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Messaggi del 07/06/2024

CRESCE IL PARTITO DEL NON VOTO: “L’EUROPA NON CI RAPPRESENTA”.

Post n°1843 pubblicato il 07 Giugno 2024 da scricciolo68lbr
 

L'affluenza al voto in Europa è da anni in calo un po' in tutti i paesi europei, soprattutto tra le generazioni più giovani. Quali sono le motivazioni alla base di questo fenomeno? 

 

Alle ultime elezioni, nel 2019 l'afflusso alle urne è stato del 50,6 per cento, il più alto dal 1994, con 19 Stati membri che hanno registrato un aumento del tasso di partecipazione. Nel 2014, invece andò a votare solamente il 42,5 per cento degli aventi diritto; l'affluenza superò il 50 per cento solo in sette paesi.

Dall’economia che in Europa non è mai veramente decollata, alle politiche di austerità che esasperano i cittadini, alle migrazioni, passando per la sicurezza e le politiche sui cambiamenti climatici e le riforme green, basate sul nulla, che svuotano le tasche di aziende e cittadini, le questioni europee sono ormai parte del dibattito quotidiano – ma questo a mio modesto avviso, non basterà a risvegliare la partecipazione dei cittadini.

Quello dell’astensionismo CRESCENTE è un fenomeno in corso da decenni in molti paesi e riguarda un po’ tutti i tipi di elezione. Fino al 1979, in Italia l’affluenza elettorale superava il 90 per cento. Da allora ha iniziato a scendere sempre di più, e non ha smesso di diminuire: alle ultime politiche ha raggiunto il 64 per cento, mentre alle europee del 2014 si era fermata al 57,5 per cento.

La scelta di non andare a votare non riguarda solo la persona che la compie, ma ha delle conseguenze politiche dirette. SE DIVIENE UNA SCELTA DIFFUSA, LA DECISIONE DI NON ANDARE A VOTARE INTACCA LA LEGITTIMAZIONE DELLE ISTITUZIONI DEMOCRATICHE E DEI PARTITI POLITICI  – e finisce col favorire una loro evoluzione in direzione non sempre liberale. Gli astenuti poi non si distribuiscono in modo uniforme lungo tutto lo spettro politico: spesso le elezioni le vince chi riesce a mobilitare il maggior numero dei propri elettori potenziali, non tanto chi riesce a strappare più elettori agli avversari.

L’astensionismo è un fenomeno complesso. Ogni elezione ha le sue specificità, dettate da una molteplicità di fattori: per esempio la composizione demografica del bacino elettorale, il contesto socio-economico nel quale si svolgono e la cultura democratica della popolazione chiamata al voto. Per questo molta letteratura scientifica si sforza di comprendere a fondo le cause dell’astensionismo, ma non esiste una teoria generale che ne spieghi le cause.

Secondo Maurizio Cerruto, autore de “La partecipazione elettorale in Italia  ” (Quaderni di Sociologia, 2012), le ragioni alla base dell’astensionismo sono sfaccettate. “Da un lato, si parla di astensionismo da apatia, cioè per la distanza fra l’elettore e l’offerta politica”, spiega il professore di sociologia dell’Università di Cagliari. “Questo tipo di astensionismo ha le sue radici nella posizione di marginalità che la politica occupa nell’orizzonte psicologico di molti elettori delle moderne democrazie di massa”. Dall’altro lato si parla invece di “astensionismo di PROTESTA, come espressione attiva di una insoddisfazione dell’elettore, che esprime una dimostrazione di sfiducia e in molti casi di aperta ostilità nei confronti della classe politica”. Secondo Cerruto, le ricerche empiriche mostrano che nell’elettorato astensionista italiano l’apatia prevale sulla protesta.

Di certo gli italiani hanno sempre meno fiducia nelle istituzioni politiche. Ogni anno l’Istat rileva dati su questo aspetto, all’interno del rapporto sul Benessere equo e sostenibile . Come confermano anche le ultime stime  , la fiducia degli italiani verso il parlamento, i partiti e il sistema giudiziario continua a calare dal 2010 e questo si traduce in un senso di disaffezione diffuso, che ha un impatto sull’affluenza alle elezioni.

