presente in tutti i contratti del settore pubblico. Si tratterebbe quindi di un adeguamento resosi necessario, al quale non si sarebbe potuto dire di no. [di Roberto Demaio]
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Vi sembra che ci siano analogie tra quanto sta accadendo alle Hawaii, precisamente a Maui e quanto accaduto nel lontano 2004 e poi 2014 a Canneto di Caronia, frazione del Comune di Caronia in provincia di Messina? Canneto, frazione del comune di Caronia, nel messinese, conta 180 abitanti. È un luogo noto a pochi, almeno fino all’inizio del 2004, quando diventa il centro di teorie complottiste di cui parleranno in mezzo mondo. Succede quando si verificano incendi strani, definiti di “autocombustione”. Si bruciano parti elettriche, cavi di illuminazione, suppellettili, materassi, elettrodomestici. Tutto, apparentemente, senza una ragione. Parti metalliche prendono fuoco all’improvviso. Siccome non viene data subito una spiegazione, si comincia a parlare di eventi paranormali. Qualcuno azzarda l’ipotesi poltergeist. Quindi il demonio, infine, addirittura, la presenza di alieni. Alcuni abitanti lasciano le proprie case: è il più misterioso caso di X files in Italia. Nel piccolo borgo che si affaccia sul Tirreno, arrivano giornali e tv, italiani e stranieri. Le prime ipotesi su un guasto alla centrale e di elettromagnetismo proveniente dal mare non trovano conferma. Tanto che, passato un anno, viene istituito il Gruppo Interistituzionale per l'Osservazione dei Fenomeni con ordinanza emergenziale della Protezione civile n. 3428: prevede la collaborazione tra Stato Italiano e Regione Siciliana anche per lo stanziamento di fondi utili a studiare il caso. Il presidente, Francesco Mantegna Venerando, scriverà, in un lungo servizio per il periodico della Regione Sicilia, tutte le precauzioni prese per il caso. Riferisce ciò che è stato testimoniato: variazioni nelle bussole, malfunzionamenti dei telecomandi delle auto. Sembra che un’antenna satellitare incorporata nel lunotto di una vettura abbia raggiunto una temperatura così elevata da produrre la perforazione del vetro. E ci sarebbbero state combustioni avvenute senza elettricità. Racconta così dell’impegno coordinato e profuso da docenti universitari, studiosi, specialisti del Ministero, Marina, Aeronautica, Arpa, Enel e diversi altri. La Protezione civile dispone il rifacimento integrale degli impianti elettrici e delle messe a terra. Vengono attivate campagne di telefotorilevamento aereo e di misure dei parametri fisici, geofisici e geochimici. Parte una campagna oceanografica con rilevamenti magnetometrici. Un’altra campagna, l’ennesima, si occupa del monitoraggio dello spettro radioelettrico. E ancora mappature, monitoraggio dei campi elettromagnetici, rilevamenti all’infrarosso su terraferma e piattaforma aerea con supporto di mezzi aerei e specialisti della Marina. Cos’è accaduto a Caronia? Non lo sa nessuno. Forse.
Anno 2007. L’Espresso riporta le ipotesi della task force della presidenza del Consiglio: secondo quanto risulta al settimanale, a Canneto di Caronia potrebbero esserci armi segrete militari o, nientemeno, esperimenti alieni. È arrivato anche un tecnico dalla Nasa. Si parla della presenza di fasci di microonde a “ultra high frequency” compresi nella banda tra 300 megahertz e alcuni gigahertz. Cosa significhi, non si sa bene, ma mette timore. Però, a giugno del 2008, l’Ansa batte la notizia: la Procura di Mistretta che indagava sul caso ha archiviato l’inchiesta. Dietro gli incendi ci sarebbe infatti semplicemente la “mano umana”. Certo, se così fosse, non si potrebbe che restare perplessi: perché se tutto ciò è doloso, uno si aspetta che proprio per questo l’indagine abbia un seguito. E che si trovi il responsabile. Specie per via del fatto che una quarantina di persone è stata danneggiata. Presto infatti arriva da parte loro un nuovo esposto in Procura, dato che sono state rimosse le apparecchiature di telesorveglianza e monitoraggio. Nel 2009 e nel 2010 due ufo vengono avvistati sui cieli del messinese. Ma a quest’ipotesi non crede più nessuno.
