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Pensieri e parole...

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Messaggi di Aprile 2023

5S: da anti casta a super poltronari!

Post n°1510 pubblicato il 30 Aprile 2023 da scricciolo68lbr
 

Articolo tratto dal quatidiano La Verità, di domenica 30 aprile 2023.

 

"Più che cittadini avrebbero dovuto farsi chiamare furbini. Infatti, uno dopo l’altro, una volta cacciati da quel Parlamento che intendevano aprire come una scatola di latta, deputati e senatori eletti con il Movimento 5 stelle stanno facendo di tutto per tornarci e quando questo non è possibile si intrufolano negli uffici annessi, che in qualche modo hanno a che fare con la politica. Il caso più clamoroso è quello di Luigi Di Maio, il quale, rimasto appiedato, nonostante per aggirare il limite del secondo mandato si fosse fatto un partito su misura, non è riuscito a tornare a Montecitorio. In soccorso dell’ex ministro del Lavoro, come è noto, è arrivata la Ue, nominandolo inviato speciale nei Paesi del Golfo, sebbene le ultime esperienze nell’area abbiano prodotto un incidente diplomatico fra Italia ed Emirati Arabi Uniti. Ma non c’è solo Di Maio. Mentre l’ex capo politico grillino trovava un’occupazione ben remunerata a Bruxelles, altri seguivano le sue orme. È il caso di Alfonso Bonafede, indimenticato ministro della Giustizia, che una volta perso il seggio annunciò solennemente che sarebbe tornato a fare l’avvocato. Un gesto di grande dignità, contraddetto nel giro di pochi mesi. Infatti, l’ex Guardasigilli ieri l’altro è stato eletto come membro laico nel consiglio di presidenza della giustizia tributaria. Un incarico politico, che lo stesso Bonafede era riuscito dieci anni fa a far ottenere a Giuseppe Conte, prima che questi venisse scelto come presidente del Consiglio per guidare il governo gialloblù. E se due ex ministri sono riusciti a sistemarsi, poteva mancare un ex sottosegretario? Ovvio che no. Dunque, ecco Manlio Di Stefano, già vice di Di Maio agli Esteri durante il Conte due e il Draghi uno. Di lui si ricorda un memorabile tweet con cui, rivolto agli abitanti di Beirut dopo l’esplosione che distrusse il porto, mandò con tutto il cuore un abbraccio ai suoi «amici libici». Sì, da grande esperto di politica estera, l’ex sottosegretario visitò nel maggio dello scorso anno il quartier generale di Axiom Space, un colosso americano attivo nel settore aerospaziale. Beh, a quanto pare pochi mesi dopo aver lasciato il Parlamento, Di Stefano si è accasato come senior advisor proprio nel gruppo con sede a Houston.

Un approdo che pare quasi ovvio, visto che quando era al governo, l’onorevole grillino aveva la delega per le questioni relative allo spazio e all’aerospazio. Forse qualcuno intravede motivi di opportunità che avrebbero sconsigliato di passare da una poltrona all’altra senza fare troppa attenzione a politica e affari? Più che questioni di eleganza, ce n’è una di sostanza, in quanto la legge Frattini vieta le porte girevoli, che consentono rapide giravolte dall’esecutivo all’industria, ma l’ex grillino non pare avere intravisto ostacoli. Di Maio, Bonafede e Di Stefano sono i casi più clamorosi di cittadini rivelatisi furbini, che la scatola di latta, invece di aprirla con un apriscatole, l’hanno in qualche modo trasformata nella loro casa o per lo meno in una succursale, con ottimi guadagni. Tuttavia, per un ex ministro del Lavoro che trova lavoro per sé stesso a 12.000 euro al mese e un ex sottosegretario con delega alle questioni aerospaziali che va alla conquista della luna con 17.000 euro di retribuzione, ci sono tanti altri grillini che si sono sistemati negli uffici accanto a quelli che sono stati costretti a lasciare. C’è chi dai 5 stelle ha traslocato in Forza Italia o in Fratelli d’Italia. Chi si è accasato con il Pd e chi ha trovato un posto da dirigente in un’azienda pubblica. Ma c’è anche chi, come Laura Castelli, ex vice-ministro dell’economia nel governo gialloblù, dopo essere stata esclusa dal Parlamento si è fatta nominare portavoce del partito dell’ex sindaco di Messina Cateno De Luca, Sud chiama Nord, nella speranza di tornare in gioco per le prossime elezioni europee. Sì, a guardare la lista di onorevoli-furbini che non si rassegnano a tornare alle proprie occupazioni, fa quasi tenerezza il povero Danilo Toninelli, che fedele fino all’ultimo alla causa grillina ed escluso dalle liste per via della regola dei due mandati, non ha avuto altra alternativa che ricominciare il suo vecchio mestiere di liquidatore di sinistri per una compagnia d’assicurazione. Per chi lo volesse incontrare per esternargli la propria solidarietà, segnalo che fa il pendolare sulla tratta Cremona-Milano. Ma volendo lo si può ascoltare anche su YouTube, e immagino che molti non vedano l’ora".

