Creato da scricciolo68lbr il 17/02/2007

Pensieri e parole...

Riflessioni, emozioni, musica, idee e sogni di un internauta alle prese con la vita... Porto con me sempre il mio quaderno degli appunti, mi fermo, scrivo, riprendo il cammino... verso la Luce

 

Messaggi del 22/06/2024

1859, CARRINGTON’S EVENT!

Post n°1863 pubblicato il 22 Giugno 2024 da scricciolo68lbr
 

I grandi eventi solari del passato: la tempesta di Carrington del 1859 - INGVambiente
La straordinaria tempesta magnetica di Carrington del 1859 può ripetersi inaspettatamente in ogni momento.

 

Che il compito del Sole sia di illuminare, scaldare e mantenere in vita ogni essere animato sulla Terra è cosa ben risaputa. Non altrettanto noto è il fatto che la nostra stella, quando è particolarmente attiva, possa letteralmente “strapazzare" i pianeti che le girano attorno, allungando le sue energetiche braccia, fatte di particelle velocissime, e provocando violente reazioni in chi ha la sfortuna di trovarsi a tiro.

Una tempesta magnetica ha interessato tutta la Terra sul finire dell’estate del 1859: una evento di proporzioni straordinarie, noto successivamente come “evento di Carrington, in onore dell’astronomo inglese Richard Carrington che per primo scoprì il nesso tra l’attività solare e le turbolenze geomagnetiche osservate sulla Terra.

Sotto opportune condizioni l’interazione tra il campo magnetico del nostro pianeta e il flusso di particelle energetiche emanate dal Sole, il cosiddetto vento solare, può manifestarsi alle alte latitudini mediante uno dei più affascinanti spettacoli naturali: le aurore polari.

L’evento di Carrington fu straordinario perché durante la notte (e le due/tre successive) di quel 1* settembre del 1859, le aurore furono avvistate in zone dove normalmente non si avvistano, come a Roma, in Giamaica, a Cuba. I cieli notturni furono illuminati quasi a giorno da bagliori che andavano dal verde al giallo, dal rosso fino al violetto, come raccontato da numerosi testimoni e riportato dai quotidiani dell’epoca per una settimana intera. E non fu l’unico effetto visibile: le cronache raccontano che la maggior parte dei telegrafi, le prime e uniche tecnologie utilizzate nel campo delle telecomunicazioni a quel tempo, andarono letteralmente in tilt. Alcune stazioni telegrafiche riuscirono persino a funzionare senza l’uso delle batterie, stimolando nella mente dei pensatori più audaci l’associazione che l’aurora fosse un fenomeno elettrico (o più precisamente, elettromagnetico).


Così viene descritto l’evento sul Giornale di Roma e riportato su ‘La Civiltà Cattolica’:
L’aurora boreale è un fenomeno così raro tra noi, che merita un ricordo speciale ogni volta che ci visita. Tale è stata quella della notte scorsa, dalle 2 ore antimeridiane alle 4, in cui il cielo è comparso adorno di un’aurora boreale che sarebbe bella anche nei paesi più settentrionali.[…] Alle ore 3 si è ravvivata di nuovo la luce, e il cielo é apparso in molti luoghi distinto de’soliti raggi luminosi, che in alto superavano in vivacità di splendore la via Lattea, ed erano molto più lucidi in basso. La più bella comparsa di questi è stata alle 3 e 40, quando diverse colonne luminose verticali si sono formate nelle vicinanze del meridiano magnetico. Queste colonne o raggi erano di luce gialletta, rinnovavansi successivamente in vari siti e spiccavano a meraviglia sul fondo rosso del cielo.

Oggi monitoriamo il vento solare dallo spazio attraverso appositi satelliti e ne verifichiamo a terra l’effetto. Monitoriamo infatti la risposta del campo magnetico del nostro pianeta a queste sollecitazioni presso gli osservatori geomagnetici sparsi su tutta la superficie terrestre. 

Il vento solare è un flusso continuo di particelle cariche (plasma) rilasciato dallo strato più esterno dell’atmosfera solare, la corona, e viaggia ad una velocità media di 250-400 km/s (km al secondo!). Formato principalmente da elettroni, protoni e particelle alfa (la parte corpuscolare della radiazione solare), il vento solare trasporta il campo magnetico interplanetario di origine solare.

