Sospiro del VentoUn po' più di me. |
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Qualcosa non va, questa sera. Sembrano fermi gli ingranaggi, le lancette, le pagine che tornano indietro. La delusione può portare sui confini dell'assenza di energia. Ma cadere no, non si può, non si deve. Sarebbe perdere davvero tutto. Questa sera sono vicino a un presidio lontano. Penso a tutti quei valori che molti nemmeno più capiscono, segno che occorre difenderli col cuore e con la tenacia. Orgogliosamente NoTAV. |
Incomincio a malsopportare l'indolenza altrui. O l'eccessiva dolenza dei pensieri. Mi manca la presenza di una personalità che sappia indicare i miei difetti con la cura di chi ha i propri pregi. Mi manca lo spunto di qualcuno così saldo da poter volare, così legato a qualcosa da poter sciogliere gli ormeggi e prendere il largo, o sospingermi verso una riva. Sembra che qui, come altrove e ovunque, si muovano le comparse di un continuo intervallo. Ma la scena dei protagonisti dove si nasconde? Dove stanno i caratteristi con l'improvvisazione del cuore? Sarà la pioggia. |
In questo disgelo Resta lì, la traccia di colore. |
In sere come questa starei per lungo tempo a guardare, osservare immaginare. E' una magia, guardare. E' la magia di leggere un racconto o un intero romanzo: frammento per frammento, in piccoli scorci, attraversando dettagli di contorni, controluce, colori diffratti come fossero parole. Parole che dicono nomi, parole contrastanti, parole diffratte come fossero colori ad impressione. Starei lungo tempo a guardare e non solo la sera. Perché guardare è anche parlare e preparare le cose da dire - quelle che già abbiamo dentro. Vuol dire, per certi versi, prendere il tempo per capire il proprio volto e il proprio cuore. La bellezza di osservare è avere sempre il rifugio di un nuovo scorcio in cui riappropriarsi di tutto ciò che ci rende speciali. Può accadere nel chiaroscuro di mura tagliate dalla Luna, può succedere nel riflesso di un nocciolo su uno stagno. Ci sono così tante finestre da cui guardare! Quelle più belle si affacciano sugli orizzonti che non hanno da dire. Perché il loro raccontarsi è la nostra magia, di noi che li incantiamo di passione e di loro, che magicamente si rivelano speciali. Guardare è il segreto per attraversare tempo e nebbia e vestirsi di un mantello colmo di fiera emozione. |
Pagine. Ognuna ha le sue parole, la sua immagine. Il testo scritto su un lato, il disegno colorato sull'altro, che quando chiudi il libro li lasci ad amarsi, a dirsi, a fare entrare le une nel mondo illustrato dell'altro. Vorrei vivere nei miei disegni a colori, anziché esserne staccato come una figurina adesiva. E' la mia scena, il mio disegno, e vorrei che non avesse le parentesi di una cornice. Vorrei che prendesse vita, che si muovessero i topolini che sgranocchiano ghiande e i cervi che celebrano l'amore. Vorrei vedere il ruscello che diviene riflesso di Sole e poi nastro scuro di Sera e poi Neve e poi tumulto di Primavera. Invece ho i miei disegni a colori, e le mie parole. E loro si amano, perché il libro si chiude una volta ancora. Difficile scrivere il titolo di ciò che si è, quando si è disegni a colori fatti a mano. Imperfetti come le storie col finale ancora da inventare. |
Cadono gocce di colore. Messaggi a brandelli sono schianti ai miei piedi. Precipitano senza il sibilo delle cannonate, come traiettorie esauste scuotendo la tela sono macchie di un alfabeto a me segreto. Non si fissa mai il colore, non ha mai pietà l'Artista supremo. Se solo sapessi il sapore del suo pianto, mi specchierei in queste pozzanghere celesti. |
