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Vlad III di Valacchia (Sighişoara, 2 novembre 1431 – dicembre1476) fu un voivoda valacco. Conosciuto anche come Vlad Ţepeş (pronuncia: /tsepeʃ/) o Vlad l'Impalatore fu, a più riprese, principe di Valacchia: nel 1448 dal 1456 al 1462 ed infine nel 1476.
Grazie al suo dominio, il principato di Valacchia riuscì a mantenere la sua indipendenza dall'Impero ottomano. La sua crudeltà gli valse il soprannome di Ţepeş, che in rumeno significa l'Impalatore.
L'origine del nome
Vlad, come suo padre Vlad II, apparteneva all'Ordine del Dragone (ordo draconistarum), creato nel 1408 da Sigismondo di Lussemburgo re d'Ungheria. Scopo dell'ordine era di proteggere la Cristianità e lottare contro i Turchi.
Il padre Vlad II fu chiamato Dracul il cui significato era "Dragone" dato che questi divenne il suo simbolo. Per questo il figlio venne chiamato in romeno Drăculea (che puo significare l'appartenenza, la discendenza dal "Dracul"). Per una curiosa coincidenza, in rumeno il termine Dracul poteva essere interpretato anche come Diavolo o può essere interpretato come storpiatura del nome dragul- cioè caro, prezioso. Vlad III divenne dunque "Figlio del Diavolo".
Ma il nome con cui Vlad era veramente ricordato è il rumeno "Ţepeş", che significa l'impalatore, poiché quello era il supplizio a cui usualmente condannava i propri nemici. E ne aveva tanti: soprattutto i turchi, ma anche i commercianti sassoni e i mendicanti valacchi, e le donne adultere; questo genere di punizione era tipicamente ottomana. Questi ultimi si riferivano a Vlad come Kaziglu Bey, cioè il Principe impalatore, termine attestato a partire dal 1550. Delle sue crudeltà parlano in modo particolare le Cronache dei sassoni, cronache provenienti dall'epoca.
La giovinezza
Dracula aveva diciotto o diciannove anni quando s’impossessò del trono dei suoi avi, la stessa età di Murad II e di Maometto II quando salirono sul trono dei sultani ottomani. A differenza di questi sovrani, però, Vlad vantava un’esperienza più ricca, frutto dei soggiorni trascorsi, a partire dalla nascita, in tre «mondi» diversi: Sighişoara e il mondo dei Sassoni della Transilvania, la Valacchia dove aveva trascorso i suoi anni più belli, quelli del passaggio dell’infanzia all’adolescenza, e infine il mondo ottomano dall’Anatolia e di Adrianopoli, dove aveva vissuto dal 1444. Dracula visse la maggior parte dell’adolescenza in Valacchia, in condizioni molto diverse da quelle della sua infanzia. L’insediamento del paese sul trono coincise con l’uscita di Vlad dall’infanzia (puer) e con l’ingresso in una situazione diversa (adulescens), come sempre avviene quando un giovane lascia la società femminile (madre, balie, serve) ed entra in quella degli uomini. Per Vlad questo cambiamento coincise con la scomparsa della madre (o con la separazione dei genitori), e forse ciò poté essere causa di un trauma psicologico.
La rottura del contatto con la madre potrebbe spiegare alcuni tratti del suo carattere, come la durezza e l’insensibilità nei confronti della sofferenza altrui, e in particolar modo le terribili torture e sevizie che avrebbe riservati alle donne, ai bambini e ai neonati. Comunque sia, la presenza al fianco del padre di una matrigna, una principessa moldava (Marina?), che darà alla luce due figli - Radu e Alessandra - dovette affrettare l’ingresso di Dracula nel mondo degli uomini.
A partire dal 1444, quando aveva quattordici o quindici anni, l’età che segnava il passaggio allo stato di «giovane» (juvenis), quindi di maggiorenne, Vlad Dracula dovette fare i conti, suo malgrado, con un terzo universo: il mondo musulmano dell’Asia minore e poi di Adrianopoli, in Europa. La società nella quale si ritrovò immerso non assomigliava in nulla e per nulla a quella in cui era cresciuto. Le usanze, la lingua, la religione, i vestiti, tutto gli era estraneo. Rimase subito colpito dalla venerazione di cui godeva il sultano da parte dei sudditi, che si consideravano come suoi schiavi. Per forza di cose tutto ciò impressionò Vlad, che era abituato alla preminenza dei gran signori (jupan) e dei loro clan negli affari dello stato valacco, al loro spirito frondista, al loro orgoglio e alla loro brutalità.
Anche la profondità religiosa dei musulmani, le loro usanze semplici e il loro amore per la giustizia dovettero incuriosire Dracula. Alla corte del sultano, dove visse almeno un anno, poté osservare la straordinaria varietà di nazionalità che formavano la sua cerchia: nobili provenienti dalle grandi famiglie turche dell’Anatolia, greci rinnegati, serbi, albanesi, arabi, africani, italiani, persiani, eccetera. L’amore dei turchi per la guerra, per i cavalli e per il loro dio alimentava un’atmosfera strana, quasi eroica. Bisogna dire che i sultani sembravano disporre, soprattutto in Asia, di un serbatoio inesauribile di uomini. Le città, l’artigianato e il commercio prosperavano, i contadini vivevano di gran lunga meglio che nei paesi cristiani. E anche i sudditi cristiani non avrebbero rinunciato per nulla al mondo a vivere sulle terre del sultano.
Infine, e contrariamente a un’opinione ancora tenace, i turchi non inducevano i cristiani a convertirsi per forza: si poteva rimanere cristiani e godere della fiducia del sultani e degli alti dignitari. Fu il caso di molti greci e italiani, che ne hanno lasciato testimonianza nei loro scritti.
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