L'aurora è un gioco di interazione tra il campo magnetico terrestre e quello interplanetario di origine solare. In certe condizioni, l’interazione può essere tale da permettere l’ingresso delle particelle cariche del vento solare negli strati più alti della nostra atmosfera, trasferendo energia alle molecole neutre di ossigeno e azoto che reagiscono emettendo luce colorata. Le meravigliose luci delle aurore non sono una caratteristica esclusiva del nostro pianeta, ma si verificano in tutti i pianeti dotati di un campo magnetico, come ad esempio Giove o Saturno.

Si è stimato che durante l’evento di Carrington la velocità delle particelle del vento solare abbia raggiunto l’impressionante valore di 2000 km/s, un record da quando si raccolgono queste misure. Un evento straordinariamente intenso, il cui verificarsi nel futuro, seppur raro, non può essere escluso, qualora condizioni simili dovessero verificarsi.

 
 
 

1983: OGGI SCOMPARIVA EMANUELA ORLANDI!

Post n°1862 pubblicato il 22 Giugno 2024 da scricciolo68lbr
 

IO NON DIMENTICO!.

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ANNI E ANNI DI DEPISTAGGI. NESSUNO SA ANCORA CERTEZZA COSA SIA ACCADUTO QUEL LONTANO 22 Di GIUGNO DI QUARANTUNO ANNI FA.

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Era il 22 giugno 1983 a Roma quando avvenne: Emanuela Orlandi, cittadina vaticana figlia di un messo vaticano, dell'età di 15 anni, sparì nel nulla, mentre rientrava a casa dopo la lezione di musica a cui aveva partecipato. La temperatura è mite. Emanuela ha da poco terminato il secondo liceo scientifico. È stata rimandata in due materie, latino e francese. Poco male, riparerà a settembre. Però il suo vero talento, la sua grande passione è la musica. Studia pianoforte, solfeggio, canto corale e, soprattutto, flauto traverso in una scuola in piazza Sant’Apollinare. Il mercoledì la lezione dura dalle quattro alle sette. Al termine, esce insieme a due amiche. Si recano insieme alla fermata dell’autobus. Emanuela non sale sul mezzo per tornare a casa. È troppo affollato, perciò si congeda dalle compagne e dice loro che attenderà il successivo.


È questo il suo «attimo zero». Nessuno la rivedrà mai più. Quel momento diventa il punto di partenza e d’arrivo di ogni indagine. Ogni indizio, ogni pista, ogni testimonianza riporta gli investigatori a quel punto. È uno strano gioco in cui le pedine sono costrette sempre a ripartire dal via. Nei casi di scomparsa, gli inquirenti si comportano come gli scienziati che cercano di scoprire cosa sia avvenuto un istante prima del Big Bang. Sant’Apollinare e la fermata dell’autobus di corso Rinascimento sono a pochi passi da Palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica. L’Italia sta allora uscendo dagli «anni di piombo»: si può immaginare come Roma sia ancora presidiata dalle forze dell’ordine, specie nei pressi di un luogo istituzionale di alto valore simbolico. Eppure chi ha agito, non si è lasciato intimorire dalla massiccia presenza di forze dell'ordine. 


22 giugno 2024: 41 anni, di piste e depistaggi che coinvolsero Stato Vaticano, lo Stato Italiano, il terrorismo internazionale, i servizi segreti di diversi Stati, la Banda della Magliana, un possibile serial killer, un presunto "scandalo sessuale legato alla pedofilia".

Da allora la ragazza non riapparve più.


Emanuela è prigioniera di quella foto, con una fascia che le cinge la fronte e i lunghi capelli neri. La sua breve esistenza è riassunta in una didascalia. Alta un metro e sessanta. Pantaloni jeans, camicia bianca, scarpe da ginnastica. E un appello che nasconde una supplica: «Non si hanno più notizie dalle ore 19 di mercoledì 22 giugno, chi avesse utili informazioni è pregato di telefonare al numero 69.84.982». Senza lo 06 di Roma perché nel 1983, per chi chiamava dalla città, non era ancora necessario.


Dopo 33 anni, quel numero non è più in funzione. Nessuno può più chiamare per fornire «utili informazioni». Eppure dall’altro capo del filo la speranza non si è esaurita. C’è una cospicua parte d’Italia, fra cui i familiari superstiti della ragazzina, che ancora aspetta di conoscere la verità, per quanto terribile possa essere dopo tutto questo tempo. Qualcuno, forse, nell’ombra sperava che il mondo si dimenticasse di Emanuela. Che il suo sorriso malinconico svanisse nelle nebbie del passato. Come mai, però, il mistero è sopravvissuto così a lungo nell’immaginario collettivo?