Anno 2012. Gli abitanti riferiscono di un presunto aumento di malattie, dieci su trenta, percentuale che però non allarma le autorità, ritenute evidentemente nella norma. E il portavoce dei caroniesi colpiti dai misteriosi fenomeni, Nino Pezzino, si dice convinto «che hanno provato un’arma sopra le nostre teste. Questo fatale esperimento di tipo militare, prima ha attaccato gli impianti elettrici, dopo l’interno delle case, quindi le automobili e i sistemi satellitari, mandando infine in tilt gli impianti idrici. Qualche tempo dopo, infatti, ci siamo accorti che anche i tubi dell’acqua presentavano dei fori. Era come se fossero stati bucati da un laser».
Certo, la cosa inquieta non poco. Eppure qualcosa non torna. Il Cicap, Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale, aveva infatti sguinzagliato i propri migliori segugi giusto all’inizio della vicenda: Marco Morocutti era entrato in possesso di alcuni materiali prelevati sul posto da un tecnico Telecom chiamato a intervenire il 7 febbraio 2004, il giorno successivo al primo lancio della “bomba” mediatica su Canneto. Morocutti ha quei pezzi, ma ha anche altro. I risultati? I reperti sono: cavi di alimentazione, scatole di derivazione, contatori Enel, divani, morsetto di giunzione di cavi elettrici, prese a muro e spine telefoniche. E tutti hanno una sola caratteristica comune: sono bruciati all’esterno e perfettamente integri all’interno. La prova lampante che a Canneto di Caronia non ci fu in quei giorni nessun episodio di “autocombustione”. Ora, naturalmente, dato che la Procura è giunta alle medesime conclusioni del Cicap, e cioè l’origine dolosa degli eventi, la domanda è ovvia: se questi reperti erano disponibili fin dal 7 febbraio del 2004, che bisogno c’era di mettere in piedi un équipe formata da scienziati, studiosi, esperti dell’esercito, di fare campagne in mare e in cielo con l’uso di navi ed aerei? Resta un mistero. Un mistero che però, col paranormale, non ha nulla a che fare. Estate 2014. Divampano nuovi roghi nelle abitazioni. Una delle case colpite è quella di Nino Pezzino, il portavoce dei caroniesi convinto che fosse stata provata un’arma sopra le loro teste. Racconta ai cronisti come le fiamme siano partite da un armadio ed abbiano raggiunto la camera da letto, ferendo lui e suo figlio Giuseppe alle braccia. Negli stessi giorni, siamo a luglio, un asciugacapelli avrebbe preso fuoco senza essere stato inserito nella presa della corrente.
Arriva l’Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, che installa una centralina per iniziare un monitoraggio. Una nuova ipotesi prende corpo tra gli abitanti: al largo della costa tirrenica ci sarebbe una base sottomarina statunitense, militare, dove si effettuerebbero esperimenti militari atomici. Il problema è: quanti sono davvero gli episodi strani? Quanta suggestione c’è tra gli abitanti? Ottobre 2014. La Procura pensa di aver trovato il bandolo della matassa. E indaga Giuseppe Pezzino, 25 anni, il figlio di Nino, il portavoce dei caroniesi rimasto ferito negli incidenti di luglio. Secondo le accuse in quell’occasione avrebbe appiccato lui le fiamme per ottenere un risarcimento. Tutto qui. Forse. Il sindaco Calogero Beringheli è molto, ma molto scettico: «Sono convinto – racconta ai cronisti - che Pezzino dimostrerà la sua estraneità ai fatti, comunque io stesso, insieme a rappresentanti di forze dell'ordine e giornalisti di tv nazionali, ho visto oggetti prendere fuoco dal nulla. A breve ci sarà un tavolo tecnico a Roma e spero che si vada avanti per studiare questi fenomeni che si ripetono da diversi anni e non sono imputabili a un piromane». Già, quand’anche si accertasse la responsabilità di Pezzino per gli episodi di luglio, restano da spiegare gli incendi del 2004. Certamente non potranno mai sospettare di lui, che all’epoca aveva quindici anni. E poi allora la Procura archiviò il caso per le medesime scoperte fatte dal Cicap: nessuna autocombustione. Ovviamente, per chi vuole, la teoria della cospirazione resta aperta: alieni, militari, fantasmi. Ma il mistero più affascinante, per chi guarda ai dati, è un altro: quanti soldi pubblici fino ad oggi sono stati spesi in monitoraggi, équipe, navi, aerei e interventi della più ampia varietà di esperti? FONTE: |
