Creato da stregacattiva2 il 29/10/2006

Streghecattive...

esoterismo, stregoneria...avanti sorelle....

 

 

Per il mio amore

Post n°1098 pubblicato il 25 Maggio 2009 da stregacattiva2
Foto di stregacattiva2

Ho scelto te

Nel silenzio della notte, 
io ho scelto te.
Nello splendore del firmamento, 
io ho scelto te.
Nell'incanto dell'aurora,
io ho scelto te.
Nelle bufere più tormentose, 
io ho scelto te.
Nell'arsura più arida,
io ho scelto te.
Nella buona e nella cattiva sorte, 
io ho scelto te.
Nella gioia e nel dolore, 
io ho scelto te.
Nel cuore del mio cuore, 
io ho scelto te.

~ S. Lawrence ~

 
 
 

Dracula..!

Post n°1097 pubblicato il 17 Maggio 2009 da dracula56

 
 
 

saluti

Post n°1096 pubblicato il 15 Maggio 2009 da stregacattiva2
Foto di stregacattiva2

Vi auguro buon weekend a tutti voi e mi scuso se sn stata un pò assente ma ho avuto dei problemini ke fortunatamente sn stati risolti al meglio. Un bacione grande a tutti voi e grazie x esserci sempre.

Blessed Be )O(

 
 
 

Dracula parte IV°

Post n°1095 pubblicato il 13 Maggio 2009 da stregacattiva2

Le atrocità

Il suo strumento di tortura preferito era l'impalamento. I metodi d'impalamento erano sostanzialmente due, il primo consisteva nell'uso di un'asta appuntita che trafiggeva il condannato all'altezza dell'addome per poi issarlo in alto. La morte poteva essere immediata o sopraggiungere dopo ore di agonia.

Il secondo metodo d'impalamento consisteva nell'utilizzo di un'asta arrotondata all'estremità che cosparsa di grasso veniva inserita nel retto della vittima che poi veniva issata e tenuta infilzata, il peso stesso del poveretto faceva penetrare l'asta all'interno del corpo e la morte sopraggiungeva dopo anche due giorni di lenta agonia.

Adottò questo metodo dai turchi, adattandolo alle sue più specifiche richieste: creò metodi diversi per impalare i ladri, i guerrieri nemici, gli ambasciatori del Sultano, i traditori.

  • I ricchi venivano impalati stendendoli più in alto degli altri o facendo ricoprire l'asta d'argento.
  • Per i mercanti fece incidere delle tacche sull'asta, al fine di aumentare il tempo dell'agonia.
  • Nella città di Sibiu, nel 1460 Vlad Ţepeş fece impalare 10.000 persone, e cosparse alcuni corpi con miele per attirare ogni tipo di insetto.
  • Le donne macchiatesi di tradimento nei confronti del marito venivano impalate davanti alla loro casa.
  • Nel 1459, durante il giorno di san Bartolomeo, a Braşov, Dracula fece invitare a palazzo alcuni mercanti che avevano mostrato odio e disprezzo nei confronti della sua persona. Decise di farli saziare di cibo e, quindi, fece sventrare il primo e obbligò il secondo a mangiare ciò che il collega, ormai senza vita, aveva nello stomaco. L'ultimo mercante venne fatto bollire e la sua carne fu data in pasto ai cani.
  • Nel 1461 un ambasciatore del Sultano turco arrivò nel palazzo, si prostrò ai piedi di Vlad III, ma non si volle togliere il turbante perché rappresentava il simbolo della propria religione. Dracula, irritato da quel gesto, ordinò di inchiodare il turbante alla testa dell'ambasciatore.
  • Lo stesso Dracula amava assistere all'agonia dei suppliziati, tanto da prendere l'abitudine di banchettare in mezzo alle forche su cui erano gli impalati.

La morte

Fu liberato nel 1475 e reinsediato sul trono di Valacchia. C'erano però delle restrizioni: egli doveva sposare la figlia del sovrano ungherese e adottare il rito cattolico invece del rito greco-ortodosso. In più dovette capitanare una specie di crociata contro i Turchi, che avanzavano sempre più. Nel 1476, dopo diversi successi sul Danubio, fu circondato dalle armate ottomane e morì sul campo di battaglia.

Molte sono le ipotesi su dove sia finita la sua salma. Alcuni pensano sia stata bruciata, altri pensano sia stata fatta a pezzi ed esposta a Istanbul, per alcuni il corpo è stato ritrovato in una tomba di una cappella nella città di Snagov; ma ricerche archeologiche dal 1930 scoprirono solo le ossa di un cavallo.

Sembra che tutte le mattine un gruppo di monaci dedichi delle preghiere a quella tomba con lo scopo di "farlo stare buono".

Nella cultura popolare

  • Nella trilogia romanzata I diari della famiglia Dracula (sorta di remake del Dracula di Bram Stoker) della scrittrice americana Jeanne Kalogridis, Vlad III è il principale antagonista, ed è un vampiro, che da secoli costringe ogni generazione della sua stirpe a sottostare ad un patto di sangue tramite il quale si assicura potere ed immortalità. Nella storia intende costringere Arkady, il penultimo discendente della sua stirpe a consegnargli suo figlio, affinché possa sottoporlo al Rito del Sangue e trasforma in vampira la discendente Zsuzsanna, sorella di Arkady, per curare le sue deformità fisiche.
  • Nel romanzo Anno Dracula di Kim Newman e nei suoi sequel Vlad III è riconosciuto come il Conte Dracula.
  • È anche il principale antagonista del manga Berserk Prototype, "prequel" del celebre manga Berserk, ma a differenza di molte altre interpretazioni del suo mito, non è un vampiro, bensì un demone apostolo di una divinità infernale. Con ogni probabilità Vlad III è stato anche fonte di ispirazione per il personaggio del Conte, uno dei primi antagonisti di Berserk.
  • Nel manga e anime Hellsing il protagonista, Alucard, vampiro immortale di 567 anni è in realtà lo stesso Vlad di Valacchia. Ciò si potrebbe intuire anche dalla struttura del nome (Alucard al contrario è Dracula). In Hellsing Dracula non finirebbe ucciso come nel romanzo di Stoker, ma divenuto cavia di esperimenti ad opera di Van Hellsing.