di MAURIZIO BELPIETRO

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 
 
 

LA GRANDE TRUFFA SUL CLIMA!

Qualche giorno fa (era il 30 Aprile del 2021] il Corriere della Sera ha pubblicato un’analisi di Milena Gabanelli incentrata sul tema delle bufale relative ai cambiamenti climatici

La giornalista si è avvalsa dell’aiuto degli esperti di Climalteranti.it, un portale che da anni è impegnato nella lotta alla disinformazione climatica, e ha presentato le più comuni bufale sul clima, i loro autori e l’origine dei finanziamenti che le sostengono.

Si tratta di un tema già molto discusso su questo sito, data la necessità di fare chiarezza su una serie di "falsità climatiche" che confondono i cittadini e rallentano l'azione di contrasto al riscaldamento climatico globale.

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Un po' di storia (climatica)

I primi report dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change, la massima autorità mondiale nella scienza dei cambiamenti climatici) già nei primi anni '90 mostravano chiaramente le origini umane del riscaldamento climatico: in realtà la certezza non risale a questo periodo, già diversi studi negli anni '80 lo dimostravano (si veda a seguito).

Ma è dagli anni '90, quando la relazione uomo-riscaldamento climatico diventa di dominio pubblico e si inizia a parlarne in maniera non solo episodica, che inizia una sistematica azione di negazionismo climatico, che oggi è molto ben documentata: le industrie che contribuiscono maggiormente alle emissioni climalteranti (in primis le Major dell'Oil&Gas, che producono i combustibili fossili) spendono miliardi di dollari in campagne di disinformazione, per confondere l’opinione pubblica seminando dubbi ed obiezioni infondate circa l'esistenza del riscaldamento climatico e la sua pur certa ed evidente causa umana.

Dubbi che, parlando di Stati Uniti, vengono ripresi anche da quotidiani autorevoli quali il Wall Street Journal e il New York Times,...etc., ma anche da emittenti televisive come Fox News: in Italia purtroppo si distinguono invece alcune testate italiane fortemente orientate al negazionismo climatico oltre ogni ragionevolezza (in primis Il Giornale, Libero,...etc.)

Il Corriere riporta che fra il 2003 e il 2010 alcune organizzazioni pseudo-scientifiche impegnate nella comunicazione sul negazionismo climatico hanno ricevuto dalle major fossili più di 900 milioni di dollari all’anno di finanziamenti.

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Bufale sul clima: "opinioni” interessate

L’industria fossile ha finanziato singoli scienziati, giornali ed emittenti televisive, ma ha anche fondato o supportato think-tank e siti-web di (dis)informazione. 

Milena Gabanelli presenta diversi esempi e, fra gli altri, cita uno studio dell’organizzazione InfluenceMap, secondo il quale soltanto nel periodo 2016-2019 «le cinque maggiori aziende di gas e petrolio (ExxonMobil, Royal Dutch Shell, Chevron, British Petroleum e Total) hanno investito più di un miliardo di dollari per le campagne di disinformazione sul clima», finalizzate a negare la correlazione diretta tra le attività umane ed il riscaldamento climatico.

