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DALAI LAMA PRONTO A DIMETTERSI

E' ancora alta la tensione in Tibet, dopo la scadenza dell'ultimatum per la resa imposto ai manifestanti dal governo. Secondo fonti tibetane in esilio, 19 manifestanti sono stati uccisi nella provincia cinese del Gansu, mentre la tv di Stato cinese riferische che 100 persone che hanno partecipato agli scontri di venerdì nella capitale Lhasa si sono consegnate alle autorità. Il premier Wen Jiabao punta l'indice contro la "cricca del Dalai Lama", che avrebbe organizzato la rivolta. Il leader spirituale dei tibetani si difende e si dice pronto a dimettersi "se la situazione dovesse degenerare". Continua la discussione fra quanti sostengono la necessità di boicottare i Giochi di Pechino e quanti la ritengono una scelta inopportuna. Fra questi ultimi, Massimo D'Alema, che alla Farnesina ha incontrato l'ambasciatore cinese in Italia. Le Olimpiadi, ha detto il ministro degli Esteri, "attirano l'attenzione di tutta la comunità internazionale quindi sono una straordinaria opportunità per manifestare le rivendicazioni dei diritti".

Dalai Lama pronto a dimettersi. Lo dichiara lo stesso leader spirituale: "Se la situazione dovesse degenerare, sarà la mia unica opzione", afferma sottolineando che l'indipendenza "non è all'ordine del giorno". Dalla sua residenza di Dharamsala, in India, dove vive in esilo dal 1959, il Dalai Lama lancia un appello al suo popolo: "Non commettete atti violenti, è un suicidio. Se le emozioni si placheranno da ambedue le parti, potremo lavorare insieme". In quanto leader meramente spirituale, il Dalai Lama precisa di non poter dire ai connazionali che vivono sotto il regime cinese "di fare o non fare qualcosa". Se poi emissari di Pechino volessero verificare se siano fondate o meno le accuse di fomentare le proteste, "venite e indagate - dice - i cinesi possono venire a controllare ogni cosa". (Fonte La Repubblica.it)