Nell'arte

Esiste un unico vero ritratto di Vlad, ancora conservato preso le collezioni del castello d’Ambras, nel Tirolo austriaco. Il principe è raffigurato dei tre quarti, con in testa, sopra i lunghi capelli ricci, un copricapo di velluto rosso adorno di otto fila di perle. Sulla fronte, una stella d’oro a otto punte con incastonato un enorme rubino rettangolare, sostiene un pennacchio nella cui parte inferiore risaltano cinque grosse perle. Le sopracciglia sono arcuate e sovrastano due grandi occhi grigio- verdi. Un naso lungo e leggermente aquilino, con le narici preminenti, sconfina sui lunghi baffi castani, dritti che prendono quasi tutta la larghezza del volto. Il labro inferiore, rosso e sporgente, come quello degli Asburgo, delimita il mento affetto da un leggero prognatismo. Questa combinazione di naso aquilino e labbra rosse un tempo veniva chiamata «un becco da pappagallo su due ciliege». Vlad Dracula indossa una camicia rosso-arancione, una tunica color porpora, con dei grossi bottoni rotondi, ornati di pietre preziose. Un manto di zibellino con alamari anch’essi purpurei completa la tenuta.

Esisteva anche un affresco raffigurante il principe valacco realizzato verso il 1526 sui muri della chiesa del monastero di Curtea de Argeş. All’inizio del XIX secolo, però, un vescovo di Argeş lo fece cancellare e sostituire dal proprio ritratto. Gli altri ritratti di Dracula di cui si abbia notizia ornavano la prima pagina dei pamphlet tedeschi stampati fino al 1568. L’edizione di Vienna del 1463 inaugurò la serie, che per l’epoca costituiva una novità. Fu questa raffigurazione a cadere sotto gli occhi di Pio II nel 1463 e, qualche anno dopo, sotto quelli di Leonardo Hefft, notaio di Ratisbona, che scrisse a questo proposito: “E adesso il suo aspetto appare proprio crudele e cupo, poiché l’immagine dipinta del suo volto e in circolazione più o meno dappertutto nel mondo”.

risorse Wikipedia

 
 
 

Dracula III° parte

Post n°1094 pubblicato il 11 Maggio 2009 da stregacattiva2

Vlad Tepes part III Pictures, Images and Photos

Il regno di Vlad si trovava davanti a una svolta pericolosa. Per difendere il suo paese contro le incursioni ottomane era entrato in conflitto con Maometto II. La protezione dei mercati valacchi e dell’economia del paese in generale gli aveva procurato l’ostilità dei sassoni e, indirettamente, quella del re Mattia Corvino, il quale permetteva a due pretendenti che minacciavano il suo trono - Dan e Basarab - di risiedere in Transilvania, e che da essi si aspettava armi e vestiti, poiché, aggiungeva, «il mio esercito è nudo». Nel febbraio-marzo del 1459, Dan aveva annunciato agli stessi cittadini l’intenzione di recarsi presso l’Imperatore (Federico III), e questa volta chiedeva un aiuto pecuniario.

Infine, il 3 aprile, Mattia Corvino proibiva ai cittadini di Braşov l’esportazione di armi verso la Valacchia, un ulteriore segno della tensione che regnava tra i due principi. Si può facilmente immaginare lo smarrimento di Vlad e dei boiardi; questi ultimi non vedevano certo di buon occhio la situazione senza vie d’uscita nella quale li aveva relegati l’intransigenza del loro voivoda. Alcuni dovettero suggerire una pace con il sultano, che poteva attaccare in ogni momento la Valacchia con la scusa del tributo non riscosso. Alla fine i loro timori si rivelano infondati perché Maometto II si limitò a conquistare Semendria e altre fortezze, mettendo cosi fine all’indipendenza dello stato servo per oltre tre secoli e mezzo.

Pasqua di sangue

Vlad vedeva la propria posizione indebolirsi sempre più all’interno del suo paese. Avendo egli una concezione molto particolare della condizione di «sovrano», si sentì in dovere di reagire. Il suo piano d’azione ebbe il merito della semplicità: sbarazzarsi di tutti i possibili traditori e sostituirli con dei fedelissimi. Per portare a termine questo piano, organizzò un gran banchetto nel palazzo principesco di Tãrgovişte la domenica di Pasqua del 1459 che, quell’anno, cadeva il 25 marzo. Il racconto del pamphlet tedesco del 1463 descrive la scena: ”Invitò a casa sua tutti i signori e i nobili del paese; quando il pranzo ebbe fine, si rivolse al più anziano e gli chiese di quanti voivoda o principi che avessero regnato sul paese si ricordasse. L’uomo rispose quel che sapeva; poi interrogò anche gli altri, giovani e vecchi, e a ciascuno chiese quanti poteva ricordarsene. Uno rispose cinquanta, un altro trenta, uno venti, un altro dodici, e nessuno era abbastanza giovane per ricordare [ meno di ] sette. Allora fece impalare tutti quei signori che erano in numero di cinquecento”.