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Disinformazione italiana

Nel giugno 2019 in Italia, 83 persone hanno inviato una “Petizione sul riscaldamento globale antropico” ai Presidenti della Repubblica, del Consiglio, della Camera dei Deputati e del Senato, ricevendo purtroppo una grande attenzione mediatica: in essa veniva pretestuosamente contestato “l’allarmismo climatico” e veniva irragionevolmente negata l’esistenza di qualsivoglia crisi o urgenza climatica.

Proprio Climalteranti.it aveva smontato le bufale contenute nella lettera, mostrando come la stragrande maggioranza dei (pochi) firmatari non fosse per nulla competente nella scienza del clima. Non solo, questa petizione ne prendeva a modello un’altra del 1997 il cui promotore, il fisico Frederick Seitz, aveva legami con le industrie del petrolio e del tabacco.

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Bufale sul clima: il metodo

In effetti, il metodo di negazione adottato è simile a quello utilizzato proprio dall’industria del tabacco che di basa sul diffondere teorie rivolte a negare e screditare le evidenze scientifiche, non in maniera argomentata e legittima, ma piuttosto tramite una “strategia del dubbio”. Il fine è quello di far apparire la comunità scientifica divisa e l’argomento ancora oggetto di dibattito, per l’appunto, oggetto di dubbi anche fra gli scienziati stessi.

La logica - sinceramente criminale, perchè sminuisce rischi climatici ad elevatissima pericolosità - è chiara: presentando la finta esistenza di dubbi sul climate change anche nella comunità scientifica, quale senso avrebbe avuto intraprendere un enorme sforzo di "prevenzione climatica"?

Per supportare tali insinuazioni, sono stati spesso isolati pezzi incompleti e parziali delle verità scientifiche, un fenomeno conosciuto col termine “Cherry picking” (letteralmente “raccogliere le ciliegie”, prendendo cioè solo le migliori per se stessi e la propria causa, lasciando nel cestino quanto non è gradito).

Questa tecnica è ben esemplificata dalla diffusa bufala secondo la quale variazioni di intensità dell'attività del Sole sarebbero la causa principale del riscaldamento globale: in realtà, se da una parte l’attività solare ha sicuramente una rilevante influenza sul clima terrestre, dall’altra il monitoraggio di tale attività dimostra come oggi essa dovrebbe produrre una tendenza al raffreddamento

Infatti è solo la parte più bassa dell’atmosfera che si sta scaldando, quella direttamente a contatto con l'uomo, mentre la porzione più alta si sta raffreddando: ciò è contrario a quanto si osserverebbe se il Sole fosse causa del riscaldamento climatico (dato che si riscalderebbero entrambe) e spiega perfettamente ciò che accade per effetto dei gas serra emessi dall'uomo e dalle sue attività.

Di seguito un grafico che illustra il (nullo) contributo dei fattori naturali al riscaldamento climatico : la linea nera è il riscaldamento climatico reale e misurato, le linee colorate mostrano invece il nullo contributo dei fattori naturali al riscaldamento climatico.

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Bufale sul clima: la scellerata premeditazione

La portata della truffa perpetuata dalle major fossili è dimostrata da quanto è trapelato alla stampa riguardo a Shell e ad Exxon Mobilgià negli anni 80’ (1982 per i documenti della Exxon, 1988 per quelli Shell) i tecnici delle due multinazionali avevano formulato previsioni – peraltro davvero accurate, ma tenute ben segrete – circa la crescita delle concentrazioni di gas serra ed il conseguente aumento della temperatura media globale.

Tali previsioni si sono rivelate molto, molto precise: il grafico sotto mostra la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera al 2020 pari a circa 420 ppm (la concentrazione media annuale del 2020 è stata di 414 ppm) e un aumento della temperatura rispetto al 1982 di circa +1°C rispetto al periodo pre-industriale, in sostanziale accordo con quanto è poi realmente accaduto.