Circa un mese prima scomparve un'altra ragazza, coetanea, destinata a restare indelebile anche lei nella storia dei misteri italiani, Mirella Gregori. D'altronde risulterebbero, ad oggi, almeno 8 le ragazze scomparse che abitavano a pochi km dal vaticano.

Una storia sorprendente per i risvolti che nei 40 anni trascorsi, ha mostrato, per gli intrighi intrecciati.

I quattro fratelli: Natalina, Pietro, Federica e Maria Cristina non hanno mai smesso di cercarla. Come dar loro torto.

Le piste e depistaggi sono tanti e complessi in questa vicenda ingarbugliata:

- telefonate anonime;

- la segnalazione di un ragazzo con una telefonata a casa Orlandi. Un certo Pierluigi. Dichiara di aver incontrato a Campo dei Fiori due ragazze che vendevano cosmetici. Una diceva di chiamarsi Barbara (la presunta Emanuela) e aveva con sé un flauto. All’invito a suonarlo, si sarebbe rifiutata perché avrebbe dovuto indossare degli occhiali da vista con i quali, però, non si piaceva. La telefonata contiene alcune piccole verità, come il flauto, o il fatto che Emanuela non volesse portare gli occhiali nonostante i problemi di vista. Ma le informazioni sono abilmente confuse in un racconto inverosimile. 

Ai limiti dell’assurdo è anche la chiamata di un secondo telefonista, tale Mario. Sostiene di avere incontrato anche lui la coppia di ragazzine che vendevano cosmetici a poca distanza dalla fermata dell’autobus su cui Emanuela non era mai salita. Aggiunge che una di loro si chiamava Barbarella e assomigliava all’adolescente scomparsa. Però poi cade in contraddizione e, di sottofondo alla sua ultima chiamata, si distingue chiaramente la voce di un secondo uomo – un suggeritore. Anni dopo è stato appurato che Mario era un componente della banda della Magliana. Ma perché il gruppo criminale più potente e sanguinario di Roma avrebbe dovuto essere coinvolto nella scomparsa di una quindicenne? 

- l'ingerenza dei servizi segreti Sisde;

- La pista del terrorismo internazionale e il collegamento con l'attentato a Giovanni Paolo II e Alì Adga;

- per non parlare dell'Americano che telefona a casa Orlandi e alla sala stampa vaticana. Chiama in causa Mehmet Ali Ağca, i Lupi Grigi;

- il mistero della audiocassetta, gli inquirenti rassicurano la famiglia Orlandi dicendo che la voce nel nastro è stata estrapolata da un film pornografico. Tuttavia, l'ex agente della DIGOS Antonio Asciore, che aveva trovato e ascoltato per primo la cassetta, dichiara che il nastro consegnato alla famiglia Orlandi e poi pubblicato ai media non è quello originale da lui ascoltato;

- vengono tirati in ballo Stasi e KGB nella versione personale di Ali Ağca: «Emanuela è viva e ritornerà presto a casa». Secondo l'ex Lupo grigio, la ragazza «ora vive reclusa in un convento in Francia o in Svizzera. Tornerà a casa»;

Una delle piste più interessanti include la pista della Banda della Magliana, in particolare Enrico De Pedis che avrebbe rapito Emanuela, la vicenda porterà, anni dopo, alla scoperta della tomba del Boss testaccino nella Chiesa di Sant'Apollinare, attaccata alla scuola di musica dove frequentata dalla ragazza. Oggi la tomba è a Prima Porta. Una versione corroborata da Sabrina Minardi, all'epoca amante del De Pedis e avrebbe visto nascondere Emanuela prima a casa sua a Tor Vaianica e poi a Roma. Testimonianza resa inattendibile per il numero di ritrattazioni e per l'abuso in quel periodo di droga, come lei stessa ammette più volte.

Il giornalista, deceduto alcuni mesi fa, Andrea Purgatori, che seguì il caso sin dall'inizio, nel recente documentario Vatican Girl ritiene attendibile che la scomparsa di Orlandi possa essere legata ai soldi della mafia e della Banda stessa, trasferiti allo IOR. Il movente sarebbe stato il ricatto economico, la restituzione di una grossa somma.

Altra tesi sconvolgente sarebbe quella di Padre Amorth, anche lui deceduto, che indicava la pista della pedofilia in Vaticano, dove era entrato il Maligno, secondo le competenze dell'esorcista.

L'ipotesi del serial killer poi è anche stata seguita. Tra le altre ragazze uccise da questo presunto assassino seriale ci sarebbero anche gli altri noti casi di Katy Skerl e Simonetta Cesaroni. La Orlandi e la Gregori, tuttavia, sarebbero le uniche due vittime di cui il serial killer non avrebbe fatto ritrovare il corpo.