Tuttavia il problema italiano si inserisce in un quadro più generale, che tocca anche il sud-est Europa. Secondo l’Eurobarometro, il servizio della Commissione europea che misura ed analizza le tendenze dell'opinione pubblica, la fiducia dei cittadini verso le istituzioni è bassa in gran parte dei paesi europei: da circa dieci anni meno della metà della popolazione europea si fida delle istituzioni politiche del proprio stato.

Alla base dell’astensionismo ci sono insomma molte ragioni, e ha quindi poco senso parlare di un “PARTITO DEL NON VOTO”. Il quadro si fa ancora più sfaccettato se si va a guardare quali sono le fasce della popolazione che più tendono ad astenersi. Secondo un rilevamento del 2016 dell’istituto di sondaggi SWG intitolato “Il popolo dell’astensione”, in Italia l’astensionismo è particolarmente diffuso tra gli elettori tra i 18 e 44 anni, spesso indecisi o senza una precisa collocazione politica. Molti hanno un titolo di studio superiore al diploma.

In quasi ogni paese, le elezioni europee hanno sempre registrato una minore affluenza rispetto alle elezioni politiche, probabilmente a causa di una scarsa consapevolezza del peso del Parlamento europeo e a una generica percezione di distanza tra la vita di tutti i giorni e le istituzioni europee. L’Eurobarometro rileva  che solo il 48 per cento dei cittadini europei crede che la propria voce conti nell’Unione europea (ma esistono enormi differenze tra un paese e l’altro, per esempio in Svezia il 90 per cento dei cittadini crede che la propria voce conti, a fronte del 24 per cento degli italiani e del 16 per cento dei greci).

Per denunciare la presunta sfiducia delle persone nei confronti dell’Unione europea, i movimenti euroscettici spesso mettono in risalto il progressivo calo dell’affluenza alle elezioni europee. È un fenomeno reale, ma è parte di un processo più ampio che sta investendo la democrazia rappresentativa in Europa nel suo complesso. Inoltre, come nota  Jules Beley dell’università SciencesPo di Parigi, è complicato confrontare l’affluenza alle elezioni europee nel tempo. “Come si può confrontare l’affluenza nel 1979, quando la Comunità europea era composta da 9 paesi dell’Europa occidentale con l’affluenza nel 2014, quando l’Unione contava 28 paesi con culture politiche e tradizioni democratiche diverse?”, si chiede Beley.

Le ricerche mostrano che c’è chi non vota per apatia, e chi non vota per protesta.
Se osserviamo l’affluenza alle elezioni europee dobbiamo anche tenere presente che sempre più cittadini europei hanno difficoltà a votare perché si sono trasferiti in un altro paese. Ad esempio, più del 10 per cento dei cittadini rumeni, bulgari, croati, lettoni, lituani e portoghesi vivono in uno stato membro diverso dal loro. Avrebbero il diritto di votare alle europee nelle città in cui vivono, ma nel 2014 il 95 per cento circa di loro non è andato ai seggi, a causa di una serie di ostacoli linguistici, burocratici e politici: difficile identificarsi in partiti e politici che si rivolgono solo agli elettori della propria nazionalità.

Ultimamente però la crescita esponenziale del partito del non voto ha valori reali e concreti: la pessima gestione della psico-info-pandemenza; gli scandali che vedono coinvolte le istituzioni (vedi Qatar gate), e il presidente von der Leyen, che ha affrontato una prima udienza nel processo che la vede coinvokta per lo scandalo dei messaggini con il CEO Bourla di Pfizer per via dei contratti milionari per l'acquisto dei sieri miracolosi, che poi miracolosi non lo sono stati. Le politiche green, che stanno interessando tutta l'economia, ma che i cittadini stanno rifiutando, poichè fondate sul "nulla", sulla non veridicità dei cambiamenti climatici smentiti da centinaia di studi e da scienziati di fama mondiale. Infine, non dimentichiamoci delle die guerre, la prima tra Russia ed Ucraina, in cui l'Europa imlegna ingenti risorse economiche per uno stato che non fa parte della Unione Europea. Per ultima, non per poca importanza,mla guerra tra Israele e la Palestina, dove si sta compiendo un genocidio da parte dello stato ebraico-sionista, appoggiato da Europa e USA.

Bastano secondo voi queste circostanze per giustificare la disaffezione dei cittadini europei ed italiani in particolar modo verso le istituzioni e i partiti politici? Io dico di SI.