Risale al 2001 l'accordo sulle sperimentazioni climatiche tra il nostro Presidente del Consiglio Berlusconi e il Presidente G.W. Bush jr. Da allora, gli esperimenti proseguono, praticamente senza soluzione di continuità. Se ci fate caso, al mattino il cielo è abbastanza azzurro, si vedono le nuvole, poi arrivati già a quest'ora, sono le 11:00 circa, il cielo vira verso un colore bianco, piuttosto insolito, che dite? Le nuvole non si vedono praticamente più ed il cielo appare lattigginoso... Non temete di sentirvi dire che siete dei complottisti, è una loro tattica per farvi nascere sensi di colpa che non hanno ragione di esistere! L'accordo esiste, provate a cercare su internet e lo troverete. Per cui è del tutto inutile che cerchino di nascondere quella che è l'evidenza dei fatti. Spero solo che il Signore renda loro tutto ciò che meritano... né più, né meno... |
Che emozione per moltissimi alunni! E’ arrivato il momento della ripresa scolastica; insegnanti, bambini e famiglie sono coinvolti negli ultimi preparativi, i libri di testo, il corredo scolastico faticosamente scelto. Tra poco si parte, e il cammino sarà lungo, ma ricco di emozioni. E, proprio come prima di intraprendere un viaggio avventuroso, è questo il momento in cui si “mettono in valigia” tante emozioni che rendono spesso complicata l’ “accensione dei motori”. La ripresa di una quotidianità, posta nel dimenticatoio dalle lunghe vacanze estive, porta così alla luce aspetti emotivi intensi, che vanno dal polo positivo, della gioia del ritrovarsi e della curiosità di sperimentarsi in quello che sarà un nuovo percorso, al lato negativo, dell’ansia, dell’affanno, della confusione, nella foga di arrivare pronti al primo giorno tra i banchi di scuola. La scuola occupa un posto di rilievo nella vita dei bambini e delle famiglie, è luogo dove si riversano grandi aspettative e dove inevitabilmente, si riversano anche ansie e timori. È importante saper gestire al meglio quest’onda emotiva per non trovarsi sopraffatti troppo presto da un carico di emozioni che rischia di disorientare, specie i più piccoli. Loro, i veri protagonisti della scena scolastica, vanno accompagnati e sostenuti amorevolmente, sia dai genitori, dai nonni e anche dagli insegnanti; posto centrale va dato all’emergere delle loro emozioni, che, solo se adeguatamente contenute, comprese, correttamente incanalate, potranno trasformarsi in positive e arricchenti. I sentimenti che il ritorno all’attività scolastica provoca, soprattutto nei bambini, spesso è confuso: da un lato vi è un malessere al pensiero di sottostare a orari e compiti o dare inizio a qualcosa di sconosciuto, ma dall’altro vi è l’emozione nel rivedere i propri amici e compagni dell'anno passato, e di affrontare una nuova esperienza assieme. Le varie fasce d’età, nascondono cause e problemi diversi. È necessario quindi che i genitori, in primis, e gli insegnanti poi, trovino il metodo giusto per rendere questo momento meno difficoltoso e far sì che gli studenti, che siano bambini o adolescenti, comprendano che si tratta di un passaggio da vivere con serenità. In alcuni casi particolari, inoltre, rientrare a scuola, può trasformarsi in un vero e proprio incubo. Alcuni alunni, anche se in salute, possono andare incontro a diversi problemi sia fisici che mentali. L’ansia e la paura del tornare tra i banchi e affrontare la realtà scolastica, che molto spesso non è poi così semplice, crea uno stato di malessere generale, che non deve essere mak sottovalutato. Il