I Vatileaks e la pista di Londra - Il presunto «Rapporto Emanuela Orlandi»

Nel 2012 ci fu una fuga di documenti riservati del Vaticano, evento passato alla storia come lo scandalo Vatileaks. I documenti erano stati trafugati da Paolo Gabriele, all'epoca maggiordomo di papa Benedetto XVI, il quale li aveva consegnati al giornalista Gianluigi Nuzzi, poi pubblicati nel suo libro Sua Santità. Le carte segrete di Benedetto XVI. Successivamente Gabriele disse a Pietro Orlandi di aver visto un dossier intitolato "Rapporto Emanuela Orlandi" sulla scrivania di monsignor Georg Gänswein, allora segretario di Benedetto XVI, ma di non essere riuscito a fotocopiarlo assieme agli altri documenti.

Pista di Londra. Nel settembre 2017 il giornalista Emiliano Fittipaldi, pubblica Gli impostori. Inchiesta sul potere e riporta il Resoconto sommario delle spese sostenute dallo stato Città del Vaticano per le attività relative alla cittadina Emanuela Orlandi, che dimostrerebbe che la ragazza era in vita e che sarebbe stata mantenuta per diversi anni a Londra a spese del Vaticano, il documento dattiloscritto sarebbe stato rubato nella notte tra il 29 e il 30 marzo 2014, senza alcuna infrazione e a colpo sicuro ed elenca le spese che sarebbero state sostenute tra il gennaio 1983 (sei mesi prima della scomparsa) e il luglio 1997 dalla Città del Vaticano per gestire la vicenda Orlandi per una somma totale di 483 milioni di lire.

Tra le spese elencate nel resoconto ci sono spese volte al depistaggio delle indagini, è menzionata una "Fonte Investigativa presso Atelier di moda Sorelle Fontana L.450.00" (sic per la cifra), rette di vitto e alloggio presso l'ostello delle studentesse dei padri scalabriniani al 176 di Clapham Road (nel documento erroneamente indicata come Chapman Road) a Londra (8 milioni tra il 1983 e il 1985), spostamenti e spese mediche della ragazza (come i 3 milioni per saldare le spese del ricovero presso la clinica St. Mary di Londra con visite ginecologiche). L'ultima nota dell'elenco, datata luglio 1997, reca la scritta «attività generale e trasferimento presso Città del Vaticano con relativo disbrigo pratiche finali L.21.000.000», lasciando intendere una eventuale morte di Emanuela e relativo trasferimento della salma in Vaticano.

L'autenticità di questo documento è stata più volte messa in discussione.

Tra le piste seguite c'è la quella di Bolzano, dove una signora che vede Emanuela vicino casa poi viene minacciata.

Si prova anche con la pista delle tombe del Cimitero Teutonico in Vaticano ma anche lì il corpo di Emanuela non risulta.

L'apertura delle inchieste del 2023

Il 9 gennaio 2023, per volere di papa Francesco e la gendarmeria aprono ufficialmente per la prima volta le indagini a distanza di quasi quarant'anni dalla scomparsa di Emanuela.

A fine marzo, il Parlamento italiano inizia un processo per l'istituzione di una commissione parlamentare bicamerale d'inchiesta sulla sparizione di Emanuela Orlandi e anche di Mirella Gregori. La proposta della Commissione è approvata subito all'unanimità alla Camera dei deputati ma incontra alcune difficoltà in Senato, soprattutto dopo che il promotore di giustizia vaticana aveva definito un'eventuale commissione un'"intromissione perniciosa" nelle indagini vaticane. La Commissione è stata poi approvata anche in Senato il 9 novembre dello stesso anno.

Nella notte tra il 5 e il 6 luglio vengono squarciati gli pneumatici all’auto di Pietro Orlandi, a pochi passi dalla sua abitazione in Borgo Pio

 
 
 

LA CONSAPEVOLEZZA PORTA ALLA CONOSCENZA.

Post n°1861 pubblicato il 22 Giugno 2024 da scricciolo68lbr
 

Provo a dare una spiegazione del perchè Dio permetta il male e il dolore sulla Terra. Quanti di noi si pongono questa domanda. E allora eiflessioni e letture aiutano nella comprensione. È una ipotesi, ciascuno scelga la propria. Abbiamo bisogno di porci domande e trovare delle risposte. Il genere umano è fatto così.