Grafico da documento interno di ExxonMobil, 1982. Sull'asse delle ascisse il tempo, su quello delle ordinate a sinistra la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera [ppm], curva sopra, a destra l'aumento di temperatura medio dal 1982 [°C], curva sotto. Fonte: Guardian

Se quindi privatamente le multinazionali del settore Oil&Gas riconoscevano la validità della scienza dell’epoca e confermavano la connessione della loro attività con il riscaldamento globale, pubblicamente invece la negavano.

Di fronte a queste evidenze ci viene da pensare: chi può smentire i negazionisti meglio dei negazionisti stessi?

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Uno spazio di manovra sempre più ristretto per le bufale sul clima

La strategia negazionista nel tempo si è modificata, seguendo la variazione della sensibilità nell’opinione pubblica, adattando l’oggetto del dubbio in base all’evolversi della consapevolezza pubblica verso determinati argomenti. Inizialmente le fake news cercavano di screditare l'esistenza stessa dei cambiamenti climatici, sostenendo ad esempio che i dati di temperatura presentassero dei bias (errori): in seguito invece, una volta che il climate change si è affermato quale realtà evidente, hanno iniziato ad affermare che il riscaldamento globale non fosse attribuibile all’uomo ma piuttosto a "forzanti naturali" da esso indipendenti. 

Oggi, come afferma Stefano Caserini, professore di Mitigazione dei Cambiamenti Climatici al Politecnico di Milano e fondatore di Climalteranti.it, sono costretti a limitarsi sostenendo solamente che sia ormai troppo tardi per intervenire.

.Dibatti (s)bilanciati e nuovi strumenti

D’altra parte, instillare il dubbio è estremamente facile, infinitamente più facile del provare una verità scientifica

La verità scientifica, supportata da migliaia di studi pubblicati su riviste scientifiche peer-reviewed (dove cioè ogni articolo è cioè sottoposto a rigidi controlli da parte della comunità scientifica prima di essere pubblicato) è stata fin troppe volte rappresentata, ad esempio nei dibattiti televisivi, da un solo scienziato su posizione negazionista verso un solo scienziato che sostiene la vera scienza del clima. 

Ma questa dinamica del confronto uno a uno non rende affatto ragione di quella che è la reale proporzione di “consenso” (basato sui fatti, non sulle opinioni!) all’interno della comunità scientifica.

Nel 2014 John Oliver mostrò visivamente come un equilibrato dibattito televisivo dovesse essere condotto (a seguito il video, consigliatissimo), con la presenza del il 97% degli scienziati del clima a sostegno dell’origine antropogenica del global warming ed un restante 3% che affermava pretestuosamente il contrario.

 

Infatti oggi, come sottolineato da Stefano Caserini, più del 97% della comunità scientifica è unanime su questo punto: il cambiamento climatico esiste, è causato dall'uomo, è molto pericoloso per i suoi effetti attuali e futuri sul sistema socio-economico globale.

Il cambiamento climatico ha già mostrato in modo estremamente tangibile i suoi effetti, anche nel nostro Paese, uno degli hospot del climate change: ondate di calore, fenomeni precipitativi estremi e siccità sono ormai sempre più frequenti. Di fronte all’evidenza, i negazionisti non hanno solo cambiato narrazione (viva la coerenza) ma anche mezzo di comunicazione, abbandonando i canali ufficiali, quali le testate giornalistiche più autorevoli, e iniziando a popolare il web.

Esempio lampante della potenza della disinformazione sul web è quello, riportato dal Corriere, dei 6,5 milioni di Tweet sulla crisi climatica che hanno preceduto e seguito l’uscita degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi sotto Trump: secondo uno studio della Brown University circa un quarto di questi è stato generato da programmi automatici, i cosiddetti "bot".

 

A supporto dell’evidenza scientifica, finalmente qualcosa si sta muovendo anche nei territori più fertili per i negazionisti, i social network: come riportato dal Corriere, dal 2020 Facebook ha ideato il “Climate Science Information Center”, piattaforma che segnala le bufale sul clima postate dagli utenti e invita a consultare fonti ufficiali e affidabili come l’IPCC. 