Cinquecento persone impalate in occasione del memorabile banchetto dato nel palazzo di Tãrgovişte, la cifra è, oltre che impressionante, falsa. Teniamo innanzitutto presente che questo raduno non si è potuto svolgere all’esterno, poiché era il 25 marzo. Bisogna allora prendere in considerazioni le dimensioni del salone per i ricevimenti del palazzo, oggi in rovina, ma che è stato studiato dagli archeologi. Esso era lungi dall’essere immenso: lungo dodici metri e largo sette. Non vi si poteva sistemare più di due tavoli nel senso della lunghezza e una in quello della larghezza, dove sedeva il principe. Anche se ciascuno dei due tavoli fosse stato lungo dieci metri (bisogna mettere il passaggio dei servi e dei piatti) e anche se i convitati si fossero suddivisi sui due lati del tavolo, non si sarebbe potuto sedere più di quaranta persone. Considerando il principe, il metropolita, che sedeva alla sua destra, e qualche altro favorito sistemato vicino al voivoda, non si può comunque sorpassare la cifra di una cinquantina di persone.

A ogni modo, la notizia cinquanta boiardi massacrati dovette aver fatto senz'altro scalpore. Stranamente, nelle fonti contemporanee non si trovano altre testimonianze su quest’evento. Naturalmente esistono coloro che descrivono la morte dei nemici del voivoda, uomini, donne, bambini impalati, bruciati vivi, sepolti fino al collo nella terra e poi finiti con le frecce, bolliti nei calderoni, impiccati, decapitati, eccetera. Possiamo dunque concludere che il massacro della domenica di Pasqua del 1459 ha avuto come vittime soprattutto i boiardi che non appartenevano alla cerchia dei consiglieri del principe.

Vlad, dunque, si circondava di uomini di fiducia di ogni specie, anche turchi e tartari. La sua corte doveva assomigliare a quella dei sultani ottomani, dove si parlavano le lingue slave, il greco e, per ultimo, il turco. Nello sterminio del 1459, le cifre riferite dai contemporanei - 500 boiardi nei pamphlet tedeschi, alle quali si aggiungono 20.000 persone secondo Calcondila - sarebbero dunque esagerate e risulterebbero dalla confusione con altre azioni violente del principe. Calcondila riferisce anche che Vlad confiscava i beni delle vittime per donarli ai suoi favoriti, uomini nuovi che non facevano parte della nobiltà valacca.

Dan III e il colpo di stato

Nell’epoca in cui Vlad Dracula massacrava i suoi oppositori in Valacchia e conduceva una guerra commerciale contro i sassoni della Transilvania, la guerra civile continuava a dilaniare l’Ungheria, dove Mattia Corvin portava avanti la lotta contro Federico III. Fu allora che una tregua di dieci mesi (dal 24 agosto 1459 al 24 giugno 1460) mise provvisoriamente fine alle ostilità tra l’imperatore e Mattia, che ne approfittò per restituire la libertà allo zio. Mattia Corvino promise di partecipare alla crociata a capo di 40.000 uomini, ma a condizione, lui pure, della pace con l’imperatore e del suo riconoscimento come re d’Ungheria.

Il papa Pio II gli offrì allora una somma di 40.000 ducati per finanziare il riscatto della corona, a patto che non concludesse nessuna pace separata con Maometto II. Per ottenere il suo scopo, però, Mattia aveva più che mai bisogno dell’aiuto dei sassoni della Transilvania, che partecipavano per Federico III nonostante la generosità che il re aveva dimostrato nei loro confronti. L’ultimo ostacolo a quest’intesa rimaneva Vlad Dracula e la sua intransigente politica di guerra commerciale. Il principe valacco si rivelava a tutti gli effetti un vassallo scomodo, indipendente e guerrafondaio nei confronti di quei turchi che Mattia voleva tenere a distanza finché il suo conflitto con Federico III non si fosse risolto. E questo nonostante l’impegno solenne di partecipare alla crociata, poiché il giovane re sapeva benissimo che una guerra su due fronti rischiava di essere disastrosa sia per l’Ungheria sia per lui stesso.

Ecco perché autorizzò il pretendente Dan a scacciare Vlad dal trono della Valacchia. Dan, passato alla storia romena con il nome di Dan III, godeva dell’appoggio degli abitanti di Braşov che gli concedevano ospitalità e gli fornivano il denaro necessario all’arruolamento dei mecenati. Questo denaro proveniva, almeno in parte, dalla vendita delle mercanzie dei privati cittadini della Valacchia bloccati a Braşov.

Non appena le nevi iniziarono a sciogliersi, durante la settimana di Pasqua del 1490 - che cadeva il 13 aprile - Dan III varcò la frontiera e marciò contro le forze di Vlad Dracula. L’impresa non fu coronata dal successo, anzi. Il 22 aprile un certo Biagio annunciava da Pest agli abitanti di Bafta (Bardejov, in Slovacchia) la disfatta del pretendente, la sua cattura, la sua decapitazione e le sevizie che Dracula aveva inflitto ai partigiani di Dan. Il pamphlet tedesco del 1460 aggiunge un dettaglio macabro: “[Dracula] fece prigioniero il giovane Dan e fece leggere l’orazione funebre dai suoi sacerdoti; quando ebbe finito, fece scavare una tomba secondo l’usanza cristiana e vicino a questa lo decapitò”.

 
 
 

Dracula II° parte

Post n°1093 pubblicato il 10 Maggio 2009 da stregacattiva2

vlad III tepes Pictures, Images and Photos

Primo regno di Vlad Dracula

Il primo regno di Dracula non durò a lungo: il 17 dicembre a Costantinopoli corse voce che fosse sconfitto da Giovanni Hunyadi, il quale lo avrebbe anche condannato a morte. Questa doppia informazione è falsa perché Hunyadi ritrovò la libertà solo a Natale. Fu dunque Vladislav II, infine rientrato da Kosovopolje, a scacciare Dracula dalla Valacchia verso la fine di novembre. Ed egli, costretto nuovamente all’esilio, trovò rifugio in Moldavia.