Il Discernimento si acquisisce attraverso il lavoro interiore che passa per la sofferenza e il dolore. Ci si potrebbe domandare: perché attraverso questa strada si arriva al discernimento o ancor meglio alla consapevolezza… ? Ci si potrebbe convincere che coltivando l’amore, la gioia e la bellezza si potrebbe ugualmente arrivare alla consapevolezza e quindi alla Manifestazione della propria Anima su questo Piano materiale, senza soffrire.

La risposta che do è questa: si deve passare per la sofferenza e il dolore. Obbligatoriamente. Prima di poter vivere la Gioia, l’Amore, la Bellezza e altri sentimenti puri, obbligatoriamente si passa per il Discernimento e quindi si attraversa la strada della Sofferenza e del Dolore, per poi trascenderli.

Questo è un passo fondamentale nel Vero cammino Spirituale, perché solo attraverso il Discernimento si può acquisire la Consapevolezza profonda dell’essenza delle cose, delle Miserie Umane. Forse questa è l’unica strada, perché è attraverso la Sofferenza e il Dolore che noi umani siamo costretti a cercare una strada per uscire da essi. Siamo costretti a porci delle domande, sul perché viviamo una vita così pesante e a volte quasi distruttiva negli eventi e nelle emozioni che ci cavalcano l’animo.

L’oscurità ci spinge verso la Luce e non può essere altrimenti, visto che è questa la sua funzione. Se gli eventi che portano sofferenza e dolore vengono visti da un punto di vista spirituale e non umano, comprendiamo che ogni protagonista degli eventi gioca un ruolo fondamentale per farci comprendere ciò che di umano ha necessità di essere visto e compreso: quali siano le dinamiche che ancora ci intrappolano, quali siano le nostre credenze, quale sia la misura del nostro ego e quale ancora sia il giudizio verso gli altri e noi stessi. In poche parole: quanto ancora siamo separati dall'amore di Dio.

 
 
 

LA CRISI IRREVERSIBILE E DEFINITIVA DEGLI USA… NIENTE SARÀ PIÙ COME PRIMA!

Post n°1860 pubblicato il 22 Giugno 2024 da scricciolo68lbr

 

Con un deficit di 1,5 miliardi di dollari, un debito complessivo di 35 miliardi di dollari e 1 miliardo di dollari di interessi da pagare entro quest’anno, se il dollaro americano non fosse la principale valuta di riserva globale e se si presentasse un vero rivale, l’intero sistema finanziario americano crollerebbe. A lanciare l’allarme è l’autorevole rivista The National Interest,secondo cui il blocco dei Paesi Brics – Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica – sta “gradualmente emergendo come un’importante alleanza commerciale economica e finanziaria, che sfida l’ordine economico globale dominato dagli Stati Uniti”. La superpotenza americana, infatti, è riuscita a mantenere l’egemonia grazie al “ruolo centrale nel commercio internazionale” e alla supremazie del dollaro in qualità di principale valuta di riserva del mondo. Ora, tuttavia, la crescita dei Brics è percepita come una minaccia da Washington, una sfida aggravata dall’esplosione del debito. Ne abbiamo parlato con Giacomo Gabellini, saggista, analista geopolitico e autore del libro Dedollarizzazione. Il declino della supremazia monetaria americana edito da Diarkos. 

 

Gabellini, il debito pubblico americano ha raggiunto nuovi record. Come fanno gli Stati Uniti a sostenere questa situazione?

“Giocando sulla centralità del dollaro nel sistema internazionale. La valuta statunitense è infatti quella in cui vengono espressi larga parte degli scambi commerciali transfrontalieri, la moneta che domina il mercato delle materie prime a livello mondiale e la divisa di riferimento del mercato obbligazionario Usa, percepito generalmente come il più liquido e affidabile del mondo. Da quando, nel 1971, il presidente Nixon ripudiò unilateralmente gli accordi di Bretton Woods eliminando l’ancoraggio all’oro, il dollaro si è trasformato in una moneta fiat garantita de facto dalla potenza militare statunitense. Gli Usa si sono così posti nelle condizioni di approvvigionarsi di beni, servizi, materie prime, ecc. dal resto del mondo in cambio di valuta che non richiede alcuno sforzo per essere emessa”.

