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Pensieri e parole...

Riflessioni, emozioni, musica, idee e sogni di un internauta alle prese con la vita... Porto con me sempre il mio quaderno degli appunti, mi fermo, scrivo, riprendo il cammino... verso la Luce

 

Messaggi del 03/03/2023

EX PRESIDENTE CONTE E EX MINISTRO SPERANZA NOMI ECCELLENTI DELL’INCHIESTA COVID.

Post n°1491 pubblicato il 03 Marzo 2023 da scricciolo68lbr

Voglio proporre l'articolo ben confezionato da Francesco Borgonovo giornalista per La Verità, di oggi Venerdi 03 marzo 2023. Prima però alcune considerazioni. Intanto si nota la solita vergognosa fuga di notizie dai palazzi di giustizia, un malcostume tutto italiano, che ha fatto si come alcune testate giornalistiche, abbiano pubblicato i nomi degli indagati, ancora prima che l'inchiesta dei magistrati fosse terminata. La riprova, a mio parere, di come la politica sia sempre più dentro ai palazzi di giustizia e di come tenti in tutti i modi di controllare e condizionare la magistratura. Seconda cosa, si notano le grandi manovre che sono già iniziate, da parte dei partiti di sinistra, per tentare di ridimensionare l'inchiesta dei magistrati della procura di Bergamo, in maniera tale da far sì che l'indagine si riduca a ben poca cosa, arrivando a condanne minime e per reati minori, usando poi questo come grimaldello per sabotare ed impedire il nascere della Commissione Parlamentare che dovrebbe fare luce sulle storture ed inadempienze sulla gestione della pandemia, almeno nella sua prima parte, così come su alcuni aspetti importanti di essa. 

Ma ora ecco l'articolo di Borgonovo. Buona lettura. 

 

"La strada che conduce alla verità sulla pandemia è ancora molto lunga, e parecchio accidentata. E senz’altro non è ancora giunto il momento di abbassare la guardia. Da ieri abbiamo la conferma ufficiale: la Procura di Bergamo ha concluso le indagini nell’ambito dell’inchiesta che per un paio d’anni circa ha esaminato nel dettaglio la gestione della prima fase dell’emergenza sanitaria. Gli indagati sono tanti, ed eccellenti, compresi l’ex ministro Roberto Speranza e l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Intendiamoci, leggere i loro nomi nella lunga stilata dagli inquirenti bergamaschi riaccende un lumicino di speranza nella giustizia italiana, soprattutto dopo le allucinanti decisioni della Corte costituzionale sugli obblighi vaccinali e le innumerevoli cause intentate in questi anni e finite in nulla. E di sicuro occorre che i magistrati vadano fino in fondo, perché di questioni da chiarire ce ne sono fin troppe. Bisognerà fare luce sulla gestione delle zone rosse nella bergamasca, sulla risposta fornita dalle istituzioni al rischio sanitario in arrivo, sulla mancanza di un piano pandemico funzionante e aggiornato. I cittadini di Bergamo hanno il diritto di sapere se la morte di tantissimi loro parenti si sarebbe potuta evitare stabilendo prima delle zone rosse oppure attivando prontamente il piano sanitario di risposta alla pandemia. Ma le incognite, allo stato attuale, sono davvero troppe, e c’è persino il rischio che l’indagine di Bergamo si riveli una potente arma di distrazione.

Per prima cosa, l’inchiesta condotta dal procuratore Antonio Chiappani e dai suoi collaboratori si muove su un terreno difficile, complicato e intricato peggio d’una foresta pluviale, ma rimane comunque limitata ad alcune fasi ben definite dell’emergenza sanitaria. Prendiamo, ad esempio, la tanto dibattuta questione del piano pandemico mancante.