Non aveva regnato che due mesi, forse tre, senza infierire nei confronti di quanti si erano schierati contro di lui con i Dăneşti. Non si ha notizia di stragi o altre forme di rappresaglia, in quel breve periodo, verso le popolazioni che avevano in qualche modo accettato l'usurpatore. Nulla che anticipasse la ferocia delle sue gesta successive.

Grande deve essere stata l'amarezza del giovane principe detronizzato nel constatare che, nonostante la buona disposizione verso i propri feudatari, non ci fosse tra questi nessuno disposto ad aiutarlo. Chi, d'altronde avrebbe avuto l'ardire di opporsi allo strapotere degli Hunyadi? Dracula avrebbe fatto tesoro a proprio modo di questa lezione, convincendosi per il futuro dell'inutilità della clemenza. Ne sarebbero scaturiti orrori a non finire, alimentati di vendetta e anche dalla certezza che solo attraverso il terrore potesse esprimersi la regalità, ma non era quello il momento più adatto per elaborare una filosofia del potere. Solo e senza terra, Dracula doveva decidere dove rifugiarsi. Di una cosa era certo: non poteva tornare indietro, nel grembo caldo della corte ottomana. Aveva chiara percezione del disappunto con cui sarebbe stato accolto dal sultano dopo questo insuccesso. Evitò dunque di ricorrere la via del sud, donde era venuto, e proseguì verso nord, chiedendo asilo in Moldavia dove regnava suo zio Bogdan.

Fu accolto con ogni riguardo, e nuovamente istruito alla religione cristiana insieme al cugino Stefano, coetaneo generoso e di vivace intelligenza, col quale immediatamente si intese. Nacque tra i due giovani, mentre studiavano sotto la guida di monaci greci, un'amicizia così fraterna che si scambiarono un giuramento di mutuo soccorso per la vita. Entrambi ambivano a un trono. Quello che vi fosse giunto per primo avrebbe aiutato l'altro ad ascendere al proprio. Era un giuramento più impegnativo per Stefano che per Dracula, poiché Stefano una corona già l'aveva, saldamente tenuta dal padre, mentre quella di Dracula era usurpata dai Dăneşti. Ma era talmente incerta la stabilità di certe signorie che i cambiamenti di scena più inattesi erano all'ordine del giorno.

Infatti, tre anni dopo, una congiura di palazzo spazzava via Bogdan dal suo trono, del quale si impossessava un avventuriero di nome Petru Aron, Bogdan cadeva sotto i pugnali dei congiurati, suo figlio Stefano e il nipote Dracula riuscivano a fuggire. Rinnovarono, nel separarsi, il loro giuramento di amicizia, obbligando quello dei due che avrebbe avuto maggiore fortuna a soccorrere l'altro.

 

Ritorno in Transilvania

 Delle tre province rumene nelle quali si riconosceva per tradizione la famiglia bessarabica, cui Dracula Vlad apparteneva, la Valacchia era in mano ai Dăneşti, la Transilvania agli Hunyadi, la Moldavia all'usurpatore Aron. Non c'era molta scelta, ma VIad seppe scegliere ugualmente nel modo per lui più conveniente, prendendo una decisione che avrebbe cambiato per sempre la sua vita, consentendogli di riconquistare il trono paterno. Lo aiutarono in questo l'audacia, il calcolo politico e, certamente la disperazione: scelse Giovanni Hunyadi, l'assassino di suo padre e suo fratello, che con quel doppio delitto aveva estinto verosimilmente la propria sete di vendetta. Vlad aveva percepito la predisposizione del “Cavaliere Bianco” a farsi tutore di ogni principe in difficoltà per potersene poi servire ai propri fini. Aveva intuito soprattutto che difficilmente i Dăneşti avrebbero potuto tenere il principato di Valacchia, il più esposto a meridione, senza giungere a compromessi con i turchi.

Così era stato per suo padre, così sarebbe stato per Vladislao II; e allora Giovanni gli si sarebbe messo contro. Fu in vista di quel momento che Dracula scelse gli Hunyadi e che questi scelsero lui prendendolo sotto la loro ala protettrice, con quella lungimiranza che faceva vedere loro la necessità, prima o poi, di liquidare i Dăneşti. Come sostituto di questi ultimi sul trono di Valacchia, se un'operazione del genere si fosse resa necessaria, il figlio di Dracul era perfetto, perché legittimato oltre tutto da risapute ragioni dinastiche.

 
 
 

Dracula..!

Post n°1092 pubblicato il 09 Maggio 2009 da dracula56

 
 
 

Vlad Tepes..!

Post n°1091 pubblicato il 07 Maggio 2009 da dracula56

Wicca..per te..Vlad..!

 
 
 

Dracula I° parte

Post n°1090 pubblicato il 07 Maggio 2009 da stregacattiva2

Vlad Tepes Dracula "Vlad The Impaler" Pictures, Images and Photos

Vlad III di Valacchia (Sighişoara, 2 novembre 1431 – dicembre1476) fu un voivoda valacco. Conosciuto anche come Vlad Ţepeş (pronuncia: /tsepeʃ/) o Vlad l'Impalatore fu, a più riprese, principe di Valacchia: nel 1448 dal 1456 al 1462 ed infine nel 1476.

Grazie al suo dominio, il principato di Valacchia riuscì a mantenere la sua indipendenza dall'Impero ottomano. La sua crudeltà gli valse il soprannome di Ţepeş, che in rumeno significa l'Impalatore.

L'origine del nome

Vlad, come suo padre Vlad II, apparteneva all'Ordine del Dragone (ordo draconistarum), creato nel 1408 da Sigismondo di Lussemburgo re d'Ungheria. Scopo dell'ordine era di proteggere la Cristianità e lottare contro i Turchi.