problema, a volte, può essere facilmente risolto con il sostegno dei genitori, ma, altre volte ci può essere una situazione più complicata, ed è quindi opportuno rivolgersi a un esperto. Per alcuni la paura del rientro a scuola potrebbe non essere un problema dovuto alla personalità dell’alunno, ma il riflesso di situazioni più gravi: stress in famiglia, problemi di apprendimento o situazioni di bullismo. Per questo motivo è fondamentale comprendere le motivazioni che si trovano alla base di questo rifiuto, e affrontarle con estrema serietà. Capita spesso che i genitori dei bambini che intraprendono per la prima volta il loro percorso scolastico, che sia all’infanzia o alla scuola primaria, vivano loro stessi in maniera ansiosa il distacco dai propri figli. I bambini captano questo malessere e lo vivono in modo ancora peggiore rispetto ai genitori, non comprendendo realmente le cause di queste sensazioni. Occorre quindi parlare delle proprie emozioni da adulti, condividendole e lasciando spazio per ascoltare le aspettative, l’entusiasmo o il timore, che i bambini esprimeranno nei confronti della nuova esperienza che andranno a vivere; inoltre è anche necessario spiegare il più serenamente possibile, cosa realmente è la scuola, e come vivere serenamente questa esperienza. Con i bambini un po’ più grandi, che sanno già cosa significa affrontare un anno scolastico, è bene condividere i loro pensieri e le loro emozioni, cogliendo l’opportunità di dialogo, ad esempio effettuando l’acquisto del materiale scolastico insieme. I sintomi che l’ansia ad esempio per le interrogazioni, soprattutto nei bambini, ma anche negli adolescenti può causare, riguardano difficoltà nel dormire, incubi e disturbi comportamentali di vario genere. I più piccoli possono diventare irrequieti, e chiedere continuamente attenzione da parte dei genitori. Questi problemi possono durare anche per un po’ dopo l’inizio della scuola, ma, nel caso proseguano, è preferibile parlarne con gli insegnanti e consultare un esperto. Il passaggio, dalla scuola primaria alla scuola secondaria di primo grado, rappresenta una situazione complicata per molti alunni. Lo stesso vale per la particolare età in cui si svolge questa fase di transizione, dove l’alunno da un lato è stimolato dal desiderio essere autonomo, dall’altro invece ha ancora esigenze tipiche dell’infanzia, che però tende a nascondere. La pressione sociale è notevole e non sempre il ragazzo è in grado di assorbirla. Per i genitori riconoscere i problemi derivanti dal passaggio da un grado di scuola ad un altro, non è semplice, visto che solitamente in quest’età il ragazzo tende a non voler condividere le proprie esperienze con i genitori. Nella fascia di età adolescenziale, la mancata voglia di andare scuola può essere in alcuni casi legata al bullismo o ad altre difficoltà scolastiche, come i disturbi dell’apprendimento, che non permettono al ragazzo di raggiungere i traguardi desiderati. E’ bene quindi capire di cosa si tratta per cercare le reali cause di un cambiamento nel comportamento del ragazzo. Lo studente sta costruendo la propria personalità e indipendenza. L’ansia in questo caso è notevole perché avvicina il ragazzo all’età adulta e a numerose pressioni e responsabilità. I genitori devono tentare di mantenere un rapporto di comunicazione aperto, anche se non sempre è facile. Infondere quindi entusiasmo e la voglia di tornare tra i banchi di scuola, è il compito dei genitori. Il ritorno a scuola non deve essere, come più sopra esplicitato, un momento fonte di stress per bambini e ragazzi dopo la fine del riposo estivo. Bisogna ‘accendere’ nei figli la voglia di tornare sui banchi di scuola con la giusta passione, ma anche tranquillità. Anche perchè questi sono anni stupendi, se presi correttamente, della crescita di un individuo. Se ben vissuti, sono momenti formativi e che si rammenteranno per tutta la vita. Quindi forza ragazzi... adesso tocca a voi! |