A che punto è il processo di dedollarizzazione, tema del tuo ultimo libro?
“A tutt’oggi, quasi il 50 per cento del commercio internazionale è fatturato in dollari; circa la metà dei prestiti transfrontalieri e dei titoli di debito in circolazione sono denominati in dollari; gli scambi di valute sui mercati dei cambi coinvolgono il dollaro nella misura del 90% rispetto all’ammontare complessivo delle transazioni; il 33% del Pil mondiale è costituito da Paesi dotati di valute ancorate al dollaro o oscillanti rispetto al dollaro entro intervalli predefiniti; il dollaro è la valuta domestica di sette Paesi diversi dagli Stati Uniti. Ciononostante, il declino della centralità del dollaro è un fatto conclamato, che si manifesta sotto forma di adozione di circuiti alternativi a quelli che garantiscono la circolazione della valuta Usa, di incremento della quota di commercio internazionale coperta da valute alternative al dollaro, di accumulo incessante di oro da parte delle Banche centrali straniere che manifestano allo stesso tempo una minor propensione ad investire in titoli di Stato statunitensi”.

E questo cosa comporta?

“Il processo di diversificazione delle valute di livello internazionale richiederà comunque decenni, in quanto il declino di una valuta di riserva tende storicamente a scandirsi secondo tempi molto più lunghi rispetto a quelli che caratterizzano il deterioramento degli altri indicatori di forza di un Paese. Come osserva Ray Dalio, le valute di riserva tendono a sopravvivere a lungo dopo che i loro fondamentali cessano di giustificare il loro primato, perché si radicano profondamente nelle attività internazionali e quindi c’è una forte pressione a mantenerle. Poi crollano all’improvviso quando diventa chiaro che i fondamentali che stanno alla base della valuta rendono poco conveniente detenere debito espresso in quella valuta. Il crollo è rapido perché il tasso di declino della valuta è superiore al tasso d’interesse versato ai detentori del debito; le perdite nette inducono alla vendita, che causa altre perdite, con la spirale che si autorinforza”.

Che ruolo svolgono i conflitti e il complesso industrial-militare americano nel dominio del dollaro su scala globale?

“Gli Stati Uniti manifestano una dipendenza strutturale e sempre più marcata dalla centralità internazionale del dollaro e dagli investimenti dall’estero. In tali condizioni, è sufficiente un semplice rallentamento del flusso di capitali in entrata per affossare i listini azionari e minacciare la stabilità del sistema bancario. Non stupisce pertanto che il malumore internazionale suscitato dalla progressiva contrazione dei dividendi garantiti dall’adesione al sistema a guida Usa abbia indotto Washington ad avvalersi di mezzi coercitivi per estorcere il “tributo imperiale”, in un crescendo di interventi militari, sanzioni, guerre valutarie e minacce di vario genere. Se osservate soltanto alla luce dei loro effetti pratici, le stesse campagne afghana e irachena possono essere indubbiamente catalogate come espressioni del cosiddetto “micromilitarismo teatrale”, rivolto a dimostrare la necessità della presenza dell’America nel mondo schiacciando lentamente avversari insignificanti. Una linea operativa perfettamente funzionale al conseguimento di specifici obiettivi tattici”.

A cosa si riferisce, nello specifico?

“Più in particolare, il bombardamento della Jugoslavia scatenato nel 1999 culminò con la svalutazione dell’euro del 30% rispetto al dollaro, dopo che la moneta unica europea aveva sottratto al “biglietto verde” il 20% delle transazioni sui mercati internazionali. L’aggressione all’Afghanistan interruppe il deflusso di capitali dagli Usa (circa 300 miliardi di dollari) innescato dagli attacchi terroristici; l’esplosione dei primi missili su Kabul provocò un rialzo dell’indice Dow Jones pari a oltre 600 punti nell’arco di un giorno. Alla fine del 2001, circa 400 miliardi di dollari erano stati rimpatriati negli Stati Uniti. Nel 2003, lo scatenamento della guerra contro l’Iraq, resosi responsabile della conversione del fondo Oil for food da dollari a euro, provocò un vertiginoso aumento del prezzo del petrolio (da 38 a 149 dollari per barile) a cui corrispose un proporzionale incremento della domanda internazionale di dollari, paragonabile per entità a quello verificatosi negli anni Settanta, sull’onda della Guerra dello Yom Kippur. L’attacco alla Libia del 2011 culminò con l’eliminazione del progetto elaborato da Muhammar Gheddafi mirante alla creazione di una moneta pan-africana ancorata all’oro (il “dinaro d’oro”), concepita per sottrarre spazio sia al dollaro che al franco Cfa, oltre che con la messa fuori mercato di un agguerritissimo concorrente per i produttori statunitensi di idrocarburi non convenzionali.