Il padre Vlad II fu chiamato Dracul il cui significato era "Dragone" dato che questi divenne il suo simbolo. Per questo il figlio venne chiamato in romeno Drăculea (che puo significare l'appartenenza, la discendenza dal "Dracul"). Per una curiosa coincidenza, in rumeno il termine Dracul poteva essere interpretato anche come Diavolo o può essere interpretato come storpiatura del nome dragul- cioè caro, prezioso. Vlad III divenne dunque "Figlio del Diavolo".

Ma il nome con cui Vlad era veramente ricordato è il rumeno "Ţepeş", che significa l'impalatore, poiché quello era il supplizio a cui usualmente condannava i propri nemici. E ne aveva tanti: soprattutto i turchi, ma anche i commercianti sassoni e i mendicanti valacchi, e le donne adultere; questo genere di punizione era tipicamente ottomana. Questi ultimi si riferivano a Vlad come Kaziglu Bey, cioè il Principe impalatore, termine attestato a partire dal 1550. Delle sue crudeltà parlano in modo particolare le Cronache dei sassoni, cronache provenienti dall'epoca.

 

La giovinezza

Dracula aveva diciotto o diciannove anni quando s’impossessò del trono dei suoi avi, la stessa età di Murad II e di Maometto II quando salirono sul trono dei sultani ottomani. A differenza di questi sovrani, però, Vlad vantava un’esperienza più ricca, frutto dei soggiorni trascorsi, a partire dalla nascita, in tre «mondi» diversi: Sighişoara e il mondo dei Sassoni della Transilvania, la Valacchia dove aveva trascorso i suoi anni più belli, quelli del passaggio dell’infanzia all’adolescenza, e infine il mondo ottomano dall’Anatolia e di Adrianopoli, dove aveva vissuto dal 1444. Dracula visse la maggior parte dell’adolescenza in Valacchia, in condizioni molto diverse da quelle della sua infanzia. L’insediamento del paese sul trono coincise con l’uscita di Vlad dall’infanzia (puer) e con l’ingresso in una situazione diversa (adulescens), come sempre avviene quando un giovane lascia la società femminile (madre, balie, serve) ed entra in quella degli uomini. Per Vlad questo cambiamento coincise con la scomparsa della madre (o con la separazione dei genitori), e forse ciò poté essere causa di un trauma psicologico.

La rottura del contatto con la madre potrebbe spiegare alcuni tratti del suo carattere, come la durezza e l’insensibilità nei confronti della sofferenza altrui, e in particolar modo le terribili torture e sevizie che avrebbe riservati alle donne, ai bambini e ai neonati. Comunque sia, la presenza al fianco del padre di una matrigna, una principessa moldava (Marina?), che darà alla luce due figli - Radu e Alessandra - dovette affrettare l’ingresso di Dracula nel mondo degli uomini.

A partire dal 1444, quando aveva quattordici o quindici anni, l’età che segnava il passaggio allo stato di «giovane» (juvenis), quindi di maggiorenne, Vlad Dracula dovette fare i conti, suo malgrado, con un terzo universo: il mondo musulmano dell’Asia minore e poi di Adrianopoli, in Europa. La società nella quale si ritrovò immerso non assomigliava in nulla e per nulla a quella in cui era cresciuto. Le usanze, la lingua, la religione, i vestiti, tutto gli era estraneo. Rimase subito colpito dalla venerazione di cui godeva il sultano da parte dei sudditi, che si consideravano come suoi schiavi. Per forza di cose tutto ciò impressionò Vlad, che era abituato alla preminenza dei gran signori (jupan) e dei loro clan negli affari dello stato valacco, al loro spirito frondista, al loro orgoglio e alla loro brutalità.

Anche la profondità religiosa dei musulmani, le loro usanze semplici e il loro amore per la giustizia dovettero incuriosire Dracula. Alla corte del sultano, dove visse almeno un anno, poté osservare la straordinaria varietà di nazionalità che formavano la sua cerchia: nobili provenienti dalle grandi famiglie turche dell’Anatolia, greci rinnegati, serbi, albanesi, arabi, africani, italiani, persiani, eccetera. L’amore dei turchi per la guerra, per i cavalli e per il loro dio alimentava un’atmosfera strana, quasi eroica. Bisogna dire che i sultani sembravano disporre, soprattutto in Asia, di un serbatoio inesauribile di uomini. Le città, l’artigianato e il commercio prosperavano, i contadini vivevano di gran lunga meglio che nei paesi cristiani. E anche i sudditi cristiani non avrebbero rinunciato per nulla al mondo a vivere sulle terre del sultano.

Infine, e contrariamente a un’opinione ancora tenace, i turchi non inducevano i cristiani a convertirsi per forza: si poteva rimanere cristiani e godere della fiducia del sultani e degli alti dignitari. Fu il caso di molti greci e italiani, che ne hanno lasciato testimonianza nei loro scritti.

 
 
 