Post n°1584 pubblicato il 28 Agosto 2023 da scricciolo68lbr
Insomma, a ben vedere, anche il tema del cambiamento climatico, si sta rivelando solo un'occasione, per generare un'onda distruttrice, che abbatta tutti i pilastri attuali della mobilità, del riscaldamento, della produzione di beni e servizi, per traghettarci verso la New Green Economy. Peccato che le crepe sulla finta crisi ecologica e climatica stiano rivelando come tutto sia solo un'abile messinscena, un'occasione per alcune potenti lobby legate alle energie rinnovabili, per fare soldi... e a palate! Procediamo per gradi e proverò a spegarmi meglio partendo da quello che sta per accadere in Piemonte, a partire dal 15 settembre. Il blocco degli Euro 5 in Piemonte si dice che è giustificato dalla paura degli amministratori di essere indagati per inquinamento colposo, se però scaviamo più in profondità la situazione diverrà cristallina |
Venne battezzato come il mercoledì nero. Quel giorno George Soros lancia un attacco violento alla Lira e alla Sterlina costringendo l'Italia e l'UK a uscire dallo SME Il 16 settembre del 1992 è passato alla storia come il mercoledì nero. E' il giorno in cui George Soros attaccò violentemente la Lira italiana e la Sterlina britannica,cagionando l'uscita dal Sistema Monetario Europeo delle due valute. Quel giorno il finanziere americano tramite il suo fondo Quantum vendette allo scoperto più di 10 miliardi di Sterline e nel contempo la Lira sprofondò perdendo più del 7% sul Dollaro USA. Alla fine il guadagno per lo speculatore fu di 1,1 miliardi di dollari. Vediamo quali sono le ragioni e gli effetti sul mercato di una mossa così azzardata. Lo SME: cos'è e perché è così importante Il 13 marzo del 1979, i membri della CEE sottoscrivono il Sistema Monetario Europeo, che consiste in un accordo per mantenere il cambio di valute entro un range prefissato in riferimento all'ECU, ovvero European Currency Unit, determinata dal valore medio delle divise dei Paesi aderenti allo SME. L'oscillazione di norma è stabilita nel ± 2,25%, ma per alcuni Stati come Italia, Gran Bretagna, Spagna e Portogallo viene allargata a ± 6%, per via dell'elevato tasso d'inflazione. Qualora si verificasse uno sforamento, i Governi nazionali dovrebbero intervenire attraverso le Banche Centrali per ristabilire l'equilibrio. L'obiettivo è quello di superare il pensiero keynesiano delle politiche monetarie e fiscali espansive che mirano al raggiungimento della piena occupazione. Quello che si vuole creare invece è un mercato finanziario unico che mira alla libera circolazione dei capitali, però con delle regole rigide riguardo la fluttuazione dei cambi. In altri termini la priorità è l'equilibrio finanziario che prevale su altri parametri dell'economia reale come il controllo del tasso di disoccupazione. Sostanzialmente un punto di vista opposto al pensiero dei banchieri centrali degli ultimi mesi. Emblematica in tal senso la decisione della FED di mettere in secondo piano i target di inflazione a favore di quelli del mercato del lavoro. La speculazione valutaria del '92: le motivazioni Per capire cosa portò a quell'attacco così disastroso bisogna risalire a qualche anno prima per inquadrare la situazione dell'Italia negli anni '80. La politica di spesa dissennata dei Governi succedutosi a Palazzo Chigi spingono il debito pubblico del Belpaese a livelli insostenibili, con un'inflazione troppo elevata rispetto alla Germania. Questo fece del nostro Paese l'anello debole della catena all'interno dello SME e quindi molti investitori cominciarono a maturare l'ipotesi che l'Italia potesse essere la prima a uscire dal patto monetario europeo. Tuttavia in quel momento non si accanirono contro la Lira, forse confidando sul fatto che le Banche Centrali delle varie Nazioni all'occorrenza sarebbero