Nello stesso anno, il più influente negazionista è stato sconfitto da un fermo sostenitore della scienza, Joe Biden, e oggi gli Stati Uniti sono di nuovo nell’Accordo di Parigi. Forse, finalmente, qualcosa cambierà anche sul fronte della disinformazione climatica.

ET e PV per Rete Clima

Leggi anche:

La storia del leone e della gazzella: ecco perché non crediamo al riscaldamento climatico

100 grandi aziende responsabili del 71% dell’inquinamento moderno, 35 attive contro le politiche climatiche

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Quando il riscaldamento climatico finisce in Tribunale: il caso Exxon e la “carbon bubble” (bolla del carbonio)


QUESTO È IL LINK LER LEGGERE L'INTERO ARTICOLO, SUPPORTATO DA MOLTE IMMAGINI CHE QUI NON HO POTUTO RIPORTARE.

https://www.reteclima.it/bufale-clima/

 

 

 
 
 

CONTE E SPERANZA ALLA RESA DEI CONTI.

Post n°1508 pubblicato il 28 Aprile 2023 da scricciolo68lbr

Conte e Speranza davanti al Tribunale di Brescia: interrogatorio il 10 maggio

Come riferisce l'ANSA, è previsto per il prossimo 10 maggio l'interrogatorio dell'ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dell'ex ministro della Sanità Roberto Speranza. Dovranno rispondere ai giudici del Tribunale dei ministri di Brescia nell'ambito dell'inchiesta che vede entrambi indagati per la gestione della prima fase della pandemia nel febbraio 2020. 

Il Tribunale dei ministri sarà presieduto dalla giudice civile Maria Rosa Pipponzi e da altri due giudici civili

Gli atti della procura di Bergamo, che ha condotto l'inchiesta per epidemia colposa e sulla mancata istituzione della zona rossa ad Alzano e Nembro, sono stati trasmessi ai colleghi bresciani che a loro volta li hanno trasmessi al Tribunale dei ministri, presieduto dalla giudice civile Maria Rosa Pipponzi e composto da altri due giudici civili.

 
 
 

LA TRUFFA DELLA TRANSIZIONE GREEN.

Post n°1507 pubblicato il 24 Aprile 2023 da scricciolo68lbr

Forse a molti sarà passata inosservata, ma l'8 febbraio 2022, un'importante modifica ha interessato la nostra Costituzione. La modifica degli articoli 9 e 41 della Costituzione italiana è stata definitivamente approvata con un voto plebiscitario alla Camera dei Deputati l'8 febbraio dello scorso anno, dopo che era già passata al Senato con una maggioranza superiore ai due terzi dei componenti il 3 novembre 2021. Questo permette che entri in vigore senza che sia sottoposta a referendum popolare. 

All’articolo 9 viene aggiunto un comma che, facendo riferimento alla Repubblica Italiana, recita testualmente: “Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”. La modifica dell’articolo 41 stabilisce inoltre che l’iniziativa economica, sia pubblica che privata, non può recare danno “alla salute e all’ambiente” oltre che alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana; in più auspica che l’attività economica persegua fini “ambientali”. 
A una lettura superficiale si potrebbe pensare a un grande passo avanti e a una vittoria di tutte le lotte per l’ambiente che da decenni si combattono nel nostro paese. È così che i media hanno presentato la cosa: la tutela dell’ambiente entra finalmente nei principi fondamentali della nostra Carta costituzionale. 
Ma cosa dice, in realtà, questa riforma costituzionale? In positivo che è entrata nel senso comune la necessità di tutelare l’ecosistema e che questo fatto non può più essere ignorato dalla classe dominante. Vediamo, però, di sviscerare meglio la questione.

Le sempre più ampie mobilitazioni contro la devastazione dell’ambiente costringono la classe dominante a fare i conti con questo aspetto della realtà e a tentare una via per conciliare, ma solo in apparenza, i suoi interessi con quelli delle masse popolari. La borghesia imperialista mette avanti sempre e solo il suo profitto. Di conseguenza anche questa modifica si presterà a essere distorta nel suo contrario.