Ho sentito che era arrivata la Pioggia. Ma non è solo la pioggia. E' la parola che può far accadere questa magia. La parola nelle mani di un'Anima. Un'Anima che attende, a gambe incrociate attende. La parola che può far piangere un uomo, senza far sorridere di scherno la gente intorno. Gente che non c'è. Non si dice, la magia che ha portato oggi la pioggia. Io posso solo ascoltare. Io che di solito dico, coloro e sono Neve. Questa volta sono l'albero che sta a guardare, mentre si lascia vestire d'Inverno. Piangendo per quelle parole che non si riescono a sentire più in là della terra dove le sue foglie diventano prato. Grazie, Pioggia. Grazie Anima seduta. |
In mezzo anno. Si è sciolta la Neve, e ha confuso i miei ritmi. Sono approdato, ripartito verso la Tempesta e, riconosciute le onde troppo scure, ho ripreso la direzione della lanterna fuori dalla porta. Non si nasce dal proprio grembo. Nemmeno sei mesi dopo le scorse parole e tutta quella Neve. |
Da un angolo della finestra Ci sono folletti, lì fuori, Così magari vedrò ombrelli e aquiloni |
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Le autostrade di stelle hanno luci per guidare il buio e portarlo lontano. |
Aval Aval, al soun dal ciel Laggiù Laggiù, in fondo al cielo (Li Troubaires de Coumboscuro) |
Eccola qui, la Notte. Ascolta, Notte: ho ancora tutti i sogni che mi hai insegnato a dire. Se vuoi te li leggo, Notte. Ma tu prepara il mattino del mio domani. Mia cara Notte, sii una Buona Notte. |
C'è uno spazio vuoto tra i suoni bianchi del pianoforte. Un tasto... come se mancasse. Saltato, tolto, rotto. Invece è abbassato, premuto sulla nota continua, eppure muta. E lì è rimasta, nel tasto premuto, fantasma di un suono incatenato dal pubblico che lo crede ancora presente. Da quel sognatore seduto in disparte, che ancora immagina il suo vibrare e la prossima legatura a chiudere battuta, spartito e concerto. Non giungeranno, da qui si vede ma da lì, seduti, no. Mi muovo sui tasti scivolando come il Vento sopra le rose, chiamo le note col nome, o con il loro colore perché di bianchi e di neri non sono un gran maestro. Preferisco quella sfumatura arrotondata di luce soffusa che ne disegna i bordi, che vibra nei polpastrelli appena appena assaporati. Scivolo, scorro un'armonia che suona silenziosa, fino al bordo di quel tasto scomparso, abbassato. Sembra una voragine, in questo sentirsi lievi. Vorrei saltarla, quella pausa di una nota continua. Ma mi sento come se rapissi un pezzo dell'accordo appena finito, come se togliessi un po' di voce al silenzio. |
Oggi è il 13 Settembre. Lo scrivo così, per esteso: Tredici Settembre. Così ci penso un po' su, mentre lo faccio. Il messaggio qui sotto, l'ultimo che avevo scritto, ha la data del 29 Dicembre. Ventinove Dicembre... dello scorso anno. L'ho guardata così, distante, e non mi ha colpito troppo. In fondo sono sempre io, anche in quella data. Oggi è il Tredici Settembre. Cosa sta per iniziare, oggi? Cosa significa questo nuovo messaggio? Ecco. Oggi è il Tredici Settembre, e corro lungo un prato nella luce del Sole, per illuminarmi al fresco mattino, e chiamare di nuovo il Giorno col suo vero nome. Finalmente adesso ho il mio giusto volto. |
Ho con me l'inchiostro delle cose da scrivere, tutte le parole in fila negli occhi e nelle mani, qualcuna spintona un po' per essere la prima, o quella scritta meglio, qualcuna ne cerca altre da tenere per mano. Ed è un rincorrersi, un parco giochi di cose da dire e cose da serbare. Perchè, sì, ci sono anche le parole che si nascondono timide, e non per aver fatto male ma per voler stare in secondo piano come le palline di un albero di Natale su cui qualcuno mi ha fatto soffermare, regalandomi un sorriso.
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Ad occhi chiusi costruirei un sonno fatto di niente, per la speranza di non sentirvi nemmeno le ferite che sento.
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Inviato da: sybil2511
il 08/11/2009 alle 21:52
Inviato da: Hawke_76
il 01/10/2009 alle 19:46
Inviato da: bibastella.b
il 18/06/2009 alle 11:21
Inviato da: pelledilunav
il 14/05/2009 alle 22:24
Inviato da: pelledilunav
il 14/05/2009 alle 22:18