Il caso paradigmatico rimane comunque quello relativo alla guerra del Kosovo del 1999: allora, i settantadue giorni di bombardamento ininterrotto della Jugoslavia a opera della coalizione euro-statunitense produssero il triplice risultato di distruggere un Paese collocato nel cuore dell’Europa, provocare una svalutazione del 30% dell’euro rispetto al dollaro (di cui era l’unico concorrente credibile) e di alterare il clima degli investimenti nel contesto europeo, canalizzando circa 500 dei 700 miliardi di “capitale mobile” che vagavano senza una meta precisa all’interno del Vecchio continente verso gli Stati Uniti. Una volta constatato con estremo disappunto che i restanti 200 miliardi avevano preso la via di Hong Kong per penetrare nella Repubblica popolare cinese, cinque missili di precisione teleguidati colpirono l’ambasciata cinese a Belgrado. Un “errore” decisamente provvidenziale, visto che nell’arco di una settimana più di 200 miliardi di dollari fuoriuscirono dalla piazza di Hong Kong per approdare in territorio statunitense”.

I Brics stanno davvero emergendo come alternativa al dollaro?

“Attraverso la combinazione tra deindustrializzazione, dissesto dei conti con l’estero, esplosione del debito pubblico, incremento vertiginoso del deficit federale e “militarizzazione” del dollaro, gli Stati Uniti hanno contribuito non poco a indurre il resto del mondo a moltiplicare gli sforzi per la creazione di sistemi alternativi a quelli egemonizzati da Washington. I Brics sono chiaramente alla testa del processo, con misure quali quella finalizzata allo sviluppo di un sistema unico di pagamenti transnazionale (Brics Pay) che consenta l’impiego delle rispettive monete nazionali come base diretta di scambio per i pagamenti esterni. Interconnettendo i sistemi di pagamento nazionali (Elo brasiliano, Mir russo, RuPay indiano e Union Pay cinese; il Sud Africa non possiede ancora una propria infrastruttura), Brics Pay si candida a soppiantare gradualmente i circuiti Visa e Mastercard nel quadrante asiatico (dove Union Pay ha superato Visa già dal 2015, in termini di operazioni complessive, e dove WeChat Pay ed Ali Pay registrano una forte crescita) ridimensionando drasticamente il potere di ricatto di Washington, anche perché contempla l’apertura di linee di swap ad opera delle Banche centrali dei Brics presso gli istituti partner che consentono di evitare l’intermediazione del dollaro e quindi il transito attraverso il sistema bancario statunitense”.

In questo scenario che ruolo svolge la Cina?

“La Cina svolge naturalmente il ruolo di locomotiva: forte di uno strutturale surplus delle partite correnti, l’ex Celeste Impero si trova nelle condizioni idonee per sostenere il progetto, patrocinato dall’economista russo Sergeij Glazyev, che comporta il definitivo spostamento dell’asse degli investimenti dai Treasury Bond Usa alle materie prime. Il drenaggio di plusvalore da Stati Uniti ed Unione Europea che ne scaturirebbe, comparabile sotto alcuni aspetti a quello verificatosi sulla scia della crisi energetica del 1973 (che però colpì molto più duramente l’Europa degli Usa, dove l’emorragia di capitali fu ampiamente tamponata dal rientro massiccio dei petrodollari), andrebbe a consolidare la posizione finanziaria dei Paesi fornitori, incoraggiandoli ad aderire al nascente blocco valutario caratterizzato dall’ancoraggio generalizzato delle monete nazionali alle materie prime fondamentali”.

FONTE:

https://it.insideover.com/economia/gabellini-il-declino-degli-usa-comincia-con-il-declino-del-dollaro-ecco-come.html

 
 
 

L’UNIONE EUROPEA MI HA FRACASSATO GLI ZIBIDEI… CONDIVIDETE QUESTA SENSAZIONE?

Post n°1859 pubblicato il 22 Giugno 2024 da scricciolo68lbr
 
Tag: #europa, #UE

L'Unione Europea sta divenendo agli occhi dei cittadini europei sempre più come qualcosa di irritante, di insopportabile, di inutile, di ostacolo alla libera crescita degli individui.

Evkdentemente i dati sull'astensionismo, debitamente tenuti sotto controllo con qualche magheggio elettorale, non ne ho le prove, ma ne sono certo, è jna sensazione forte, non è stato adeguatamente recepito da quei tirannosauri di Bruxelles, sempre più distaccati dalla vita reale delle persone.

GLI ODIOSISSIMI TAPPI CHE NON SI STACCANO PIÙ DALLE BOTTIGLIE VI STANNO SULLE PALLE? SIII?