andate della valuta italiana. Un segnale d'allarme però si ebbe qualche giorno prima di quel Mercoledì nero, quando le aste dei BTP andarono deserte e la fiducia nel nostro debito pubblico cominciò a scemare. A questo quadro poco edificante, si aggiunsero altri fatti molto importanti. La Germania dopo la riunificazione cominciò ad alzare i tassi come segno di stabilità finanziaria e valutaria della propria economia. Questo inevitabilmente portò a una graduale fuga di capitali dall'Italia verso il Paese tedesco, che ebbe come effetto la rivalutazione del Marco e l'indebolimento della Lira. Per l'esattezza il denaro che dalle banche italiane andò a finire all'estero fu intorno ai 25 miliardi di dollari. In Inghilterra la BoE non ne volle sentire di alzare il costo del denaro nonostante l'inflazione stesse andando fuori controllo. Lasciò quindi che il cambio della Sterlina con le altre valute fluttuasse liberamente. In tale contesto gli investitori percepirono che il progetto di unità europea fosse ricolmo di fragilità e potesse traboccare da un momento all'altro. A tal proposito il 2 giugno del 1992 si votò in Danimarca per ratificare il trattato di Maastricht. Non senza una certa sorpresa dei mercati, vinsero i NO con il 50,7% dei voti e questo fomentò parecchia incertezza. La speculazione valutaria del '92: Soros affonda la lama Il panorama generale spianò la strada alla speculazione. Il mercoledì del 16 settembre del 1992 George Soros mandò a mercato uno strong selling allo scoperto sulla Sterlina di 10 miliardi di dollari mettendo nei guai la Banca d'Inghilterra. Subito dopo toccò alla Lira. Il paperone di origine ungherese piazzò un attacco terrificante che spiazzò la Banca d'Italia, creando una perdita valutaria di 48 miliardi di dollari per il nostro Paese. A favorire il colpo speculativo senza precedenti fu la percezione da parte di Soros chel'Italia fosse senza protezioni a difesa della propria valuta. Soprattutto dopo le dichiarazioni della Bundesbank che disse che in caso di trambusto valutario non avrebbe mosso un dito per salvare divisa italiana. La speculazione valutaria del '92: le conseguenze Dopo il mercoledì nero, in Europa accadde una specie di rivoluzione monetaria. La Spagna svalutò prima di tutte la propria valuta. La Svezia effettuò un aumento monstre dei tassi (5 volte quelli attuali) per evitare la svalutazione. La Francia fu costretta a inondare il mercato di liquidità e a aumentare i tassi di interesse con lo scopo di proteggere il Franco. Come detto, l'Italia e l'Inghilterra escono dallo SME. Ma mentre la prima per potervi rientrare effettuò una manovra lacrime e sangue da 93 miliardi (tra cui introduzione dell'ICI), il Paese di Sua Maestà svalutò la moneta e alzò i tassi. In Italia destò anche scalpore la decisione del Governo Amato di compiere un prelievo forzoso sui conti correnti nazionali. L'economia europea però entrò in crisi e la crescita rallentò notevolmente, con un tasso di disoccupazione medio che si assestò al 12%. Persino la Germania devette affrontare la recessione, costringendola qualche mese più tardi a ridurre i tassi per stimolare l'economia. Lo shock del '92 lasciò quindi una traccia indelebile e portò i membri dello SME a rivedere le regole valutarie. Così nell'agosto del 1993 venne allargata la banda di oscillazione a ± 15%, premettendo di fatto la flessibilità dei cambi. FONTE: |