La modifica costituzionale si inserisce nel contesto della discussione per inserire il gas fossile e il nucleare nella Tassonomia dell’UE come fonti energetiche pulite. Proprio il 7 febbraio, il giorno precedente l’approvazione definitiva della modifica costituzionale, le nuove regole sulla Tassonomia sono state approvate dalla Commissione Europea, rendendo finanziabili dagli Stati anche quelle fonti energetiche, classificate ora come “ecologiche”.

Tutto lascia pensare che ci si trovi di fronte a una truffa. Come nella gestione della pandemia, come nella crisi energetica, come per ogni altra cosa la classe dominante non fa mai gli interessi delle masse popolari. Pertanto è facilmente prevedibile che le belle parole scritte sulla Costituzione, le cui parti progressiste sono continuamente violate o eluse, troveranno come sempre una pessima attuazione. Per essere più precisi troveranno l’attuazione che conviene a chi comanda.

Le finalità della modifica rispondono alle esigenze di chi la promuove. Draghi e Cingolani spacciano per tutela dell’ambiente lo sviluppo del nucleare, l’estrazione di gas fossile, la costruzione del TAV, la transizione elettrica delle automotive a suon di licenziamenti e delocalizzazioni.

Ora questo scempio potrà avere la copertura del paravento costituzionale. La genericità del testo lo permette e la concretezza dei rapporti di forza in campo anche. Come interpretare e applicare ogni parte della Costituzione è una questione di potere. Per cambiare le cose devono comandare le masse popolari organizzate.

Colpiscono alcuni aspetti in merito alla proposta di legge costituzionale e al suo iter. 
Innanzitutto i promotori, che coprono l’intero arco delle Larghe Intese: da soggetti che, per affinità politica, potrebbero essere definiti “contigui” alle lotte per l’ambiente, come Nugnes, ad altri che non hanno mai mostrato di essere particolarmente sensibili al futuro del pianeta, come Bonino e Calderoli. Anche l’approvazione del testo è avvenuta a larghissima maggioranza. 
Il secondo aspetto peculiare è che una tale modifica “epocale” è stata presentata alle larghe masse a cose fatte, non è stata oggetto di strombazzamenti mediatici o di sfilate propagandistiche. In un contesto di continua campagna elettorale, nessuno ha sgomitato per prendersi il merito di questa iniziativa, in un surreale clima di sobrietà politica. Sembra proprio che evitare che si sviluppasse un dibattito pubblico su una questione tanto importante sia stata la maggiore preoccupazione. 
Il terzo aspetto è che l’iter di approvazione è stato rapidissimo. La cosa sorprende particolarmente se confrontata con il destino della proposta di legge antidelocalizzazioni elaborata dagli operai GKN, che è stata prima rimandata all’infinito per poi essere bocciata come emendamento alla Legge di Bilancio. Colpisce che un parlamento asservito al governo della Troika (UE, FMI, BCE) dimostri praticamente all’unisono una così alta sensibilità ambientale. 
Dove sta la fregatura?

Cos’è la Tassonomia UE? 
In pochissime parole, è una lista di fonti energetiche classificate come ecologiche e la cui produzione è finanziata dalle casse pubbliche degli Stati europei. 
L’approvazione della Tassonomia UE non soddisfa, però, tutti gli attori in campo. La Germania – per citare il più rilevante di essi – si è sempre opposta all’inserimento del nucleare, al contrario della Francia che basa su questo il suo modello energetico. L’approvazione non ha sedato questi contrasti: ad esempio Werner Hoyer, Presidente (tedesco) della Banca Europea degli Investimenti (BEI) ha dichiarato che la BEI non ha intenzione di supportare investimenti legati al nucleare, a prescindere dal contenuto della Tassonomia. 
La partita non è chiusa e lascia intendere che in campo non ci sono questioni di principio o di interesse ecologico, ma interessi economici e speculativi su questo e altri settori di investimento. 
La questione non è quanto un capitalista sia interessato all’ambiente, la questione è quanto sia interessato a fare soldi usando anche il paravento dell’ambiente. Come per la sicurezza del lavoro, la tutela reale dell’ecosistema è sempre una misura subordinata ai costi per sostenerla, a interessi che non sono certo quelli dei capitalisti. Verde o meno che sia, ogni cosa su questo pianeta è da loro presa in considerazione solo in virtù del profitto che ne possono ricavare. A una reale transizione ecologica ci si arriva solo attraverso l’abbattimento di questo sistema e la costruzione di un modello di società superiore, il socialismo.