Come lo stesso Chiappani ha dichiarato ieri a Radio 24, «occorre distinguere l’aggiornamento del piano rispetto all’attuazione del piano, perché un piano pandemico, pur vecchio del 2006 c’era, come c’erano stati altri piani per patologie respiratorie come la Mers e per la peste suina, con delle forme d’intervento previste. Il mancato aggiornamento del piano pandemico», ha concluso il procuratore, «riguarda il lato ministeriale, ma il nostro problema riguarda la mancata attuazione di quegli accorgi- menti preventivi del piano anti-influenza del 2006». Significa che non sarà Bergamo a stabilire chi siano i responsabili del buco clamoroso nella protezione sanitaria: quel ramo dell’inchiesta è stato passato a Roma, dove per altro da un paio d’anni sembrano essersi smarriti almeno due esposti sugli stessi temi, alcuni dei quali intentati nel 2021 da Galeazzo Bignami, allora deputato di Fratelli d’Ita l i a. Tuttavia, anche considerando l’orribile faccenda del piano (che ha come corollario la vergognosa censura ai danni dell’ex ricercatore dell’Oms Francesco Zambon e del suo report), siamo ancora in un ambito estremamente ristretto: ancora troppe, e troppo grandi, sono le magagne riguardanti la gestione dell’emergenza sanitaria. Qualche esempio giusto per rinfrescare la memoria: vorremmo sapere come fu gestita la partita dei famigerati ventilatori (acquistati a caro prezzo dall’Italia poi rivelatisi inutilizzabili) grazie all’intervento di Massimo D’Alema. Vorremmo appunto sapere chi davvero provvide a chiedere l’occultamento del report di Zambon sulla gestione dell’emergenza.  Dovremmo finalmente far luce sulla gestione della partita mascherine, in cui abbiamo visto ogni genere di disastro. Vogliamo parlare dei banchi a rotelle? E della didattica a distanza? Poi, ovviamente, c’è lo smisurato abisso dei lockdown, le misure prese per «cieca disperazione», come disse Walter Ricciardi. Infine, ci sarebbe tutta la parte di gestione emergenziale riguardante la somministrazione dei vaccini, la creazione degli hub, il monitoraggio degli effetti avversi… Insomma, capite bene che il lavoro della Procura di Bergamo, per quando sicuramente importante e ammirevole, tocca solo una minima parte dei veri problemi. In aggiunta, quell’inchiesta presenta complicazioni non secondarie. Andando con l’accetta, possiamo dire che arrivare a una condanna per epidemia colposa o per omicidio colposo plurimo non è proprio facilissimo, ed è credibile che alla fine si ottengano archiviazioni o al massimo condanne per reati minori. E qui iniziano le note dolenti. Se a Bergamo e a Roma, magari per motivi diversi, le responsabilità dei vari indagati sul piano giudiziario dovessero risultare secondarie o meno pesanti di quanto inizialmente ipotizzato, non è difficile immaginare che i corifei della Cattedrale sanitaria ne approfitterebbero per tentare di ridimensionare o ostacolare il lavoro della Commissione d’inchiesta parlamentare sul Covid. Proprio ieri, infatti, sono iniziate in commissione Affari sociali le audizioni propedeutiche all’istituzione dell’organismo di indagine parlamentare vero e proprio. Come abbiamo ampiamente raccontato, le pressioni al fine di bloccare il lavoro della commissione d’inchiesta sono state piuttosto esplicite, e da parte di Pd e Cinque stelle la volontà dichiarata è proprio quella di opporsi all’indagine. Non è un caso che sui giornali di sinistra si leggano spesso editoriali indignati che invitano a non «processare l’emergenza», come ha scritto con sprezzo del ridicolo e disprezzo dell’intelligenza altrui - ieri sulla Stampa Antonella Viola. Ebbene, processare l’emergenza è esattamente ciò che si dovrebbe fare: però dev’essere un esame politico, non soltanto giudiziario. In questo senso, il lavoro della commissione d’inchiesta parlamentare è decisamente più rilevante dell’indagine di Bergamo. Solo e soltanto in quella commissione si potrà far luce su tutto ciò che è accaduto negli ultimi tre e passa anni: dalla gestione delle vaccinazioni ai maneggi sui dispositivi sanitari fino alla grottesche decisioni delle varie autorità mediche, dei Cts e degli altri organismi coinvolti. I politici e i sedicenti esperti che hanno gestito la pandemia tutto questo lo sanno benissimo, e tenteranno in ogni modo di depotenziare e sabotare il lavoro della commissione. Non vogliamo pensar male fin da subito, ma suscita qualche sospetto il fatto che - guarda caso - la fuga di notizie sulla chiusura delle indagini a Bergamo (di cui nemmeno gli indagati erano stati ancora informati, stando alle loro dichiarazioni) sia arrivata proprio in concomitanza con le prime audizioni in Parlamento. E suona vagamente sibillina una frase pronunciata ieri dal procuratore Chiappani: «Ci abbiamo impiegato tre anni, ma mi risulta che in tre anni non sia stata ancora neanche iniziata una commissione parlamentare», ha detto ad Agorà. «Quindi noi in tre anni comunque abbiamo fatto un’inchiesta» Già: loro un’inchiesta l’hanno fatta, ed è importantissima. Ma su tutta la restante parte del delirio sanitario sarà la commissione parlamentare a doversi esprimere, e chiunque tenti di danneggiarla si renderà complice dell’ennesimo insulto al popolo italiano".