La grande Dea madre

Post n°1089 pubblicato il 05 Maggio 2009 da stregacattiva2

Wicca Pictures, Images and Photos

La maggior parte delle streghe crede in una forza creativa che possiede gli elementi ed i poteri in forma sia maschile che femminile. Frequentemente si usa l'espressione "Dea e Dio" per descrivere quest’energia in un modo che sia accessibile alla mente umana.
Le streghe utilizzano pantheon diversi provenienti da tutto il mondo per simboleggiare i poteri della Divinità. Alcune streghe non praticano la religione di Wicca; praticano l'arte magica come fosse un mestiere e/o una scienza. Molte tradizioni della stregoneria insegnano che "tutti gli dei sono Dio, tutte le dee sono la Dea, ed il Dio e la Dea sono unici". Questa é una verità fondamentale che le streghe hanno sempre compreso. L'universo é vivo e noi ci riferiamo alla sua energia vitale con molti nomi. Il credere e vivere sentendo la Natura,il concetto della Ruota della Vita. L’individuare una Dualità nella natura che non vuol dire "opposizione" ma semplicemente presenza di due polarità, le festività della terra, comuni a tutti i popoli ed infine il Rede: " se non danneggia nessuno fa ciò che vuoi". Partendo dal presupposto che la Madre Dea è come ogni fede un concetto troppo profondo e personale per essere così esposto, ci limiteremo a qualche cenno storico.
Ora, Dee dalla figura materna, legate ala fertilità, al culto della Luna eccetera le troviamo in tutte le religioni, come ad esempio quella egizia, e perfino nella solarissima e maschilissima religione germanica (anche in quella cristiana alla fine diviene fondamentale l'aspetto materno della Madonna, vista come "Vergine nera" proprio per ribadire il suo rapporto con la terra e le fertilità...). In questa sede ci limiteremo a ricostruire la figura della Dea Diana, colei che solitamente è presa come simbolo dalle streghe (che in fondo non sono altro che sacerdotesse e fedeli degli antichi dei pagani). Facciamo riferimento alla fonte più imparziale possibile, il Lessico Universale Italiano,e controlliamo le voci Ecate ed Artemide, ovvero la versione greca della romana Diana.

Ecate: epiteto con cui una divinità greca di origine molto affine ad Artemide veniva appellata in più luoghi. In Esiodo è detta figlia di Asteria; ma i mitografi più tardi la dissero figlia di Demetra. Ebbe santuari famosi in Egina ed in Argo, e culto in Atene presso i Propilei come protettrice dell'ingresso della Rocca. Come divinità delle strade e dei crocicchi [come Diana] aveva l'epiteto di Trivia e per le vie erano erette delle edicole dove erano mensilmente deposte le offerte di fiori e di cibi per i poveri. Come Artemide, Dea della Luna, anche Ecate fu considerata signora delle ombre e dei fantasmi notturni, e talora venerata come una delle divinità che guidano le anime dei morti.

Il suo triplice aspetto, terrestre, lunare, ctonia (significa legata all'oltretomba), si riflette nella sua raffigurazione artistica (simulacro di Alcamene sull'Acropoli) [n.b.: non a caso la Dea è spesso raffigurata con la luna nelle tre fasi (calante, piena e crescente)].

Altri attributi sono la mela ed il cane [cane che sarà proprio anche di Diana; mentre l'animale sacro ad Ecate è anche il serpente, come simbolo di terra, da intendersi non nel senso cristiano, ma in quello più antico di tale animale, ovvero quello che ora conosciuto ome drago].



Artemide: dal latino "Artemidis", dea greca, il cui nome, che appare già nei documenti micenei del XIII sec. a. C., non rivela niente riguardo alla sua origine. Tuttavia alcuni tratti della sua figura, in particolare la connessione al mondo della natura, alla caccia ed il suo attributo costante costituito dalla cerva, portano ad accostarla alla minoica, anche perché questo epiteto ricorre spesso anche per Artemide a partire da Omero. Questi tratti fanno scorgere dietro la struttura politeistica della dea il tipo di una arcaica "signora degli animali". Nella mitologia classica Artemide (identificata dai Romani con Diana) nasce con il fratello Apollo da Leto; armata di arco e frecce, erra per i boschi seguita da un carteggio di ninfe; la sua figura è legata ad eroi come Orione, Atteone ed Ippolito, di cui finisce per causare la rovina, si credeva infatti che Artemide desse la morte per mezzo dei suoi dardi (Artemide lungisaettante ed Artemide lanciatrice di frecce). Inoltre questa dea era invocata dalle donne al momento del parto; a lei venivano sacrificate le fanciulle prima del matrimonio, quasi a riscattare la loro verginità, e gli efebi le offrivano le loro chiome.

Legata alla natura selvaggia a lei erano sacri anche i fiumi e le fonti; rappresentante essa stessa, quale dea vergine, la particolare condizione esistenziale che precede immediatamente la piena maturità, Diana invece non è per niente considerata tale, anzi, convinse con le sue arti il fratello a cederle per generare Aradia, la figlia che aveva inviato fra gli uomini perchè insegnasse la sua magia.

Sovente assorbì in sé diverse figure che presentavano tratti comuni o analoghi: ad esempio, il culto di Artemide Lafria e quello di Artemide Efesia, nei quali probabilmente Artemide si sovrappone al culto di una grande divinità femminile e materna.

La molteplicità dei culti e degli attributi divini della dea si riflette nella sua iconografia. Nel periodo orientalizzante ed arcaico l'arte ne dette varie rappresentazioni: come finora delle belve detta Artemide persica o taurica, vestita di una rigida tunica aderente, con pòlos sulla testa, circondata da animali e mostri oppure alata.

Fra tutte queste forme arcaiche si affermò e dominò quella della vergine dea cacciatrice effigiata con corto chitone ed alti calzari, con un arco in manoe la faretra sul dorso, caratterizzata dal cervo e dal cane che l'affiancano [anche in Diana troviamo i cani da caccia, ricordiamo inoltre che il cane era presso molti popoli colui che scortava le anime dei defunti da questo mondo all'altro].

Le streghe credono nella reincarnazione
L'anima passa attraverso vari corpi fisici nel suo viaggio verso la luce. Alcune streghe credono che l'anima entri nella "Terra dell'Estate" tra una reincarnazione e l'altra. La Terra dell'Estate può essere avvicinata al Nirvana, al Paradiso o al Valhalla, e molte streghe chiamano questo posto Avalon, dal nome dell'isola sacra delle streghe nell'antica Britannia. L'idea di ognuno riguardo al posto perfetto per riposare e riflettere é sempre unica e personale.

Le streghe non adorano alcuna entità malefica
La maggior parte delle persone ha un concetto cristiano del "Diavolo", ma le streghe non appartengono alla cattolicità. Non sono sataniste o adoratrici del demonio, non praticano magie malvagie.