 
 
 

AMERICA DEM DELIRIO TRANSGENDER

Post n°1506 pubblicato il 14 Aprile 2023 da scricciolo68lbr
 

Il combattente transgender Fallon Fox, ex marine americano, ha fratturato il cranio in un combattimento di MMA, alla sua avversaria. Un combattimento peraltro durato solo 39 secondi.

Dopo il combattimento Tamikka Brents ha detto di non essersi mai sentita così debole sul ring in vita sua.

Questa è la seconda volta che Fallon Fox frattura il cranio della sua avversaria. Questo è il modello vincente dei Dem statunitensi che la cabala è il Deep State dei globalismi vorrebbero imporre al resto del mondo? È normale tutto questo?

Questo è il progresso imposto dai Dem americani?

Spero che l'Unjverso ripaghi con la stessa moneta sonante questi individui figli di satana...

 
 
 

L’IMPERO AMERICANO VOLGE ALLA FINE!

Post n°1505 pubblicato il 12 Aprile 2023 da scricciolo68lbr
 

È in atto un lento ma inesorabile processo di depolarizzazione mondiale. Sempre più nazioni, infatti, stanno cercando di smarcarsi dal dominio finanziario (ormai agli sgoccioli) del dollaro americano. È quanto riferisce l’autorevole media economico statunitense Bloomberg, il quale scrive nero su bianco che «il Re Dollaro sta affrontando una rivolta».

Alcune delle più grandi economie del mondo stanno, infatti, esplorando dei modi per aggirare la valuta americana, usando altre monete come riserva, mentre le aziende di tutto il mondo stanno vendendo una parte senza precedenti, del loro debito nella divisa locale, diffidenti nei confronti di un ulteriore rafforzamento del dollaro. Allo stesso tempo, «la vendita di obbligazioni denominate in dollari da parte di società non finanziarie è scesa al minimo storico del 37% del totale globale nel 2022».

L’uso strumentale del dollaro come arma finanziaria come reazione dell’amministrazione statunitense all’invasione russa dell’Ucraina, infatti, ha indotto molti Stati ad adottare valute locali negli scambi commerciali e, soprattutto, ha velocizzato il processo delle grandi potenze emergenti, come Russia e Cina, nell’elaborazione di un sistema bancario internazionale di pagamenti alternativo allo SWIFT, quest’ultimo gestito dagli Stati Uniti. Russia e Cina, ad esempio, stanno promuovendo le loro valute per i pagamenti internazionali, anche attraverso l’uso della tecnologia blockchain. La Russia, come è noto, ha preteso il pagamento delle forniture energetiche in rubli invece che in dollari o euro, ma anche l’India comincia a parlare apertamente di internazionalizzazione della rupia: proprio questo mese, infatti, ha iniziato a garantire un meccanismo di pagamento bilaterale con gli Emirati Arabi Uniti. Allo stesso tempo, anche Bangladesh, Kazakistan e Laos hanno intensificato i negoziati con la Cina per aumentare l’uso dello yuan. Sono solo alcune delle iniziative volte a sostituire il dollaro negli scambi commerciali bilaterali.