Svalutazione della lira nel 1992: il ruolo di Soros, le vere cause e gli errori della Bankitalia di CiampiRipercorriamo in sintesi una vicenda storica che ancora oggi fa parlare per le sue implicazioni politiche ed economiche Il 1992 resta nell’immaginario nazionale il funesto “annus horribilis” dell’Italia. Non a torto. Troppe cose storte andarono quell’anno: crollava la Prima Repubblica sotto i colpi inferti dal pool di Mani Pulite, venivano uccisi i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino con le rispettive scorte, la malavita organizzata rapiva il piccolo Farouk Kassam e teneva l’Italia per settimane con il fiato sospeso, il governo Amato varava una finanziaria “lacrime e sangue” per risanare i conti pubblici e, dulcis in fundo, la svalutazione della lira. Per capire come si arrivò a quest’ultimo evento, però, bisogna tornare indietro di oltre due anni e mezzo. Era il gennaio del 1990 e l’allora governatore della Banca d’Italia, Carlo Azeglio Ciampi, annuncia che d’ora in avanti la lira italiana avrebbe oscillato all’interno di una “banda stretta” del 2,25% contro il marco tedesco. Fermiamoci un attimo. Nel 1979, a quasi 8 anni dal collasso degli accordi di Bretton Woods, i membri della Comunità Economica Europea fondarono lo SME (Sistema Monetario Europeo), un sistema di cambi semi-fissi prodromico all’euro e che prevedeva oscillazioni tra le valute molto strette. All’Italia venne concessa un’oscillazione più ampia, vale a dire del 6%, in considerazione della sua difficoltà a tenersi dentro una banda più stretta. Ma nel 1990, Ciampi decise che fosse arrivata l’ora di mettersi al pari con le altre economie europee, fissando un limite di oscillazione in alto e in basso del 2,25% rispetto alla parità di 748,56 contro il marco. Perché lo fece? In primis, per combattere l’inflazione. Il maggiore deprezzamento della lira provocava annualmente una maggiore crescita dei prezzi al consumo. Secondariamente, per cercare di recuperare credibilità sui mercati, in vista della nascita dell’euro, già nell’aria. Terzo, per via delle pressioni degli altri governi, che non comprendevano la ragione per cui l’Italia avrebbe dovuto godere di uno status speciale. Fatto sta che nel 1992 le cose iniziano a non andare come si pensava. La Bundesbank aveva iniziato ad alzare i tassi nel triennio 1990-’92, al fine di contrastare l’accelerazione dei tassi d’inflazione dopo la riunificazione delle due Germanie. Se il costo del denaro tedesco era ancora del 6% nell’agosto del 1990, nel luglio del 1992 era salito all’8,75%. Inevitabilmente, l’Italia doveva seguirne le scelte (ah, quanto eravamo “sovrani” con la lira), altrimenti i capitali sarebbero defluiti verso la Germania, destabilizzando il cambio e minacciando la nostra permanenza nello SME. Ciampi i tassi effettivamente li alza, ma commette un errore pacchiano quell’estate, vale a dire di esternare il suo “dolore” per quella misura. E così, il 6 luglio alza il tasso ufficiale di sconto (TUS) dal 12% al 13%, ma già il 17 dello stesso mese si trova costretto a intervenire con un nuovo rialzo al 13,75%. Perché? I mercati non avevano digerito quella doglianza e i capitali avevano accentuato la fuga, specie dopo che la notte del 10 luglio il governo aveva imposto un prelievo forzoso del 6 per mille sui conti correnti. La drammatica estate ’92 Per tutta l’estate, Bankitalia cercò di difendere il cambio. Anzi, aveva iniziato a farlo da inizio anno, se è vero che nei primi 9 mesi dell’anno “brucia” riserve valutarie per 50 mila miliardi di lire (12 mila miliardi nel solo mese di luglio), qualcosa come oltre 25 miliardi di euro attuali. Tuttavia, a settembre la situazione diventa insostenibile. Di quel passo, Palazzo Koch sarebbe rimasta a corto di dollari, marchi, etc., per importare beni e servizi dall’estero. La bilancia dei pagamenti sarebbe entrata pericolosamente crisi. Da qui, la decisione di abbandonare lo SME attraverso la svalutazione della lira. In pochi mesi, il cambio contro il dollaro passa dai 1.078 lire di fine agosto ai 1.583 della primavera ’93. Il crollo è del 32%. Contro il marco, la lira passa da 760 a 1.000, perdendo fino al 24%. Ad avere scatenato le vendite di lira e sterlina fu il finanziere George Soros, che con il suo fondo Quantum scommise contro le due valute e guadagnò miliardi di dollari in pochi giorni. I detrattori sostengono che l’uomo