Qualcuno adesso, avanza ipotesi assurde, ritenendo che per risollevare l’affluenza elettorale, una misura apparentemente semplice sarebbe rendere "obbligatorio" votare. Questo obbligo esiste in paesi come il Lussemburgo e il Belgio, dove in effetti i livelli di astensionismo sono bassi. Anche in Italia il voto era considerato obbligatorio fino al 1993; attualmente per molti è da considerarsi un dovere civico secondo la Costituzione, mentre per molti altri, come pure per il sottoscritto, votare RAPPRESENTA UNICAMENTE UN DIRITTO, NON UN OBBLIGO!

Il problema d'altronde è che l’obbligo di voto è difficile da far rispettare in maniera stringente, a meno di non introdurre sanzioni pesanti e trasformare la società da democratica in uno STATO DI POLIZIA. Quindi lasciamo perdere questa ipotesi!

Se gli elettori non hanno più fiducia nella differenza che può fare il loro voto, secondo alcuni conviene offrire loro la possibilità di effettuare direttamente delle scelte su questioni in campo, invece di limitarsi a "delegare" dei rappresentanti.

È per questo che negli ultimi anni in molti paesi è aumentato l’interesse nei confronti degli strumenti della democrazia diretta, come ad esempio i referendum. Casi come quello della Brexit hanno fatto apparire con chiarezza l'utilità di questi strumenti.

Per tutelare la legittimazione delle istituzioni europee e risollevare l’affluenza al voto, nel 2019 il Parlamento europeo avviò la campagna “Stavolta voto”  , realizzata in tutti e 28 gli stati membri dell’Unione europea, dove si cercò di spiegare l’importanza della partecipazione elettorale ricorrendo a una molteplicità di strumenti. Trecentomila persone si registrarono sul sito della campagna, mentre il video promozionale “Choose your future   ottenne 120 milioni di visualizzazioni sulle diverse piattaforme.

I paesi dell’Europa centrale e orientale hanno tassi di astensionismo più alti della media dell’Unione europea. Per questo la campagna istituzionale è stata particolarmente intensa in paesi come la Slovacchia, dove nel 2014 solo il 13 per cento degli elettori era andato a votare alle europee. “Abbiamo lavorato su tanti fronti diversi”, racconta Soňa Mellak, addetta stampa dell’ufficio del Parlamento europeo in Slovacchia. “Abbiamo collaborato con una serie di personaggi famosi, e in particolare con youtuber e influencerper riuscire a spiegare ai giovani perché le elezioni europee sono importanti. Abbiamo organizzato un tour in 17 città del paese, realizzando eventi e dibattiti, e in 200 scuole superiori si è tenuta una simulazione delle elezioni europee. Le televisioni si sono dimostrate attente, molti presentatori hanno spiegato che sarebbero andati a votare”.

Per far aumentare davvero l’affluenza alle elezioni europee servirebbero però delle modifiche legislative. Ad esempio, si potrebbe rendere più semplice il voto ai cittadini che risiedono all’estero. Alcuni politici e osservatori pensano che bisognerebbe far eleggere direttamente ai cittadini un presidente dell’Unione europea, che sia a capo al contempo della Commissione europea e del Consiglio europeo. Altri – come i militanti del partito europeo Volt – puntano innanzitutto su una mobilitazione transnazionale dal basso, che sposti la campagna elettorale su temi europei.

Anche secondo Alberto Alemanno è questa la strada maestra da perseguire: “bisognerebbe creare un collegio elettorale unico europeo, che permetta di presentare liste e partiti transnazionali. In questo modo il dibattito politico trascenderebbe immediatamente gli stati nazionali e permetterebbe a qualsiasi cittadino di comprendere la dimensione europea dello scrutinio”. In uno scenario del genere, “i partiti sarebbero indotti a formulare e difendere visioni di società europea e temi di interesse paneuropeo, invece di concentrarsi come ora su questioni nazionali”, e a quel punto il dibattito riuscirebbe finalmente a coinvolgere più profondamente gli elettori.

Tuttavia la scelta di votare o meno resta libera, nessun obbligo potrà mai spingere ad andare a votare cittadini che attraverso l'astensionismo intendano manifestare tutto il proprio disappunto verso le istituzioni europee, l'Unione europea tutta e impartiti corrotti che ormai sono lontani anni luce dalla vita reale.

Che Dio aiuti la verità a non venire più soffocata da media mainstream asserviti alle lobbies che governano il mondo! I cittadini sono STANCHI! 

 
 
 

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