Le streghe non fanno del male a bambini e nemmeno sacrificano animali nei loro rituali.

Le streghe credono nel Karma: qualsiasi cosa si faccia tornerà indietro moltiplicato per tre. Questa legge 'del tre', insieme al credo che tutto ciò che vive é parte della deità, non farebbe compiere alle streghe atti contro esseri viventi, poiché si raccoglie ciò che si é seminato.

Le streghe vengono associate al colore nero.
Alcuni potrebbero dire che entrambi sono 'malvagi' e rappresentano il potere dell'oscurità. Le streghe sanno che questo non è vero. Né le streghe né il colore nero sono malvagi. Il nero è un colore potente nel simbolismo religioso, indossato dai rappresentanti spirituali di molte religioni, come preti, suore, rabbini. Pochi accuserebbero il convento del posto di adorare Satana anche se le suore sono vestite tutte di nero. Il colore nero è come una batteria solare che assorbe l'energia e la luce di cui le streghe hanno bisogno per sfruttare la saggezza universale.

 
 
 

La magia celtica alla corte di Re Artù

Post n°1088 pubblicato il 04 Maggio 2009 da stregacattiva2

La magia celtica alla corte di Re Artu'

L'epoca del Re Artu', corrispondente al V secolo della nostra era, coincise con il massimo splendore della saggezza e della magia celtica nelle isole britanniche.

I druidi, guidati dal grande Mago Merlino, e le druidesse Viviana e Maga Morgana, svolsero un ruolo fondamentale nella storia del regno di Camelot e nelle gesta dei cavalieri della fratellanza della Tavola Rotonda.

Gli invasori anglosassoni tentarono di distruggere la cultura spirituale ed esoterica dell'epoca arturiana, combattuta anche dai cristiani a
motivo della leggenda che voleva che i druidi fosseo in possesso del Sacro Graal e che lo utilizzassero per pratiche malefiche.

A partire dal XV secolo, la saga di Camelot venne ripresa da molti scrittori che ne misero in risalto gli aspetti cavallereschi e romantici, senza pero' dare troppa importanza agli elementi della magia e della stregoneria.

Ma le conoscenze esoteriche di Merlino e dei suoi discepoli continuarono a venire tramandate in segreto da maghi e occultisti, soprattutto nel Galles e nelle regioni dell'Inghilterra meridionale.

Poterono cosi' essere recuperate dai ricercatori e maestri della
Rede Wicca, che ne fecero un elemento basilare della nuova magia luminosa.

Narra la saga arturiana che, una volta allontanati i pericoli che minacciavano Camelot, Merlino si riuni' a Viviana e si ritirarono insieme nella foresta di Brocelandia, dove da allora vivono in eterno dentro un cerchio magico che li rende invisibili.

Qui continuano a studiare e mettere in pratica i poteri della magia astrale e naturale della tradizione celtica, che trasmisero a due noti discepoli: il grande mago Talesio, padre e maestro di tutti i druidi, e la potentissima Morgana Le Fay, sorellastra di Artu'.

Ormai uomo maturo, Artu' sposo' una bellissima fanciulla di nome Ginevra, che divenne la regina di Camelot.

La fanciulla nutriva rispetto e ammirazione per il re, ma si innamoro' di un cavaliere, Lancillotto del Lago, figlio adottivo della Druidessa Viviana.

Anche il cavaliere amava la regina, ma l'assoluta lealta' per il re gli vietava di esprimere i suoi sentimenti.

Ginevra confesso' a Viviana il suo amore per Lancillotto, e la druidessa le dono' un
filtro magico che avrebbero dovuto bere entrambi perche' la forza della loro passione abbattesse ogni ostacolo.

Il cavaliere e la regina bevvero il
filtro e caddero l'uno nelle braccia dell'altra.

In seguito Artu' concesse il suo perdono a Lancillotto ma non sappiamo se in virtu' di un altro sortilegio della buona maga celtica.


 
 
 

Dracula..!

Post n°1087 pubblicato il 01 Maggio 2009 da dracula56

 
 
 

L'Akasha, l'elemento invisibile

Post n°1086 pubblicato il 29 Aprile 2009 da stregacattiva2

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L'Akasha, l'elemento invisibile
il quinto elemento

Per una strega e' indispensabile conoscere e saper usare i 5 elementi... Si 5.
Il 5° elemento e' senza dubbio il piu' importante, parliamo di Akasha grazie al quale e' possibile trasformare tutto. E' la matrice da cui hanno origine tutti gli altri elementi, il nucleo nel quale attingono il potere. Puo' essere considerato come "la sostanza" nota come "etere", che da origine ai piani dell'intero universo.

Colore : Bianco o porpora

Ma come lavorare con un elemento che non si puo' né vedere né toccare? Basta seguire questi punti:

Rifugiatevi nella vostra area protetta, e rilassatevi.

Concentratevi sulla vostra mente e cercate di percorrere la struttura del vostro ultimo pensiero, cercate di capire da cos'e' stato creato, passate ora al pensiero precedente e ripetete l'esercizio per 2 settimane, cercando di tornare sempre di piu' indietro, saprete voi quando fermarvi.

Concentratevi su un unico pensiero visualizzandolo per tre minuti, educate la vostra mente affinche' non entrino delle interferenze. Ripetete l'esercizio per 2 settimane, cercando di arrivare a 10 minuti di pieno controllo mentale.

Concentratevi nel tenere la mente sgombera per tre minuti, nessun pensiero deve entrarci. Ripetere l'esercizio per 2 settimane, cercando di arrivare a 10 minuti

Questi semplici esercizi vi aiuteranno a seguire una rigida educazione mentale, allo scoccare delle due settimane, se fatti con serieta' avrete acquisito una padronanza utilissima nei rituali, negli incantesimi e nella divinazione.