sia stato un cospiratore contro l’Italia, in combutta con presunti poteri deviati dello stato. Ma la situazione è assai più facile da spiegare. Il 2 giugno di quell’anno, la Danimarca aveva votato contro l’ingresso nell’euro al referendum. L’Italia aveva firmato il Trattato di Maastricht di febbraio, ma versava in condizioni fiscali assai critiche e non presentava praticamente alcun indicatore macro in linea con i criteri fissati. Il Regno Unito decise di tenersi la sterlina e si rifiutò di seguire la Germania sulla via del rialzo dei tassi. Ecco perché nel mirino di Soros finirono queste due valute. Sul piano strettamente macro, vi erano ragioni alla base della svalutazione della lira. Nel triennio 1990-’92, l’inflazione cumulata in Italia era stata del 19%, in Germania del 12,75%. Il differenziale si aggirava, quindi, sopra il 6%, a fronte di un deprezzamento della lira consentito nel periodo solo per l’1,5%. Dunque, rimaneva qualche margine da recuperare per tenersi al passo con il marco tedesco, ma certo non nell’ordine del 25-30%, com’è accaduto di fatto con la svalutazione di settembre. Fu complotto a beneficio dei soliti pochi? Altro aspetto sospetto riguarda la fuga dei capitali di quell’estate per quasi 26 mila miliardi di lire, più di 13 miliardi di euro al cambio che verrà fissato successivamente. Quei capitali rientrarono subito dopo che la lira aveva toccato il fondo contro il dollaro, finendo per guadagnare qualcosa come almeno il 30%. In sintesi, molti investitori avevano comprato dollari con la lira forte ed erano tornati a comprare lire quando il cambio era collassato. Una speculazione, che parte dell’opinione pubblica ritiene essere stata frutto di un complotto vero e proprio ordito ai danni del sistema Italia. In sostanza, alcuni grossi capitalisti si sarebbero arricchiti con la svalutazione della lira. In realtà, più che complotto vi fu un errore drammatico commesso da Ciampi. Egli si ostinò a difendere la lira per mesi e mesi, quando sembrava inevitabile una sua svalutazione successiva. Di fatto, Bankitalia “finanziò” gli speculatori, consentendo loro di portare all’estero i capitali con la lira forte e di rientrare quando si era ridotta a carta straccia. Ma da qui a sostenere la tesi del complotto ne corre. E’ tipico delle banche centrali difendere la propria credibilità con azioni spesso di corto respiro, tese più che altro a guadagnare tempo e nella speranza che funzionino per almeno ridurre l’entità della speculazione. Tuttavia, la svalutazione della lira avvenne per ragioni ben precise: l’economia italiana era un mix di debito pubblico e deficit alle stelle, alta inflazione, crescita che si dirigeva verso lo spegnimento dopo gli anni della sbornia e di instabilità politica incontrollata. Scommettere contro la lira non fu un’operazione così difficile, semmai Soros fece quanto per ragioni forse più politiche che macro non avevano avuto il coraggio di fare, rivelandosi certamente un finanziere cinico, ma obiettivamente non commettendo alcuna illegalità. Se non ci fosse stata la banda stretta, probabilissimo che la speculazione non ci sarebbe stata, ma così come neppure la pre-condizione per entrare nell’euro, vale a dire la convergenza dei tassi d’interesse e d’inflazione con i paesi virtuosi dell’area. In quel caso, Ciampi non commise l’errore, semmai fu la sfera politica a non comprendere le implicazioni fiscali che tale scelta avrebbe comportato, così come non lo aveva compreso dopo quel famoso “divorzio” tra Bankitalia e Tesoro nel 1981. La banda stretta avrebbe richiesto un risanamento dei conti pubblici immediato per contenere le spinte inflattive e accompagnare il rialzo dei tassi, creando un mix favorevole al cambio. Ma la Prima Repubblica si avviava allegramente al collasso senza capirlo. giuseppe.timpone@investireoggi.it FONTE: |
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