PRENDETEVELA CON L’EUROPA – LA MISURA DIVENTERÀ EFFETTIVA SOLO A PARTIRE DAL 2024, MA GIÀ MOLTISSIME AZIENDE SI SONO ADEGUATE: LA TESI DELL’UE È CHE, SE IL TAPPO NON SI STACCA, È PIÙ DIFFICILE PERDERLO. MA È MOLTO PIÙ FACILE PERDERE LA PAZIENZA - LA MOSSA, SECONDO LE STIME, CONSENTIRÀ UNA RIDUZIONE DEL 10% DEI RIFIUTI DI PLASTICA SUI LIDI EUROPAI…

 

Intanto io riduco gli acquisti di bibite preconfezionate, l'acqua vado a prenderla alla fonte, con le mie bottiglie e le aziende che obbediscono ciecamente a queste direttive comunitarie IDIOTE, se la prendono "in der posto", per dirla alla Funari. Se tutti facessero come me, i burocrati di Bruxelles comincerebbero a cercarsi un lavoro vero, non quello di mantenuti di lusso per rompere le palle al prossimo! Ops... ho detto rompere... scusate...

Fa un caldo boia. Le scie formano un reticolato nei cieli italiani e per tre giorni il sole è oscurato (come vokeva Bill Gates?).Prendi una bibita o una bottiglia d'acqua dal frigo, giri il tappo di plastica della bottiglietta e ti accorgi subito che qualcosa non quadra. Non si stacca. Armeggi un po’, ma è attaccato che manco il mastice sui tubolari della bicicletta del nonno. Pensi: «Pazienza», sei assetato. […] Ma il naso cozza inevitabilmente sul tappo, devi storcere la bocca, rischi di rovesciarti liquido appiccicoso addosso.

 

tappi bottiglie che non si staccano 8

Oramai non c'è scampo... ricordo gli ultimi mesi del 2023, quando la novità si affacciò sul mercato, che ogni vokta che rimanevi impantanato col tappo incollato, quasi quasi pensavo di gettare dalla finestra la bottiglia e cedere alla salutare acqua del rubinetto, almeno lì, di archibugi a (finta) corona, di plastica, usa e getta che non sono più nemmeno usa e getta, non ne è rimasto neanche il nome. È che ce lo chiede l’Europa... già... che rottura di palle questa Europa... Ops... ho detto rottura... scusate...

In effetti, l’Europa ha iniziato a chiederlo già nei mesi terminali del 2023, la misura adesso è diventata effettiva a partire dal 2024, quindi ormai tutte le aziende hanno adeguato la produzione e decovuto ossequiosamente mettendosi a novanta gradi, usare solo i tappi “tethered”.

Che sono quelli, appunto, che non si staccano, restano incollati alla bottiglia di gazzosa o di limonata o di tè verde o di quel che è.

 

[…] Se il tappo non si stappa (o meglio, se non si stacca), è la tesi dell’Ue, è più difficile perderlo. […] La direttiva con cui è stato introdotto il metodo “tethered” è la numero 904 del 2019 il che significa che le autorità comunitarie ci hanno pensato da tempo, già prima della psico-info-pandemenza.

Tutte le bottiglie in Pet, in polietilene terefrtalato, con una capacità massima fino ai tre litri, saranno in questo modo equipaggiate […]  semplice affrancatura dei tappi, infatti, si trascinerà dietro una riduzione (stimata, per il momento) del 10% dei rifiuti di plastica sui lidi del Vecchio continente. Non è una bazzecola, il 10%.

 

Specie se comparata con un recente studio del Wwf, l’organizzazione internazionale per la difesa dell’ambiente, che sostiene la quadruplicazione della plastica negli oceani entro il 2050. Il 2050, in termini di ere, è domani. […] (Tra parentesi: per restare nel mare nostrum, cioè nel Mediterraneo, l’Italia è tra i Paesi che inquinano maggiormente). 

Però quando le mascherine hanno inquinato il mondo intero, lì andava bene, nessuno in Europa si è lamentato... sciacalli peori squallidi che altro non sono... ma vabbè, ho sempre pensato che chi fa il politico, è uno che nella vita non sa fare nulla, ma peoprio nulla, se non rompere al prossimo, quindi ha bisogno di succhiare il sangue delle persone, andando a scaldare una inutile poltrona di pseudo comando, che gli conferisce l'illusione di essere utile nel mondo... quando si dice che le illusioni aiutano a vivere...

 
 
 

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dille piano...
tante volte rimangono
fanno male anche se dette per rabbia
si ricordano
In qualche modo restano.
Le parole, quante volte rimangono
le parole feriscono
le parole ti cambiano
le parole confortano.
Le parole fanno danni invisibili
sono note che aiutano
e che la notte confortano.
                                  i
 
 

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