Invocazione agli elementi:


"Aria fresca e pulita, concedimi di grazia il potere della mente donami la tua positivita' e mantieni la mia mente limpida e creativa.
Acqua libera, concedimi di grazia gentilezza e comprensione, indicami le soluzioni ai problemi della vita, grazie alla tua forza e alla tua tranquillita'.
Fuoco rovente e caldo, illumina la mia strada aiutami a vivere e ad amare, aiutami a superare le avversita' e difendere la verita'.
Terra ricca ed umida, concedimi i tuoi doni di gioia e pace, infondimi la stabilita' che cerco, permettimi di aiutare il mio prossimo
E tu Akasha, detentore di cio' che saro', concedimi l'equilibrio di cui ho bisogno regola il vento, regola l'acqua, regola il fuoco, regola la terra
Oh elementi, la vostra benedizione cerco . Trasformate la mia vita grazie al vostro equilibrio".

 

 
 
 

Dracula..!

Post n°1085 pubblicato il 27 Aprile 2009 da dracula56

 
 
 

Acqua

Post n°1084 pubblicato il 27 Aprile 2009 da stregacattiva2

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L'acqua rappresenta il potere mentale, basta bere da una fonte di montagna per avvertire la sua potenza, e' in sintesi il componente principale della vita, viene considerata "la grande ingannatrice" poiché con i suoi riflessi di luce inganno lo sguardo.

C'e' da ricordare che nella maggior parte dei casi, l'apparizione di Dee o divinita' in generale, e' spesso associata a delle sorgenti d'acqua o fonti termali, giusto per sottolineare le caratteristiche sacre di questo elemento. I suoi luoghi sono ovviamente, i fiumi, i laghi, gli oceani e le paludi. Entrate in contatto con esso tramite un bagno con oli profumati, oppure una bella nuotata (preferibile il mare alla piscina), passeggiate sulla spiaggia alla ricerca di ciottoli colorati e conchiglie vuote.

Come disporre questo elemento sull'altare?

Semplice, basta una ciotola con dell'acqua (meglio se di fonte) o delle conchiglie (non uccidete pero' i molluschi, raccoglietele vuote in riva al mare).

Affinita':

Colore: Blu

Animali: Tutti quelli marini, incluse balene e delfini

Parti del corpo: Addome, centro emozionale

Ora del giorno: crepuscolo

Stagione: Autunno

Strumenti: Coppa - Calderone

Segni Zodiacali:
Pesci, Cancro e Scorpione

Agisce su: le purificazioni, le emozioni, il coraggio, la fantasia, l'amore.

Metalli: mercurio

Pietre: Acquamarina

Diagramma delle polarita' dell'elemento Acqua:

Attivo: Amore, nutrimento, perdono, serenita', tenerezza, modestia, devozione, compassione, amore

Passivo: Amarezza, indifferenza, rabbia, stagnazione, timidezza, egoismo, depressione, colpa

Gli spiriti Elementali dell'elemento Acqua:

Per l'elemento acqua abbiamo le Ondine e le Ninfee, le quali possono assumere varie forme tra cui quella umana, ma generalmente sono associate alla spuma che cavalca le onde, anche se sono raffigurate come creature mezze donne e mezze pesce come le mistiche sirene.

Queste creature sono pericolose, visto che nessun uomo puo' resistere ai loro richiami, e quando il mal capitato si avvicina a loro muore affogato. I momenti migliori per vederle sono all'alba e al crepuscolo, portate con voi un rametto di salice, vi proteggera' dalla loro malia. Dirigetevi verso la piu' vicina sorgente, cascata o piu' semplicemente presso un fiume o un lago, il potere di questo elemento e' duplice puo' essere sia buono che cattivo, tutto sta in cio' che volete chiedere.


Esercizio dell'elemento Acqua:

Riempite una ciotola o bacinella con acqua fredda, concentratevi sul solito pensiero gia' usato in precedenza e imprimetelo all'interno dell'acqua. Immergetevi le mani, e lavatele, poi lavate il viso. Ripetere l'esercizio per 10 giorno e annotare i progressi.

Gli Elementi e la loro Carica Negativa:

Nel corso dei secoli gli elementi hanno piano piano assorbito un enorme carica negativa, per colpa dell'uomo. Infatti oggi giorno basta dare un occhiata alla TV per sentir parlare dell'ultima catastrofe naturale e delle morti associate, ma questa e' la legge della natura e non e' saggio mettersela contro.

Come streghe e' nostro dovere rispettarla (cioe' teoricamente sarebbe dovere di tutti…), basteranno piccoli gesti come ad esempio portare un dono ad un albero, ringraziare le erbe che raccogliamo per i nostri riti prima di strapparle, una buona azione per quanto piccola sia, verra' apprezzata.

Equilibrare gli elementi:

Prima di operare con la magia bisogna trovare il nostro equilibrio, bisogna capire che il nostro corpo… Il nostro essere e' un insieme di poli positivi e negativi i quali sono influenzati dagli elementi stessi. Se non si opera tenendo conto di questa costante, potrebbero esserci spiacevoli conseguenze durante gli operati magici.

Ora, prendete in considerazioni le voci "Diagramma delle polarita' dell'elemento…" che potete trovare in questa pagina e fate un elenco di tutte le vostre qualita', positive e negative… Non mentite a voi stessi, sarebbe da stupidi farlo.

Fatto cio' vi troverete con uno schema simile a questo (esempio):

Positivo: Affettuoso - acqua, indulgente - acqua, generoso – terra, entusiasta – fuoco, creativo – fuoco, paziente – terra

Negativo: Ostinato – terra, pigro – terra, arrogante – fuoco, irritabile – fuoco, geloso – fuoco.

 
 
 

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