 
 
 

SINISTRA ALL’OPERA PER BLOCCARE LA COMMISSIONE PARLAMENTARE COVID!

Post n°1490 pubblicato il 03 Marzo 2023 da scricciolo68lbr

Le grandi manovre della sinistra italiana sono già iniziate per bloccare sul nascere la Commissione Parlamentare COVID. Proprio ieri 02 marzo 2023, infatti, sono iniziate in commissione Affari sociali le audizioni propedeutiche all’istituzione dell’organismo di indagine parlamentare vero e proprio. Come abbiamo ampiamente raccontato, le pressioni al fine di bloccare il lavoro della commissione d’inchiesta sono state piuttosto esplicite, e da parte di Pd e Cinque stelle la volontà dichiarata è proprio quella di opporsi all’indagine. Non è un caso che sui giornali di sinistra si leggano spesso editoriali indignati che invitano a non «processare l’emergenza», come ha scritto con sprezzo del ridicolo e disprezzo dell’intelligenza altrui - ieri sulla Stampa Antonella Viola. Ebbene, processare l’emergenza è esattamente ciò che si dovrebbe fare: però dev’essere un esame politico, non soltanto giudiziario. In questo senso, il lavoro della commissione d’inchiesta parlamentare è decisamente più rilevante dell’indagine di Bergamo. Solo e soltanto in quella commissione si potrà far luce su tutto ciò che è accaduto negli ultimi tre e passa anni: dalla gestione delle vaccinazioni ai maneggi sui dispositivi sanitari fino alla grottesche decisioni delle varie autorità mediche, dei Cts e degli altri organismi coinvolti. I politici e i sedicenti esperti che hanno gestito la pandemia tutto questo lo sanno benissimo, e tenteranno in ogni modo di depotenziare e sabotare il lavoro della commissione. Non vogliamo pensar male fin da subito, ma suscita qualche sospetto il fatto che - guarda caso - la fuga di notizie sulla chiusura delle indagini a Bergamo (di cui nemmeno gli indagati erano stati ancora informati, stando alle loro dichiarazioni) sia arrivata

proprio in concomitanza con le prime audizioni in Parlamento. E suona vagamente sibillina una frase pronunciata ieri dal procuratore Chiappani: «Ci abbiamo impiegato tre anni, ma mi risulta che in tre anni non sia stata ancora neanche iniziata una commissione parlamentare», ha detto ad Agorà. «Quindi noi in tre anni comunque abbiamo fatto un’inchiesta» Già: loro un’inchiesta l’hanno fatta, ed è importantissima. Ma su tutta la restante parte del delirio sanitario sarà la commissione parlamentare a doversi esprimere, e chiunque tenti di danneggiarla si renderà complice dell’ennesimo insulto al popolo italiano.

 
 
 

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