Tuttavia, uno dei più grandi passi avanti nella direzione della de-dolarizzazione è stato fatto con il viaggio del presidente cinese Xi Jinping in Arabia Sauditache ha segnato l’inizio della “guerra finanziaria” totale a Washington andando ad intaccare l’egemonia del biglietto verde proprio laddove gli americani, ormai cinquant’anni fa, avevano dato vita al meccanismo dei petrodollari, ora potenzialmente e progressivamente sostituibile da quello del petroyuan. La Cina utilizzerà lo yuan per il commercio del petrolio, attraverso la Shanghai Petroleum and National Gas Exchange, ha detto Xi Jinping, invitando le monarchie del Golfo persico ad aderire all’iniziativa. La visita del presidente cinese a Riad non rappresenta solo una svolta sul piano finanziario, ma anche su quello degli equilibri geostrategici: con la firma di accordi bilaterali per almeno 30 miliardi di dollari, infatti, il partenariato tra Cina e Arabia Saudita sposta l’asse geopolitico portante verso le potenze emergenti dell’Eurasia allontanandolo da Washington, il tutto ben distante dalle fanfare mediatiche. Rimanendo sul piano finanziario, inoltre, è di ieri la notizia – riportata dall’agenzia di stampa Reuters – per cui la Russia sarebbe intenzionata ad acquistare yuan sul mercato valutario l’anno prossimo se i ricavi del petrolio e del gas soddisferanno le aspettative, dando così un ulteriore impulso al processo di de-dollarizzazione.

Secondo l’esperto di investimenti e presidente del Millenium Wave Advisors – con più di tre decenni di esperienza nei mercati finanziari – John Mauldin, l’amministrazione Biden ha fatto un errore nello strumentalizzare il dollaro e il sistema globale di pagamenti: «Ciò costringerà gli investitori non statunitensi e le altre nazioni a diversificare le loro partecipazioni al di fuori del tradizionale rifugio sicuro degli Stati Uniti», ha affermato Mauldin. Più in generale, l’uso strumentale del biglietto verde ha incentivato buona parte del mondo non occidentale a cominciare a picconare la sua egemonia. Ma ad accelerare il processo di abbandono del dollaro e del sistema finanziario occidentale è stata soprattutto l’esclusione della Russia dal sistema Swift, mossa che Parigi ha descritto come “arma nucleare finanziaria”. L’azione, infatti, «ha allontanato la maggior parte delle principali banche russe da una rete che facilita decine di milioni di transazioni ogni giorno, costringendole invece ad appoggiarsi alla propria versione molto più piccola».

Le sanzioni occidentali alla Russia hanno alimentato le preoccupazioni di Cina e India, ma anche degli Stati del Golfo Persico, circa l’uso politico del dollaro, inducendo l’India a sviluppare un proprio sistema di pagamenti interno simile allo Swift. Anche Iran e Russia – le nazioni più colpite dalle sanzioni occidentali – avevano già stabilito un proprio sistema di pagamenti: nello specifico, l’Iran adotterà il sistema di pagamento russo Mir. Il sistema di carte Mir è stato introdotto dalla banca centrale russa nel 2015, dopo che MasterCard e Visa sono state costrette dal regime di sanzioni statunitensi a interrompere le attività con diverse banche russe.

Sebbene il processo atto a erodere l’egemonia del dollaro sia ancora lungo, esso appare sempre più inevitabile pur nella sua gradualità: fino a pochi anni fa, infatti, nessuno avrebbe pensato che fosse possibile esplorare sistemi di pagamento alternativi scavalcando il dollaro e lo Swift che sostengono il sistema finanziario globale. Come scrive Bloomberg, dunque, «il Re Dollaro potrà ancora regnare per i decenni a venire, ma lo slancio crescente per le transazioni in valute alternative non mostra segni di rallentamento […]. E la volontà del governo statunitense di usare la sua valuta nelle battaglie geopolitiche ironicamente può indebolire la sua capacità di perseguire tali metodi in modo altrettanto efficace in futuro». In questo processo, la “crisi ucraina” è stata determinante e, secondo il ministro delle Finanze indonesiano, Sri Mulyani Indrawati, essa, insieme alle sanzioni alla Russia, «fornirà una lezione molto preziosa» perché molte nazioni hanno capito che possono effettuare transazioni direttamente usando la loro valuta locale. Si tratta, dunque, dell’inizio del tramonto del potere del biglietto verde che si accompagna ai cambiamenti tellurici in atto sul piano degli equilibri strategici internazionali.

 
 
 

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Affrontare ciò che ci spaventa

è il modo migliore per superare

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